Gentili dottori, vi chiedo umilmente aiuto perché non so davvero più che pesci pigliare

Chiedo perdono anticipatamente per la lunghezza del testo ma non riesco a essere conciso

Alcuni anni fa ho avuto probabilmente un fortissimo attacco di panico che da quel giorno ha scatenato PERENNI stati di ansia e/o depressione.
A fine Febbraio ho chiesto qui un consulto poi a Marzo miracolosamente ho registrato una ripresa positiva del mio umore.
Marzo è proceduto bene, al punto che a fine mese ho deciso di iniziare a studiare un argomento nuovo per la mia vita professionale.
Ero entusiasta e carico di energie, sembravo rinato, le cose sono andate decisamente bene tanto che ero persino soddisfatto dei risultati ottenuti.
Il mese di Aprile scorre bene, tra piccoli alti e bassi, addirittura potevo controllare la rimuginazione, che quando veniva a bussare alla mia porta, riuscivo a bloccarla sul nascere, cioè a non farmi coinvolgere dalla sua spirale negativa ed ero in grado di ri-centralizzare il pensiero sul mio studio/progetto.
Verso fine Aprile però ho iniziato ad inciampare, sono cominciati i rallentamenti, non riuscivo più a procedere liscio come nelle settimane precedenti, mi sono comunque forzato di andare avanti.
C’è stata pian piano una parabola discendente, ricominciano i pensieri negativi, angoscianti, sino ad arrivare nuovamente al blocco totale.
Questa volta però le cose vanno a finire peggio di come sono iniziate.
Nel giro di una settimana arrivo a fare risvegli angoscianti come non mai, ritornano anche i pensieri paranoidi dove io mi auto-rappresento come l’essere peggiore del mondo con tutti i difetti di personalità che neanche Ted Bundy, Hannibal Lecter e Jack lo squartatore messi assieme possono avere.
Ma la cosa peggiore in assoluto è stata iniziare a DORMIRE, sonno per 16-18 ore al giorno, senza sentirmi mai riposato.
Questo non mi era mai capitato!! ! Dormo dormo dormo, all’inizio ho tentato di oppormi con ogni mezzo a questo andamento, però mi ritrovavo addormentato sulla sedia anche senza volerlo.

Arrivo alla domanda.
Il primo attacco di panico mi è arrivato proprio mentre stavo lavorando, fra l’altro in un momento di carico di lavoro già molto stressante di per sé.
È possibile che ormai la mia mente abbia associato lo stato di malessere iniziale alla condizione di lavoro per cui OGNI VOLTA che tento di ricominciare a lavorare, il mio cervello si oppone con ogni mezzo possibile a questa mia attività, probabilmente con l’obiettivo di auto-tutelarsi?
Cioè è possibile che il mio organismo si rifiuti di farmi svolgere la mia attività lavorativa, esclusivamente mentale tengo a precisarlo, perché la ritiene un pericolo per la mia salute ed equilibrio psico-fisico?
Questo blocco con esattamente le stesse caratteristiche mi è capitato già 2 volte, alcuni anni addietro, ma la fase positiva durava più a lungo e fase negativa non è mai stata così negativa come adesso.


Cioè a me questo dover dormire sembra un modo del cervello per dirmi: hey basta, ti devi fermare, questo non lo devi più fare, altrimenti mi spengo completamente!! !
[#1]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66
Gentile utente,

dispiace che la Sua fase down sia tuttora presente.

Nel consulto citato, di qualche mese fa,
la Collega Le chiedeva:
"Come mai in tutti questi anni non ha pensato di chiedere aiuto ad uno psicologo che la potesse aiutare a fare maggiore chiarezza?", ma non ottenne risposta.
Io aggiungo:
Attualmente sta assumendo farmaci?

Grazie.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa, premetto che ho letto diverse sue risposte e la stimo sia come persona sia come professionista.

No, non assumo farmaci. E non ho mai incontrato uno psicoterapeuta né uno psichiatra faccia-a-faccia.

