Grave depressione e vita senza sentimenti nè senso
Gentili dottori,
vi scrivo per un consiglio circa i problemi della persona che amo e con la quale ho una relazione.. Si tratta di una persona con un vissuto piuttosto difficile, contornato da gravi lutti familiari (la madre ed un fratello sono morti uccisi in due diversi incidenti di auto quando lui aveva tra i 25 ed i 30 anni) e, secondo quanto mi ha raccontato, di una storia familiare piuttosto burrascosa contrassegnata da violente liti familiari, una sua non accettazione da parte del padre soprattutto e carenti attenzioni da parte della madre, che ne hanno fatto un adolescente anticonformista ed esibizionista, che lo hanno portato a fuggire più volte da casa, ad essere un ribelle, per fare qualche esempio..
A questo quadro si è aggiunto poi un rapporto poco pulito con le donne, iniziato a 17 anni con una sua insegnante che lo ha portato a vivere con sé, sotituendolo, forse, al marito, almeno dal punto di vista del sesso e proseguito con avventure di ogni tipo sempre senza alcuno scopo costruttivo, ad eccezione di un'unica storia importante finita perchè la partner stanca dei continui tradimenti lo ha lasciato per un altro (di cui lui sapeva, ma che, penso io, data la sua condotta libertina, aveva dovuto accettare) facendogli anche del male gratuito.. Il risulato è un uomo solo (oggi ha 45 anni) che afferma che non è il caso di lasciarsi andare ai sentimenti e continua ad avere storie senza futuro, magari con donne impegnate, ad eccezione della sottoscritta.
Quest’uomo tuttavia, pur negandolo è alla disperata ricerca di affetto ed amore per poi scappare quando si coinvolge (perché dice, “con la quotidianità perdo la complicità, faccio del male a chi mi sta vicino”…dovrebbe essere il contrario)..
Quest’uomo è inoltre una persona fragile e facilmente influenzabile, se opportunamente blandito e sedotto (non dal punto di vista sentimentale, però, visto che le donne sono nemici che vogliono tutti la stessa cosa), che tende ad agire senza riflettere troppo in alcune situazioni, per poi pentirsi, pur essendo un uomo molto profondo ed intelligente..
Attraversa forti stati depressivi , come in questo periodo a seguito di seri problemi lavorativi (si tratta di una persona che riveste un ruolo di grande responsabilità), dando la sensazione di una persona, sola per scelta, ma triste per la sua solitudine, che si trascina in una vita senza senso, dalla quale vorrebbe per sua affermazione uscire, anche se non capiamo il come..
Ecco il quesito è questo: innanzitutto quale sarebbe l’aiuto immediato visto che versa, a causa dei succitati problemi lavorativi (che hanno un po’ messo in crisi un progetto di anni, evidenziando carenze di fondo e leggerezze iniziali nel progetto), in uno stato di grave prostrazione, contrassegnato da insonnia, pensieri tragici, mancanza di forza e di volontà, che durano ormai da circa sei mesi e che stanno avendo un continuo crescendo.
In secondo luogo quale sarebbe una giusta terapia per portare un po’ di ordine nella sua vita e che lo liberino dalle catene che lo tengono imprigionato.
Una mia amica neuropsichiatra infantile vorrebbe indirizzarlo verso una pisicoterapia cognitivo-comportamentale, eseguita da uno psichiatra psicoterapeuta, in quanto ritiene che lui in una prima fase possa aver bisogno anche di un’aiuto farmacologico che lo risollevi dal suo stato depressivo e teme che si annoi in un procedimento più lungo quale l'analisi. E’ giusto?
Grazie per l’aiuto che vorrete darci.
vi scrivo per un consiglio circa i problemi della persona che amo e con la quale ho una relazione.. Si tratta di una persona con un vissuto piuttosto difficile, contornato da gravi lutti familiari (la madre ed un fratello sono morti uccisi in due diversi incidenti di auto quando lui aveva tra i 25 ed i 30 anni) e, secondo quanto mi ha raccontato, di una storia familiare piuttosto burrascosa contrassegnata da violente liti familiari, una sua non accettazione da parte del padre soprattutto e carenti attenzioni da parte della madre, che ne hanno fatto un adolescente anticonformista ed esibizionista, che lo hanno portato a fuggire più volte da casa, ad essere un ribelle, per fare qualche esempio..
