Tumore al seno: cos'è, fattori di rischio, prevenzione, cura
Il tumore della mammella è la neoplasia più diffusa tra le donne e rappresenta circa il 30% di tutti i tumori femminili. In Italia colpisce ogni anno circa 54.000 donne: 1 su 8 sviluppa la malattia nel corso della vita. Le forme ereditarie dovute alle mutazioni BRCa1 e BRCa2 sono una minoranza, mentre la maggior parte dei casi è legata a fattori ormonali e ambientali. Diagnosi precoce, screening mirati e nuove terapie farmacologiche hanno migliorato la prognosi, riducendo la mortalità e aumentando le possibilità di guarigione con cure sempre più personalizzate.
Argomenti trattati
- Cos'è il tumore al seno?
- Cos'è la mammella e come cambia nel tempo?
- Quali sono i sintomi più frequenti del cancro al seno?
- Fattori di rischio del carcinoma mammario
- Prevenzione primaria e secondaria
- L'autopalpazione del seno
- Esami strumentali utili per la diagnosi
- Come si cura il tumore al seno?
- Cosa succede dopo l'intervento chirurgico?
- Domande frequenti sul tumore al seno
- Glossario
Cos'è il tumore al seno?
Il tumore al seno è la neoplasia più frequente nella donna. Oggi, grazie a diagnosi più precoci e terapie sempre più mirate, le probabilità di guarigione e di lunga sopravvivenza continuano a crescere.
In Italia nel 2024 sono state stimate circa 54.000 nuove diagnosi (di cui circa 600 negli uomini); la sopravvivenza netta a 5 anni è 88% e vivono dopo una diagnosi circa 925.000 donne. Questi numeri fotografano un bisogno di informazione affidabile e aggiornata, oltre che un grande potenziale di prevenzione attraverso lo screening e stili di vita sani.
A livello globale, secondo IARC/OMS, il tumore della mammella resta la neoplasia più diagnosticata nelle donne e si colloca tra le principali cause di morte oncologica femminile. Le stime realizzate nel 2022 confermano un carico in crescita nei prossimi anni.

Tumore al seno 1
Tipologie di tumore
Quando si parla di tumori al seno bisogna distinguere tra carcinoma infiltrante e carcinoma in situ:
- Carcinoma in situ: le cellule tumorali sono confinate nei dotti o nei lobuli senza invadere il tessuto circostante. Queste neoplasie precoci generalmente non causano metastasi.
- Carcinoma infiltrante: le cellule cancerose superano le pareti dei dotti e lobuli diffondendosi tramite i vasi linfatici o sanguigni ai linfonodi o ad altri organi/sistemi. Alcune caratteristiche biologiche della neoplasia permettono di determinare la prognosi (fattori prognostici) e a scegliere le terapie più indicate (fattori predittivi).
Nella maggior parte dei casi, le cellule tumorali possiedono recettori specifici per gli ormoni estrogeni e progesterone. Quando questi ormoni si legano ai recettori, stimolano la crescita e la differenziazione cellulare.
| Categoria | Sottotipo | Frequenza | Caratteristiche principali |
|---|---|---|---|
| Carcinomi in situ | Duttale in situ (DCIS) | ~20% delle diagnosi da screening | Lesione pre-invasiva confinata nei dotti; spesso asintomatica |
| Lobulare in situ (LCIS) | <5% | Non tumore vero e proprio, ma marker di rischio | |
| Carcinomi invasivi | Duttale infiltrante (IDC) | 70–80% | Forma più comune, crescita variabile |
| Lobulare infiltrante (ILC) | 10–15% | Spesso multifocale o bilaterale, crescita più diffusa | |
| Altri rari (mucinoso, tubulare, papillare, metaplastico) | <5% | Prognosi e comportamento variabili | |
| Molecolari (biologia) | HR+/HER2- (Luminali A/B) | 65–70% | Ormonosensibili, spesso a crescita lenta |
| HER2+ | 15–20% | Più aggressivi, ma trattabili con target therapy | |
| Triplo Negativo (TNBC) | 10–15% | Aggressivi, privi di target ormonali e HER2 | |
| HER2-low | ~40–50% dei tumori HR+ | Non nuova categoria, ma target terapeutico | |
| Carcinoma mammario maschile | Principalmente IDC HR+ | ~1% dei casi totali | Diagnosi spesso tardiva; simile a forme femminili |
Classificazione
- Grado di differenziazione cellulare (grading): indica quanto le cellule tumorali somigliano alle normali controparti; una maggiore differenziazione indica una prognosi migliore.
- Indice di proliferazione ki-67: misura la velocità di crescita del tumore; valori più alti indicano una rapida crescita.
- Recettore HER2: proteina sulla superficie delle cellule tumorali che regola la crescita; livelli elevati indicano aggressività maggiore ma ci sono terapie mirate per contrastarne l'effetto.
