Ernie discali: il trattamento percutaneo imaging-guidato

annamaria.ierardi
Dr.ssa Anna Maria Ierardi Radiologo interventista, Radiologo

Il trattamento percutaneo delle ernie e delle protrusioni discali cervicali e lombari viene eseguito in day hospital con risultati ottimi e ritorno alle normali attività in pochi giorni. Per selezionare i casi suscettibili di trattamento serve conoscere la sintomatologia del Paziente ed avere eseguito una RM recentemente.

INTRODUZIONE

L'ernia discale è il risultato della degenerazione e conseguente dislocazione del disco intervertebrale nel canale rachideo.

Può coinvolgere ogni porzione del rachide, ma prevale nelle regioni lombare e cervicale, a causa della notevole mobilità di tali segmenti, in genere maggiormente sottoposti a stress meccanico.

L’insorgenza è legata a fattori genetico-familiari (che ne spiegano la frequenza durante l’adolescenza), stress, macrotraumi, microtraumatismi ripetuti, protratte posture viziate, distribuzione non uniforme di carichi sulla colonna, fumo, uso eccessivo dell'automobile, sovrappeso ed alcuni sport (es. sollevatori di pesi e tuffatori).

Il 60 - 80% di tutti gli individui lamenta almeno un episodio di mal di schiena durante la vita: nel 14% dei casi, il dolore dura più di 2 settimane, con un’incidenza lievemente superiore negli uomini.

Tale sintomatologia ha un impatto negativo sulla qualità della vita del paziente, e costituiscono una delle principali cause di assenza dal lavoro rendendo, pertanto l’ernia discale un reale problema socio-economico.

 

CLINICA

L’origine della sintomatologia è dovuta sia al danneggiamento del disco in sé, che si manifesta con il classico mal di schiena (cervicale, dorsale e lombare), sia alla sua dislocazione all’interno del canale vertebrale. In base a quanto disco protrude posteriormente si parla di protrusione o ernia discale. L’impegno del canale può poi essere centrale, paramediano o foraminale.

Nel caso di compressione sulle radici nervose si distingue una fase iniziale irritativa, caratterizzata da dolore, e una seconda fase subacuta-cronica caratterizzata da manifestazioni deficitarie, ossia di vero danno sensitivo-motorio a carico delle radici nervose e/o del midollo compressi dall'ernia o dalla protrusione discale.

Nel caso di compressione del midollo spinale, si può inoltre determinare un quadro di conflitto vascolare acuto, con danno ischemico centro-midollare, o cronico, con comparsa di gliosi reattiva.

 

DIAGNOSI

La diagnosi viene fatta durante la visita clinica e confermata dallo Specialista Radiologo alla Risonanza Magnetica, che costituisce la metodica d’imaging di scelta per lo studio del disco intervertebrale e dei sui rapporti con le strutture circostanti.

I radiogrammi del tratto di rachide interessato e la TC sono utili per una migliore valutazione della componente ossea, permettendo di escludere altre potenziali cause e sedi d’origine del dolore.

 

TRATTAMENTI

Il trattamento dell’ernia può essere conservativo (riposo, fisioterapia, farmaci, altro), chirurgico e non chirurgico mini invasivo.

Alla prima presentazione si preferisce un atteggiamento conservativo.

I soggetti nei quali non sia possibile gestire il dolore con i farmaci o con gli altri mezzi conservativi a disposizione, o nei quali siano presenti deficit di tipo neurologico, possono essere proposti per l’intervento chirurgico.

La chirurgia non sempre è indicata, anche in relazione alle comorbidità del Paziente, può non essere risolutiva, è accompagnato da una piccola percentuale di complicanze e ci possono essere delle ricadute

Tutto ciò ha portato allo sviluppo di tecniche alternative mini-invasive.

Tra queste rientrano le procedure radiologico interventistiche imaging-guidate, che prevedono la “rimozione” percutanea di parte del nucleo polposo mediante l’uso di una vasta gamma di agenti chimici, termici o meccanici, con lo scopo di ridurre la pressione intradiscale e permettere al materiale erniato di ritornare in sede o di “sporgere” meno nel canale vertebrale.

 

Le procedure maggiormente utilizzate sono:

  1. Decompressione discale percutanea (PDD) mediante coblazione: l’applicazione di una corrente bipolare a radiofrequenza all’estremità di un ago-sonda che viene posizionato nel nucleo del disco intervertebrale, permette la rapida rimozione di tessuto discale, che viene vaporizzato per effetto della ipertermia indotta dalla radiofrequenza (ablazione).
  2. Decompressione discale percutanea (PDD) di tipo meccanico: l’estrazione del materiale del nucleo polposo è realizzata mediante un dispositivo meccanico con punte a spirale, che ruota ad elevata velocità.
  3. Discogel: è una sostanza polimerica in forma liquida che viene iniettata direttamente all’interno del disco erniato, ove va a riempire tutte le lacerazioni e fessure create dall’erniazione, e si solidifica in breve tempo riducendo il proprio volume. Questo determina un effetto di trazione meccanica dall’interno del disco stesso che richiama il materiale erniato, riducendo così l’ernia.

 

Generalmente le procedure sono eseguite in regime di day Hospital

Le prescrizioni post‐procedura includono: riposo per i primi 15 giorni dopo il trattamento ed astensione dal mantenimento prolungato della posizione seduta, dal sollevamento di pesi e dall’eccessiva attività fisica.

Successivamente il paziente può ritornare alle normali abitudini di vita quotidiana.

Farmaci antinfiammatori e miorilassanti possono essere prescritti al bisogno, come co-adiuvanti nel regolare decorso di convalescenza. La possibilità di associare fisioterapia va generalmente valutata e discussa caso per caso.

 

CONTROINDICAZIONI

Controindicazioni assolute alla esecuzione di tali trattamento sono la presenza di frammenti discali liberi, instabilità vertebrale, stenosi dei forami neurali o del canale spinale, bulging asintomatici diagnosticati incidentalmente, discite e/o infezione in atto non trattata e gravidanza presunta o accertata,

Diatesi emorragica, terapie anticoaugulati corregibili (anche solo per la esecuzione del trattamento), grave malattia degenerativa discale con riduzione di più di 2/3 dell’altezza del disco, pregresso intervento sullo stesso disco intervertebrale e neoplasie (primitive o secondarie), costituiscono controindicazioni relative, da valutare caso per caso.

 

COMPLICANZE

Le complicanze registrate sono bassissime.

Nella Nostro Centro si eseguono circa 180 procedure all’anno; il tasso di successo tecnico si attesta intorno all'99% e quello clinico intorno al 90%. La percentuale di complicanze post-procedurali è intorno all'0.5% ed in nessun caso si è richiesta una ospedalizzazione successiva e/o cure specifiche.

 

CONCLUSIONI

L’ernia del disco risulta ai giorni nostri una patologia frequente ed invalidante.

I trattamenti proposti dalla Radiologia Interventistica rappresentano una valida, efficace e sicura alternativa, determinando un importante miglioramento della sintomatologia, fino ad un ritorno alle regolari attività quotidiane in tempo breve, non precludendo tuttavia ulteriori possibili trattamenti in caso di inefficacia o recidiva.

Data pubblicazione: 07 maggio 2018

Autore

annamaria.ierardi
Dr.ssa Anna Maria Ierardi Radiologo interventista, Radiologo

Laureata in Medicina e Chirurgia nel 2003 presso UCSC.
Iscritta all'Ordine dei Medici di Milano tesserino n° 9137.

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