A questo quadro si è aggiunto poi un rapporto poco pulito con le donne, iniziato a 17 anni con una sua insegnante che lo ha portato a vivere con sé, sotituendolo, forse, al marito, almeno dal punto di vista del sesso e proseguito con avventure di ogni tipo sempre senza alcuno scopo costruttivo, ad eccezione di un'unica storia importante finita perchè la partner stanca dei continui tradimenti lo ha lasciato per un altro (di cui lui sapeva, ma che, penso io, data la sua condotta libertina, aveva dovuto accettare) facendogli anche del male gratuito.. Il risulato è un uomo solo (oggi ha 45 anni) che afferma che non è il caso di lasciarsi andare ai sentimenti e continua ad avere storie senza futuro, magari con donne impegnate, ad eccezione della sottoscritta.
Quest’uomo tuttavia, pur negandolo è alla disperata ricerca di affetto ed amore per poi scappare quando si coinvolge (perché dice, “con la quotidianità perdo la complicità, faccio del male a chi mi sta vicino”…dovrebbe essere il contrario)..
Quest’uomo è inoltre una persona fragile e facilmente influenzabile, se opportunamente blandito e sedotto (non dal punto di vista sentimentale, però, visto che le donne sono nemici che vogliono tutti la stessa cosa), che tende ad agire senza riflettere troppo in alcune situazioni, per poi pentirsi, pur essendo un uomo molto profondo ed intelligente..
Attraversa forti stati depressivi , come in questo periodo a seguito di seri problemi lavorativi (si tratta di una persona che riveste un ruolo di grande responsabilità), dando la sensazione di una persona, sola per scelta, ma triste per la sua solitudine, che si trascina in una vita senza senso, dalla quale vorrebbe per sua affermazione uscire, anche se non capiamo il come..
Ecco il quesito è questo: innanzitutto quale sarebbe l’aiuto immediato visto che versa, a causa dei succitati problemi lavorativi (che hanno un po’ messo in crisi un progetto di anni, evidenziando carenze di fondo e leggerezze iniziali nel progetto), in uno stato di grave prostrazione, contrassegnato da insonnia, pensieri tragici, mancanza di forza e di volontà, che durano ormai da circa sei mesi e che stanno avendo un continuo crescendo.
In secondo luogo quale sarebbe una giusta terapia per portare un po’ di ordine nella sua vita e che lo liberino dalle catene che lo tengono imprigionato.
Una mia amica neuropsichiatra infantile vorrebbe indirizzarlo verso una pisicoterapia cognitivo-comportamentale, eseguita da uno psichiatra psicoterapeuta, in quanto ritiene che lui in una prima fase possa aver bisogno anche di un’aiuto farmacologico che lo risollevi dal suo stato depressivo e teme che si annoi in un procedimento più lungo quale l'analisi. E’ giusto?
Grazie per l’aiuto che vorrete darci.
[#1]
E' giusto che lei si preoccupi per questa persona,ma nelle parole che lei scrive a me viene da pensare alla difficoltà che lei sta passando a stare con una persona che non riesce ad impegnarsi davvero...come mai lei non riesce a distaccarsi da tale relazione? vero lei risponderà lo amo...ma forse per aiutarlo davvero bisognerebbe chiarire meglio i bisogni che vi tengono insieme e rivolgervi a qualcuno....visto che è lei ad averne preso consapevolezza cominci lei o provi a parlarne con lui...
www.psicologinrete.it
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[#2]
Gentile utente,
vedo che questa storia la coinvolge e le dà da pensare. Quella che ci racconta è, però, la sua versione. Mi domando invece cosa (e come), quest'uomo, racconti a se stesso. Perchè inizi una terapia (che non significa semplicemente "andare da un terapeuta") è necessario che nasca una domanda da parte della persona.
Sarò un po' crudo, ma una serie anche lunga di lutti e frustrazioni non basta a spiegare, nè a giustificare una depressione. C'è qualcosa di più, che ha a che fare con la struttura della persona. Molte persone affrontano situazioni anche drammatiche nella vita, ma rispondono in maniera ogni volta singolare. (anche per questo "la depressione" in quanto tale non esiste, come non esistono due depressi identici, per quanto i sintomi siano spesso simili).