Cos'è la mammella e come cambia nel tempo?
La mammella è una ghiandola esocrina con la funzione primaria di produrre ed espellere il latte in risposta alla suzione del neonato. Al di fuori della gravidanza e dell’allattamento, non svolge ruoli funzionali specifici, ma al suo interno avvengono anche trasformazioni ormonali e sintesi di ormoni a partire da precursori inattivi.
Dal punto di vista strutturale, la mammella è costituita da una parte ghiandolare, sostenuta da tessuto stromale e immersa in tessuto adiposo.
La componente ghiandolare può essere paragonata a un grappolo d’uva: gli “acini” rappresentano gli alveoli che producono latte, mentre i dotti convergono verso il capezzolo. Questa naturale irregolarità al tatto può generare ansia durante l’autopalpazione, ma è importante imparare a conoscere la propria conformazione per riconoscere eventuali noduli “nuovi” o con caratteristiche diverse, che meritano approfondimento clinico.

Com'è fatta la mammella 2
La composizione della mammella varia nel corso della vita:
- Età giovane: prevale la componente ghiandolare, compatta e densa.
- Gravidanza e allattamento: massimo sviluppo della parte ghiandolare.
- Dopo i 40 anni: fenomeni di involuzione con possibile formazione di cisti mammarie.
- Menopausa: progressivo riassorbimento della ghiandola e sostituzione con tessuto adiposo.
Quali sono i sintomi più frequenti del cancro al seno?
Noduli
Bisogna distinguere tra nodularità diffusa e nodulo singolo.
La nodularità diffusa non ha solitamente alcuna importanza, essendo legata alla superficie irregolare della ghiandola, che viene apprezzata dalle dita in contrasto con il tessuto adiposo che la circonda. Dopo i 35-40 anni la causa principale risiede spesso nella presenza di cisti solitarie o multiple che possono insorgere in pochissimo tempo.
Il riscontro di un nodulo isolato costituisce invece il sintomo più importante per la quale la donna deve sottoporsi necessariamente ad una visita specialistica:
- generalmente i noduli insorti in età giovanile sono fibroadenomi,
- quelli insorti dopo la menopausa solitamente sono a patologia di tipo evolutivo,
- mentre l’età dai 30 ai 50 anni può vedere l’insorgenza di qualsiasi tipo di patologia.
Possono insorgere infatti cisti, noduli solidi benigni e neoplasie. La visita specialistica e gli esami strumentali permetteranno di stabilire l’esatta natura del nodulo.
Secrezione del seno
La secrezione del seno è un sintomo frequente, quasi sempre legato ad una condizione benigna. Una modesta secrezione è spesso fisiologica, legata a diversi momenti dello sviluppo mammario. Altre volte è legata a fenomeni infiammatori o ad ectasia (=dilatazione) dei dotti.
Una secrezione sierosa o siero-ematica (spesso monolaterale, monorifiziale e abbondante), invece, può essere dovuta alla presenza di un papilloma (lesione benigna), di solito in età giovanile o, assai raramente alla presenza di una neoplasia.
Altri sintomi
Sono meno frequenti la retrazione della cute e/o capezzolo e le erosioni del capezzolo.
Dolore
Il genere il dolore al seno non è un sintomo del cancro al seno ed è raramente correlato alla malattia (circa il 3% dei casi).
Il dolore mammario (mastalgia) è frequente nelle giovani donne ed è spesso correlato al ciclo mestruale; quando bilaterale e ciclico raramente è segnale di patologia oncologica.
Un dolore unilaterale, non ciclico, può destare maggiore preoccupazione, ma nella maggioranza dei casi non è espressione di malattia neoplastica, bensì di fenomeni funzionali benigni.
Dopo la menopausa, tuttavia, la comparsa di dolore o di modificazioni della mammella va sempre valutata con un esame radiologico (mammografia), per escludere patologie di rilievo.
Fattori di rischio del carcinoma mammario
I fattori che possono incidere sullo sviluppo del tumore alla mammella possono essere non modificabili e modificabili.
Fattori di rischio non modificabili
Si tratta di fattori sui quali non è possibile intervenire e sono legati a:
- Età: il rischio aumenta con l’età, anche se oltre il 50% dei casi è diagnosticato sotto i 55 anni.
- Storia riproduttiva: menarca precoce, menopausa tardiva, nessuna gravidanza o prima gravidanza oltre i 35 anni, mancato allattamento.
- Familiarità: rischio intorno al 10% se presenti casi in famiglia di tumore a seno e/o ovaio.
- Neoplasie e trattamenti pregressi: possono indurre recidiva.
- Mutazioni genetiche: alcune mutazioni ereditarie (BRCa1 e BRCa2) aumentano il rischio di carcinoma mammario e ovarico.
