Idronefrosi di terzo grado: precauzioni e attività fisica

Salve egregi dottori.

Negli ultimi tre giorni ho sofferto di forti fitte al basso addome destro. Recatomi per due giorni consecutivi al pronto soccorso per il dolore difficilmente sopportabile, si è alla fine scoperto che il responsabile dell'accaduto è il rene destro (coliche renali). A seguito di RX diretta dell'addome, ecografia e TAC dell'apparato urinario, mi è stata diagnosticata una idronefrosi di III grado.
Riporto di seguito i referti dell'ecografia:

Non versamento libero nelle logge valutabili.
Assenti lesioni a livello del fegato, pancreas, milza e rene sinistro.
Il rene detro presenta un'idroefrosi di terzo grado: diametro antero-posteriore pielico di 1,9 cm.
Colecisti alitiasica; regolare è il calibro della via biliare principale.
Non ectasia dell'aorta addominale.
Assenti lesioni a carico della vescica, nei limiti della moderata replezione.

E qui quelli della TAC:

Entrambi i reni mostrano dimensioni e spessore parenchimale conservato.
A destra si conferma l'odierna condizione idronefrotica descritta con ecografia, non accompagnata da significativa ureterectasia: displasia giuntale?
Non immagini litiasiche sulla proiezioni delle vie urinarie.

L'urologo da cui mi hanno mandato ha confermato la sindrome da GPU, la cui unica soluzione, pare, essere l'operazione.
Un po' preoccupato, sono in attesa di nuove analasi (TC addome pelvica con mdc e scintigrafia renale sequenziale), che però dovrò fare in un'altra regione rispetto a quella in cui ho fatto le precedenti, in regime di ps, e quindi presso un altro urologo che mi dovrà seguire.

Sperando di poter fare il tutto in tempi brevi -perchè, da quel che ho capito, per evitare complicazioni è bene intervenire quanto prima: potete confermarmelo?-, ho alcuni dubbi comportamentali. Per evitare nuove, violente coliche è consigliabile seguire un particolare regime dietetico e, soprattutto, bere molto (o il contrario)? Non ho avuto modo di chiederlo in ps, e chiedo a voi in attesa di ricevere il nuovo consulto urologico.
Inoltre, quotidianamente faccio attività fisica, anche intensa: nel mentre, in attesa dell'auspicata operazione e in assenza di episodi dolorosi, è controindicata? Può favorire le coliche o, comunque, peggiorare il quadro descritto?

Ringrazio in anticipo per la pazienza e le risposte, cordiali saluti.
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Dr. Paolo Piana Urologo 42k 1.8k 19
Una decisione definitiva sul da farsi dipende dagli esiti degli accertamenti di cui si è in attesa. Vi è una certa dilatazione del bacinetto, ma certamente non così spiccata (2 cm) e forse anche un po' sproporzionata all'entità dei suoi disturbi. D'ogni modo, nell'attesa le diremmo di non imporsi rinunce drastiche (tipo "fare il malato" ...), solamente comportarsi con un po' di giudizio. Non ci pare ragionevole indurre ad aumentare più di tanto il carico idrico. Noi urologi passiamo il nostro tempo a stimolare la gente a bere più acqua, ma vi sono delle eccezioni.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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Utente
Utente
La ringrazio per la pronta, e rassicurante, risposta.

Attenderò, a maggior ragione, questi esami. Per completare il quadro, ho in programma una visita gastroenterologica per ricorrenti disturbi intestinali (irregolarità dell'alvo, meteorismo, digestione non regolare), e la TAC di cui sopra ha evidenziato tra l'altro, in nota, la presenza di piccoli, diffusi diverticoli nel sigma. Ma, da come mi è stata prospetta la situazione in ospedale, le mie forti fitte all'addome sarebbero dovute a questa conformazione del rene e non ad altro (infatti, prima di questa scoperta, ero sicuro che i miei problemi fossero legati all'intestino, in particolare al colon). Spero di poter dipanare la matassa.

Nel mentre seguirò il suo consiglio giudizioso, mantenendo un regime alimentare e soprattutto idrico normale, senza eccessi in un senso o nell'altro -se ho capito male, mi corregga pure! E per l'attività fisica, quindi, la porterò avanti senza esagerazione, in attesa.