Personalmente non demonizzo i farmaci, però non credo che la prima preoccupazione debba essere quella di sopprimere i sintomi. Ho idea che i sintomi non siano semplicemente accidenti occasionali, e per questo forse è opportuno interrogarli, provare a scoprire cosa li sostiene (e non significa andare ogni volta a cercare la favola dell'infanzia difficile. Cosa fa sì che oggi questi sintomi si ripresentino? C'è sempre un tornaconto nei sintomi, anche se pare paradosale. Ad esempio sembra che i sintomi di questa persona riescano a permettergli un certo stile di vita, e non viceversa; e sembra che abbiano anche un certo effettosu di lei, che se ne preoccupa, forse si lega maggiormente, lo vuole curare...non le pare?)
E' ovvio che in questa sede non possiamo trovare alcuna soluzione, tanto più che parliamo di un'altra persona. Mi sono solo permesso di risponderle, perchè mi sembra che la sua lettera sollevi tante questioni interessanti, tante domande (anche se forse lei cercava piuttosto delle risposte, lo so, macredo che le domande siano più affascinanti e più difficili da porre).
Non so se le sono stato utile. Credo però che per intraprendere la strada dell'analisi serva responsabilità e molta etica personale, che significa semplicemente che la persona smette di trovarsi delle scuse (es: "sono così perchè ho avuto un'infanzia difficile" etc...), che possono anche essere vere, beninteso, ma che ad un certo punto suonano anche un po' come alibi... Per questo non credo che lei possa fare molto per lui, almeno non direttamente. Può invece interrogarsi sul suo desiderio, e chiedersi ad esempio cosa trova lei di interessante in questa persona, cosa le piace, come la coinvolge, cosa la lega ad una persona con queste caratteristiche. Forse allora, partendo dalei e magari cambiando anche un po' la sua posizione soggetiva, noterà delle ripercussioni sulla sua relazione e su questa persona.
Ecco, volevo solo portare alcune mie personali considerazioni, spero di averle dato qualche spunto interessante.
Grazie
Diego Busiol
vedo che questa storia la coinvolge e le dà da pensare. Quella che ci racconta è, però, la sua versione. Mi domando invece cosa (e come), quest'uomo, racconti a se stesso. Perchè inizi una terapia (che non significa semplicemente "andare da un terapeuta") è necessario che nasca una domanda da parte della persona.
Sarò un po' crudo, ma una serie anche lunga di lutti e frustrazioni non basta a spiegare, nè a giustificare una depressione. C'è qualcosa di più, che ha a che fare con la struttura della persona. Molte persone affrontano situazioni anche drammatiche nella vita, ma rispondono in maniera ogni volta singolare. (anche per questo "la depressione" in quanto tale non esiste, come non esistono due depressi identici, per quanto i sintomi siano spesso simili).
Personalmente non demonizzo i farmaci, però non credo che la prima preoccupazione debba essere quella di sopprimere i sintomi. Ho idea che i sintomi non siano semplicemente accidenti occasionali, e per questo forse è opportuno interrogarli, provare a scoprire cosa li sostiene (e non significa andare ogni volta a cercare la favola dell'infanzia difficile. Cosa fa sì che oggi questi sintomi si ripresentino? C'è sempre un tornaconto nei sintomi, anche se pare paradosale. Ad esempio sembra che i sintomi di questa persona riescano a permettergli un certo stile di vita, e non viceversa; e sembra che abbiano anche un certo effettosu di lei, che se ne preoccupa, forse si lega maggiormente, lo vuole curare...non le pare?)
E' ovvio che in questa sede non possiamo trovare alcuna soluzione, tanto più che parliamo di un'altra persona. Mi sono solo permesso di risponderle, perchè mi sembra che la sua lettera sollevi tante questioni interessanti, tante domande (anche se forse lei cercava piuttosto delle risposte, lo so, macredo che le domande siano più affascinanti e più difficili da porre).