Fattori di rischio modificabili
Sono tutti quei fattori legati allo stile di vita sui quali possiamo intervenire come:
- Sovrappeso, obesità e scarsa attività fisica: l’esercizio riduce il rischio e aiuta a mantenere il peso.
- Alimentazione scorretta: dieta ricca di grassi, zuccheri e carni rosse aumenta il rischio.
- Alcol: il rischio cresce in base alle quantità assunte.
- Fumo: può contribuire all’aumento del rischio.
- Terapia ormonale sostitutiva: assunta per i disturbi della menopausa può aumentare lievemente il rischio.
Per approfondire:La vita moderna è nemica del seno
| Periodo della vita | Fattori di rischio principali | Note |
|---|---|---|
| Tumori ereditari | Mutazioni genetiche (es. BRCA1/2) | Sono una minoranza dei casi |
| Post-menopausa |
|
Maggior rischio legato a estrogeni, androgeni e insulina |
| Pre-menopausa |
|
Fattori ormonali che stimolano la moltiplicazione cellulare |
Per approfondire:Come si calcola il rischio reale di tumore al seno?
Se consideriamo a parte i tumori ereditari, che sono una minoranza, quasi tutti i fattori di rischio del tumore al seno agiscono attraverso meccanismi ormonali o sono essi stessi causati da fattori ormonali o la loro attività ne è modificata.
I principali ormoni coinvolti sono gli androgeni, direttamente o attraverso la loro trasformazione in estrogeni, e probabilmente l’insulina. Queste conoscenze ci hanno permesso di fare passi avanti nei programmi di prevenzione.
Infatti dopo la menopausa il rischio di carcinoma del seno è aumentato dai livelli di ormoni biodisponibili e da tutti i fattori che ne causano un aumento, dai trattamenti ormonali alla dieta occidentale, che favorisce l’obesità e la resistenza insulinica.
Prima della menopausa invece i fattori di rischio sono rappresentati da diversi fattori ormonali che agiscono in senso promovente la moltiplicazione cellulare, in primo luogo la gravidanza, che aumenta il rischio per alcuni anni (3 circa) e poi lo diminuisce, ma anche il sovrappeso e la contraccezione orale che aumenta lievemente il rischio durante il trattamento.
Prevenzione
Prevenzione primaria
Non si conoscono le cause dirette del tumore al seno, quindi la prevenzione primaria si basa sull'attenzione ai fattori di rischio modificabili che, in generale, riguardano il rischio tumorale.
Di tutti i fattori che si sono dimostrati associati ad un maggior rischio di cancro, quello più solitamente dimostrato è il sovrappeso. Anche la vita sedentaria è una causa di cancro in generale indipendentemente dall'obesità: gli studi hanno dimostrato che le persone sedentarie si ammalano di più di cancro dell’intestino, della mammella, dell’endometrio e forse anche del pancreas e polmone.
Da qui la raccomandazione di:
- mantenere il peso forma;
- seguire un'alimentazione equilibrata, evitando l'eccessivo consumo di cibi ricchi di grassi e zuccheri;
- Svolgere attività fisica regolare.
Per approfondire:L'attività fisica riduce il rischio di morire prematuramente

Prevenzione secondaria
La prevenzione secondaria ha come obiettivo la diagnosi precoce della malattia che può dare maggiori possibilità di guarigione: per lesioni inferiori a 1 cm, la probabilità di guarigione supera il 90%.
Per questo il primo consiglio che viene dato alle donne è quello di eseguire regolarmente l’autopalpazione del seno.
L’autopalpazione non deve essere vissuta come un momento di ansia, ma semplicemente come un atto abitudinario. L’esperienza insegna infatti che la maggior parte dei noduli mammari viene scoperta non tanto dalla donna che esegue le manovre di autopalpazione, quanto casualmente sotto la doccia, davanti al televisore, in ufficio, in situazioni cioè dove può capitare di passarsi inconsapevolmente una mano sul seno.
Fino agli anni ’70 tutti i tumori del seno venivano scoperti grazie alla palpazione, da parte del medico o della paziente. Oggi grazie ai progressi dei mezzi diagnostici, il 35% dei tumori viene diagnosticato in fase preclinica, grazie a mammografia ed ecografia permettendo di adottare terapie chirurgiche meno invasive e di aumentare le probabilità di guarigione.
L'autopalpazione del seno
Anche se l’autopalpazione non consente ovviamente di effettuare una diagnosi precocissima (per potere essere palpato un nodulo deve avere generalmente un diametro di almeno un centimetro), permette comunque di invidividuare dei noduli da sottoporre subito ad accertamento con ecografia e mammografia.
Per questo è importante che ogni donna impari a conoscere il proprio seno, a verificare eventuali variazioni di consistenza o di forma, la comparsa di noduli nuovi o la variazione di noduli già noti.

