14 anni, violentato e in fin di vita a Napoli: ma non è bullismo!

alessandro.raggi
Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta

È ancora in evoluzione la notizia del ragazzino di Pianura, ennesima periferia depressa di Napoli, prima deriso per la sua forma fisica, poi sottoposto ad abuso sessuale e infine stuprato da un ventiquattrenne nei pressi di un autolavaggio per mezzo di un compressore ad aria che gli ha procurato ferite gravissime agli organi interni.

Pianura il luogo dell'abuso

La vita del quattordicenne è ancora in pericolo e la prognosi sino a poche ore fa non era stata ancora sciolta. Resta certo che questo giovanissimo, come minimo, resterà purtroppo invalido a vita.

Si moltiplicano i titoli dei quotidiani cartacei e on line, che a proposito di questo episodio utilizzano la parola ”bullismo”. Nel quartiere di Napoli in cui si è verificato l’accaduto. Si è addirittura indetta per oggi una manifestazione “contro il bullismo”

Occorre a questo proposito fare un po’ di chiarezza e ciò si rende indispensabile principalmente per due ordini di motivi:

1)      Il bullismo, come anche altri atteggiamenti abietti, può o meno avere anche implicazioni giuridico-legali e sfociare persino in condotte criminali, ma non necessariamente. Resta una parola che indica un insieme di comportamenti molto problematici.

2)      Confondere le cose e fare di tutta un’erba un fascio è non solo inutile, poiché non aiuta a capire cosa realmente è accaduto, ma anche rischioso, perché se non si comprende l’accaduto non lo si può né prevenire né tantomeno “curare”.

bullying

 

Non si tratta dunque di una tignosa “distinzione” da manuale, ma di un vero e proprio “atto diagnostico” in senso clinico, necessario preliminarmente a consentire qualunque successiva presa di posizione o intervento verso forme ormai dilaganti di vero e proprio disagio psicosociale, prima ancora che individuale.

Seppure la parola "bullismo" derivi da un termine inglese che spiega i comportamenti vessatori tra pari in un contesto dove il più forte prevarica il più debole, strada facendo questo termine lo si è studiato e lo si utilizza tutt'oggi in riferimento ai comportamenti  di persecuzione, esclusione e derisione messi in atto tra adolescenti o tra bambini in età scolare.

Il bullismo, in questo senso, non c’entra nulla con l’accaduto a Pianura.

Un adulto che violenta un minorenne non è un “bullo” ma un soggetto abusante, oltre che ovviamente anche un criminale. Qui non c’è la prevaricazione o il sopruso da parte di un ragazzo su un altro ragazzo, ma di un adulto su un bambino. La condizione fondamentale per definire e quindi comprendere il fenomeno del bullismo, infatti, è che vi sia stata una prepotenza attuata tra pari.

Invece occorre capire bene che si tratta di un abuso sessuale e una volta per tutte va chiarito, al di là di ciò che può dire il legislatore in merito, che dal punto di vista psicologico è abuso anche solo il gesto di spogliare il ragazzo e tentare di infilargli il tubo del compressore nell’orifizio anale. La violenza dell’abuso non si consuma “solo” con la penetrazione fallica, ma è ugualmente traumatica e può portare a sviluppare psicopatologie anche gravi persino in forme apparentemente meno brutali dell’atto sessuale estorto con la sopraffazione.

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L’abuso sessuale è già, a mio avviso, in questo caso presente nell’azione di sottoporre il ragazzo all’umiliazione di dover subire la prepotenza di un adulto e dei suoi complici, tutti adulti. Poi, sempre in questo caso, c’è stato l’azionare l’aria compressa che ha prodotto lacerazioni interne gravi nel ragazzo e questo, come molti episodi di abuso sessuale, è l’epilogo violento di un’aggressività animalesca e bieca che si scaglia acefala contro un bambino indifeso.

Avviare fiaccolate intitolate erroneamente contro il “bullismo”, come sta avvenendo, è un’azione istintiva che nasce probabilmente dalla sensazione di rabbia e impotenza dei cittadini di fronte al dilagare dell’ignoranza e della violenza nelle periferie urbane, ma non capire cosa accade realmente, rischia di essere solo un ulteriore elemento di confusione che non favorirà la comprensione e quindi la soluzione di queste drammatiche realtà.

Avere cognizioni appropriate sui fenomeni che ci circondano, informare adeguatamente i cittadini, è invece il primo passo per poter affrontare le cose e non restare passivamente in balia di luoghi comuni e banalizzazioni dei problemi che non aiutano nella soluzione, bensì aggravano le difficoltà. 

 

Data pubblicazione: 11 ottobre 2014

22 commenti

#1
Psicologo
Psicologo

La distinzione che operi in questo post è davvero fondamentale, e non solo per ragioni tecniche. Ha implicazioni giuridiche molto serie.