In questi 8 anni mi sono attribuito molti disturbi. La personalità paranoide è stata la più gettonata, perchè il "delirio" iniziale verteva sul tema paranoia (che molto probabilmente delirio non era ma attacco di panico). Poi è arrivata la fase dove credevo nel disturbo ossessivo e in effetti rimuginavo sino a provocarmi dolore cervicale, tendevo al perfezionismo, iniziavo a manifestare passione per la simmetria e ho iniziato a lavarmi le mani decine di volte al giorno. Nel tempo ho inserito nel calderone: disturbo bipolare, schizoide, forte insicurezza, fobia sociale, schizofrenia paranoide, passando anche per la "semplice" ansia e depressione.

2 giorni fa ho letto un bellissimo articolo sul narcisismo e indovini? Adesso sono convinto di essere narcisista, mentre leggevo avevo un vuoto allo stomaco che sentivo di svenire, perchè mi riconoscevo in praticamente tutti gli atteggiamenti (negativi) spiegati.

È possibile che siano presenti tutti questi difetti in una sola persona? È possibile che io sia l'essere umano peggiore dell'universo? Com'è possibile che conosco umani noti per le loro nefandezze, con psicopatologie manifeste, che si sono macchiati di crimini come rubare denaro ai propri parenti/amici, scappare all'estero lasciando in miseria moglie/figli, mentire spudoratamente per ottenere vantaggi personali *EPPURE* vivere serenamente la propria esistenza?

Vengo al dunque. Come posso affrontare una psicoterapia se le diagnosi effettivamente variano in base a come io "MI RACCONTO". Se oggi affrontassi una terapia, entrerei in seduta spiegando i miei problemi di narcisismo, perchè in questo momento la mia testa è orientata su quel dramma. Chiaramente nessuno è un grado di aprirmi la testa e leggere cosa ho impresso nel cervello, può solo diagnosticarmi in base al mio racconto.

Ecco, io in 8 anni sto ancora in alto mare, non riesco a guardarmi dentro, non ho praticamente introspezione, non so parlare di me stesso, non so analizzarmi, non so capirmi, non so neanche cosa voglio, non comprendo le sensazioni che provo, non saprei spiegarmi certi miei atteggiamenti.

Non conoscevo neanche il significato di ANSIA, per 20 anni mi ero convinto di essere soggetto alla depressione, mentre adesso non capisco se in realtà sin da adolescente la mia fosse "solo" ansia (avverbio usato in tono sarcastico) oppure fosse distimia.

Non so che risposta potrò ottenere, ad occhio il mio sembra uno sfogo (inutile) e nient'altro :(
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66
Gentile utente,

"... il Terapeuta può solo diagnosticarmi in base al mio racconto."

il terapeuta non fa la diagnosi sposando quella del pz, ci mancherebbe. E nemmeno ascoltando in modo credulone, ingenuo e acritico le autodescrizioni del pz (andremmo a nozze in certi deliri...).
Esistono criteri ben precisi, di cui il Terapeuta raccoglie pazientemente le tracce (che solo lo Specialista conosce) pur se il pz le nasconde o le travisa inconsapevolmente proprio a causa della propria patologia.

Però mi pare che (anche) Lei potrebbe far parte di quella numerosa schiera che raccoglie innumerevoli informazioni sulla psicoterapia al fine di ... trovare i motivi per NON farla.

Su come funziona la psicoterapia La invito a leggere la risposta:
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/743086-perche-nessuno-ti-spiega-come-funziona-una-psicoterapia.html ,
anche se sono consapevole che la Sua domanda in apparenza umile: "Gentili dottori, vi chiedo umilmente aiuto perché non so davvero più che pesci pigliare" (titolo), rappresenta in realtà uno scudo contro cui le nostre risposte rimbalzano. E di fatto nel primo consulto qui (quasi due anni fa) Le fu suggerito dalla Collega di chiedere "...una consulenza per avere una diagnosi esatta..",
nel secondo, da una differente Collega, "... di chiedere aiuto ad uno psicologo che la potesse aiutare a fare maggiore chiarezza..". E ora siamo al terzo.

".. che pesci pigliare .."
Le risposte degli Specialisti Le offrono una rete che non viene accolta. E dunque nessun pesce. Ma questo dura da ben 8 anni.

Mi dispiace per Lei,
ma mi pongo anche la domanda: perchè scrivere a noi?

Dott. Brunialti
[#4]
dopo
Utente
Utente
Gentilissima dottoressa, nella sua risposta stizzita c'è il cuore del mio problema.

