Psicoterapia o indagini mediche?

Cari dottori, cerco di spiegarmi brevemente la mia storia clinica: nella primavera di tre anni fa ho iniziato a sentire dei sintomi che secondo il mio otorinolaringoiatra erano di origine ansiosa, avvertivo difficoltà nella respirazione, un’intensa stanchezza e spesso un forte senso di pesantezza alla testa.
Da allora questi sintomi non sono mai del tutto scomparsi tuttavia mi hanno permesso una vita piuttosto normale. Lo stato di stanchezza cronica che ho avuto a fasi alterne in questi anni mi ha però fatto ridurre le mie attività, nel senso che mi rendevo conto di non poter avere mai una giornata particolarmente intensa altrimenti avrei sistematicamente avuto, associato alla stanchezza, tachicardia e un certo stato di irrequietezza. In tutto questo tempo non sono intervenuto a livello medico per ristabilire la situazione perché credevo che non si trattasse di una vera malattia e quindi pensavo ad una remissione spontanea dei sintomi. In questi anni mi sono laureato ma mi sono iniziato a porre sempre più il quesito di come in questa situazione avrei potuto reggere gli impegni che la vita, soprattutto a livello lavorativo, mi avrebbe chiesto. Tutto fine a qualche mese fa in cui ho avuto un crollo a livello psicologico. Da allora alla sintomatologia di carattere fisico si sono aggiunti sintomi di carattere psichico: ansia continua, forte tensione, paure immotivate, difficoltà nella concentrazione e continue rimurginazioni. Ho fatto presente le mie paure date dalla situazione al mio medico curante che però mi ha detto: “Che c’è? Non vuoi lavorare?”, perciò non sapendo cosa fare mi sono cercato una psicoterapeuta. Ora va un po’ meglio ma ho paura che la situazione rimanga in questo stato di stallo, poiché i sintomi grossomodo permangono. Dovrei fare qualche analisi? Allergie, intolleranze alimentari o virus possono aver innescato questo meccanismo? Come dovrei intervenire? Spero di non dovermi rassegnare.
Grazie infinite
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.5k 1k
Gentile utente,

la domanda giusta sarebbe: patologia organica o psichica?
Vanno sempre ricercate le cause organiche di tali problemi iniziando dai semplici esami del sangue e dalla valutazione della funzione tiroidea ed anticorpale tiroidea.
In ogni caso, fatta salva la possibilita' di una patologia organica, il secondo passo e' la consultazioni psichiatrica che consenta di inserire una terapia farmacologica adatta.
Dopo aver ottenuto un compenso pratico dai sintomi poi sarebbe possibile pensare un percorso psicoterapeutico ad orientamento cognitivo.

Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero

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[#2]
Utente
Utente
Caro Dottore, ho da poco fatto un esame della tiroide il cui risultato è:
TSH 1,90 (0,49 - 5,66)
FT3 3,10 (1,80 - 3,90)
FT4 0,80 (0,61 - 1,66)

E' sufficiente?
Quali altri esami mi consiglia? E' opportuno che faccia prove allergiche? Devo indagare anche circa il virus della mononucleosi?
Riguardo all'ipotesi della terapia farmacologica avrei un pò di paura; la mia psicoterapeuta dice che non ne ho bisogno perchè posso superare questa situazione da solo. E' sbagliata la sola psicoterapia? Non vorrei inoltre che gli effetti collaterali dei farmaci superassero i benefici e soprattutto non vorrei accusarne dipendenza. E' vero che i farmaci in questi casi non sono curativi ma rappresentano solo dei palliativi? Esistono alternative ai farmaci, tipo Fiori d'Arancio-Manganese-Cobalto-Magnesio-Litio-Potassio-Fosforo-Iperico-Zinco? Avevo una vita che funzionava fino a questo intoppo, ora ho paura di non ritrovarmi più anche se a denti stretti cerco di continuare la mia vita. Ho 23 è per me questo è mortificante. Grazie ancora.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.5k 1k
Gentile utente,

ha raccolto nel suo ultimo scritto tutte quelle che sono le sciocchezze che vengono inculcate ai pazienti pur di non ammettere che le terapie farmacologiche funzionano.