Un abuso commesso nei confronti di un minore non è bullismo, è un reato. Lo sarebbe anche se fosse stato compiuto da minorenni imputabili. Ma in questo caso la differenza d'età tra abusante e vittima non può (e non DEVE) essere dimenticata.

#2
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

Grazie Gianluca, mi sono dissociato da una fiaccolata "contro il bullismo" a Pianura per questo motivo e credo (e mi conforta sapere che colleghi come te condividano questo concetto) che non sia una banale questione "sofistica" ma una distinzione sostanziale, altrimenti si perde il senso delle nostre azioni, anche quelle apparentemente nobili come possono essere le ragioni che conducono a una manifestazione di protesta pacifica.

#3
Dr. Chiara Lestuzzi
Dr. Chiara Lestuzzi

Mi pare che ci sia grande concordanza di giudizi su questo caso (per fortuna)

http://www.imolaoggi.it/2014/10/10/ragazzo-seviziato-a-napoli-psichiatra-gli-aggressori-sono-delinquenti-seriali/

http://www.campaniasuweb.it/story/27094-aggressione-contro-minorenne-pianura-parla-psichiatra-conseguenze-potranno-essere-irreve

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/10/napoli-violentato-a-14-anni-chiamiamo-le-azioni-con-il-loro-nome/1150409/


Quello che mi sconvolge di più è la difesa d' ufficio della madre "Mio figlio è un bravo ragazzo, era solo uno scherzo..." Come se a 24 anni uno non capisse le possibili conseguenze! Il problema secondo me è appunto nella famiglia che giustifica sempre tutto e fa crescere i figli con senso di impunità

#4
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

Ho letto Chiara Lestuzzi, grazie per aver dato questo contributo interessante.

L'unico articolo tra i tre citati dove però si dice chiaramente che non si tratta di "bullismo" è quello del Fatto Quotidiano (la cui autrice Rita Guma è un ingegnere, peraltro).
Però anche in questo non si spiega bene perchè non è"bullismo".

Il punto non è che chiamarlo atto di bullismo sarebbe "solo" derubricarlo come episodio, infatti spesso gli episodi di bullismo finiscono tragicamente proprio in violenza. Non è bullismo, dunque NON perchè si tratta di "violenza", come dice la pur brava autrice del Fatto Quotidiano, ma non è bullismo perchè il bullismo è un'altra cosa. E gli strumenti per affrontare quest'altra cosa. che si chiama "violenza sessuale su minore aggravata da un tentato omicidio" non sono gli stessi strumenti che si utilizzano nel trattamento e/o nella prevenzione del bullismo.

Altro che "bulli", qui abbiamo un carnefice di 24 anni, un uomo fatto e due complici e spettatori di 30 anni cadauno.

