Relazione di coppia: fisiologia o patologia?

Gentilissimi,
Cercherò di essere breve per quanto possibile. Ho una relazione di diversi anni (a due cifre) che ha avuto i suoi alti e bassi. Ci siamo conosciuti da adolescenti, abbiamo avuto una relazione stabile, ci siamo poi allontanati (ma mai del tutto) per poi tornare ad avere un tira e molla fino ad una nuova relazione stabile. In fin dei conti però, al di là delle dinamiche nello specifico e dei vari momenti, l'attaccamento mentale reciproco, la presenza vicendevole l'uno nella vita dell'altro è sempre rimasto costante, due figure sempre in contatto, sempre legate. Come in tutte le relazioni sono consapevole che la coperta in parte sia corta, la perfezione non è di questo mondo e per quanto una persona sia corrispondente ai propri canoni per un verso avrà sicuramente della mancanze per altri. Non è perfetto lui e non lo sono certo io. Il problema è che io sono una donna molto vitale, mentalmente dinamica, mi piace essere stupita (più emotivamente che materialmente), mi piace pensare di poter rinnovare un rapporto ogni giorno, mi piace che un uomo mi sappia dimostrare quanto e cosa sono per lui e non dia mai nulla per scontato anche con un semplice sguardo, mi piace l'intraprendenza e l'instancabile voglia di vivere. Arrivo al punto: per quanto il mio compagno sia ineccepibile sotto altri aspetti e mi affiderei a lui a occhi chiusi in quanto a fiducia, dedizione, rispetto, presenza (cosa che non si può dire di molti uomini) dall'altra parte sento prender campo una fine insofferenza di fronte a questo rapporto un po' appassito che mi porta talvolta ad avere delle sbandate (mentali) per qualcun altro quando trovo ciò che di più affine c'è col mio carattere anche se so che queste sbandate derivano dal trovare intorno a me delle attenzioni, dei modi di fare, dei modi di essere che sono propri dei primi momenti di conoscenza, dello scoprirsi, un'interprendenza normale quando si è in fase di conquista (che anche il mio compagno ai tempi ha avuto) e che non può essere la stessa dopo anni e anni e anni. Ecco che quindi mi chiedo, sono qui a fare a botte con la normale fisiologia di decenni insieme, decenni che viviamo e metabolizziamo in maniera diversa solo in base ai nostri reciproci caratteri o sono di fronte a dei segnali che poco c'entrano con il normale risvolto routinario di coppia? Insomma il fatto che tenda a vacillare di fronte a quelle classiche attenzioni che un uomo riserva di fronte ad una donna che non conosce, di fronte a uomini che mi mostrano in prima battuta tutta la loro indipendenza, maturità e intraprendenza lo devo pendere più come un segnale di allarme di una mia insoddisfazione o come un effetto che hanno anche su di me tutti questi anni? Queste attenzioni che ricevo mi fanno sentire ancora desiderabile, mi fanno sentire donna, ma che ruolo devo dare a questa sensazione dopo così tanti anni di relazione?

Grazie
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66
Gentile utente,

ci chiede:
"Queste attenzioni che ricevo mi fanno sentire ancora desiderabile,
mi fanno sentire donna
ma che ruolo devo dare a questa sensazione dopo così tanti anni di relazione?"

Che le attenzioni abbiano questo positivo effetto probabilmente accadrà sempre,
lo osservo anche in persone old old ...
Tutto sta a vedere cosa ne facciamo di tutto ciò:
fantasie?
comportamenti?
ricambiare?
flirtare?
ecc.
E' quello che segue che fa capire.

Può anche essere un indicatore dell' "appassimento" della coppia, come Lei dice.
Ma in questo caso
ci si puo lavorare?
è a un punto di non ritorno?
interessa entrambi?

Come vede, più che una risposta secca
- bianco, nero; sì, no -
occorre farsi una serie di domande di approfondimento;
talvolta da soli,
talaltra con l'aiuto di un professionista, se personalmente non si riesce ad uscire dal dilemma.

Cosa ne pensa?

Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/