Regole da seguire per l'autopalpazione del seno
Come effettuare l'autopalpazione del seno?
La prima regola da seguire è quella di effettuare l'autoesame una volta al mese, possibilmente sempre nello stesso periodo del ciclo mestruale. Ricorda, inoltre, che una certa differenza tra le due mammelle è normale, soprattutto nella fase premestruale.
Esegui prima l'osservazione del seno:
- Posizionati davanti allo specchio in un ambiente ben illuminato e osserva tuo seno tenendo le braccia lungo i fianchi.
- Controlla se il seno presenta tumefazioni sporgenti, avvallamenti o introflessioni della cute.
- Anche il capezzolo deve essere osservato: in condizioni normali si presenta estroflesso, ma molte persone hanno un capezzolo introflesso congenito o introflesso acquisito per cause non tumorali.
- Ora ripeti l'osservazione del seno sempre in piedi davanti allo specchio, ma con le mani dietro la testa.
Ora puoi passare alla palpazione (l'utilizzo di una crema o del sapone sulle dita può facilitare lo scorrimento della mano sul seno):
- Mettiti in posizione supina con una mano dietro la nuca.
- Con l’altra mano, a dita distese e ravvicinate, inizia a palpare la mammella controlaterale: la palpazione deve essere effettuata con una pressione leggera della parte media della mano distesa (quindi no alla pressione concentrata sui polpastrelli o palmo della mano), attraverso un movimento rotatorio.
- Ripeti il movimento sull'altra mammella.
- Ricordati di palpare anche il cavo ascellare da entrambi le parti.
Esami strumentali utili per la diagnosi
Oltre alla visita senologica, che viene eeguita dal medico o dallo specialista per individuare noduli o segni sospetti che richiedono ulteriori indagini, vediamo i principali esami da eseguire per la diagnosi di tumore al seno.
Ecografia
È un esame semplice che utilizza ultrasuoni per individuare o caratterizzare i noduli della mammella. Trova indicazione soprattutto nelle donne giovani, ove può integrare o a volte sostituire (non indicata nelle giovani) la mammografia.
L'ecografia al seno permette con assoluta sicurezza di distinguere un nodo solido da uno liquido (cisti) e consente di orientare la diagnosi di natura di un nodulo solido. Deve essere sempre integrata dall’esame clinico ed i suoi esami devono essere interpretati dal medico senologo nel contesto del quadro clinico. I limiti della metodica sono rappresentati dalla impossibilità di evidenziare le microcalcificazioni, visibili solo in mammografia e dalla difficoltà nell’esaminare le mammelle a costituzione adiposa, tipiche delle donne in post-menopausa.
Mammografia
La mammografia è l’esame più importante in diagnostica senologica: consiste nella radiografia della mammella, che viene compressa da un apposito strumento in modo da ridurre lo spessore della ghiandola e quindi “radiografata” in due o tre proiezioni.
La dose di radiazioni erogata daglia apparecchi mammografici più recenti è minima, tale da non causare alcun potenziale disturbo (oltre alla compressione) o effetto collaterale, anche per esami ripetuti frequentemente. Le indicazioni ad eseguire una mammografia sono molteplici. Ovviamente deve sempre essere eseguita in presenza di una alterazione dubbia o sospetta e in casi selezionati anche in ragazze giovani.
A quale età si esegue la mammografia?
L’età per eseguire la prima mammografia a scopo precauzionale, in assenza di sintomi, varia dai 35 ai 40 anni a seconda dei fattori di rischio, in particolare la familiarità documentata per tumore al seno. In questo modo è possibile scoprire tumori in fase subclinica (non palpabili) o piccole microcalcificazioni che possono essere l’espressione di una iniziale proliferazione di cellule tumorali, sovente ancora localizzate all’interno dei dotti galattofori (carcinoma in situ).
Per questo la mammografia è l’esame fondamentale e gli screening mammografici hanno portato ad una riduzione di mortalità per carcinoma mammario nelle donne partecipanti, in particolare dopo la menopausa. Il limite della mammografia è rappresentato dalla densità del tessuto ghiandolare, tipico delle donne giovani, che limita il potere di risoluzione della metodica, riducendo il contrasto tra tessuto normale e patologico.
Con l'evoluzione delle tecniche diagnostiche oggi è possibile effettuare anche:
- La tomosintesi mammaria: mammografia digitale 3D ad alta definizione. Consente di studiare la mammella “a strati”, utile soprattutto in presenza di tessuto denso.
- La mammografia con mezzo di contrasto: prevede l’iniezione endovenosa di un liquido iodato per valutare la vascolarizzazione della lesione. Indicata nello staging preoperatorio e nel monitoraggio dopo chemioterapia.
Agobiopsia e microbiopsia
Con l’esame clinico e la mammografia, l'agobiopsia mammaria è il terzo esame più importante per la diagnosi del tumore della mammella.