#5
Dr. Ivanoe Santoro
Dr. Ivanoe Santoro

Mi procura sensazioni di buon senso leggere queste righe sulle quali sono assolutamente d'accordo.
Ma finora nessun commento sul comportamento che una società dovrebbe avere riguardo questi e tanti altri episodi che, come saprete, non sono soltanto "tipiche" di una realtà degradata e sbandata quale quella napoletana (e dintorni) ma, credo, diffuse sull'intero territorio italico ma testimonianza di un imbarbarimento che, a mio parere, ha connotati profondi quanto lontani e che dovrebbe portare a farci riflettere tutti, ma davvero TUTTI, sugli atteggiamenti che abbiamo avuto in questi decenni, come singoli e come società, su queste problematiche comportamentali in special modo dei nostri attuali giovani-adulti.
In particolare mi chiedo se abbia ancora senso continuare ad etichettare sempre e comunque questi e tanti altri episodi ancor più crudi e spietati (caso Erica e Omar, Caso Pietro Maso, caso di Perugia, caso di Garlasco etc...etc..) quali "figli" di un trito e ritrito "disagio sociale ed adattativo" dei singoli, derivato, a sua volta, da contesti economico-politico-cultural-amministrativi sfavorevoli più o meno evidenti o incidenti nel singolo episodio delinquenziale.
Mi chiedo, invece, se non sia giunto il momento di fermarci e di valutare CRITICAMENTE che tutte le fole sull'educazione "dolce" ...non sono assolutamente servite ad un tubo (eufemismo per un....)!!
Ancora in questo caso, sembrerebbe che questi animali (anzi no....un animale non mette un tubo dell'aria nel deretano di un suo simile fino a fargli scoppiare il retto) o sub-animali (per meglio dire) abbiano agito in questo modo barbaro in quanto colpiti dall'ennesimo "disagio sociale ed adattativo" di cui sopra, per cui siano stati realizzati in un atto delinquenziale unico, le pulsioni negative e la rabbia accumulate nei mesi e negli anni di vessazioni, di rinunce, di delusioni e di amarezze cui gli artefici del gesto sono stati "vittime" per via di condizioni ambientali negative!!
Tutte parole che non contano un ....tubo (altro eufemismo)!!!
E che non contino un tubo lo si può evincere da quello che è stato il comportamento in anni, decenni e condizioni molto ma molto più sfavorevoli dei nostri giorni come nel periodo pre e post-bellico.
Allora di queste porcate non se ne vedevano o sentivano; vi erano altre efferatezze, ma dettate o da ideologie fuorvianti o da singole depravazioni, ma la "gente comune" di queste bestialità non ne faceva!!
Forse perchè, a quei tempi, ai ragazzi che non volevano fare un...tubo (sempre eufemismo) li si legava all'albero per fargli lavorare la terra e quando anche "spostavano" col parlare, la cinghia paterna era lì a portata di chiappe!!
Gli si insegnava il rispetto per chi era al di sopra di loro (sì perchè c'erano persone e persone...ma guarda...), per chi era preposto all'autorità o per chi aveva un compito sociale.
Gli si insegnava a "togliersi il cappello"!!!!!
Poi sono venuti gli inglesi, gli americani (cui i napoletani ed i romani vendevano i monumenti e le sigarette a peso d'oro) e ci hanno detto che educare i ragazzini era affar loro...che occorreva iniziare "percorsi educazionali integrati, nel rispetto delle singole attitudini e pulsioni sociali" o altre menate del genere ed ora?
La mamma di una delle bestie di cui sopra si giustifica dicendo che il figlio voleva solo "fare uno scherzo". Chissà che direbbe se uno, sempre per scherzo, gli infilasse un tubo per l'aria compressa nel deretano e ...sempre per scherzo per carità....lo infilasse anche al figlio facendogli scoppiare le budella con tanto di peritonite stercoracea associata...
Sì...ma ridendo...si badi bene!!!!!

#6
Dr. Ivanoe Santoro
Dr. Ivanoe Santoro

Refuso....quarta riga..."tipici" invece che "tipiche"...chiedo venia.

#9
Dr. Emanuele Caldarella
Dr. Emanuele Caldarella

La distinzione è fondamentale e -mi pare- decisamente ben recepita anche da parte della magistratura: il ventiquattrenne (quindi adulto) è stato denunciato ed è indagato per "violenza sessuale".
Inoltre, poiché si desume che un ventiquattrenne debba assumersi la responsabilità delle possibili conseguenze dei suoi gesti, è stato incriminato anche per "tentato omicidio".

Non fa una piega.

#10
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

Peraltro mi chiedevo se il soggetto abusante non rischi anche di vedersi privato della potestà genitoriale (è padre di un bambino piccolo), essendo accusato di violenza sessuale su minore forse andrebbe protetto anche il figlio da questo pericolo, che ne pensate?

#17
Dr.ssa Paola Dei
Dr.ssa Paola Dei

Caro Alessandro
Ho apprezzato molto il tuo articolo e le cose che scrivi, così come ho apprezzato i post dei colleghi compresa l'indignazione del Prof. Ivanoe Santoro. Trovo stupendo che ci si indigni di fronte ad efferatezze di questo tipo che ledono il rispetto e la dignità dell'essere umano e ci pongono interrogativi ben lontani dall'aver trovato risposte esaustive.
Ritengo che la capacità di indignarsi sia un punto fondamentale da cui partire, sembra che chi si indigna davanti ad episodi e fatti che ledono la dignità e il rispetto per il prossimo, faccia qualcosa di emotivamente inaccettabile mentre invece stimola la vergogna e il pentimento, vissuti che in certe situazioni sono nobili.
Concordo in moltissimi punti, ma non eliminerei iil termine bullismo, anzi lo aggiungerei all'abuso sessuale ed al tentato omicidio in quanto sono presenti oltre alla violenza sessuale altri parametri discriminanti e discriminatori finalizzati ad emarginare la vittima che forse ( dico forse) aveva il solo torto di essere sereno pur con i suoi chili in più, oltre ad un evidente squilibrio di potere. In Italia il termine bullismo è usato solo per i gruppi fra pari, ma in questo caso mi pare che calzi a pennello nella sua accezione più ampia associata al termine mobbing, derivante dalla radice inglese mob: «un gruppo di persone implicato in atti di molestie». che è, appunto, il calco dell'inglese bullying.
Preciso questo per riallacciarmi a quanto hanno scritto i colleghi e perché ci permette di interrogarci sulle cause primarie di questo fenomeno che non sono da ricercarsi solamente nella personalità del bullo o carnefice ( che dir si voglia), ma in tutta una serie di altri fattori sopra citati e ne permette la disamina.
Mi complimento ancora con te per aver acceso un dibattito utilissimo e per l'attenzione ad un tema così scottante che da te che vivi a Napoli, è stato vissuto intensamente e con una partecipazione umana e professionale alla quale ci uniamo in molti.
Paola Dei

#18
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

Gentile collega Paola Dei, grazie per il tuo commento ricco di argomentazioni.
Mi dai anche l'occasione, riallacciandomi a quanto da te affermato e cioè "non eliminerei il termine bullismo, anzi lo aggiungerei all'abuso sessuale ed al tentato omicidio" di aggiungere che sono d'accordo con te.

