Vorrei un secondo figlio, ma ho paura delle ripercussioni sul lavoro

Buonasera,
sono mamma di un bellissimo bimbo di un anno e da circa sei mesi sono tornata al lavoro dopo la maternità facoltativa.

Da qualche mese è nato in me e nel mio compagno il desiderio di una nuova maternità, che negli ultimi tempi si sta facendo molto forte.

Dopo aver consultato la mia ginecologa ed averla informata della mia intenzione, lei mi ha suggerito di provarci fin da subito (se lo desideriamo), perché purtroppo ho un fibroma all'utero che potrebbe ingrossarsi nel tempo e, prima o poi, necessitare di intervento di rimozione.
Il mio compagno poi non è giovanissimo e con il passare del tempo anche per lui le difficoltà potrebbero aumentare.

Tutti questi fattori aumentano ancora di più il mio desiderio di una nuova maternità ravvicinata.

Ora, la mia paura è questa: cosa faccio con il lavoro?

Già con la prima gravidanza, appena comunicata, mi sono sentita un po' in difetto.
Il mio è un lavoro che comporta a volte la movimentazione di carichi (più o meno pesanti) e ovviamente quella parte di mansioni non era compatibile con il mio stato interessante.
Per questo ho dovuto avvisare subito sul lavoro.

Il mio responsabile (nonché titolare) non è sembrato subito contento della cosa (perché mi ha dovuta sostituire nel caso dovessi sollevare qualcosa), ma con il tempo se n'è fatto una ragione.
Io però ho sofferto molto di questo impatto iniziale, che mi ha fatto sentire "in difetto" (quando in realtà penso che una gravidanza non sia un difetto).
Tra il pensarlo e metterlo in pratica però... Ogni tanto i miei datori fanno battutine del tipo: "Adesso che sei appena tornata non è che stai a casa ancora in maternità, vero?
", "Sei sempre a casa".
Queste frasi vengono dette scherzando (o comunque con il sorriso), ma io non capisco effettivamente il confine tra la battuta o la paura loro che la cosa di riverifichi.

Ora, che sono tornata da poco, ho l'ansia perché da una parte sento forte questo desiderio di maternità (ancora non abbiamo provato), dall'altra parte penso già al dopo (e se si realizzasse, come farei con il lavoro.
E se pensassero che appena tornata subito sono di nuovo incinta e mi considerassero una "lazzarona")?
Come fare per sentirmi meno in difetto su una cosa che in realtà è così bella come la maternità?
Spero di avere inquadrato bene il problema.

Grazie per la disponibilità.
[#1]
Dr.ssa Roberta Addari Psicologo 1
Buonasera,

Mi ha colpito tanto la sua storia, come donna e come professionista.
E' una vera propria violenza di genere quella che lei ha subito e credo che dal punto di vista burocratico possa muoversi per far valere il suo diritto.

Ma psicologicamente fa male, e lo capisco, ma provi a domandarsi cosa le fa male nello specifico( il farsi negare un desiderio?) e a dove può ricondurre originariamente questo malessere che lei sente. Provi a slegaro dal contesto attuale che glielo attiva e provi a farsi delle domande legate al passato, ad esempio se ha mai provato sensazioni simili, dove la riconduce.

Se in questa fase di interrogazione ha bisogno di essere accompagnata da una professionista mi contatti pure, ricevo anche online.

Dr.ssa Roberta Addari

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buonasera,
Grazie per la risposta e soprattutto per spingermi a riflettere.
Io in questi anni mi sono analizzata molto(penso faccia parte anche del mio carattere) e di certo posso dire di essere una persona molto sensibile e perfezionista. Fin da piccola ho sempre avuto il timore di deludere i miei genitori (loro non mi hanno mai dato modo di farmi sentire così, anzi e infatti non mi spiego perché in realtà sono così). Loro hanno sempre detto che avrei dovuto assecondare i miei desideri, anche a costo di prendere qualche cantonata.
Ricordo che a scuola volevo sempre fare bene per paura di deludere (e questo mi ha portato a non godermi pienamente certe cose. Ricordo che all’università ho studiato materie che amavo, ma quando dovevo fare gli esami la paura di fallire non mi faceva godere appieno lo studio della materia, che di fatto in realtà era la cosa importante).
Il mio desiderio di maternità (della prima) è nato molto prima in realtà, ma purtroppo abbiamo dovuto rimandare a causa di un gravissimo lutto familiare che mi ha portato a procrastinare. Volevo che la situazione fosse perfetta e di certo essere così a terra non era il momento per mettere su famiglia. Sono stata seguita da una psicoterapeuta che mi ha aiutato molto e grazie a lei ho poi cercato la prima gravidanza.
Io mi rendo conto di cercare sempre la condizione ideale, che in questo caso per la seconda gravidanza sarebbe tra qualche mese (così al lavoro non penserebbero che appena tornata subito rimango a casa).
Ma questa volta mi rendo conto che la situazione ideale per il lavoro non coincide con il mio desiderio ed esigenza di maternità imminente.
Questo però crea in me una sorta di contrasto: faccio quello che è meglio per gli altri o seguo il mio desiderio? E se il prezzo di sentirsi in difetto fosse poi troppo alto per me a livello psicologico (se sentirsi sbagliata/in difetto nei confronti del lavoro mi portasse a soffrire tanto).
So che è un dilemma a cui non esiste forse risposta o forse io dentro di me la risposta già la so (assecondare il mio desiderio) perché ogni scelta porta a delle conseguenze, ma io vorrei cercare di vivere il mio desiderio di maternità in maniera serena, senza sentirmi in colpa o sbagliata nei confronti dei miei capi.