I prelievi con ago possono essere:
- Agoaspirato: è un prelievo citologico che può essere eseguito su secrezioni del capezzolo o su materiale prelevato da una lesione solida con ago sottile.
- Agobiopsia: prelievo istologico che viene eseguito con un ago tranciante di dimensioni più grandi.
- Biopsia vacuum assisted: tecnica mininvasiva in anestesia locale che consente campioni multipli, utile per microcalcificazioni.
Risonanza Magnetica Mammaria
La Risonanza Magnetica Mammaria (RMM), introdotta all’inizio degli Anni Novanta, è entrata definitivamente nell’uso clinico con indicazioni ben definite ad integrare le tradizionali tecniche di diagnostica senologica (Mammografia ed Ecografia).
È indicata soprattutto in casi specifici: donne con mutazioni BRCA, seno molto denso, familiarità elevata o diagnosi già accertata per una migliore stadiazione.
Altri esami clinico-diagnostici
Per definire l’estensione della malattia si usano:
- radiografia torace,
- ecografia addome,
- marker tumorali (CEA, Ca15-3),
- scintigrafia ossea,
- TAC e PET-TAC nei casi avanzati.
Come si cura il tumore al seno?
Una donna che riceve la diagnosi di carcinoma mammario viene presa in carico da un team multidisciplinare di specialisti: radiologo, chirurgo senologo, anatomopatologo, oncologo, radioterapista, chirurgo plastico e psicologo.
Questo gruppo valuta attentamente, considerando dimensioni e caratteristiche biologiche del tumore insieme alle condizioni generali di salute, la strategia terapeutica più adatta per garantire le migliori possibilità di guarigione e qualità di vita.
La chirurgia resta tuttora il trattamento principale e insostituibile nella cura del tumore al seno.
Terapia chirurgica
Ormai poiché sono più frequenti le diagnosi precoci di pari passo trovano larga indicazione interventi conservativi non solo della ghiandola mammaria con la resezione di settori limitati della mammella (quadrantectomia), ma anche del cavo ascellare.
E quindi il tradizionale intervento di mastectomia per tumori piccoli è molto frequentemente sostituito dall’intervento di quadrantectomia ed analisi del linfonodo sentinella.
| Tipo di chirurgia | Descrizione | Indicazioni principali | Obiettivi |
|---|---|---|---|
| Chirurgia conservativa (quadrantectomia/lumpectomia) | Asportazione del tumore con un margine di tessuto sano | Tumori piccoli rispetto al volume mammario, singoli e localizzati | Conservare il seno, garantendo radicalità oncologica |
| Mastectomia semplice | Rimozione completa della ghiandola mammaria e del complesso areola-capezzolo | Tumori grandi, multifocali o recidive; scelta personale | Eliminare il tumore quando non è possibile conservare la mammella |
| Mastectomia skin-sparing | Rimozione ghiandola mantenendo la cute | Indicate per ricostruzione immediata in casi selezionati | Facilitare la ricostruzione con esiti estetici migliori |
| Mastectomia nipple-sparing | Preserva cute e complesso areola-capezzolo | Tumori periferici senza coinvolgimento del capezzolo | Miglior risultato estetico, con sicurezza oncologica |
| Biopsia linfonodo sentinella | Asportazione del linfonodo “sentinella” per valutare diffusione | Tumori iniziali clinicamente N0 | Evitare dissezione ascellare inutile, riducendo complicanze |
| Dissezione ascellare | Rimozione di più linfonodi del cavo ascellare | Malattia linfonodale accertata o localmente avanzata | Stadiazione e controllo della malattia regionale |
Asportazione del linfonodo sentinella
Il linfonodo sentinella è il primo (o i primi) dei linfonodi che ricevono la linfa dal tumore e che quindi possono contenere cellule tumorali diffuse per via linfatica. L'asportazione viene effettuata per eseguire l’esame istologico: se questo non rileva cellule neoplastiche, non è necessario rimuovere gli altri linfonodi, riducendo così il rischio di complicanze come il linfedema (gonfiore del braccio) e preservando la naturale funzione di filtro dei linfonodi.
L'asportazione completa è invece necessaria quando, all'esame clinico e radiologico pre-operatorio, vengano già accertate delle metastasi ascellari evidenti.
Radioterapia
Alla chirurgia conservativa solitamente si ricorre alla radioterapia per completare l’opera curativa a livello locale della chirurgia.
Guarda il video: Cos'è la radioterapia e quali sono gli effetti collaterali?
Terapia medica adiuvante
In caso di basso livello di rischio si propone alla paziente un programma di soli controlli periodici clinici, strumentali, di laboratorio (cosiddetto follow up) o un trattamento ormonale (ormonoterapia) con un farmaco antiestrogeno.
