Ansia: quando si dice cronica?

Buongiorno, scrivo per avere delle delucidazioni riguardo al mio stato attuale che ormai mi insegue da parecchio tempo.


Sono quasi 3 anni che soffro di ansia.
Inizialmente era nata dalla vita frenetica che conducevo, continuamente in movimento tra lavoro, casa, relazioni, hobby, Insomma, il mio corpo mi avvertiva ma io andavo avanti fino a che un giorno ebbi un attacco di panico dovuto ad un pensiero rivolto alla mia precedente relazione che mi tormentava: "lo amo o no?
" Da lì la mia vita cambio radicalmente, persi i mei punti fermi, certezze, abitudini, ma sapevo che qualcosa dentro di me era cambiato, solo che non volevo ammetterlo.


Così dopo quasi 1 anno di tira e molla lasciai il mio ragazzo con cui avevo iniziato una pseudo-convivenza, e continuai la mia vita.
L'ansia comunque non era andata via, facevo fatica a stare nei luoghi affollati, non riuscivo ad andare a cena con gli amici o semplicemente visitare nuovi posti.
Insomma, il calvario continuava.


Perciò decisivi di rivolgermi ad un professionista e iniziai il mio percorso durato 1 anno dove, sono sicuramente cresciuta sotto l'aspetto personale, ma ad oggi mi ritrovo al punto di partenza in quanto non ho gli strumenti necessari per convivere con questa problematica: infatti, poche settimane fa l'ansia è tornata in maniera persistente, impedendomi la mia quotidianità, cosa che prima bene o male riuscivo a fare.


La domanda che mi perseguita è sempre la stessa: " e se mi sentissi male?
".
Non riesco ad arrivare a lavoro in macchina, al solo pensiero piango, non riesco a rimanere per più di 30 minuti dentro un negozio o centro commerciale, una semplice fila al semaforo mi agita, non riesco ad uscire con le amiche se non nei posti che io ritengo "sicuri".
Mi sento che la vita mi sta sfuggendo dalle mani, sento di rimanere ferma, di perdere tutto quello che faticosamente ho creato: sono un libero professionista e purtroppo non posso permettermi di rimanere ferma.
Sono giovane, ho idee e voglia di fare ma tutto viene bloccato dall'ansia.


Mi ritrovo ormai da settimane sempre a casa, a volte esco perchè ho paura di non farcela, di arrivare ad uno stato di depressione, di non riuscire.
Ma faccio fatica, tanta.
Non mi era mai capitato di piangere, di paralizzarmi in questa maniera soprattutto quando si parla di lavoro.
Andare in ufficio mi faceva sentire viva, realizzata, prendere appuntamenti e incontrare i miei clienti mi piaceva.
Adesso invece, qualsiasi cosa è TROPPO GRANDE.


Ho ricominciato a camminare, faccio esercizi di respirazione, leggo e a volte faccio meditazione.
Ma tutto ciò non mi sembra abbastanza.
Se non faccio ho paura di paralizzarmi, se faccio ho paura di sentirmi male.
Un circolo senza uscita.

A breve contatterò un nuovo specialista, sperando possa davvero aiutarmi.
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Dr.ssa Silvia Rotondi Psicologo, Psicoterapeuta 117 6
Salve la domanda che la perseguita è "e se mi sentissi male?"
In realtà da quello che scrive sta male da diverso tempo ma è come se debba convivere con questi malesseri o che li valuti come inferiori a qualcosa di "fisico" come l'intensità di un attacco di panico.
Da quello che scrive e la invito a rileggerti come se fosse una persona estranea non sta affatto bene non riesce a svolgere nulla della sua vita che ad un certo punto sembra precipitare.
Forse era un po' presto lasciare il percorso intrapreso oppure non era il percorso o il terapeuta adatto a lei. In questo la invito a farne una valutazione d'altronde è solo lei che sa come ha affrontato la sua problematica in quel percorso.
I

Cordialmente Dr.ssa Silvia Rotondi
www.silviarotondi.it
338-26 72 692

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