Inoltre, per contrastare il dolore forte mi è stato consigliato di evitare antispastici ma di prendere unicamente antidolorifici. Non avendo una ricetta specifica, ho potuto prendere solo Tachipirina 1000: può andare bene (anche per le possibili controindicazioni a carico del rene) o meglio prendere altro, magari più "forte"?
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Dr. Paolo Piana Urologo 42k 1.8k 19
Il paracetamolo unisce una efficacia accettabile ad una discreta tollerabilità, che ne permette un uso anche abbastanza prolungato nel tempo. Ancora una volta ci permettiamo di esprimere la nostra titubanza sul collegamento dei suoi disturbi al rene. Comunque le indagini potranno aiutare, ma ci vorrà anche parecchia sensibilità nell'interpretarle.
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Utente
Utente
La ringrazio ancora.

Attenderò l'esito delle analisi e, nel caso, Vi manterrò informati.

Cordiali saluti.
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Utente
Utente
Egregi dottori, scrivo per aggiornarVi sulla mia situazione.

Gli esami che mi aveva prescritto l'urologo di Macerata (scintigrafia e TAC mdc, per appurare la presunta sindrome da GPU) sono stati sconsigliati dal mio medico curante e dall'urologo di fiducia, pensando entrambi che le mie fossero state coliche da calcoli. Effettivamente, ripensando a quei giorni di travaglio in ps, ricordo di aver avuto a tratti difficoltà nella minzione, e l'urina (anche nei giorni precedenti) risultava estremamente scura e maleodorante, cosa che effettivamente può far pensare alla presenza di calcoli. E devo averli espulsi, se non ricordo male, proprio il terzo giorno di coliche, quando ero in ps (ricordo una difficoltà e un particolare bruciore alle basse vie urinarie durante la minzione), quindi prima dell'analisi ecografica e tomografica (che difatti non avevano mostrato presenza litiasica).
Mi è stata così consigliata una nuova ecografia e un esame delle urine. Così ho fatto dopo qualche giorno, e l'esame ecografico ha così sentenziato:

"Reni in sede, normali per volume ed ecostruttra, con corticale normalmente rappresentata ed esenti da immagini riferibili a calcoli od a dilatazione delle vie esecretrici. Normali i grossi vasi addominali. Non adenopatie retroperitoneali o raccolte fluide nello scavo pelvico."

L'urinocultura non ha riscontrato infezioni, l'esame delle urine è risultato nella norma, con la sola presenza di leucociti 2-4 per campo, rare cellule e presenza di "pochi ossalati" alla voce cristalli; densità 1016.

Dunque è stata scongiurata la sindrome da GPU e confermata la colica da calcolosi. Rimane solo la mia paura da possibili, future coliche: possono residuare parti di calcoli nelle vie esecretrici? Per il momento non avverto dolori, ogni tanto qualche pizzico qua e là (dopo un indolenzimento al fianco destro durato 2-3 giorni, immagino per lo stress subito dal rene dx) e, a volte, una strana sensazione di "bollicine" all'altezza del rene. L'eco non ha mostrato nulla, ma, come ha detto l'urologo, non è dirimente al riguardo; la TAC fatta in ps, allo stesso modo, non mostrava nulla ma, sempre a detta dell'urologo, dipende da come è stata eseguita. Nel mentre mi ha prescritto per 30g Rupisol OX bustine (una al dì, la sera) e, visti gli ossalati di calcio nelle urine, mi ha consigliato di evitare cioccolato, tè e rabarbaro.
Avete qualche altro consiglio dietetico al riguardo? I formaggi li devo evitare o posso consumarli?

Purtroppo, come avevo scritto nella precedente risposta, ho da tempo -e soprattutto ultimamente- problemi intestinali (a volte cattiva digestione, alvo irregolare, crampi e generale malessere addominale), con presenza di diverticoli nel sigma: il gastroenterologo ha preferito prescrivermi una gastro e colonscopia con biopsia per chiarire la situazione; e l'urologo mi ha detto che molto probabilmente queste disfunzioni intestinali possono aver portato alla produzione di calcoli. E' possibile ciò?