Non so se le sono stato utile. Credo però che per intraprendere la strada dell'analisi serva responsabilità e molta etica personale, che significa semplicemente che la persona smette di trovarsi delle scuse (es: "sono così perchè ho avuto un'infanzia difficile" etc...), che possono anche essere vere, beninteso, ma che ad un certo punto suonano anche un po' come alibi... Per questo non credo che lei possa fare molto per lui, almeno non direttamente. Può invece interrogarsi sul suo desiderio, e chiedersi ad esempio cosa trova lei di interessante in questa persona, cosa le piace, come la coinvolge, cosa la lega ad una persona con queste caratteristiche. Forse allora, partendo dalei e magari cambiando anche un po' la sua posizione soggetiva, noterà delle ripercussioni sulla sua relazione e su questa persona.
Ecco, volevo solo portare alcune mie personali considerazioni, spero di averle dato qualche spunto interessante.
Grazie
Diego Busiol
[#3]
Utente
Ad entambi i dottori gentilissimi che hanno risposto volevo fare una precisazione. Che non è un tirarsi indietro. Nella fretta di scrivere ho omesso di dire che la relazione che ho oggi con questa persona è di amicizia, perchè pur amandolo credo il suo stile di vita sia insopportabile per me, mi faccia soffrire e mi deprivi come persona. Ergo già da 7 mesi la storia è finita e vi ho posto fine io.
Oggi siamo amici. Enon so se la mia coscienza, l'affetto o che altro mi hanno spinto, dietro sua chiara richiesta di aiuto e intenzione di fare analisi a chiedere un consiglio. Per dovizia di particolari di quest'uomo non ho mai amato lo stile di vita nè ciò che ho descritto sopra, ma la grandissima intelligenza e sensibilità che quando non si chiude a riccio riesce a dimostrare.
Certamente forse dovrei preoccuparmi per me di più, ma al momento chi è veramente a terra, chiede aiuto, un aiuto che io non so dare, è lui.
Oggi siamo amici. Enon so se la mia coscienza, l'affetto o che altro mi hanno spinto, dietro sua chiara richiesta di aiuto e intenzione di fare analisi a chiedere un consiglio. Per dovizia di particolari di quest'uomo non ho mai amato lo stile di vita nè ciò che ho descritto sopra, ma la grandissima intelligenza e sensibilità che quando non si chiude a riccio riesce a dimostrare.
Certamente forse dovrei preoccuparmi per me di più, ma al momento chi è veramente a terra, chiede aiuto, un aiuto che io non so dare, è lui.
[#5]
ecco, però come vede le questioni si moltiplicano, parlando, non si riducono.
Mi permetta, ma è ben curioso che lei abbia omesso di dire che ha posto fine alla storia da 7 mesi. Lei dice "nella fretta di scrivere", ma mi viene da pensare che forse non è tutto qui, no? Voglio dire che possiamo anche prenderlo come un lapsus...
E comunque non sposta tanto la questione; è ammirabile che lei cerchi di aiutare una persona cara, ma non è neanche dovuto, e allora mi domando cosa la spinga a farlo.
Ma quello che più mi preme sottolineare è che c'è comunque una bella differenza tra, ad esempio, un urlo straziante di chi prova un dolore fortissimo, l'ingiuria di chi si sente defraudato, il grido di chi vuole richiamare l'attenzione, la richiesta di chi vuole qualcosa, l'imperativo e l'aggressività di chi avanza una pretesa, il lamento di chi si sente vittima. Voglio dire che non sono tutte richieste di aiuto, almeno, non lo sono ancora. Perchè emerga una domanda serve qualcos'altro, e per ciascuno i tempi sono diversi. Certo io mi sento di consigliare l'analisi, perchè penso che possa servire a chiunque (ma vedo che per ora questo amico ha indirizzato la sua richiesta a lei, e ciò mi fa un po' dubitare che abbia davvero intenzione di mettersi in gioco). E poi mi permetta, l'analisi non va immaginata come qualcosa di pesante, di noioso, in cui si va a scavare nel passato per trovare chissà cosa. L'analisi dovrebbe essere efficace in ogni seduta, e soprattutto tra una seduta e l'altra, cioè ha davvero degli effetti nel reale. E dico questo perchè leggo sempre domande del tipo "quale terapia è meglio?". E perchè mai una terapia dovrebbe puntare ad essere efficace e un'altra no?
