Relazione complicata...

Gentili dottori,
Mi trovo in uno dei periodi più complicati della mia vita.
Quasi un anno fa, mi sono trasferita in un altro Paese, e ovviamente ho dovuto affrontare tutto ciò che comporta abituarsi a un mondo completamente diverso (cultura, lingua, lavoro).
Il motivo del mio trasferimento, è stato principalmente l'amore. Ho incontrato l'uomo che ho sposato 9 mesi fa, una delle persone più meravigliose e incredibili che abbia mai incontrato nella mia vita. Tra noi c'è una grande differenza di età, che all'inizio non è stato semplice elaborare e accettare. Ma con il tempo abbiamo capito che, nonostante i numeri, io e lui stiamo bene.
Il problema che si è presentato a distanza di tempo, è suo figlio. Quasi mio coetaneo, autistico, che vive con noi.
All'inizio tutto ciò non ha mai rappresentato nessun problema per me, anzi. L'ho sempre visto come un ragazzo dolcissimo, gentile, divertente.
Ma già qualche mese prima del matrimonio, ho iniziato a vedere il tutto in modo completamente diverso.
Ha cominciato ad avere diverse difficoltà, è stato buttato fuori dall'università, licenziato, e non si prendeva cura di sé. Gli odori provenienti dalla sua stanza, sul divano, mi hanno mandato sull'orlo dell'esaurimento nervoso. Non sapevo più cosa inventarmi per risolvere il problema. Ho fatto presente migliaia di volte il tutto a mio marito, che ha provato a parlare diverse volte con lui, ma ci è voluto quasi un anno per vedere dei miglioramenti.
Tutto ciò mi ha portata al punto di non tollerare più la sua presenza in casa, anche sentirlo respirare mi fa venire un nodo allo stomaco.
Quando mi sono trasferita, non avevo capito chiaramente la gravità della sua condizione. Si parlava di carriera, progetti futuri, di trasferirsi al campus universitario l'anno successivo. In qualche modo, nella mia testa, sapevo che non sarebbe rimasto a vivere con noi a lungo. Mi sbagliavo.
Per mesi io e mio marito abbiamo litigato pesantemente sulla questione, perché io volevo trovare soluzioni alternative, cercare strutture dove i giovani autistici vivono in modo assistito, ma lui non è d'accordo. Pensa che ci vogliano almeno due anni prima che ciò si possa fare.
E non so più come gestire la situazione. Ho provato di tutto, ad essere più aperta e fare attività insieme, non ha funzionato. Ad ignorare, non ha funzionato. Semplicemente sono arrivata alla conclusione che questa situazione non mi sta bene, e non voglio più forzarmi ad accettare nulla. Ma non so quale decisione prendere. Da una parte non mi sento di buttare via tutto ciò che ho fatto per arrivare qui, la mia relazione, le cose belle che ci sono tra me e mio marito, per un problema "esterno" alla coppia. Ma dall'altra, non so se questo sia ciò che mi tocca sopportare alla mia giovane età.
Spero mi possiate dare un consiglio...
Grazie in anticipo.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
È stata chiarissima.

Quando si sposa una persona con figli, in effetti spesso si tratta di assumersi il "pacchetto al completo".

>>> Semplicemente sono arrivata alla conclusione che questa situazione non mi sta bene, e non voglio più forzarmi ad accettare nulla
>>>

Questo lo ha detto in modo chiaro a suo marito?

In altre parole nella testa di lui, lei ha più un atteggiamento tipo "non ce la faccio più ma ancora sono qua", oppure "non ce la faccio più e se non fai qualcosa potrei andarmene"?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie mille per la sua risposta.
L’ho detto diverse volte...
La sua risposta è stata Se non ti sta bene, devi andare via .
Quindi credo il suo pensiero sia non ce la faccio più ma sono ancora qua .
Mio marito è un padre più che responsabile, non è uno di quegli uomini che metterebbe una donna prima di un figlio, e questa è una delle qualità che ammiro di lui.
Ma dall’altra parte mi sento come se non considerasse più di tanto i bisogni di una donna molto più giovane, che ha scelto di sposare, e che non può adattarsi alla situazione come una persona con più esperienza di vita.
D’altronde, non si tratta di un bambino totalmente dipendente dal genitore. Si tratta di un adulto di 24 anni, che se in una situazione assistita e un piccolo aiuto, potrebbe benissimo badare a se stesso.
In tutto questo, non vedo mio marito né impegnato né interessato abbastanza a trovare una soluzione alternativa.
[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> La sua risposta è stata Se non ti sta bene, devi andare via .
Quindi credo il suo pensiero sia non ce la faccio più ma sono ancora qua
>>>

Sembra proprio di sì.

Mi rendo conto di quanto possa essere difficile avere a che fare con una situazione del genere, soprattutto quando allo stesso tempo riconosce il senso di responsabilità di suo marito e quindi non si senta di insistere più di tanto.

Se la differenza d'età fra voi due è così marcata, potrebbe essere che lei ancora appartiene a un età dove non è disposta ad anteporre il sacrificio alla soddisfazione, mentre per suo marito potrebbe essere proprio l'opposto.

Se così fosse si tratterebbe di una discordanza su due valori cardini, su cui sarebbe difficile fondare qualcosa di duraturo.

A meno che lei restando al suo posto, nel tempo maturi, cambi punto di vista e si avvicini più alle priorità di suo marito.

Dei consulti di persona potrebbero aiutarla a chiarire meglio ciò che vuole.