Carcinoma vescicale

Buongiorno,

mio padre 75 anni è stato operato l'anno scorso per carcinoma alla vescica muscolo infiltrante T2G3 N0 M0. L'intervento di cistectomia radicale, con asportazione completa della prostata e applicazione del sacchetto esterno (metodo Bricker) è andato perfettamente. Si è ripreso completamente dopo un mese ed ha anche ripreso tutte le sue attività, visto e considerato che ha una buona tempra e forza fisica.L'esame dei tessuti prelevati, dei linfonodi e la scintigrafia ossea ha dato indicazione del fatto che il tumore non aveva perforato la tonoca muscolare e quindi era confinato alla vescica.
A detta dei medici quindi nessuna necessità di chemioterapia.
I controllo sono stati fatti regolarmente ogni 4 mesi, a febbraio 2013 ed a giugno.
A Giugno l'urologo ha voluto approfondire la questione di un rene che non ha mai funzionato benissimo, ma senza mai causare problemi, con l'occasione ha detto di fare una ristadiazione completa con esami e TAC PET.
La tac Pet di inizio agosto 2013 ha dato un esito che ci ha lasciati esterefatti.
Quadro compatibile con ripetitività scheletriche (infatti mio padre da un mesetto aveva un dolore al femore sinistro) un piccolo polipo al retto asportato l'altro giorni di cui attendiamo esito istologico e, sopette linfonodali e polmonari.
A questo punto ci chiediamo? Cosa non ha funzionato nei controlli? I marcatori tumorali e il psa avrebbero dovuto dare segnali d'allarme anche a febbraio?
Se guardo le analisi di febbraio infatti non erano stati fatti nè i marcatori specifici nè il psa che sono stati fatti solo a giugno.
Cosa più importante però ci chiediamo cosa fare adesso.
L'oncologo ci ha detto che si faranno degli rx ossei mirati e anche ai polmoni poi si deciderà se fare una radioterapia palliativa ed eventuale chemio.
Sappiamo benissimo che da questa situazione non si torna indietro, ormai non si può più parlare di guarigione, ma le possibilità in un certo senso di curare e tenere sotto controllo per un periodo la situazione, migliorando la qualità e l'aspettativa di vita ci dovrebbero essere.
Mi resta il dubbio che si poteva fare qualcosa di più per monitorare la situazione e prendere la situazione in tempo.
Vi chiedo se, vista la situazione, la strada da percorrere che ci hanno indicato sia corretta e se le metodiche indicate possano avere qualche efficacia che non sia solo una semplice (seppur importantissima) terapia antalgica.

Grazie e saluti

[#1]
Dr. Angelo Nacci Oncologo 38 1
Gentile signore,
suo padre è stato operato per un carcinoma vescicale che non aveva dato interessamento linfonodale (N0) e neanche metastasi a distanza (M0). Per il carcinoma vescicale radicalmente operato non vi è evidenza che ci sia un vantaggio nel fare una chemioterapia adiuvente, cioè precauzionale. Quindi giustamente i coleghi lo hanno inserito in un programma di follow-up. Poi a Giugno è venuto fuori, purtroppo il quadro PET che ha riportato. Il PSA non è un marcatore di carcinoma vescicale, ma di carcinoma prostatico. Il carcinoma vescicale non esprime marcatori. Probabilmente (non so quanto sia il valore del PSA) suo padre o ha una progressione scheletyrica di carcinoma vescicale o ha anche un carcinoma prostatico con interessamento scheletrico. Ad ogni modo sarebbe utile effettuare trattamento radioterapico sulle sedi a rischio di frattura ed una terapia ricalcificante con bifosfonati o anti-RANK. Nel caso fosse effettuata una diagnosi di carcinoma prostatico metastatico valutare eventuale blocco ormonale totale.
Ci faccia sapere
Cordiali saluti

Dr. Angelo Nacci

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dr Nacci,

la ringrazio per la risposta.
L'oncologo che segue mio padre infatti ha consigliato di procedere con terapia con bifosfonati, il cui inizio dovrebbe essere imminente visto che i controlli radiografici e dentari alla mascella non hanno delineato controindicazioni.
Parlando con la dott.sa pare che le lesioni ossee siano confinate al femore e due vertebre.
Per quanto riguarda la sospetta lesione polmonare non ci sono certezze, potrebbe trattarsi di una metastasi, una lesione infiammatoria oppure, nella peggiore delle ipotesi, un tumore di diversa origine.
Per avere risposte su questo però stanno valutando se fare un ago aspirato o qualcosa che permetta di fare una biopsia.
Mio padre al momento avverte un dolore severo alla femore sinistro che si irradia lungo la gamba.
Se non avesse questo disturbo potrei dire che sta addirittura bene (va in giro, si dedica ai suoi lavori, mangia bene ecc cc), ma purtroppo in questo caso il dolore se non trattato con farmaci è veramente debilitante, lo costringe a stare disteso.
Inoltre è molto riluttante a prendere il Targin perchè sostiene che non gli faccia nessun effetto e che gli provochino nausea.
Al momento la terapia procede con Voltaren e Diclofenac su consiglio del medico di famiglia ma purtroppo questi farmaci a lungo andare possono creare complicazioni.
In questi ultimi giorni inoltre pare non stiano facendo molto effetto in quanto il dolore pare non passare del tutto come tempo fa (assuefazione?) ed ha nausea che non lo fa mangiare.
Mi permetto quindi di chiederle un consiglio su questi punti:

-E' opportuno che cerchi di sensibilizzare l'oncologo a valutare in tempi brevi una radioterapia al fine di ridurre il dolore e diminuire i farmaci? La stessa oncologa ci aveva detto che sarebbe opportuno visto la reticenza di mio padre a prendere farmaci e il problema dell'insufficienza renale al rene sinistro.

-Nel caso i tempi siano lunghi (non dovrebbero esserlo....) con che terapia farmacologica lei consiglierebbe di proseguire? Cercare di forzare mio padre a prendere il Targin utilizzando magari il Plasil per attenuare gli effetti della nausea o vi sono altre soluzioni possibili?

-Secondo lei è opportuna anche una chemioterapia palliativa (non pesante) per tenere sotto controllo la malattia, prolungare l'aspettativa e la qualità della vita?

Siamo in cura presso l'ospedale di Gemona del Friuli Provincia di Udine.

Grazie in anticipo.

Saluti.
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