Insomma, la invito solo a ripensare alle questioni che ha posto, io non darei neanche per scontato che il suo amico sia ancora disposto ad iniziare una analisi o una terapia, per quanto possa stare male o soffrire in questo momento. In ogni caso, ritengo che l'analisi o la terapia possano essere l'unica strada percorribile, e se davvero questa persona è così a terra, non vedo perchè non dovrebbe provare a fare dei colloqui preliminari con un terapeuta...(o più d'uno, per poi decidere con chi iniziare un percorso).
Cordialmente
DB
Mi permetta, ma è ben curioso che lei abbia omesso di dire che ha posto fine alla storia da 7 mesi. Lei dice "nella fretta di scrivere", ma mi viene da pensare che forse non è tutto qui, no? Voglio dire che possiamo anche prenderlo come un lapsus...
E comunque non sposta tanto la questione; è ammirabile che lei cerchi di aiutare una persona cara, ma non è neanche dovuto, e allora mi domando cosa la spinga a farlo.
Ma quello che più mi preme sottolineare è che c'è comunque una bella differenza tra, ad esempio, un urlo straziante di chi prova un dolore fortissimo, l'ingiuria di chi si sente defraudato, il grido di chi vuole richiamare l'attenzione, la richiesta di chi vuole qualcosa, l'imperativo e l'aggressività di chi avanza una pretesa, il lamento di chi si sente vittima. Voglio dire che non sono tutte richieste di aiuto, almeno, non lo sono ancora. Perchè emerga una domanda serve qualcos'altro, e per ciascuno i tempi sono diversi. Certo io mi sento di consigliare l'analisi, perchè penso che possa servire a chiunque (ma vedo che per ora questo amico ha indirizzato la sua richiesta a lei, e ciò mi fa un po' dubitare che abbia davvero intenzione di mettersi in gioco). E poi mi permetta, l'analisi non va immaginata come qualcosa di pesante, di noioso, in cui si va a scavare nel passato per trovare chissà cosa. L'analisi dovrebbe essere efficace in ogni seduta, e soprattutto tra una seduta e l'altra, cioè ha davvero degli effetti nel reale. E dico questo perchè leggo sempre domande del tipo "quale terapia è meglio?". E perchè mai una terapia dovrebbe puntare ad essere efficace e un'altra no?
Insomma, la invito solo a ripensare alle questioni che ha posto, io non darei neanche per scontato che il suo amico sia ancora disposto ad iniziare una analisi o una terapia, per quanto possa stare male o soffrire in questo momento. In ogni caso, ritengo che l'analisi o la terapia possano essere l'unica strada percorribile, e se davvero questa persona è così a terra, non vedo perchè non dovrebbe provare a fare dei colloqui preliminari con un terapeuta...(o più d'uno, per poi decidere con chi iniziare un percorso).
Cordialmente
DB
[#6]
Utente
In effetti professore lui non ha chiesto aiuto a me, ma ad una mia amica neuropsichiatra infantile in mia presenza ed ha già chiamato il dottore che lei gli ha consigliato. Io mi ponevo solo il problema della giustezza della strada indicata dalla mia amica e della quale ho detto nel messaggio iniziale. Relativamente al mio interesse ad ofrirgli aiuto, piuttosto che al senso dell'affetto che comunque ora gli porto sono interrogativi che già mi sono posta e che sicuramente cercherò di risolvere con l'aiuto di qualcuno e non lo dico per dire, l'analisi mi affascina, al di là dei problemi più o meno gravi che ognuno si porta è un modo per conoscersi e per migliorare, cosa che non mi spaventa affatto.
grazie
grazie
[#7]
Gentile utente
concordo con la scelta della neuropsichiatra infantile, è corretto rivolgersi ad uno psicoterapeuta che sia capace di valutare se è necessario un aiuto farmacologico in abbinamento ad una psicoterapia.
Il suo amico riveste un ruolo di responsabilità a lavoro e bisogna capire quanto stia mettendo a rischio il suo posto di lavoro.
La psicoterapia ha dei tempi lunghi, a volte è necessario prima affrontare i sintomi e poi ricercare a fondo le origini di una tale sofferenza.
Un cordiale saluto
Giuliana Apreda
concordo con la scelta della neuropsichiatra infantile, è corretto rivolgersi ad uno psicoterapeuta che sia capace di valutare se è necessario un aiuto farmacologico in abbinamento ad una psicoterapia.