Infine, vi chiedo un'ultima delucidazione. L'urologo mi ha confermato di bere regolarmente almeno 1,5/2L di acqua al giorno, per favorire la diuresi e non lasciare sedimentare i cristalli. Ho dimenticato di chiedergli se, vista la mia situazione, è preferibile bere acqua con determinate caratteristiche chimico-fisiche (sodio, calcio ecc) o se ciò è indifferente.

Vi ringrazio in anticipo per l'attenzione,
cordiali saluti.
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Utente
Utente
Mi scuso nel riscriverVi,

ma vorrei ulteriormente sapere, se possibile, se, in caso di calcoli da ossalato di calcio, sia o meno controindicato mangiare sostanze alimentari contenti calcio (come i formaggi, ad esempio), stesso discorso per il residuo di calcio nelle acque oligominerali.

Ve lo richiedo perchè ho letto che le nuove linee guida in materia contrastano con quanto si era soliti dire negli anni passati al paziente affetto da calcolosi, ovvero limitare questi cibi per la presenza, appunto, di calcio, e per questo sono un po' in confusione, in una situazione già di generale incertezza come la mia. E' bene, quindi, assumere dosi di calcio o è controindicato? O bisogna evitare -oltre a quei cibi contenenti ossalato di calcio- solo il sodio (o nemmeno lui)?

Grazie ancora.
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Dr. Paolo Piana Urologo 42k 1.8k 19
Nella calcolosi di ossalato di calcio la dieta ha generalmente un valore limitato, altrimenti avremmo facilmente risolto il problema, cosa che purtroppo non è. La limitazione più ragionevole è quella del sale e dell'eccessivo apporto di proteine di origine animale. Contrariamente a quanto si pensava in passato, per il calcio non vi è alcuna ragionevole limitazione da imporre, anzi il suo apporto è assolutamente necessario in talune situazioni, esempio le donne in menopausa. Così per le acque, anzi quelle abbastanza ricche in calcio ed a reazione debolmente alcalina sono oggi quelle considerate più favorevoli. Posto che spesso l'acqua del rubinetto di casa sia superiore per qualità a quella in bottiglia.
Tutto questo è riassunto in questo notro articolo, di cui la invitiamo alla lettura.

https://www.medicitalia.it/minforma/urologia/1402-la-calcolosi-renale-ed-il-dilemma-della-dieta-falsi-miti-e-ragionevoli-certezze.html
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Utente
Utente
La ringrazio per la gentile ed esauriente risposta.

Ho letto l'interessante articolo da Lei scritto, che mi ha aiutato a raggiungere una maggiore consapevolezza in materia.
Consapevolezza che, però, lascia insoluti alcuni dubbi emersi dalla mia storia clinica. Essendo un soggetto senza una particolare familiarità con episodi di calcolosi, non sovrappeso (pratico costantemente attività fisica) e che non ha mai abusato a livello alimentare di quelle sostanze potenzialmente foriere di calcoli, mi chiedo se possa davvero aver inciso sulle mie coliche renali il diffuso disturbo gastrointestinale che mi assilla da tempo (e soprattutto negli utlimi mesi), come in parte suggerito dall'urologo.
Oppure se il tutto possa essere stato causato dall'aver assunto per due mesi (marzo-aprile scorsi) elevate dosi di un particolare farmaco, il Flagyl (a base di metrodinaziolo), per curare una dermatite (anche oculare) che -guarda caso- il dermatologo ha affermato essere sicuramente legata a filo doppio con le mie disfunzioni intestinali. Farmaco, quest'ultimo, preso in dosi massicce, fuori dagli standard quantitativi normali, per ovviare ad una situazione contingente (permettere un'operazione di chirurgia refrattiva, che la rosacea poteva compromettere), e che ha tra l'altro provocato un'esacerbazione dei disturbi digestivi e intestinali. Possono i farmaci incidere sulla formazione di calcoli?

Vi ringrazio ancora per il tempo dedicato.
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Dr. Paolo Piana Urologo 42k 1.8k 19
I calcoli si accrescono perlopiù molto lentamente, specie nella fase iniziale, pertanto se si vuole considerare un fattore scatenante occasionale (problema intestinale, assunzione di farmaci) questo deve aver insistito per un periodo abbastanza lungo (almeno un anno). L'esecuzione di una valutazione metabolica basale, con dosaggio su sangue ed urina delle sostanze che rientrano nella possibile formazione di calcoli, può teoricamente rivelare alterazioni significative, ma la pratica ci insegna quanto questo accada in una minima percentuale di casi . Pertanto queste batterie di esami hanno un po' perso il fascino che potevano avere qualche decina d'anni addietro. In conclusione dobbiamo dire che oggi non siamo in grado di giustificare scientificamente in modo del tutto convincente almeno la metà dei casi. In queste situazioni non si può che tirare in ballo espressioni assai generiche come "predisposizione costituzionale" ed "idratazione insufficiente".
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Utente
Utente
La ringrazio ancora per le lucide e puntuali risposte.

