crisi respiratoria per fibrosi polmonare ,Intubazione e successiva tracheoctomia

mia suocera di 81 anni affetta da fibrosi polmonare, scoperta 2 anni fa ,nell'ultimo anno è stata ricoverata varie volte x crisi respiratorie gravi dimessa sempre dopo alcuni giorni di terapia in ospedale ,l'ultima volta gli hanno riscontrato anche una fibrillazione atriale e quindi segue la terapia farmacologica sia x la fibrosi polmonare con cortisone ed ossigeno terapia sia giornaliera che notturna e prende anche altri farmaci per i problemi cardiaci descritti .venerdì notte in seguito ad una crisi respiratoria molto più grave delle altre, scatenatasi senza alcun preavviso ,ed in assenza di altre patologie significative ,è stata di nuovo ricoverata questa volta in rianimazione è stata intubata e siccome sembrava che riducendo l carico di ossigeno e provando a staccare lei respirasse autonomamente ,è stata liberata ma a detta dei medici ha subito avuto un'altra crisi respiratoria ed è stata intubata di nuovo .
Adesso ci dicono che non possono fare altri tentativi e che è necessario fare una tracheotomia
io e mia moglie non siamo molto convinti ma loro ci dicono che è necessario perché non possono tenere la paziente x molti giorni intubata ,
è vero questo ? che danni potrebbe avere ? questa è veramente l'unica via percorribile ?
questo intervento è in qualche modo reversibile e quali sono le successive complicanze potrebbe tornare a casa ed avere una vita dignitosa premetto che già non usciva più ma almeno parlava e mangiava autonomamente . ci sono farmaci e nuove terapie per la fibrosi polmonare? questa malattia ,che non molti conoscono, credo sia ad uno dei primi posti per sofferenza
e poi molto debilitante è proprio una brutta bestia da affrontare e senza possibilità di guarigione.
Mia suocera non ha mai fumato e lavorava in campagna nei campi all'aria aperta.
grazie cordiali saluti
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Dr. Salvatore Renzo Calabrese Anestesista 37 4
Gentile signore/a
premetto che non è possibile dare indicazioni certe, con le pur dettagliate informazioni da lei fornite, senza avere preso visione della cartella clinica e aver visitato la paziente.
Concordo con lei sulla gravità della patologia respiratoria di sua suocera a cui si aggiunge l'età molto avanzata e la concomitante patologia cardiaca.
Credo che in queste circostanze una tracheostomia sia giustificata.
La funzione respiratoria della paziente è gravemente compromessa, tenderà inevitabilmente ad aggravarsi. Le possibilità che, superata la crisi acuta attuale, possa tornare a respirare autonomamente sono scarse.
La presenza del tubo tracheale, a lungo andare, può provocare danni alla trachea che nel medio periodo possono evolvere in un restringimento (stenosi) della trachea stessa che renderebbe ancora più difficile respirare.
Invece la presenza della tracheostomia, nel caso non certo che la paziente possa respirare senza il ventilatore automatico, riduce la fatica che farà per respirare.
Con la tracheotomia la paziente non potrà parlare, ma potrebbe alimentarsi.
La tracheostomia, a differenza della tracheotomia, non è definitiva; nel caso (secondo me non molto probabile) di un miglioramento significativo si può chiudere, rimarrebbe solo una piccola cicatrice.
Mi sembra che i medici che la curano stiano usando tutti i mezzi a disposizione, ma come dice anche lei non c'è la possibilità di guarigione, ma solo di migliorare la qualità di vita, che in questo caso significa respirare con meno difficoltà.
Mi rendo conto che la vostra non è una scelta facile, ma dovrebbe essere sua suocera a decidere dopo essere stata informata con tatto, ma chiaramente della situazione attuale e della sua possibile evoluzione.
Spero di essere stato chiaro ed utile.

Dr. Salvatore Renzo Calabrese
www.recal.it