Pensieri intrusivi bambino 6 anni

Buonasera, sono la mamma di un bambino di 6 anni, molto sensibile, con cui ho un bel rapporto di complicità.
Da alcuni giorni, così all’improvviso, mi ha confessato di avere pensieri ricorrenti di tipo ossessivo, relativi a suoi sentimenti o sensazioni.
Per esempio, mi dice che a volte pensa di non volermi bene o di non voler bene al papà o di odiare se stesso o cose del genere ed è consapevole del fatto che questi pensieri siano delle intrusioni e delle distorsioni della realtà, ma ne soffre molto perché non riesce a non pensarci e ci sta molto male, teme di soffrire e di farci soffrire.
Mio marito mi dice che è solo un bambino e che non dovrei dare peso a questa cosa, ma io sono molto preoccupata.
Per il resto è un bambino sereno, allegro ed estroverso, che si integra bene in ogni ambiente.
Ma sicuramente ha una spiccata sensibilità.
Ovviamente sono assalita dai sensi di colpa, temo possa aver sbagliato qualcosa e non so cosa dirgli in quei momenti...vorrei aiutarlo ma temo di peggiorare la situazione.
È una fase che può capitare a questa età?
Come la dovrei gestire per non peggiorare la situazione?
So che ci sono delle terapie apposite, ma vorrei capire come approcciarmi in questa fase iniziale (e spero transitoria).
Grazie!
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Dr.ssa Angela Montuori Psicologo, Psicoterapeuta 56 3
Gent.Le Sig.ra,
Innanzitutto mantenga la calma e non si faccia assalire e sopraffare dai sensi di colpa.
Nel percorso di crescita i figli possono, specialmente nei momenti sensibili dei passaggi evolutivi, dire o gridare ai genitori di odiarli, ma non sempre significa che sia la verità o che ci siano problemi psicologici.
Ritornando nello specifico alla sua situazione, suo figlio le dice di non voler bene a lei e al padre ...ma lei riferisce anche che e’ un bambino sereno, allegro, estroverso e con una buona capacità di integrazione con l’ambiente.
Riferisce altresì che e’ un bimbo sensibile;
i bambini sensibili colgono più cose, hanno un contatto con la loro emotività ed i loro pensieri maggiore e quindi più consapevolezza di ciò che pensano e provano.
Il fatto che suo figlio riesca a verbalizzare emozioni e pensieri e’ importante.
Innanzitutto verbalizzare significa evitare che si ingorghino le emozioni.
Potremmo poi ipotizzare che il bambino riesce a verbalizzare perché consapevole che lei come madre può accogliere i suoi vissuti e accoglierli senza ritorsioni a posteriori.
Avverte senso di colpa?! E’ normale, un bambino ha difficoltà a pensare e ad accettare di pensare di non voler bene ai genitori e a se stesso.
I genitori sono il riferimento fondamentale per un figlio, ancor di più per un bimbo di sei anni.
Lei riferisce di avere un bel rapporto di complicità con suo figlio; niente dice del rapporto che il bimbo ha con il papà e che voi genitori avete.
Al fine di meglio comprendere da cosa nascono i vissuti di suo figlio, inizierei chiedendogli quando le dice di non voler bene a lei e al papà e a se stesso, se e’ arrabbiato per qualcosa o con qualcuno.
Qualsiasi risposta riceverà rimanga calma; quella calma sarà importante per contenere suo figlio e quindi:
rassicurarlo che non sta accadendo nulla di grave;
che qualsiasi cosa sta accadendo può condividerla con la madre;
smorzare il senso di colpa che il bimbo prova.
Cordiali Saluti.