Innanzitutto prima di iniziare la psicoterapia il compenso si ottiene con la terapia farmacologica: se lei ha una paura e questo le provoca dei sintomi come sudorazioni, tremori, giramenti di testa etc... l'unico modo per evitare che questi sintomi possano avere il sopravvento e' la terapia farmacologica, in quanto i tempi della psicoterapia richiedono comunque dei momenti in cui i sintomi saranno presenti in modo preponderante.
La sola psicoterapia e' sbagliata.

Per il trattamento previsto per il suo disturbo i farmaci non sono palliativi e non creano dipendenza.

I fiori d'arancio servono nei matrimoni
Il cobalto e' tossico
il LITIO e' un farmaco stabilizzante del tono dell'umore
il potassio lo trova nelle banane
l'iperico non serve a nulla

Non ci sono alternative ai farmaci.
La sua giovane eta' necessita ora di un trattamento adeguato per non andare poi a pentirsene in futuro.

Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero

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Dr.ssa Flavia Ilaria Passoni Psicologo, Psicoterapeuta 163 1

Gentile utente,
una volta accertato che la sua sintomatologia non abbia una causa organica una psicoterapia adeguata potrebbe davvero esserle utile, indicazione che non presuppone di per sè e necesariamente l'abbinamento ad un trattamento farmacologico, soprattutto sei il paziente è resistente ad esso.
Tale questione deve essere valutata in sede di consulto specialistico in cui l'esame del caso permetterà di definire l'opportunità e l'eventuale modalità della somministrazione farmacologica insieme ad altri aspetti specifici ( quali il tipo di terapia più indicato, le modalità, i tempi, gli obiettivi, ecc..)che non possono essere definiti a priori, in modo acontestuale dogmatico.

Con i migliori auguri
F.I.Passoni
studiopsicologia@hotmail.it

F.I.Passoni
Dir. di SYNESIS, Centro di Consulenza Psicologica, Psicoterapia & Ipnosi Clinica

studiopsicologia@hotmail.it

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Utente
Utente
Gentili dottori,
vorrei capire quali altri esami devo fare per scongiurare patologie organiche e in secondo momento vorrei capire se i farmaci sono curativi. In tal caso le resistenze del paziente sarebbero immotivate no? Io ancora oggi riesco a fare il minimo necessario (studiacchiare,uscire con gli amici e poco altro) certo è che nn mi auguro che la mia vita sia tutta così. Mi auguro che esista una remissione completa di questi sintomi. Perchè potrei petirmi in futuro di non aver preso farmaci? Devo preoccuparmi?
Grazie della disponibilità.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.5k 1k
Gentile utente,

non deve effettuare Lei altre indagini ma deve rivolgersi ad uno psichiatra che possa indirizzarla, in caso di dubbio, ad ulteriodi indagini cliniche oppure di introdurre una adatta terapia farmacologica che consentira' una remissione completa dei sintomi.
Diversamente potrebbe ritrovarsi tra 20 anni ancora con i sintomi di una patologia che poteva essere trattata facilmente alla sua eta' di 24 anni.

Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero

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Dr. Giovanni Ronzani Psicoterapeuta, Medico igienista 342 10
Gentile Utente,
I sintomi e la storia clinica da lei riferiti si incontrano piuttosto frequentemente in ambito terapeutico. In genere non rappresentano un ostacolo insormontabile, tenedo presente che ogni problematica, indipendentemente dalla gravità e complessità , si postula essere affrontabile in diverse maniere. Detto questo, sarebbe opportuno che si faccia per lo meno una diagnosi, senza la quale non abbiamo i termini della problematica e quindi non abbiamo le necessarie informazioni per scegliere la terapia più idonea al suo caso. Per quanto riguarda esami ematochimici ed indagini strumentali, pur essendo stato opportuno eseguirli per fugare eventuali dubbi, è piuttosto improbabile che le daranno ulteriori informazioni utili alla soluzione del problema. Il fatto che non Le sia stata riferita una diagnosi e che i miglioramenti sono modesti, lascia spazio all'ipotesi che il problema non sia stato ben afferrato dallo specialista che la segue. Se le cose stessero così (per il momento è solo una prima ipotesi) sarebbe opportuno non scartare l'eventualità di scegliere un ulteriore terapeuta, tenendo anche presente che nella sua Città vi è una valida scuola.
Cordiali Saluti
dr Giovanni Ronzani

