Come superare la sensazione di sentirsi usata ed eventuali sensi di colpa?

Spiego la mia situazione,
Ho 20 anni e sono innamorata di un ragazzo di 28.
Abbiamo vissuto fino a poco tempo fa una "relazione" molto diversa dal comune.

Nel senso che lui non ama dare etichette ad un rapporto, motivo per il quale non mi ha mai portata a cena fuori e mai fatto un regalino.

É stato il mio primo amore, sarò ingenua e accecata come dicono tutti, ma sono persa di lui e mi ha convinta ad accettare questa strana realtà.

Comunque il problema é questo: mi ha lasciata.
Dopo una discussione dove non mi ero resa conto che lui si era sentito male, perché ha diversi problemi d'ansia, ho iniziato a mandargli molti messaggi che a detta sua che hanno incrementato il suo stato di salute.
Dopo due settimane e dopo avermi lasciata telefonicamente, ho deciso ieri mattina di portargli la colazione a casa.
Senza avvisare, ho rischiato ma per fortuna mi ha lasciata entrare.
Lui mi ha detto di stare male, la sua dottoressa gli ha diagnosticato una depressione con attacchi d'ansia e dice di voler stare da solo, per ricostruire se stesso, che vuole che io sia felice e che provi a dimenticarlo.

Tutto questo discorso però e venuto fuori dopo aver avuto un rapporto sessuale.
Come faccio ad abbandonare l'idea di essere stata usata?
Come faccio inoltre, a superare eventuali sensi di colpa sulla fine del nostro rapporto?
(Anche se lui dice che non è del tutto colpa mia) in ogni caso sto molto male, ho bisogno di un aiuto, ho anche paura per il suo stato di salute.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.7k 179
Gentile utente,
comprendo il suo dispiacere e la sua confusione.
La invito a separare i problemi e ad affrontarli uno alla volta, altrimenti alimenterà la sua sofferenza e rischierà di non capire cosa è stata realmente le sua storia d'amore "senza etichette".
La consulenza di uno psicologo le gioverebbe e l'aiuterebbe a venirne fuori prima.
Le cose che ha scritto vanno distinte, per poterle affrontare. 1) La relazione finita per decisione di lui, una perdita dolorosa per lei, da metabolizzare. 2) La guida unica della vostra storia: stabiliva solo il suo ex se definirvi o no fidanzati e ne faceva scaturire a suo arbitrio delle crudeli privazioni per lei (niente cene né regalini, etc). 3) La malattia di lui, che è arrivato ad accusare lei di averla peggiorata mandandogli dei messaggini! 4) La percezione di lei di essere stata usata (e non solo con quel rapporto sessuale davvero fuori contesto, direi). 5) Sempre lei che teme di avere sensi di colpa... pur avvertendo, a me pare, di non aver agito altro che per amore. 6) Infine la preoccupazione per lo stato di salute di lui, che è invece seguito da una terapeuta, se ho capito bene... preoccupazione che non le permette di occuparsi di sé stessa e di sciogliere un vincolo emotivo che al momento è fuori luogo.
Valuti lei stessa i fatti. Adolescente, alla prima esperienza d'amore, incappa in qualcuno troppo più adulto di lei (alla sua età, 8 anni sono una volta e mezza i suoi anni, ci ha pensato?). Un uomo che concentrato su sé stesso e sui propri grovigli emotivi, NON SI IMPEGNA mai davvero in un generoso rapporto d'amore.
Io non so quanto tempo sia durata la vostra storia. Forse lui ha avuto il primo gesto di generosità nell'interromperla, nel lasciare libera lei per una relazione sana, affettuosa e tra pari, che presto o tardi arriverà.
Lasci quest'uomo all'isolamento che lui stesso le chiede. Pensi che lei ha vissuto un amore generoso, sia pure monolaterale, e ne protegga i ricordi belli, facendone uno strumento positivo di ingresso nella vita adulta.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio in anticipo,é stata molto gentile.
Ha detto bene comunque: "forse lui ha avuto il primo gesto di generosità nell'Interrromperla"
Ci conosciamo da 4 anni perché frequentiamo lo stesso corso serale(tra poco mi diplomo) e succede quello che succede tra noi da due anni, gli ho sempre palesato le diversità e avevo paura di cimentarmi in questo rapporto proprio per i suoi ideali di relazione che non condividevo,lui ha avuto molti problemi in famiglia. Durante il nostro percorso,quando ero io a stare male e a chiedergli di aiutarmi a provare a staccarmi da lui perché ne ero innamorata ma non felice,non faceva una piega. Anzi,la colpa era mia.. Che non credevo in un nostro futuro insieme,che ero negativa,che non mi lasciavo andare.
Perché deve sapere un'altra cosa,prima di conoscere lui avevo degli ideali definiti "antichi", nel senso,io volevo aspettare di avere un rapporto sessuale dopo il matrimonio,ho una fede in Dio sin da piccolina. Per lui però ho abbandonato tutti questi miei principi,come dico sempre " Gli ho dato il mio corpo" una cosa molto preziosa per me,ho smesso di credere in Dio e di frequentare una chiesa evangelica.. Sento di essermi letteralmente annullata per lui. Ricapitolando però,adesso che si trova lui a stare male e non poco mi ha lasciata con le stesse frasi che gli ho sempre detto io dal principio: "Siamo diversi,interrompiamo prima perché ci faremo male" oppure "voglio che tu sia felice" In due anni,é riuscito a dire queste cose solo ieri mattina. Però io adesso chi sono? Gli ho dato la mia vita,anzi l'ho abbandonata per potergli stare vicino. Come posso ricostruirmi?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.7k 179
Cara utente,
la domanda "adesso io chi sono?" viene sempre fuori al termine traumatico di una relazione che ci ha profondamente coinvolto.
Per rispondere a questa domanda è necessario ricordare che c'è stato un "prima", un periodo in cui questa relazione non c'era e si era lo stesso felici. Nel suo caso, più felici.
A volte è utile cercare gli amici di prima, per ritrovare in loro il ricordo di una sé stessa libera.
Venendo ai valori che lei dice di aver sacrificato per quest'uomo... non saprei se davvero si possa, sia pure per una persona egocentrica, forse perfino narcisista, mettere da parte i valori fondanti della propria personalità, della propria vita. Per esempio, sarebbe stata disposta a rubare o ad uccidere, per lui?
Atroci fatti di cronaca parlano di coppie che insieme si sono spinte fino al delitto, salvo poi accusarsi l'un l'altra; ma ci si chiede sempre se davvero uno dei due abbia potuto indurre l'altro a questo, o se ci fossero già delle propensioni.
Lei ha rinunciato alla verginità fino al matrimonio... ma l'ha fatto per amore, non con leggerezza, per seguire la moda o per ottenere un vantaggio.
Un po' eccessiva mi sembra l'affermazione: "Per lui [...] ho smesso di credere in Dio e di frequentare una chiesa evangelica".
Io non credo che Dio si possa relegare entro questo o quel culto: come dice il Vangelo: "il sabato è fatto per l'uomo, non l'uomo per il sabato". I riti supportano, non determinano la fede.
Può darsi che lei abbia tributato a quest'uomo un attaccamento che una religione divenuta troppo formale ed esteriore non riusciva a suscitare?
Le consiglierei di leggere un bel libro sull'Amore: "Il ponte di San Luis Rey", di Thornton Wilder.
Auguri, anche per il suo diploma e un futuro bello e consapevole.
Ricordi che noi siamo qui.

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