Il vomito, così come domenica scorsa

Gentilissimi Dottori,
meno di una settimana fa ho richiesto un consulto in scienze dell’alimentazione per avere un aiuto sulla dieta da seguire per perdere peso, senza ricadere nell’anoressia e nella bulimia.
Mi è stato risposto, dal gentile Dr Lai, che forse avrei dovuto riflettere sui miei comportamenti perché forse ho ancora qualche problema.
Vi disturbo nuovamente perché oggi mi sono provocata il vomito, così come domenica scorsa e quella prima, quando ho vomitato per la prima volta dopo quasi un anno.
Vedrò il mio terapeuta solo fra tre settimane ma sento ora il bisogno di un sostegno e di rassicurazione.
Ho fatto una riflessione che forse è un po’ assurda ma che mi sembra stare in pedi benissimo: fumare fa male; fumare una sigaretta alla settimana, però, sembra un ottimo compromesso per il fumatore, il quale non abbandona del tutto il suo vizio ma se lo concede talmente poco da provocare danni minimi. Non può essere la stessa cosa per il vomito? Se io durante tutta la settimana seguissi la mia dieta e facessi la mia attività fisica e poi, per caso (non per forza), durante il week end mi concedessi un’abbuffata liberatoria, sarebbe tanto grave? Vomitare una volta alla settimana non è davvero niente, non può essere una piccola “stampella” accettabile? Proprio come una sigaretta?
Non giudicatemi stupida, vi prego, e non rispondetemi male, piuttosto lasciatemi senza risposta!
Il fatto è che è stato bello vomitare di nuovo, mi ha dato ancora, come una volta, una sensazione di leggerezza e liberazione. So che ci sono altri modi per sentirsi più leggeri ma anche questo è uno! E se non lo faccio tanto da distruggermi stomaco, esofago e denti e da causare squilibri elettrolitici, non si può accettare?

Vi ringrazio (e mi scuso di aver chiesto due consulti nel giro di pochi giorni!).

Chiara
[#1]
Dr. Massimo Lai Psichiatra 832 30 24
Cara Chiara,

è naturale che vomitare una volta alla settimana sia meglio che farlo tutti i giorni.
Ormai conosce i rischi connessi col vomito, i danni alla nucosa dell'esofago, la perdita di elettroliti etc... e la falsa illusione di perdere peso in questo modo.
Comunque se proprio deve, meglio farlo il meno possibile, quando riesce eviti, metta in moto quei meccanismi che avrà imparato per cercare di evitare le ricadute.
E' già positivo che abbia preso un appuntamento con il suo terapeuta.
Saluti e ci tenga informati
Massimo Lai

Massimo Lai, MD

[#2]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
gentile Chiara,
ho letto con attenzione la sua mail. Il vomito auto-indotto viene utilizzato, da chi soffre di disturbo del comportamento alimentare, come una condotta "compensatoria", finalizzata appunto a "compensare" gli esiti di un'abbuffata, sia essa oggettiva o soggettiva. In poche parole, vomitare serve appunto per "liberarsi", sgravarsi da qualcosa che è stato mangiato e che ora ci si sente addosso.

Il vomito, però, non sempre viene indotto dopo un'abbuffata, ma a volte può seguire all'assunzione di qualsiasi cibo. Dopo il vomito solitamente si sperimentano comunque emozioni contrastanti: da un lato si riesce a placare temporaneamente quel vago senso di colpa per aver sgarrato durante la settimana, dall'altro però la propria autostima registra una certa flessione, poichè si ricade nuovamente nella "necessità" di compensare

Ma il vomito è l'ultimo dei problemi di chi soffre di un DCA: il primo fra tutti è la preoccupazione, l'idea martellante di poter metter su peso, di avere un corpo "deforme" e non omogeneo. Il Suo problema sembra proprio questo: lei si sente in dovere di seguire "regolarmente" la propria dieta settimanale, ma questo dovere (=tentativo di controllo) la spinge a "lascarsi andare", almeno una volta alla settimana, a rilassarsi

Poi la settimana ricomincia, ricominciano i doveri, la regolarità, la dieta e l'esercizio fisico. E' praticamente certo che anche domenica prossima lei avvertirà il forte desiderio di sgarrare

Ho l'impressione che il suo caso non sia stato correttamente inquadrato. Disturbi come il Suo andrebbero seguiti da un'equipe multidisciplinare specializzata nella cura dei disturbi dell'alimentazione, formata da dietisti, medici, psichiatri e specialmente da psicoterapeuti con una formazione cognitivo-comportamentale

In Italia esistono diversi centri che potrebbero aiutarla, lei non si sentirebbe sola e non avrebbe bisogno di scrivere su internet per trovare un po' di conforto

Io rivaluterei completamente la terapia che sta seguendo: molti psicoterapeuti decidono di seguire comunque casi simili al suo senza una preparazione specifica, necessaria in questi casi, e possono andare avanti per anni perchè persone come Lei mantengono più o meno lo stesso peso, non dimagriscono in modo allarmante come nei casi di anoressiche "restrittive"

Mi rendo conto che ripensare a tutta la terapia sia doloroso, oggi, per lei, ma pensi al dolore che sta comunque provando, ogni volta che avverte la spinta a "lasciarsi andare", ogni volta che si sente in colpa

Ma credo che lei lo debba a se stessa, perchè il dottor Lai ha perfettamente ragione a sottolineare quanto queste condotte siano nocive per la salute

Le faccio i migliori auguri

Daniel Bulla

dbulla@libero.it

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

I disturbi alimentari (DCA), come anoressia, bulimia e binge eating, sono patologie legate a un comportamento disfunzionale verso il cibo. Sintomi, cause, cura.

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