Il mio dramma esistenziale è che se qualcosa esce fuori dai binari della mia "normalità", della

Da circa 6 anni soffro di attacchi di panico curati farmacologicamente con eutimil-lamictal-noritren-litio. Tuttavia noto che non solo non sono scomparsi, ma si ripresentano nei momenti più "difficili da gestire" tipo in ufficio, a pranzo, etc... Potrei dire che si manifestano "in parte", nel senso che il più delle volte non sfociano nel vero e proprio attacco, ma si limitano ad eventi singoli (tipo sudorazione fredda, sbandamenti, bocca secca e soprattutto quella stranissima "paura di impazzire" che a malapena riesco a descrivere al mio psichiatra). E' come se avessi la testa piena che prima o poi si prepara ad esplodere. Ho paura di stare male davanti alle persone che conosco (come colleghi, amici, parenti) mentre lo stesso timore non si verifica quando sono con estranei (tra l'altro il mio DAP non è collegato con l'agorafobia).
Non ce la faccio più. Il mio dramma esistenziale è che se qualcosa esce fuori dai binari della mia "normalità", della mia "perfezione" cado nella depressione più cupa. Mi viene da dire "come stavo bene ieri...." e magari la stessa cosa l'avevo detta il giorno prima. Il mio IO cerca continuamente uno stato di grazia, facendo a botte con il DAP. Vorrei uscirne. Non mi sento più una persona tranquilla. Non so cosa voglia dire essere felici....HELP!
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Per meglio inquadrare il caso e dare una risposta è necessario chiarire, secondo me, alcuni aspetti.
La diagnosi, a giudicare dalla terapia, non comprende soltanto gli attacchi di panico ma probabilmente un disturbo dell'umore (o depressione ricorrente o disturbo bipolare). Inoltre: ciò che è indicato come "attacchi di panico" non ha risposto a medicine teoricamente efficaci (noritren e eutimil) anche se non so i dosaggi, gli attacchi non sono migliorati e non sono comunque collegati all'agorafobia, ma invece alla presenza di familiari: avete parlato con il suo psichiatra della eventualità che non si tratti di "attacchi di panico" perlomeno secondo il significato tecnico del termine, ma di fenomeni di altra natura ? Sono stati provati altri farmaci, ad esempio TOFRANIL, analogo al NORITREN come classe e più specifico per il panico ? I due farmaci sono stati provati alla dose efficace piena ?
Se si tratta di un disturbo bipolare, la terapia antidepressiva è stata mantenuta sempre o si è provato ad utilizzare una terapia basata solo o quasi solo sugli stabilizzanti e il litio ?
Queste precisazioni sono essenziali poiché, prima di ricorrere a strategie per il cosiddetto "panico resistente" è necessario escludere che vi siano equivoci diagnostici e che le soluzioni standard siano state effettivamente provate senza risultati.
Anche gli aspetti di intolleranza "esistenziale" all'imprevisto e all'imperfezione rientrano in un assetto di tipo ossessivo, che forse andrebbe per così dire preso di mira a livello farmacologico come aspetto di maggior rilievo.
Per procedere con queste considerazioni, se crede, mi dia più dettagli.
Saluti

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Attivo dal 2006 al 2007
Ex utente
Dottore intanto la ringrazio per la risposta. Vorrei fornirLe ulteriori dettagli. Intanto la terapia attuale è la seguente: Eutimil 20mg (2 cmp al giorno) Lamictal 25mg (2 cmp al giorno) Carbolithium 300,g (3 cmp al giorno) Noritren 25mg (3 cmp al giorno). A questa terapia il mio psichiatra aveva aggiunto il Mirapexin 0.18mg (1/2 cmp due volte al giorno) che ho sospeso immediatamente in quanto mi provocava attacchi di sonno improvvisi. Nell'arco di 6 anni di terapia ho assunto (per brevi periodi di tempo visto la parziale inefficacia) anafranil, fluoxetina, paroxetina, abilify (!!) neurolettici (ai quali sono allergico) e soprattutto zoloft (che è stato la mia salvezza...poi ho dovuto sospenderlo in quanto a seguito di una gastroscopia erano stati individuati dei microsanguinamenti delle pareti dello stomaco "forse" riconducibili proprio allo zoloft. Infatti nel foglio illustrativo è riportato come uno dei più "rari" effetti collaterali). Con lo Zoloft 50mg stavo proprio bene ma lo psich. non ha più voluto prescriverlo dopo il referto dell'endoscopia.
Quest'ultima cura la seguo da aprile 2006. Tra gli effetti collaterali (ammesso che vi sia rapporto causale) è l'impossibilità di dormire in maniera continua. Mi sveglio 3-4 volte durante la notte pur dormendo comunque 7-8 ore. Dottore questo è tutto. HELP!
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
La terapia che mi descrive sembra quella per un disturbo bipolare con concomitanti disturbi d'ansia (è la regola che vi siano). Lei ha assunto prodotti antiossessivi e anche antipanico, ma che di solito si evitano nel panico grave perché all'inizio possono dar noia, visto che sono i più stimolanti (ZOLOFT, ma anche FLUOXETINA e ANAFRANIL). Lo svegliarsi durante la notte è normale, il fastidio che si prova quando questo succede pul derivare dal fatto che il sonno non è riposante alla fine oppure che si vorrebbe non svegliarsi e fare un unico sonno, il che in genere è un modo ossessivo di vivere la cosa.
Forse (ma è d'obbligo consultare un medico per questo) potrebbe trarre maggior beneficio da farmaci meno stimolanti a dosaggio pieno, oppure provare i farmaci NSRI, a meccanismo d'azione misto (EFEXOR E CYMBALTA).
Il problema con le terapie antidepressive a lungo termine è che spesso hanno un effetto destabilizzante sull'umore, nel senso che tendono a farlo oscillare in maniera praticamente continua, e con esso possono oscillare in maniera sgradevole e repentina i sintomi d'ansia. Ma questa è solo un'ipotesi ricavata dalle conoscenze generali, non avendo un idea diretta del suo caso.
In ogni modo, diciamo che potrebbe beneficiare di farmaci adatti al trattamento del panico quando associato al disturbo bipolare oppure intraprendere trattamenti pensati per i casi di panico resistente.
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Dr. Giovanni Ronzani Psicoterapeuta, Medico igienista 329 8
Gentile Utente,
Appare abbastanza significativa la sua osserazione circa le circostanze per le quali si manifestano le condizioni di maggior disagio: " Ho paura di stare male davanti alle persone che conosco... mentre lo stesso timore non si verifica quando sono con estranei..." Questo vuol dire che al di là della stabilizzazione per mezzo di farmaci potrebbe esserci la condizione per percorrere qualche altra via per affrontare il problema, per comprendere i meccanismi di generazione e mantenimento degli stati descritti. Penso che varrebbe la pena pensare di non escludere del tutto un approccio psicoterapeutico da affiancare alla terapia farmacologica.
Cordiali Saluti
dr Giovanni Ronzani

Cordiali Saluti

dr Giovanni Ronzani

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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente
il farmaco serve per gestire una situazione sintomatica, ma non risolve da solo le cause del problema o ciò che contribuisce a mantenerlo (e di conseguenza la costringe a prendere farmaci in continuazione).
Per cui mi rivolgerei ad uno psicoterapeuta cognitivo-comportamentale della sua zona.

Cordialmente

Daniel Bulla
dbulla@libero.it

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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