Il suo amico riveste un ruolo di responsabilità a lavoro e bisogna capire quanto stia mettendo a rischio il suo posto di lavoro.
La psicoterapia ha dei tempi lunghi, a volte è necessario prima affrontare i sintomi e poi ricercare a fondo le origini di una tale sofferenza.
Un cordiale saluto
Giuliana Apreda
d..sa Giuliana Apreda
psicolo psicoterapeuta
[#8]
Gentile utente,
prenda seriamente in considerazione la necessità di consigliare una consulenza psichiatrica la fine di diagnosticare e trattare eventualmente anche con un sostegno farmacologico la problematica descritta. A tutto ciò sarà poi possibile associare un supporto psicologico.
Cordialmente
prenda seriamente in considerazione la necessità di consigliare una consulenza psichiatrica la fine di diagnosticare e trattare eventualmente anche con un sostegno farmacologico la problematica descritta. A tutto ciò sarà poi possibile associare un supporto psicologico.
Cordialmente
Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com
[#9]
Gentile utente,
la richiesta di un'iniziale consultazione psichiatrica è sicuramnte la via più deguata: potranno essere valutati i tempi e i modi di una probabile somministrazione farmacologica e impostato un percorso psicoterapeutico e di sostegno.
Tra gli indirizzi consigliati quello cognivo-comportamentale e Ipnotico eriksoniano.
Deve però interrogarsi in primis sulla reale motivazione del suo compagno a rimettersi in gioco a questo punto della sua vita e sulla effettiva volontà di intraprendere un percorso di questo tipo.
Senza un'autentica motivazione intrinseca difficilmente anche il più efficace indirizzo sortirà buoni effetti.
Con i migliori auguri
F.I.Passoni
studiopsicologia@hotmail.it
la richiesta di un'iniziale consultazione psichiatrica è sicuramnte la via più deguata: potranno essere valutati i tempi e i modi di una probabile somministrazione farmacologica e impostato un percorso psicoterapeutico e di sostegno.
Tra gli indirizzi consigliati quello cognivo-comportamentale e Ipnotico eriksoniano.
Deve però interrogarsi in primis sulla reale motivazione del suo compagno a rimettersi in gioco a questo punto della sua vita e sulla effettiva volontà di intraprendere un percorso di questo tipo.
Senza un'autentica motivazione intrinseca difficilmente anche il più efficace indirizzo sortirà buoni effetti.
Con i migliori auguri
F.I.Passoni
studiopsicologia@hotmail.it
F.I.Passoni
Dir. di SYNESIS, Centro di Consulenza Psicologica, Psicoterapia & Ipnosi Clinica
studiopsicologia@hotmail.it
[#10]
Utente
ringrazio i dottori per l'interessamento e la disponibilità. Non so cosa spinga il mio amico a voler fare psicoterapia in questo momento. Suppongo la sua motivazione maggiore sia il voler uscire dallo stato di grave prostrazione nel quale versa che lo porta a non dormire la notte da mesi a sognare fughe impossibili a pensare al suicidio e vedere tutto nero senza un punto di luce. Che con questo voglia o abbia capito che la soluzione sta nell'affrontare globalmente il suo modus vivendi e la sua vita è cosa di cui dubito o non sono molto sicura.
Mille grazie
Mille grazie
[#11]
Gentile Utente,
la situazione che descrive appare legata ad una riduzione del tono dell'unore e pertanto l'indicazione che le è stata data dalla Neuropsichiatra mi sembra pertinente. Lo indirizzi verso questa strada alla quale far seguire, eventualmente, una consulenza psicoterapeutica da un collega della sua zona.
Cordialmente
Dr.ssa Ilenia Sussarellu
i.sussarellu@libero.it
la situazione che descrive appare legata ad una riduzione del tono dell'unore e pertanto l'indicazione che le è stata data dalla Neuropsichiatra mi sembra pertinente. Lo indirizzi verso questa strada alla quale far seguire, eventualmente, una consulenza psicoterapeutica da un collega della sua zona.
Cordialmente
Dr.ssa Ilenia Sussarellu
i.sussarellu@libero.it
Dr.ssa Ilenia Sussarellu, i.sussarellu@libero.it
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, Psicologo Cilinico-Forense
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 13.1k visite dal 12/09/2007.
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