Nell'acquisita consapevolezza di non poter avere certezze eziologiche riguardo questi calcoli, cercherò di seguire i consigli dati, oltre che andare a fondo con le mie problematiche gastrointestinali (quelle sì, che mi assillano da tempo), sperando di scampare ad altre coliche renali (la sorpresa per l'episodio e la "paura" nel doverne riaffrontare altri -avendo letto di gente che ci convive quasi periodicamente- non Le nascondo che un po' mi spaventa).

Cordiali saluti.
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Utente
Utente
Egregi dottori, torno a scrivere per aggiornare la mia situazione.

Dopo circa un mese dall'episodio di ripetute coliche renali e dopo aver smalitito l'indolenzimento al fianco destro e qualche pizzicore sempre sul fianco destro (basso addome, ma possibilmente dovuti -anche- ai miei continui problemi intestinali, che sto ancora accertando), oggi ho forse espulso un altro calcolo o un ammasso di renella. Dico questo perchè da una settimana ho cominciato ad avvertire un leggero bruciore post minzione, tra alti e bassi (un giorno sì, uno no); quando, poi, avvertivo un dolore più marcato al pube, stendendomi di lato avvertivo quel dolore come "posizionarsi" in base alla posizione assunta (destra o sinistra). Ho pensato fosse qualcosa alla vescica (e non tanto alla prostata - ho difatti una prostatite cronica abatterica), e quindi le mie paure sono subito risalite, ancora, a qualche calcolo o frammento.

Stamattina, la prima minzione si è conclusa con un forte, acuto bruciore finale. Dopodichè avvertivo un leggero bruciore all'uretra, che si irradiava fino al glande, a mo' di impulsi. La seconda minzione è stata all'inizio dolorosa, e ho avvertito come una piccola "bolla" correre lungo l'asta del pene; dopodichè il dolore è scomparso. Penso di aver vissuto, questa volta cosciamente, l'espulsione di un qualche residuo, seppur il colore dell'urina -non maleodorante- è parso normale. Possibile tutto ciò? Possibile che in questi giorni un qualche residuo di calcolo sia disceso nella vescica, per poi esser stato espulso? Possibile sia stata solo renella, visto che gli esami strumentali fatti nell'ultimo mese non avevano scorto alcunchè nel rene o nelle vie esecretrici?

Premetto che negli ultimi 20 giorni ho assunto Rupisolv OX, che non so quanto abbia influito sull'episodio giornaliero: nel caso affermativo, occorrerebbe prolungarne l'assunzione?
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Dr. Paolo Piana Urologo 42k 1.8k 19
Questa è la storia abbastanza normale dell'espusione spontanea di un piccolo calcolo, come spesso accade misconosciuto all'ecografia. Dire che l'espulsione sia stata foavotita dall'integratore alimentare di cui ci parla significa fare un atto di fede ...
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Utente
Utente
La ringrazio come sempre, dottore, per le sue pronte e acute risposte.

Intuisco, quindi, come non sia necessario proseguire con l'assunzione dell'integratore.. Sperando che questo sia solo un ultimo residuo "smaltito", dopo le ripetute coliche di qualche tempo fa. Anche se, il fatto che TAC, rx ed ecografie abbiano scongiurato presenze litiasiche - pur non precludendo la presenza di piccoli residui come quello espulso oggi - può farmi star più o meno tranquillo sulla non ripetibilità nell'immediato di forti coliche renali come quelle subite a metà giugno, all'apice dell'evento?

La ringrazio ancora, cordiali saluti.
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Dr. Paolo Piana Urologo 42k 1.8k 19
Così dovrebbe essere, od almeno glielo auguriamo.
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Utente
Utente
La ringrazio ancora per la sua disponibilità.

Cordiali saluti.