Periodo di gran confusione e paura del futuro

Salve.


Sono un ragazzo di 26 anni laureato a pieni voti alla facoltà di agraria.

Ho dei seri problemi relazionali interni alla mia famiglia.

Penso che la figura più problematica sia quella di mio padre.

Mio padre è un agricoltore molto prossimo alla 70ina ed ormai in pensione.

Il mio sogno più grande da bambino era diventare un bravo agricoltore come lui, arrivare a condurre l'azienda agricola, magari imparando da lui.

Tuttavia, sono sempre stato un ragazzo diligente ed a scuola mi sono impegato sempre molto.

Ho portato a casa sempre ottimi risultati ed al momento della scelta della facoltà, ho optato per agraria, di modo da avvicinarmi a quel mondo che sempre mi appassionava.

In questi anni ho sempre lottato con un senso d'inferiorità.

Faccio davvero fatica ad affermarmi ed affermare le mie idee quando sono con altre persone.

Al che oggi ho deciso di tagliare completamente i rapporti quando sono al paese, mi mette ansia interfacciarmi con altri che vedo così sicuri, magari arrivati e che però non vedo alla mia altezza.


Subito dopo la laurea ho conosciuto da vicino il mondo della ricerca.

Una borsa di studio e sei mesi lontani da casa.

Mi è piacuto! Anche perchè nel paese sono solo, isolato e gli anni di studio fuori, mi hanno allontanato sempre di più dalle conoscenze che avevo, il che è stato un bene.

La vita lontano da casa e l'indipendenza economica mi hanno reso più sereno durante questi mesi.

Ora però mi trovo in una grande confusione... Sono un ragazzo adulto e responsabile, credo che con un po'd'impegno nella vita tutto si possa imparare e cambiare (frutto anche di qualche seduta dallo psicologo).

Il mio problema più grande oggi è mio padre.

Lui non se la sente più, ma allo stesso tempo non vuole coinvolgermi nella sua attività, relegandomi al ruolo di "garzone" oppure "a quando gli servo".

Io sento il bisogno di una mia indipendenza...! Ho una fidanzata e da qui a qualche anno spero di costruire qualcosa di più solido insieme a lei.

Io subentrarei anche a lui nell'azienda di famiglia, se però si facesse un po' da parte! Lui è sempre stato un gran lavoratore, ma anche austero e prepotente.

Ha creato dei muri con noi, ma anche con altri suoi parenti, senza tuttavia prendere mai delle posizioni nette, chiare, mettendomi in difficoltà perchè non so mai se parlarci o meno.
Queste zone d'ombra oggi mi creano ansia, perchè io sono una persona schietta e sincera.

Il punto è che adesso mi tovo ad un bivio, proseguire nella ricerca mi porterà via per un altro anno... e nel frattempo mio padre inevitabilmente se la sentirà sempre meno.

Poter intavolare un dialogo potrebbe cambiare qualcosa... ma lui non ha mai dialogato con noi.
C'è stata sempre e solo una visione, la sua, tutti gli altri che fanno/la pensano diversamente sono per lui inetti, imbecilli... Mio fratello è fuggito, ed ora ha un lavoro tutto suo.

Farei la stessa cosa anche io.
Ma vivo i sensi di colpa verso i miei... sento di dover prendere l'azienda in mano, di subentrare a lui.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> sento di dover prendere l'azienda in mano, di subentrare a lui

Questo può essere il suo desiderio. Ma forse sta facendo i conti senza l'oste, cioè il suo padre padrone.

Leggendo i precedenti consulti il problema del rapporto con suo padre è talmente evidente, oltre che dichiarato da lei stesso, che si potrebbe dire che finché non avrà risolto questo le sarà difficile fare progressi. Perché sembra continuamente preso a pensare come fare per cambiarlo.