Nel caso in cui il livello di rischio di ripresa di malattia sia invece moderato-elevato si propone un trattamento precauzionale basato su chemioterapia endovenosa generalmente della durata di 6 mesi, a cui si deve far seguire un trattamento con antiestrogeni nel caso di espressione di recettori per estrogeni.
La chemioterapia è rappresentata dalla somministrazione post-operatoria di farmaci che bloccano la proliferazione delle cellule residue dopo l’intervento chirurgico. Non è scevra di effetti collaterali vale a dire che spesso è mal tollerata.
Terapia ormonale
Si avvale di farmaci che bloccano la produzione o l’azione degli estrogeni. È indicata quando il tumore presenta recettori per estrogeni e/o progesterone e può essere utilizzata da sola o dopo la chemioterapia. In generale, è ben tollerata e non presenta gli effetti collaterali tipici della chemioterapia.
Chemioterapia
Consiste nella somministrazione ciclica di farmaci dopo l’intervento chirurgico (adiuvante) o, nei casi più avanzati, prima dell’operazione (neoadiuvante) per ridurre le dimensioni del tumore. La chemioterapia può essere utile anche negli stadi iniziali della malattia, migliorando le probabilità di guarigione.
Terapie biologiche
Sono trattamenti mirati che agiscono selettivamente sui meccanismi molecolari che regolano la crescita tumorale. Rispetto alla chemioterapia tradizionale hanno in genere una tossicità minore, mantenendo però un’elevata efficacia.
Un esempio è rappresentato dai farmaci diretti contro il recettore HER2, utilizzati nei tumori che presentano livelli elevati di questa proteina. Sempre più spesso vengono adottate terapie multimodali sequenziali, che combinano diversi approcci per ottenere risultati migliori a lungo termine.
Le pazienti con tumore al seno ER positivo in fase avanzata (circa 40.000 in Italia) sono trattate con terapia endocrina a base di inibitori dell’aromatasi. Oggi, tuttavia, sono disponibili nuovi farmaci che stanno mostrando risultati molto promettenti.
Immunoterapia
Rappresenta una frontiera innovativa per la cura del carcinoma mammario, in particolare nelle forme prive di recettori ormonali, tra le più difficili da trattare. Questo approccio stimola il sistema immunitario del paziente a riconoscere e combattere le cellule tumorali. Studi recenti hanno dimostrato che l’immunoterapia può migliorare la sopravvivenza sia nelle fasi iniziali che in quelle metastatiche della malattia.
Anticorpi coniugati
Costituiscono un’ulteriore innovazione nel trattamento del tumore mammario, soprattutto in fase metastatica. Sono composti da anticorpi monoclonali, che riconoscono specifiche proteine delle cellule tumorali, legati a un farmaco chemioterapico. L’anticorpo agisce come vettore, trasportando il chemioterapico direttamente alla cellula malata: in questo modo si massimizza l’efficacia contro il tumore e si riducono gli effetti collaterali sulle cellule sane.
| Terapia | Meccanismo d’azione | Quando si usa | Note |
|---|---|---|---|
| Ormonoterapia | Blocca produzione o azione degli estrogeni | Se il tumore ha recettori per estrogeni/progesterone | Ben tollerata, pochi effetti collaterali |
| Chemioterapia | Farmaci ciclici che distruggono cellule tumorali | Dopo l’intervento (adiuvante) o prima (neoadiuvante) | Utile anche negli stadi iniziali |
| Terapie biologiche | Farmaci mirati che agiscono sui meccanismi di crescita (es. anti-HER2) | Se il tumore presenta caratteristiche molecolari specifiche | Minor tossicità, spesso combinate (multimodali) |
| Immunoterapia | Stimola il sistema immunitario a riconoscere e combattere le cellule tumorali | Particolarmente utile nei tumori senza recettori ormonali | Efficace sia nelle fasi iniziali che metastatiche |
| Anticorpi coniugati | Anticorpi monoclonali collegati a chemioterapici: colpiscono direttamente la cellula malata | Nei casi di tumore metastatico | Massima efficacia, minori effetti sulle cellule sane |
Cosa succede dopo l'intervento chirurgico?
Dopo l’asportazione di una parte maggiore o minore di tessuto mammario la donna si pone l’interrogativo di sottoporsi o meno ad una ricostruzione del seno per apportare una correzione del danno estetico determinato dall’asportazione della massa tumorale.
Il tumore può recedere completamente dopo l’intervento chirurgico e le successive fasi radio o chemio-terapiche oppure può rifarsi vivo. In questo caso si tratta o di cellule sfuggite all’intervento operatorio oppure di una recidiva del tumore primario; non indica una buona prognosi a lungo termine ovverossia fa temere una progressione della proliferazione tumorale dentro e fuori del tessuto mammario.
