Una terapia farmacologica, trovandolo un metodo

Da parecchio tempo provo disintersse, apatia e senso di fallimento ed ineluttabilità in tutto ciò che faccio. La cosa comincia ad avere ripercussioni preooccupanti anche sul lavoro, e si è acuìta negli ultimi tempi: mentre prima riuscivo in qualche modo a conviverci e andare avanti dignitosamento lo stesso, ora mi sento in forte difficoltà.
Ho provato circa un anno e mezzo fa, forse due, qualche seduta psicoterapeutica ma ho lasciato perdereperchè non "decollavano". Poi ho incontrato un altro medico, psichiatra, ma ho fatto marcia indietro alla proposta, dopo un solo colloquio durato una mezz'oretta appena, di iniziare una terapia farmacologica, trovandolo un metodo per così dire troppo "interventista". Da allora, circa un anno fa, ho cercato di barcamenarmi.
Ma la situazione si sta facendo pesante e soprattutto mi pare di non avere per nulla l'energia che sarebbe necessaria ad invertire la rotta, e quindi... non faccio nulla...accumulando nuovi problemi.
Preciso che ho avuto ed ho una vita piuttosto problematica per cause esterne (lutti e perdite anche recentissime fin dalla primissima adolescenza), e che spesso mi ritrovo a caricarmi troppo di problemi di persone a me vicine, soprattutto in questi ultimi tempi.
Aggiungiamo un rapporto con l'alcool abbastanza disinvolto, anche senza arrivare a estremi (nel senso che so pormi un limite per non arrivare a situazioni esagerate; al massimo in qualche occasione ho notato un aumento di irascibilità che rientra abbastanza presto).
Un grazie anticipato a chi vorrà darmi un parere.


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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile utente
I sintomi che lei descrive potrebbero essere da riferire a una depressione, ma una valutazione precisa può esser fatta solo durante un consulto di persona.

Per non correre rischi di alcun tipo, le raccomando di non trascurare oltre la sua condizione e di ricercare al più presto aiuto professionale. Mi verrebbe da dirle "si attivi subito" ma so che quando ci si sente come lei si sente adesso non si ha molta voglia di darsi da fare.

Perciò è importante che usi tutte le sue energie per consultare uno specialista.

Nella depressione può essere indicato intervenire adeguatamente su entrambi i fronti, sia quello farmacologico che quello psicoterapeutico. Potrebbe iniziare richiedendo intanto una nuova valutazione psichiatrica. Se il medico le prescrivesse dei farmaci in modo "interventista", tenga presente che i moderni antidepressivi sono in genere ben tollerati e che il loro effetto inizia a manifestarsi concretamente dopo alcune settimane. Ma queste cose gliele dirà anche il medico.

Successivamente, se sente di aver bisogno di parlare dei suoi problemi personali e familiari, può sempre rivolgersi a uno psicologo o a uno psicoterapeuta. A questo proposito potrà parlarne anche con lo psichiatra che la visiterà.

Nel frattempo, se crede, si legga quest'articolo sulla depressione nel mio sito:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_depress.htm

Non aspetti oltre.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
dopo
Attivo dal 2008 al 2008
Ex utente
La ringrazio molto della risposta così tempestiva. Ho letto con interesse anche l'articolo.
Il problema in questi casi è essere indirizzati bene, perchè alla fin fine ci si mette in mano altrui, per così dire. Probabilmente mi rivolgerò al servizio pubblico se non riesco a trovare consigli su altri nominativi. In effetti ritrovo nella Sua risposta un po' l'approccio del secondo medico di cui parlavo sopra: in soldoni mi aveva detto intanto di iniziare con i farmaci per poi rivedersi dopo un po', quando gli stessi cominciavano ad avere effetto, e valutare il da farsi. Il problema è che io ho grosse resistenze rispetto a questo tipo di farmaci per convinzione personale e per averne visti gli effetti in persone che conosco bene. Mi rendo tuttavia conto che è una mia opinabile posizione e forse vale la pena, al punto in cui sono, di tentare questa strada.
Grazie ancora
[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile utente
Ha centrato esattamente il problema: l'importante è rivolgersi al professionista in grado di seguirci. E potremmo dire che la sua posizione riguardo ai farmaci, più che essere opinabile, manca d'informazioni obiettive. Lei dice di aver visto gli effetti dei farmaci su altre persone, ma non specifica quali farmaci e quali persone.

La reazione ai farmaci, specialmente gli psicofarmaci, è altamente soggettiva. E a lei potrebbero fare solo bene, ad esempio.

E in ogni caso il loro effetto non è irreversibile: non deve aver paura di riportare effetti negativi dopo che avrà terminato la cura.

Le confermo anche che, per non ricascarci, sarebbe importante subito dopo chiarire a se stesso cosa potrebbe fare per stare meglio, da un punto di vista relazionale e personale. In questo caso la cura farmacologica aiuterà non solo lei, ma anche lo psicologo o lo psicoterapeuta che eventualmente la vedrà, a lavorare meglio.

