Non riesco ad ammettere con me stessa il fallimento del mio matrimonio

Buongiorno, ho 45 anni, sono sposata da 17 anni e ho due figli di 14 e 12 anni.

Mi rendo conto da qualche anno che non provo più interesse per mio marito, sia dal punto di vista sessuale che emozionale: per me è come un amico fidato, la relazione con lui non mi genera più emozioni.
Mi dà sicurezza, quieto vivere, "apparenza", ma non c'è più "succo" e non lo desidero più sessualmente.

Lui invece si dice ancora innamorato di me e mi desidera anche dal punto di vista sessuale, ma è chiaramente insoddisfatto della relazione.

Ho letto ovunque che stare insieme per i figli è controproducente: razionalmente lo capisco e ci credo.
Ma non riesco a metterlo in pratica.

Probabilmente la paura di far soffrire i figli è solo un alibi: in realtà temo il giudizio dei miei genitori, degli amici, dei parenti; temo di non riuscire a farcela da sola, anche se ho una fortissima attitudine all'indipendenza, sono sempre stata abituata a cavarmela da sola, ho un buon lavoro con cui sarei ampiamente autonoma.
So anche che io e mio marito siamo persone intelligenti ed equilibrate e, avendo a cuore i nostri figli più di qualunque altra cosa, affronteremmo una eventuale separazione cercando di preservare la serenità familiare.

Ma resta il fatto che ho paura di ammettere il fallimento con me stessa: sono cresciuta con l'ideale della famiglia del "Mulino Bianco", con l'esempio dei miei genitori che hanno sacrificato la coppia per i figli, e odio me stessa al solo pensiero di ribaltare sui miei figli questo errore! Razionalmente ne sono perfettamente cosciente, ma non ho il coraggio necessario ad agire in modo coerente con quello in cui credo.

Io e mio marito abbiamo già parlato alcune volte di separazione, ma quando eravamo vicini a concretizzare la cosa, io mi tiravo indietro e facevo di tutto per ristabilire l'equilibrio.

Abbiamo fatto terapia di coppia: non ci ha aiutato granchè, o almeno solo per alcuni aspetti, ma non per quelli significativi.

Abbiamo anche fatto terapia individuale, ognuno con un proprio professionista: questa ha dato dei benefici, ma per me non è stata sufficiente a farmi sbloccare.

Già rileggendo questo messaggio, quasi non mi riconosco e prendere coscienza che sono proprio io a scriverlo mi fa paura.

So bene che sono stata impostata a fare sempre le cose giuste, quelle che "vanno fatte" (un lavoro, una casa, un marito, dei figli) e ora che la mia vita si sta per discostare dai binari che i miei genitori hanno inconsapevolmente tracciato per me, la cosa mi destabilizza moltissimo!
Il pensiero che i miei figli da grandi possano vivere la mia stessa infelicità a causa del mio esempio sulla scelta di non separarmi, non è motivo sufficiente per cambiare questa situazione e dimostrare loro che è giusto nella vita ricercare i propri sogni, la felicità e a non rimanere incastrati in un rapporto che, anche se ci ha dato tanto in passato, ora è giusto chiudere?!
Spero in un vostro spunto, uno schiaffo, uno scossone.

Vi ringrazio!
Chiara
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Quali temi avete trattato, nella sua terapia individuale?
Avete parlato dei condizionamenti che dice le siano rimasti dall'educazione che ha ricevuto?
E se sì, con che risultati?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
dopo
Utente
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Buonasera dr. Santonocito,
la terapia ha ottenuto il grande risultato di farmi ammettere che la relazione con mio marito aveva un problema, e che i condizionamenti che ho avuto dall'infanzia probabilmente hanno interferito nelle mie scelte di vita, probabilmente anche nella scelta del partner, anche se sono sicura nei primi anni il mio cuore batteva davvero per lui.
La terapia inoltre mi ha fatto intravedere la persona che vorrei essere. Poi ad un certo punto è entrata in una situazione di "stasi" , perché spettava a me fare il passo successivo, e quindi non l'ho trovata più utile e l'ho sospesa. (Dico sospesa perché so che non ho chiuso il cerchio).
La ringrazio
[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
L'interruzione del percorso terapeutico può essere comprensibile, una volta resasi cosciente che si tratta di prendere una decisione, che non stava riuscendo a prenderla e che la terapia non la stava aiutando in questo.

Lei si trova combattuta fra due forze, una che la trattiene in famiglia per via delle sue convinzioni e un'altra che vorrebbe spingerla fuori, per ricominciare ad amare e sentirsi amata. Molte persone si trovano in una situazione simile, anche se spesso la forza che trattiene è molto più forte e ha facilmente il sopravvento. E quindi il conflitto che si avverte non è così forte.

Nel suo caso, invece, queste due forze sono quasi paritarie. Quella che la trattiene è appena più intensa, ma di poco. E quindi il conflitto lo avverte in tutta la sua forza, lacerante.

Dovrebbe imparare a fare un bilancio onesto di tutto ciò che guadagnerebbe andandosene e ciò che invece conserverebbe rimanendo. E di ciò a cui rinuncerebbe andandosene o rimanendo. Anche questo si può fare, aiutati da un terapeuta.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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[#4]
dopo
Utente
Utente
L' unica cosa che guadagnerei, andandomene, è la possibilità di provare Emozioni.
Quello che devo capire è se questo bisogno che ho è così forte e sufficiente da farmi andar via.
[#5]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Lo ha scritto con la maiuscola. Questo dovrà pure significare qualcosa, non lo avrà fatto a caso.

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[#6]
dopo
Utente
Utente
Ho paura di non riuscire a guardare con oggettività la mia vita: due anni fa ho avuto una storia parallela in cui sono andata a ricercare proprio queste emozioni. Poi per me la situazione era diventata ingestibile e ho chiuso, con molta fatica.
Se mi guardo indietro, posso dire di aver fatto bene a chiudere e a non rovesciare la mia vita.
Ma ovviamente i problemi non si sono risolti.
Ora, io e mio marito ci siamo dati un anno di tempo per "guardare" il nostro rapporto depurato da qualunque interferenza esterna: basta compromessi, basta storie parallele, solo noi due messi a nudo.
O torniamo a funzionare, oppure ognuno prenderà la propria strada.