Certo che una cosa non esclude l'altra, esattamente come tante patologie si presentano in comorbidità, parimenti molti atteggiamenti sociali possono sovrapporti: va però individuata la radice del problema e non solo la sua ramificazione.

Certo che anche in altri tipi di vessazioni possiamo trovare atteggiamenti tipici del bullismo: troviamo il bullismo, infatti, nel mobbing come espressione di questo fenomeno tra adulti, proprio come suggerisci tu. Anche la persecuzione di una donna da parte di un corteggiatore o un ex fidanzato "bullo" eppure sappiamo trattarsi di stalking. Il bullismo si può associare a episodi omofobici, xenofobici e persino essere trasversalmente presente in drammi come il femminicidio o la pedofilia, in determinati casi.

Occorre, proprio per questo, che noi professionisti della salute mentale siamo attenti a prestare le nostre competenze diagnostiche "differenziali" anche nei confronti di fenomeni psicosociali di questo tipo, affinché il nostro contributo sia veicolato e condiviso - in maniera divulgativa ma non meno professionale - ad uso dei cittadini e degli operatori di altre professioni che devono confrontarsi con questi avvenimenti.

#21
Dr. Chiara Lestuzzi
Dr. Chiara Lestuzzi

A Radio24, ieri mattina, nella trasmissione di Alino Milan si discuteva proprio di questo caso, e c'era anche l'inytrevista con l'avvocato difensore, che dice che i fatti non si sono svolti come sono stati raccontati... c' è un filmato e vedremo. Quello che mi ha fatto girare le scatole è stato sentire qualcuno (non ricordo chi fosse) che dava la colpa anche alla "mancanza di punti di aggregazione" a Pianura, al fatto che i giovani annoiati si sfogano con schezi idioti. Per fortuna c' è stato qualcun altro che ha sottolineato che cose del genere sono successe anche al nord, e che attribuire le colpe alla società contribuisce alla deresponsabilizzazione. Come se vivere in un quartiere degradato portasse a fare cose del genere. E come se la mancanza di luoghi di cultura, e di svago portasse a questo. Nessuno che abbia detto che un ventiquattrenne sposato e padre non ha bisogno di un "luogo di aggregazione per giovani": dovrebbe essere al lavoro o a casa a occuparsi della sua famiglia e non in giro a farev quello che ha cercato di derubricare come "scherzo". Forse un ragazzino di 8-10 anni potrebbe forse fare uno scherzo senza rendersi conto di quanto può far male un getto di aria compressa, ma un ventiquattrenne!!!

#22
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

la collega Chiara lestuzzi, che ringrazio per il suo prezioso contributo, a mio avviso ha pienamente ragione e quel modo di banalizzare gli avvenimenti - riducendoli a sintomi di disagio psicologico individuale, o a sintomi del disagio generato dal degrado socio-culturale, o addirittura dalla “mancanza di lavoro” - non fanno altro che disabituarci a problematizzare le cose, a osservarle da punti di vista miopi e parziali.
Immaginare che il degrado di una periferia urbana, o che l ammancanza di lavoro, che peraltro sono problemi serissimi, significhino causalmente anche "degrado morale e valoriale" è una falsità oltre che un idea fondamentalmente, non esito a dirlo: xenofoba.
Spinto alle sue estreme conseguenze, infatti, questo tipo di ragionamenti (complice a volte certa stampa e certa politica demagogica) porta a dividere il mondo in "buoni/ricchi/abitanti delle belle zone urbane" verso "cattivi/poveri/abitanti in zone degradate".
Pedofilia, perversioni, abusi sessuali, però non sono patologie DEL degrado. Piuttosto va detto che, invece, NEL degrado i soggetti perversi (che sono trasversali a ogni ceto e appartenenza sociale e culturale: dal manager al pastore, dal professionista al disoccupato) si camuffano meglio e sono meno rintracciabili, proprio come testimoniano le cronache da paesi meno sviluppati in cui, ad esempio, fiorisce il mercato della prostituzione minorile e in cui gli acquirenti sono per lo più benestanti e occidentali.

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