Cordiali Saluti

dr Giovanni Ronzani

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Dr. Federico Sasso Psicologo 16
Mi sento di intervenire nella disputa farmaco non farmaco,psicoterapia nn psicoterapia....forse la cosa importante è trovare un modo per farla sentire meglio! questo conta...io credoin un integrazione di psicoterapia e farmaco,ma credo anche che lasua situazione, in base a quello che lei descrive,debba essere affrontata con una terapia dapprima psicologica...il farmaco agisce sulsintomo,ma non sulle cause...

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Dr. Vincenzo Menniti Psichiatra 126 2
Gentile utente,come al solito in questi casi avviene, si assiste ad inutili, sterili quanto inopportune diatribe sulla scelta del trattamento da seguire: farmaco si farmaco no, psicoterapia si psicoterapia no. Quello che le sto per scrivere è un consiglio nel SUO INTERESSE e non nel mio o nei rigurdi della mia categoria;il mio parere può essere opinabile o meno, ma credo di parlarle con un pò di buon senso! Per farle capire meglio dove voglio arrivare le farò dei semplici esempi: se lei dovesse fratturarsi una gamba, dove andrebbe in primis? da un buon ortopedico che la ingessi e ridotta la frattura da un bravo riabilitatore o farebbe il contrario? Di nuovo se decidesse di costruire casa, da dove partirebbe: dalle fondamenta o dall'arredo degli interni? Le risposte mi sembrano quantomai scontate. Questo a dirle che il trattamento farmacologico non esclude quello psicoterapeutico e viceversa. Sono due strumenti diversi ma validi ed utilizzabili in sinergia per raggiungere l'obiettivo. A volte può essere necessario il solo intervento psicologico e non farmacologico, come anche accadere il contrario o valutare l'opportunità di utilizzare entrambi gli strumenti.Da quello che scrive non mi sembra che il suo sia un disagio di lieve entità o che la cura dello stesso sia comunque procrastinabile. Lei ha bisogno di un aiuto ORA per riacquistare il tono di energie, la voglia di vivere e successivamente rielaborare, se ce ne fosse il bisogno, determinati vissuti o rivisitare alcuni schemi comportamentali disfunzionali.
Che il farmaco agisca sul sintomo e non sia curativo mi lascia perplesso! In psicofarmacologia abbiamo fiumi di letteratura a dimostrazione del contrario;certo, abbiamo a disposizione farmaci sintomatici come ad esempio le benzodiazepine (i comuni sedativi)ma anche farmaci curativi; altrimenti non si spiegherebbe come mai dopo un periodo congruo di cura psicofarmacologica le dosi del farmaco possano essere diminuite fno alla sospensione lasciando il paziente libero da sintomi; come un buon internista che dispone di farmaci sintomatici(antiinfiammatori)e farmaci curativi (antibiotici).
Purtroppo ancora oggi si assiste alla stigmatizzazione dei farmaci psicotropi utili per il recupero del benessere psicoaffettivo dei pazienti,molto probabilmente perchè si ignora il loro funzionamento e la biochimica del cervello,e la cosa inquietante è che molto spesso si assiste ad una presa di posizione contraria tout court ,all'utilizzo degli stessi, da parte di categorie di professionisti che comunque operano nell'ambito del disagio mentale.
Venendo a noi, può optare per una soluzione che mi sembra quella più congrua al caso suo: si rivolga ad uno psichiatra che abbia anche una formazione in psicoterapia. In questo modo può essere indirizzato dallo stesso ad effettuare indagini ematochimiche che fughino il dubbio di un disturbo organico sottostante, può essere posta una diagnosi precisa e può essere valutata l'indicazione ad un trattamento farmacologico, psicoterapico o di entrambi in sinergia.

