Isolamento nelle prime settimane di vita

Buongiorno,

ho letto e sentito dire che il rapporto con la mamma è importantissimo sin dai primi giorni di vita. Io nacqui con un paio di settimane di anticipo sulla data prevista e, con forti problemi di disidratazione, trascorsi quei 15 giorni in incubatrice senza il contatto con la madre e con il nutrimento somministrato direttamente in vena.

Questo può avere influito sul piano psicologico e psicobiologico? Ad esempio io ho un deficit di "fisicità" nei confronti delle altre persone, mi sembra di invadere indebitamente spazi altrui e, dalla cosiddetta "pacca sulla spalla" alla relazionalità con l'altro sesso, trovo molta difficoltà a vivere la dimensione fisica, limitandomi a quella verbale. Oppure, ad esempio, tendo ad esagerare le difficoltà, sembrandomi spesso gli ostacoli molto più grandi di quello che sono: può dipendere ciò dall'impatto così disagevole col mondo esterno avuto nelle prime settimane di vita?

In breve, pur cosciente del fatto che ogni caso vada clinicamente analizzato in modo specifico e che i fattori che interagiscono siano numerosissimi e differenti per ciascun soggetto, cosa può comportare, in generale, un'esperienza di questo tipo relativa alle prime settimane di vita?

Ringrazio sin da ora per l'attenzione e l'eventuale risposta
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buon pomeriggio,

come dice, sono numerosi i fattori in gioco nello sviluppo di un essere umano. Senz'altro il passaggio dall'ambiente uterino - in cui il bambino è tutt'uno con il suo ambiente, con la madre - all'ambiente esterno è tanto creativo quanto traumatico. Per la madre è un vero e proprio travaglio, ma lo è anche per il bambino, che si ritrova in un ambiente completamente diverso, nel quale dovrà imparare a vivere.

Come lei sottolinea, è importante che il neonato abbia una continuità con il suo ambiente precedente e non venga isolato.

Lei parla di una sua difficoltà a vivere la dimensione fisica, riferendosi a quello strappo precoce, con tutto quello che comporta, nonché alla deprivazione di contatto. Se questo è un fondamento vero, è tuttavia anche importante approfondire quello che accade successivamente.

Se può avere una memoria implicita, umorale diremmo, di quel tragico periodo, è anche vero che può esserci una ricostituzione di quel terribile evento nelle settimane e nei mesi seguenti, quando è potuto rientrare in contatto con sua madre e con le persone che si sono occupate di lei.

La nascita è un cambiamento epocale sia per il bambino sia per la madre. Potremmo dire che la sua esperienza è incisiva, ma è necessario poi tenere in considerazione anche le relazioni successive, fondative per il suo sviluppo.

Accanto a questo aspetto centrale, ci sono una complessità di elementi, come suggeriva. Aspetti caratteriali da tenere in considerazione, per esempio possono esserci bambini più riservati e più calmi oppure bambini più esplorativi e più allegri. Altri aspetti ambientali, ad esempio la presenza di fratelli. E così via.

Mi sembra importante il suo consulto, perché sento in lei il desiderio di una ricerca interiore. Posso chiederle se ci sono ragioni specifiche per cui sente di voler approfondire la sua storia in questo periodo in particolare? Ha già avuto modo di fare un percorso psicoterapeutico?

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Ringrazio davvero molto per la tempestività della risposta, addirittura di domenica, nonché per la cortesia, la completezza, la profondità.