Spesso per ovviare al ripresentarsi del tumore al seno si sottopone la donna ad una terapia radiante localizzata con lo scopo di ovviare a possibili ricadute con l’intento di distruggere ogni possibile cellula tumorale residua all’intervento operatorio.
| Tipo di ricostruzione | Descrizione | Indicazioni principali | Obiettivi |
|---|---|---|---|
| Ricostruzione con protesi | Inserimento di protesi o espansore | Dopo mastectomia, se non è previsto danno da radioterapia | Ripristinare volume e forma mammaria |
| Ricostruzione con tessuti autologhi (TRAM, DIEP, dorsale) | Uso di lembi muscolo-cutanei o adiposi della paziente | In alternativa alle protesi o dopo radioterapia | Risultato naturale e duraturo, senza corpo estraneo |
| Lipofilling | Innesto di grasso autologo | Correzione di difetti o asimmetrie, completamento ricostruzione | Rifinitura estetica, miglior simmetria |
Per approfondire:Cosa fare dopo l'intervento chirurgico?
Aspetti psicologici
La diagnosi improvvisa e l’intervento chirurgico possono generare ansia e depressione nelle pazienti, così come le terapie: sottoporsi alle cure può incidere sul benessere emotivo. In molti casi, la chirurgia ricostruttiva aiuta le donne a recuperare un’immagine corporea soddisfacente e a ridurre l’impatto psicologico della malattia.
Condividere l’esperienza della malattia può aiutare ad affrontare meglio il percorso di cura: ne sanno qualcosa le utenti del forum RFS - Ragazze Fuori di Seno, il primo e più attivo blog al mondo di medicina narrativa, che ho aperto nel 2010 e che oggi conta più di 2.900 iscritti (tra pazienti e caregiver) e oltre 800.000 commenti.
Da 15 anni migliaia di donne, con diagnosi di tumore al seno, narrano nel forum di auto mutuo aiuto l'esperienza della grave malattia: si confrontano, si sostengono e allenano giorno dopo giorno la resilienza.
Cos'è RFS - Ragazze Fuori di Seno?
Il supporto psicologico è uno dei problemi su cui si basa la psiconcologia che rappresenta quella branca della psicologia che si propone di venire in aiuto a coloro che loro malgrado vengono colpiti da una patologia tumorale maligna, con tutti i possibili risvolti psicologici che essa comporta.
Le terapie integrate, costituite da interventi non farmacologici, stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante nella presa in carico dei pazienti oncologici. Si tratta di approcci che favoriscono il percorso riabilitativo e contribuiscono al benessere globale della persona. Molte breast unit e reparti di oncologia in Italia offrono un servizio di supporto psicologico per malati oncologici.
Per approfondire:Benefici del supporto fisico e mentale in oncologia
Domande frequenti sul tumore al seno
Quanto è diffuso il tumore al seno?
In Italia una donna su otto sviluppa un tumore alla mammella. Ogni anno si registrano oltre 50.000 nuovi casi, ma la mortalità è in calo grazie a diagnosi precoce e terapie sempre più mirate.
Quali sono i principali fattori di rischio?
- Non modificabili: età, familiarità, mutazioni genetiche (BRCa1 e BRCa2), storia riproduttiva.
- Modificabili: obesità, scarsa attività fisica, fumo, alcol, dieta ricca di grassi e zuccheri, terapie ormonali non controllate.
L’alimentazione e lo stile di vita influiscono sul rischio?
Sì. Una dieta equilibrata, ricca di frutta e verdura, associata ad attività fisica regolare, riduce il rischio. Modificare lo stile di vita può prevenire oltre il 20% dei casi.
Quali sono le tipologie di tumore alla mammella?
- In situ: le cellule tumorali restano confinate nei dotti o nei lobuli.
- Infiltrante: le cellule superano i dotti/lobuli e si diffondono a linfonodi o organi.
Quali sono i sintomi a cui prestare attenzione?
Alterazioni della pelle del seno o del capezzolo, secrezioni anomale, retrazione del capezzolo, noduli al tatto, arrossamento o aumento di volume della mammella.
A cosa serve l’autopalpazione?
È un metodo semplice che ogni donna dovrebbe eseguire mensilmente per rilevare eventuali cambiamenti del seno. Va sempre integrata con la visita senologica e gli esami strumentali.
Quali esami diagnostici sono più utilizzati?
- Mammografia: esame principale per la diagnosi precoce e lo screening.
- Ecografia: utile soprattutto nelle donne giovani.
- Risonanza magnetica: indicata in casi particolari (mutazioni genetiche, seno denso, forte familiarità).
- Biopsia: conferma la diagnosi con esame istologico.
Quando iniziare lo screening mammografico?
In Italia il programma nazionale prevede una mammografia gratuita ogni due anni per le donne tra i 50 e i 69 anni. In presenza di familiarità o altri fattori di rischio può essere iniziata già tra i 35 e i 40 anni.