Io credo che dovrebbe invece pensare di più a se stesso e iniziare a considerarsi come un giovane adulto, piuttosto che (solo) come un figlio. Si è laureato, è stato uno studente diligente. Lavori quindi per rompere questo invischiamento emotivo con la sua famiglia. Anche rivolgendosi a un terapeuta se necessario. Quando ci sarà riuscito vedrà le cose con più serenità e chiarezza e quindi capirà meglio come muoversi.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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Utente
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Gentilissimo Dottore,
La ringrazio della risposta. Mi sono andato a leggere alcuni articoli riguardo al "padre ladre" e ci ho rivisto esattamente la figura di mio padre, e mia madre, moglie succube. Durante l'ultimo anno di università sono stato allo sportello psicologico offerto dalla stessa. Avevamo iniziato un percorso, che si è interrotto esattamente quando questa cosa di mio padre è venuta a galla. Oggi vorrei tornare di nuovo dallo psicologo, ma ahimè non so a chi affidarmi. Con la precedente psicologa si era instaurato un clima di fiducia, ma avendo preso in carico anche la mia fidanzata, veniva a crearsi un "conflitto d'interessi" scusi il termine.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Con la precedente psicologa si era instaurato un clima di fiducia, ma avendo preso in carico anche la mia fidanzata, veniva a crearsi un "conflitto d'interessi" scusi il termine

Questo non è necessariamente vero. Il terapeuta è tenuto a mantenere separate le terapie di due persone che stanno insieme, se queste si rivolgono a lui separatamente, se cioè non stanno chiedendo un intervento di coppia. Però è vero che alcuni terapeuti preferiscono non prendere in carico persone che abbiano fra loro legami affettivi.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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Utente
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>>> Lavori quindi per rompere questo invischiamento emotivo con la sua famiglia. Anche rivolgendosi a un terapeuta se necessario.

Torno a scivere Dottore. Questa sua frase ha colpito nel segno. Io non so se la volontà di restare sia legata al fatto di voler portare avanti l'azienda di famiglia, oppure sia causa di un coinvolgimento emotivo molto forte. Leggo che è necessario ed è sano porre delle distanze tra l'individuo adulto e la propria famiglia di origine. Sembra che però se decidessi di rimanere, questo legame non si spezzerebbe. Io rimarrei vittima degli schemi che i miei genitori mi ripropongono sin dall'infanzia. Mi sento un individuo adulto e con tutte le difficoltà del caso, ho dimostrato di saper badare a me stesso in questi anni fuori casa, vivendo una vita che per me ritenevo soddisfacente. I problemi ogni volta sorgono quando faccio ritorno al paese/casa d'origine dove mi rinchiudo con i miei pensieri, e mi sento di non essere all'altezza. Sono intrappolato! Forse che la bassa autostima, il fatto che non riesca a vedere una via d'uscita nonostante abbia studiato, possa ricollegarsi alla situazione che vivo in famiglia? Sarebbe stato più semplice se non ci fosse stata l'attività di famiglia di mezzo, ma questo rende tutto più complicato. Dal momento che uno dei miei sogni da bambino era proprio quello un giorno di portare avanti questo lavoro...ora invece non so più cosa vale la pena!
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Sembra che però se decidessi di rimanere, questo legame non si spezzerebbe. Io rimarrei vittima degli schemi che i miei genitori mi ripropongono sin dall'infanzia

Esatto, è molto probabile che andrebbe così. Invece, rompendo l'invischiamento <e poi> tornando in famiglia (intendo emotivamente, non necessariamente in senso fisico o geografico) lo farebbe da persona nuova, che riuscirà ad avere a che fare con loro in modo più adulto.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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Utente
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E' verissimo dottore, tutto quello che dice è vero. Io avrei una possibilità di uscita...mi porterebbe a stare un anno almeno lontano da casa. Però dall'altro lato c'è la mia coscenza che mi richiama...mi richiama al fatto che io "devo" aiutare mio padre nella sua attività per evitare che i suoi scarifici vadano persi. Allo stesso tempo però, non sopporto di tornare ad essere il "figlio scemo", perdoni il termine, come mio padre vuole farmi passare data la sua ottusità mentale....non vede le mie nuove esigenze, quella di non dover dipendere più da lui...sembra incastrato in questa famiglia che sta diventando sempre più una prigione. So che dovrei darmi tempo, forse, ma più passa e più mi accorgo che restare è un po' come non vivere...non riesco a trovare nemmeno un'occupazione temporanea che mi distragga e mi faccia incontrare nuova gente. La possibilità di partire mi rasserena....anche se un anno è lungo e mi accorgo che mio padre ha tanto bisogno di un aiuto.