Cordiali saluti
dott. Vincenzo Menniti

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.5k 1k
gentile utente,

Credo che si debba chiarire in modo definitivo, come ha ben fatto il Dr. Menniti, che e' assolutamente falsa l'affermazione che "il farmaco agisce sul sintomo, ma non sulle cause", inoltre non vedo come sia possibile che uno psicologo, che non e' un medico, possa fare certe affermazioni in merito alle terapie farmacologiche delle quali ignora il funzionamento.
In ogni caso, la strada da intraprendere e' sempre il rivolgersi ad uno psichiatra in modo da ridurre tutti i sintomi disfunzionali con la farmacoterapia alla quale associare, eventualmente, una psicoterapia.

Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero

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[#11]
Dr. Federico Sasso Psicologo 16
I dottori hanno ragione sulfattoche lei deve cominciare ad affrontare il suo problema...a volte basta impegnarsi e la cura verrà da sola!non importa se farmacologica o psicoterapica o psicologica di sostegno. Credoche a lei importa poco...l'importante è che si sia sentito accolto e capito. Uno psicologo non prescrive farmaci è vero,ma se tiene veramente ai suoi pazienti,nei casi che ritiene necessario si fa supportare da uno psichiatra per la terapia farmacologica... cosa che troppo spesso non fanno i medici (psichiatri) troppo chiusi sulle loro idee e poco propensi a collaborare per il benessere delle persone.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.5k 1k
E questa nuova generalizzazione da quali grandi competenze nasce?

Mi pare proprio che l'utente abbia delle difficolta' specifiche in quanto il suo psicoterapeuta ha ridotto il problema alla psicoterapia piuttosto che riflettere sulla possibilita' di invio ad uno psichiatra.

Dr. F.S. Ruggiero

http://www.francescoruggiero.it
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Utente
Utente
Cari Dottori,
i sintomi che io avverto sono tali da farmi desiderare un situazione di benessere immediata e perciò un affrancamento dalle problematiche e dalle paure che il disturbo ansioso da un lato ha acuito e da un lato ha fatto nascere. La richiesta di indagini cliniche nasce dal fatto che il mio medico curante non mi consiglia niente (ho dovuto quasi LITIGARE perchè mi facesse fare gli esami per la tiroide!!!). Ecco perche vorrei conoscere qlc esame in particolare da effettuare. Se di ragioni psicologiche si trattasse io spero di essere in grado di farcela con l'aiuto dello psicoterapeuta (certo i sintomi è una parola farseli passare), certo è che nel momento in cui non mi sentissi in grado mi rivolgerei ad uno psichitra. La mia psicoterapeuta dice che visto la mia giovane età risponderei benissimo all'uso di ansiolitici ma alla prima occasione problematica ci ricadrei. Spero di non sbagliarmi. Grazie a tutti per la dedizione che mostrate nel vostro lavoro.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.5k 1k
Gentile utente,

la sua psicoterapeuta non ha nessuna conoscenza di farmacologia e cio' si capisce da cio' che afferma. L'uso di benzodiazepine e' fortemente sconsigliato in quanto le stesse sono dei sintomatici che a lungo andare creano dipendenza mentre il trattamento d'elezione prevede l'utilizzo di classi di farmaci che possano curarla.
Solo per questo cambierei psicoterapeuta.
Il suo medico di famiglia invece sembra aver individuato il problema e pertanto cerca di minimizzare proprio per non rendere i suoi sintomi peggiori.
L'obiettivita' clinica inoltre consente di fare ulteriori indagini che nel suo caso potrebbero risultare negative e confermare la presenza di un disturbo psichiatrico per il quale necessita di un trattamento adeguato.

Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero

http://www.francescoruggiero.it
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Utente
Utente
Gentile dottori,
mi sapreste consigliare un bravo specialista nella zona di Taranto che possa trattare questo disturbo o nel caso ci fosse qlc dubbio mi possa avviare a qlc esame per verificare patologie sottostanti.
Grazie
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Dr. Giovanni Ronzani Psicoterapeuta, Medico igienista 342 10
Gentile Utente, per la ricerca di uno psicoterapeuta nella sua zona potrebbe dare un'occhiata al sito della SITCC (Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva), www.sitcc.it, vi è un elenco di terapeuti iscritti a tale Società.
Cordiali Saluti
dr Giovanni Ronzani
Allergia

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