Cordiali saluti
[#4]
dopo
Attivo dal 2008 al 2008
Ex utente
"la sua posizione riguardo ai farmaci, più che essere opinabile, manca d'informazioni obiettive. Lei dice di aver visto gli effetti dei farmaci su altre persone, ma non specifica quali farmaci e quali persone."

E' vero, sono stato un po' impreciso ed opinabile non è il termine esatto.
In realtà non so di quali farmaci esattamente si parli ma ne posso parlare solo molto genericamente, con tutti i limiti che ne derivano dei quali sono perfettamente conscio. Comunque ad esempio ho potuto accogliere passo passo le confidenze di una mia vecchia fidanzata ora amica e rendermi conto delle enormi difficoltà che ha riscontrato nello smettere, perchè così era previsto, la cura farmacologica. Tenga presente che nonostante queste sue enormi difficoltà (ora a distanza di mesi pare stare bene) lei mi spronava comunque ad affrontare una cura farmacologica, ma ricordo bene le sue sofferenze di quel periodo.

Un altro esempio che le potrei portare riguarda un mio carissimo amico sin dall'infanzia, ma sarebbe lungo e difficile da spiegare in poche rihe.

In realtà però, a ben pensarci, la mia scarsa predisposizione ai farmaci ha radici lontane e si ricollegano a sofferenze personali molto forti. Molti anni fa un mio fratello oggetto di T.S.O.; la diagnosi fu "schizofrenia paranoide". Premetto subito che mi rendo conto che sono situazioni molto diverse e che sono emotivamente troppo coinvolto per essere anche minimamente obiettivo, spero sia comprensibile. Detto questo, durante il ricovero ricordo perfettamente come fosse "intontito", irriconoscibile, l'ombra di sè stesso, un fantasma; ricordo la profondissima sofferenza nel vederlo così ma anche la speranza che si trattasse di un passaggio obbligato verso qualcosa di migliore. Una volta terminato il ricovero rifiutò ogni altra cura e l'epilogo di questa vicenda fu il più drammatico, qualche mese dopo.

Ripeto, concordo con Lei sulla mia scarsissima e poco obiettiva conoscenza in merito, tanto che sono orientato a seguire la strada che Le dicevo nell'altro intervento, anche se quando mi fu proposto avrei voluto maggiori delucidazioni e, perchè no?, qualche altro incontro prima di una decisione di questo tipo, non appena circa mezz'ora di colloquio. Mi rendo conto, in ogni caso, che si tratta di un problema mio le cui radici sono forse quelle che ho raccontato.

Grazie ancora per le riposte
[#5]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile utente
La sua descrizione è adesso molto più precisa. Si potrebbe dire, allora, se non vado errato, che il suo atteggiamento negativo non sia rivolto tanto ai farmaci di per sé, quanto al brutto ricordo che lei ha del ricovero di suo fratello.

Ciò è perfettamente comprensibile. E d'altra parte è bene che lei tenga presente che ciò che è successo a suo fratello non ha niente a che vedere con quanto sta succedendo a lei.

È comprensibile anche che si sia sentito trattato più come un "caso" che come una persona ricevendo solo mezz'ora di ascolto e una prescrizione. Ma è proprio per questo che le raccomando di cercare entrambe le cose: un supporto farmacologico e un supporto personale, perché sono entrambi importanti.

Le faccio i miei migliori auguri.
[#6]
dopo
Attivo dal 2008 al 2008
Ex utente
Grazie ancora per la risposta.
Vede con quel medico io ero stato chiaro: avevo esposto le mie perplessità e chiesto più un supporto personale che farmacologico, senza comunque chiudere la porta a quest'ultimo nei tempi a me consoni. Invece la controproposta è stata appunto di iniziare "prima" l'utilizzo dei farmaci e "dopo" casomai affiancare anche quest'altro supporto; quindi di pensarci un attimo e poi chiamarlo per la prescrizione.

Il mio timore in parole poverissime è stato che l'effetto dei farmaci potesse mettere in secondo piano, attenuandolo, il mio malessere e che così forse sarebbe stato poi difficile tirarlo fuori per bene, non so se mi sono spiegato. Invertendo l'ordine invece forse potevo focalizzare meglio la mia situazione e poi eventualmente ricorrere al supporto farmacologico combinato al percorso personale già iniziato. Ma non sono stato ascoltato.

Resta poi il fatto che, come anche Lei ha giustmante rimarcato, bisogna trovare la persona giusta e non so come muovermi: le conoscenze che potevamo indirizzarmi le ho già usate...Per quello chiedevo se fosse un buon metodo andare al servizio pubblico e prendere un appuntamento con chi capita....Tanto poi si può comunque cambiare, penso.

Garzie ancora
[#7]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile utente
L'alternativa del servizio pubblico è in ogni caso sempre possibile.

Se lo desidera, può contattarmi direttamente per avere indicazioni su professionisti nella sua regione che ricevono privatamente.

Cordiali saluti
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