Quali terapie sono disponibili oggi?
- Chirurgia (conservativa o mastectomia)
- Chemioterapia
- Ormonoterapia
- Terapie biologiche mirate (es. anti-HER2)
- Immunoterapia
- Anticorpi coniugati
Le terapie vengono scelte in base alle caratteristiche del tumore e alle condizioni della paziente, spesso in combinazione.
A cosa servono i test genetici?
Permettono di valutare il rischio ereditario (mutazioni BRCa1 e BRCa2) e di analizzare il profilo del tumore (es. test Oncotype DX) per scegliere terapie più personalizzate.
Il tumore al seno si può prevenire?
Non sempre, ma adottare corretti stili di vita, sottoporsi regolarmente agli screening e, in caso di familiarità, valutare test genetici, riduce significativamente il rischio e aumenta le probabilità di diagnosi precoce.
Il dolore al seno è sempre un segno di tumore?
No. Il dolore mammario (mastalgia) è molto comune, soprattutto nelle donne giovani, ed è spesso legato al ciclo mestruale o a variazioni ormonali. Solo raramente è correlato a un tumore.
Perché sento il seno “pieno di noduli”?
La mammella è naturalmente formata da tessuto ghiandolare e adiposo con una struttura “a grappolo”. Questa conformazione può dare la sensazione di nodularità, ma non significa automaticamente che ci sia una patologia.
Quando devo preoccuparmi per un nodulo?
Un nodulo “nuovo”, duro, fisso o diverso dal tessuto circostante va sempre valutato dal medico. È importante conoscere la propria conformazione mammaria per notare eventuali cambiamenti.
Con la menopausa cambia la struttura del seno?
Sì. Dopo la menopausa la componente ghiandolare si riduce e viene sostituita da tessuto adiposo. Questo spiega perché i sintomi e i rilievi clinici possono variare nelle diverse fasi della vita.
Dopo i 40 anni il dolore al seno è sempre benigno?
Non sempre. Anche se spesso il dolore non è legato a tumore, dopo i 40 anni e in particolare in post-menopausa è indicata la valutazione con mammografia per escludere patologie significative.
Glossario
Autopalpazione
È la palpazione a piatto di ciascun seno in maniera circolare atta a verificare in ogni quadrante del seno l’assenza di noduli sospetti; può essere fatta dalla donna a casa e va associata anche all’indagine palpatoria del cavo ascellare alla ricerca di linfonodi ingrossati possibili sedi di dislocazione di cellule tumorali.
Carcinoma
È un tumore maligno del tessuto epiteliale tendente a proliferare in maniera incontrollata ed aggressiva prima all’interno del tessuto mammario e poi tendente ad infiltrare prima i linfonodi ascellari e poi a disseminarsi attraverso il torrente sanguigno in vari tessuti e organi del corpo.
Diagnosi precoce
Si può riassumere in tre parole: autopalpazione, mammografia e visita clinica.
Linfonodo
Rappresenta quindi una stazione intermedia del sistema linfatico dell’organismo che viene colonizzata dalle cellule tumorali maligne prima che queste invadano il torrente sanguigno per metastatizzare in altri organi. Le metastasi più pericolose interessano il cervello e i polmoni.
Mammografia
È una radiografia di entrambi i seni alla ricerca di addensamenti tumorali visibili radiologicamente e di una loro esatta localizzazione.
Mastectomia
È l’asportazione di un seno per la presenza di una neoformazione tumorale che l’ha invaso a un punto tale da non permettere un intervento maggiormente conservativo.
Metastasi del tumore
Rappresentano dei nodi di cellule tumorali che invadono vari organi e tessuti dell’organismo proliferando all’interno degli stessi e sostituendo perciò il tessuto normale con tessuto anomalo proliferante che determina un deficit funzionale del tessuto che lo ospita.
Neoplasia
Si intende un tessuto anomalo di nuova struttura riguardo all’organismo che lo ospita che tende a crescere in maniera incontrollata.
Nodulo
È un addensamento del tessuto mammario non necessariamente tumorale che però si contraddistingue per le sue caratteristiche dal tessuto mammario normale.
Screening
Si intende un’indagine di massa tendente ad accertare precocemente la presenza di un tumore.
Crediti immagini
- Laboratoires Servier institution QS:P195,Q907487, Breast cancer -- Smart-Servier, CC BY-SA 3.0
- Original author: Patrick J. Lynch. Reworked by Morgoth666 to add numbered legend arrows., Breast anatomy normal scheme, CC BY 3.0
Fonti
- AIOM - I numeri del cancro 2024
- IARC - International Agency for Research on Cancer (Organizzazione mondiale sanità)
- LILT - Lega Italiana Lotta contro i tumori