Dott.ssa Angela Montuori
Psicologa/Psicoterapeuta

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dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa, la ringrazio molto per il riscontro e le rassicurazioni, che mi hanno molto rincuorata. Io sono una persona tendenzialmente ansiosa (ho anche seguito un percorso psicologico che mi ha aiutata molto) e ogni tanto purtroppo sono anch’io vittima di questi pensieri intrusivi, perciò mi sono spaventata nel vedere che sta accadendo anche a mio figlio. Anche perché è ancora troppo piccolo, a me è successo in età adulta. Il clima in famiglia è sereno, il bimbo ha un bellissimo rapporto anche con il papà e io e mio marito siamo una coppia molto affiatata. Confermo che il bambino è molto allegro, gli piace andare a scuola, fare sport, ha molti amici, è molto curioso ed interessato anche a materie che forse vanno oltre la sua età (al momento, per esempio, sta imparando a giocare a scacchi). Ho provato a chiedergli il perché di questi pensieri, ma non lo sa nemmeno lui. Mi ha detto che gli vengono così di punto in bianco, ma sono pensieri di vario genere, spazia dalla paura di non sapere se ci vuole veramente bene, alla paura che ci investa una macchina, fino alla paura di pensare che questi pensieri siano belli oltre a tutta un’altra serie di pensieri più semplici, ma comunque disturbanti per lui. Mi sono chiesta se qualche volta io non sia stata un po’ severa relativmente a questioni scolastiche Lui è un bambino giudizioso ma forse io sono un po’ troppo esigente. Però ovviamente la mia severità è sempre moderata, però, sa com’è, in questi momenti qualunque azione viene messa sotto processo. Forse l’inizio della prima elementare è stato un cambiamento per lui importante ed è un modo di elaborare questa evoluzione? Ad ogni modo mi rendo conto che è una grande fortuna il fatto che lui mi riferisca sempre i suoi pensieri e le sue emozioni. A suo avviso, almeno in questa fase iniziale, allorquando gli vengono questi pensieri e me li comunica è bene parlarne con lui? Ovviamente tranquillizzandolo in proposito. O il parlarne potrebbe contribuire a far fissare questi pensieri? La ringrazio ancora tantissimo e le auguro una buona giornata
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Dr.ssa Angela Montuori Psicologo, Psicoterapeuta 56 3
Gent.Le Sig.ra,
A volte i pensieri intrusivi sono il sintomo di un eccessivo controllo sui propri comportamenti, emozioni, cambiamenti di vita, passaggi evolutivi.
Importante comprendere ed accettare che gli esseri umani non sono onnipotenti, purtroppo e per fortuna; se lo fossimo saremmo condannati alla perfezione, pertanto alcune cose possiamo controllarle, dipendono da noi, altre no.
L’eccessivo controllo mette sotto pressione la nostra psiche.
Se pensa di essere stata, seppur per il bene di suo figlio, un po’ severa rispetto alla scuola, allora cerchi di essere più rilassata e quindi meno controllante.
Farà bene a lei e al bambino.
Sempre più spesso mi capita di incontrare genitori troppi attenti e supervisionanti rispetto alla scuola in genere e al rendimento scolastico dei propri figli; questo può determinare in loro ansie o disinteresse.
Il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola elementare, che coincide generalmente con il compimento dei sei anni, età di suo figlio, segna anche la transizione dalla seconda infanzia (dai 2 ai 6 anni) alla fanciullezza; fase in cui le pulsioni in genere, comprese quelle sessuali, gli istinti, si addormentano ; il bambino si apre al mondo, alla relazione e al gioco con il gruppo.
Questa transizione di vita reale e psichica può determinare paure, tensioni, rispetto al nuovo, all’ignoto e, a seconda della personalità di ciascuno , un aumento dei livelli di controllo sul mondo esterno ed interno (psico-emotivo).
Ma, tutto ciò generalmente rientra nella normalità; scorre da solo e si incanala da solo.
Per concludere, cosa fare quando a suo figlio gli vengono in mente e le comunica quei pensieri?
Lo Ascolti.
Semplicemente e Serenamente lo Ascolti.
L ascolto e’ condivisione; l’ascolto e’ non sono, non siamo soli.
Spesso i bambini, i figli, (gli esseri umani in genere), hanno solo bisogno di essere ascoltati e sentirsi ascoltati, di sapere che i genitori ci sono.
Non necessitano di risposte.
Quando le vogliono, le chiedono.
Cordiali Saluti.

Dott.ssa Angela Montuori
Psicologa/Psicoterapeuta