Insoddisfazione personale

Salve a tutti
Ho 19 anni e sono all'università ormai da un pò.
Volevo chiedere un aiuto per quel che riguarda un brutto periodo che dura da metà ottobre e che si è letteralmente intensificato fino ad oggi.
Mi sono accorto di non essere più per niente soddisfatto di me.
Non sopporto come sono, come mi comporto, come sono i miei atteggiamenti e del mio modo di essere e di fare.
Mi ripeto a sfinimento che potevo essere meglio, che potevo fare di più.
Tuttavia non è questa la parte peggiore; 5 giorni su 7 non penso ad altro di quanto siano perfette le altre persone.
Come siano simpatiche, belle, intelligenti.

Ne approfitto per dire che non mi reputo bello, avendo anche i denti molto storti, non intelligente, dal momento che sopratutto alle superiori, mi impegnavo tantissimo senza ricevere mai i risultati sperati e la cosa sembrerebbe non essere cambiata.
Non ho il carattere che mi piace anzi mi reputo monotono e ancora infantile, e non faccio altro che notare come gli altri invece siano oggettivamente meglio e molto più interessanti.
Passo le giornate a pensare quanto sarebbe stato meglio se fossi stato diverso, se fossi stato come certe persone che conosco e che soddisfano quel piccolo quadretto perfetto, e quando lo faccio provo talmente rancore che mi pare che mi bruci il petto.
La notte spesso entro letteralmente in crisi e quasi mi autoconvinco che quando mi sveglierò mi sveglierò nei panni di un altra persona totalmente diversa.
Io penso semplicemente che sia ingiusto che ci siano persone che possano essere felici e altre che non avendo certe qualità (e non parlo di abilità, ma di cose come il carattere o l'aspetto) non lo siano.

Io non riesco a star sereno al solo pensiero del fatto che mi sarebbe bastato nascere "bene" per essere felice.
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Dr. Gian Andrea Gatto Psicologo 30 1 2
Buongiorno
grazie per la sua condivisione.

Dalle sue parole emerge certamente una sofferenza, che credo potrebbe essere molto più gestibile se non fosse intensificata da un continuo confronto col mondo esterno.
Siamo esseri sociali, pertanto siamo inseriti in un ambiente (sistema, mondo, lo chiami come desidera) che certamente influisce sulla considerazione che abbiamo di noi stessi e che guida parte dei nostri pensieri e comportamenti. Questo è del tutto normale.

Quello che può cambiare sono invece gli occhi attraverso cui guardiamo a questo mondo in cui siamo collocati.
Viviamo in un periodo storico in cui a tratti sembra quasi che il fascino per l'artefatto, per l'artificioso, superi quello per il reale. Penso ad esempio ai social network, a una generica insoddisfazione generazionale, alle distorte aspettative che le persone e i giovani in particolari hanno circa loro stessi. A tal riguardo ero rimasto piuttosto affascinato da uno speech di Simon Sinek che, se ha tempo, le consiglio di guardare. Non condivido tutto ciò che dice, ma sicuramente una buona parte.

Questo prologo per introdurre quanto segue:

Intanto cerchi di scindere la realtà dalle sue convinzioni. Le persone le appaiono felici, perchè la società ci ha permesso di creare dei "biglietti da visita" ad hoc circa la nostra persona, ma non si faccia ingannare. Esistono certamente individui privilegiati, ma la maggior parte delle persone è portatrice di piccole o grandi sofferenze.

Il ragazzo bello, sorridente e in gamba all'università potrebbe avere una famiglia che non lo valorizza.
La ragazza stupenda e che sembra aver ricevuto tutto dalla vita potrebbe guardarsi allo specchio e vedersi tanto grassa da decidere di smettere di mangiare.
Coloro che sembrano così felici ed espansivi magari la notte, nella loro intimità, potrebbero essere terrorizzati dalla vita.

I nostri fantasmi li vediamo solo noi, e cerchiamo di nasconderli agli altri. Ma non per questo non esistono. Pensi alla depressione totale che affligge alcuni VIP che apparentemente sembrerebbero (e in una visione dei non addetti ai lavori "dovrebbero essere") le persone più felici del mondo.

Inoltre pensi anche che coloro che lei reputa "fortunati", ossia quei pochi privilegiati di cui le parlavo prima, non esperendo grandi sofferenze nella loro vita vivranno sì in un modo più leggero e piacevole, ma difficilmente avranno sviluppato le risorse per far fronte ai problemi della vita quando questi arriveranno. La sofferenza è dolorosa ma è certamente un fattore di crescita (ricordi questo celebre pensiero "Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici". K. Gibran).

Se riuscirà a rimuovere questo velo che suggerisce al suo sguardo che gli altri sono migliori di lei, sicuramente inizierà a riconsiderare anche sè stesso in modo più positivo.

"Mi ripeto che potevo essere meglio, che potevo fare di più".
Lei ha un'eternità di vita di fronte a sè. Ha tutto il tempo per decidere in cosa vuole crescere (e attenzione, non ho usato la parola "migliorare", ma crescere).

Il piccolo quadretto perfetto di cui parla è un falso.
L'originale ha una cornice datata, i colori sbiaditi, e manca qualche pezzo. Ma il suo valore è racchiuso tutto lì.

un caro saluto

Dr. Gian Andrea Gatto
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