Sin da quando ho memoria, sin da bambino, semplicemente vengo attaccato dagli altri, senza che io faccia nulla in concreto se non ... *ESSERE ME STESSO*.

Da quando negli ultimi anni il meccanismo è diventato evidente, che ormai non potevo più ignorare, se possibile il problema si è persino amplificato perchè ora vivo ogni singola interazione sociale col timore, l'ansia e l'angoscia che prima o poi possano aggredirmi, umiliarmi, deridermi, emarginarmi. Adesso il voler piacere a tutti e a tutti i costi, non mi fa essere naturale e spontaneo come in passato, anzi risulto insicuro e impacciato, e in qualche modo mi ha reso una persona anche più sgradevole di quanto non lo fossi evidentemente già prima.

La ringrazio per avermi linkato quella risposta che ho apprezzato per l'onestà intellettuale del suo contenuto.

Cordialmente
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66
Gentile utente,

"risposta stizzita" è chiaramente una Sua interpretazione,
che forse Lei attribuisce di fatto a tutte le risposte non in linea con quanto Lei pensa o dice.
Come del resto anche il "sentirsi attaccato".
Se la realtà fosse questa, noi non si starebbe a scrivere righe su righe prendendosi cura di Lei in maniera gratuita; si potrebbe chiudere il consulto in tre parole riprendendo l'attività in Studio, no?


Si trattava semplicemente e unicamente della "lettura professionale" di quanto è avvenuto nella interazione qui, sulla base dei fatti raccontati e raccolti,
"lettura" compiuta con gli strumenti professionali specialistici di cui lo Psicoterapeuta è ampiamente attrezzato.
E' quello che in altra forma avviene anche nei percorsi psicologici di persona,
e che spesso viene interpretato dal pz. come *mancanza di empatia* o come *giudizio* da parte del Terapeuta.
Per questo motivo Lei potrebbe essere portato a vivere anche la relazione terapeutica come tutte le altre: "..vivo ogni singola interazione sociale col timore, l'ansia e l'angoscia che prima o poi possano aggredirmi, umiliarmi, deridermi, emarginarmi"
e come del resto sembra aver "vissuto" anche la risposta in #4.

Ma qui mi devo fermare perchè si va oltre la risposta alla Sua domanda
entrando in un campo specialistico,
ed uscendo di fatto dalla mission di questo Blog.

Dott. Brunialti
[#6]
dopo
Utente
Utente
Dottoressa, la ringrazio per la risposta ed il tempo dedicato, ma non sono sicuro di aver capito cosa intendesse dirmi :(

Ad ogni modo, in questo momento, non sarei in grado di praticare qualsiasi cosa. Se mi proponessero uno stipendio da capogiro solo per scaldare una sedia in determinati orari prestabiliti della giornata, vorrei rifiutare. Probabilmente rinuncerei alla vincita di una lotteria perchè non avrei la forza/voglia di andare a ritirare il biglietto!

Non parliamo poi di incontrare gli altri: ho letteralmente il terrore di uscire sul balcone per paura di incontrare (o di essere visto) dai vicini! Non rispondo nemmeno al telefono quando squilla, perchè non voglio né sentire né vedere NESSUNO.

Ogni tanto, quando l'umore per uno strano allineamento dei pianeti decide di darmi una tregua, mi viene in mente la stramba idea di farmi una bella passeggiata sotto il magnifico sole di questi giorni, come per altro viene suggerito dai medici stessi proprio per combattere la depressione. Bene. Semplicemente scatta l'ANSIA a 1.000, mi paralizza a causa della paura dello stigma sociale.
(un 40enne a passeggiare durante il giorno? ma siamo pazzi?!?!?!?!?)
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66
Dunque, alla luce di quanto detto sopra, scrivere qui richiedendo
"..vi chiedo umilmente aiuto perché non so davvero più che pesci pigliare.."
non Le serve a nulla.

A questo punto così possiamo sintetizzare la situazione:
dopo vari Consulti a cui hanno risposto Professioniste differenti ma che si sono conclusi sempre allo stesso modo,
il consiglio è quello di un percorso psy di persona.
Veda Lei come utilizzare tale orientamento.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
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