Sì, ho già avuto modo di fare un percorso psicoterapeutico, per un problema più grande, la POIS (Post Orgasmic Illness Syndrome, Sindrome da malessere postorgasmico), una malattia sessuale rara, in Italia quasi completamente ignorata. Si tratta di un problema neuroendocrinologico per il quale, dopo l'atto sessuale, la cosiddetta fase refrattaria - che in un soggetto sano dura alcuni minuti - si prolunga dai 2 ai 7 giorni, nel mio caso 3. Questi 3 giorni sono caratterizzati da forte sonnolenza, spossatezza, depressione dovuta a disordine nel rilascio di "endorfine, ossitocina" e nel funzionamento di "neurotrasmettitori", ottenendo un effetto di notevole "ipoarousal" ... mi sto avventurando in termini tecnici ma, insomma, 3 giorni di grande difficoltà, invalidanti soprattutto nelle relazioni sociali. Il malato di POIS associa presto la sessualità alla malattia e anche il desiderio sessuale è visto come pericoloso in quanto potrebbe portare all'atto sessuale, seguito regolarmente da 3 giorni di malattia. Una patologia di questo tipo non può non avere ripercussioni psicologiche ed infatti l'andrologo che me la diagnosticò mi consigliò di affiancare alla cura organica anche un percorso psicoterapeutico: nei tanti anni di malattia le cause organiche si erano intricatamente intrecciate con quelle psicologiche, e la psicoterapia avrebbe dovuto aiutarmi a districarle.

Posso dire che certamente la psicoterapia ha raggiunto questi obiettivi. Ora ho un quadro completo e preciso di cosa è stato causato sul piano organico e cosa su quello psicologico, e quali effetti ha avuto la reciproca interazione dei due piani. Ad esempio ho scoperto che tendevo ad attribuire pressoché TUTTE le difficoltà della mia vita alla POIS, con una logica di tipo PRIMA/DOPO: ad esempio "prima della malattia ero bravissimo a scuola, dopo ho iniziato ad avere alcune difficoltà". Il terapeuta mi ha aiutato a ricordare, ad esempio, insuccessi scolastici relativi alla I media e alla V elementare, quindi precedenti alla manifestazione della POIS (che compare ovviamente con la pubertà) dimostrando che fu soprattutto il cambiamento da una scuola elementare a tempo pieno, con soli 2 insegnanti, fondata sul lavoro a scuola, a una scuola media con una decina di insegnanti con poche ore settimanali ciascuno, fondata sullo studio a casa, a far emergere mie problematiche di autoefficienza del tutto indipendenti dalla malattia.

Anche il problema delle mie difficoltà di fisicità nei confronti degli altri lo attribuivo alla POIS, mentre il terapeuta mi ha indotto a ricordare episodi analoghi addirittura risalenti alla scuola materna (!). Avendo comunque raggiunto gli obiettivi prefissati, e comportando un costo mensile molto alto, decisi di abbandonare il ciclo di sedute di psicoterapia. Avevo risolto i problemi psicologici relativi alla POIS ma, proprio grazie a ciò, erano emersi dei problemi le cui cause andavano cercate al di fuori della malattia.

Leggendo in questi giorni le prime pagine di "Teoria della regolazione affettiva" di Daniel Hill, un testo acquistato per curiosità culturale, rivolto a specialisti ma scritto in modo così chiaro da poter essere compreso anche da profani come me, mi è venuto in mente di chiedere un consulto a MedicItalia. E ne sono rimasto molto soddisfatto: dalla Sua risposta mi sembra di comprendere che, per quanto importanti, le prime settimane di vita non costituiscono un'ipoteca che segnerà ineluttabilmente tutto il percorso di vita, ma sono decisive anche le relazioni dei periodi successivi e questo mi dice anche che nulla è irrecuperabile e che lavorando sui propri limiti si può migliorare molto.

RIngrazio dunque di nuovo Lei e MedicItalia e le auguro una buona serata domenicale!
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buongiorno,

nel suo racconto mi sembra sottolineare un aspetto cruciale, cioè l’importanza di ascoltare il proprio corpo e i propri vissuti interiori.

Non è sempre facile o possibile distinguere i differenti fattori in gioco nella manifestazione di un proprio malessere. Lei spiega che non bisogna giungere a conclusioni scontate né ridurre la complessità di quei fattori che possono sviluppare in noi ciò che viviamo.

Sembra che l’intervento psicoterapeutico sia stato vantaggioso. In caso può sempre valutare la possibilità di riprenderlo. Può chiedere agli specialisti l’onorario, sempre scegliendo uno psicoterapeuta di fiducia, che possa proporle una cifra per lei sostenibile. È importante avere un confronto e una condivisione della propria esperienza esistenziale.

La ringrazio per le sue parole e per averci scritto.
Con sincerità,
Enrico de Sanctis