Sentirsi estranea in casa

Gentilissimo/a
Anche se su questo argomento potrei scrivere un trattato, cercherò in poche righe di riassumere i punti cardine della mia problematica.
Dopo la morte di mia madre, per via di una lunga malattia , mi sono più volte scontrata con mio padre, sulla mia presenza in casa , quasi da sentirmi inutile e di disturbo. Premetto che il mio contributo da "donna di casa" è importante , dalle faccende, alla cucina, pulizie e tutto ciò che farebbe una buona padrona di casa, ma pare che anche tutto ciò sia un problema, che forse sarebbe meglio se me ne andassi da cio che lui mi dice e durante questi scontri , a volte non solo verbali, ho cercato sempre di comportarmi come una figlia farebbe, non reagendo , poiché purtroppo mi è rimasto un solo genitore e soffro molto nel rendermi conto che lui non pensa a me come figlia, ma quasi come elemento di disturbo. Cerco di mantenere il quieto vivere ma sto morendo dentro perché mi sento orfana di entrambi da quando lei non c'è più. Mio padre conduce una vita normale, con le sue passeggiate ed il suo "ritrovato equilibrio" e continuo a pensare che l'unico suo problema sia io poiché qui in casa quando si litiga vige il silenzio religioso per giorni nonostante i miei tentativi di smorzare anche chiedendo cosa vuole mangiare per pranzo.
Non so se sia possibile recuperare un rapporto, dato il suo atteggiamento e la mia delusione, ma se da una parte sembro volermi rassegnare dall'altra non riesco, ma così non vivo più bene .
Porto dentro di me il peso di dover dimostrare che posso fare ciò che mamma faceva per la famiglia e per la casa e di una promessa fatta a lei, ma anche io soffro la sua mancanza ,la soffro costantemente e con mio padre ed i suoi comportamenti nei miei riguardi è come se morissi. Il mio timore è la depressione, ho ansia, brutti pensieri spesso e non riesco a parlarne con nessuno perché il mio sfogo era mia madre e solo lei riusciva a sollevarmi.
Forse parlarne qui in maniera anonima mi resta più semplice. Non so cosa fare.
Grazie per l'attenzione
Cordiali saluti .
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buonasera,

le sue parole comunicano quanto dolorosa sia la sua perdita. Penso sia importante che possa condividere i suoi sentimenti come sta facendo, senza tenersi tutto dentro.

Se non sono indelicato e le va di dire, posso chiederle se il rapporto con suo padre era diverso quando era presente sua madre? E, inoltre, lei e suo padre avete potuto condividere la profonda sofferenza per la perdita di sua madre?

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie Dottore per la sua celere replica.
Il rapporto con mio padre non è mai stato di forti slanci affettivi, baci o abbracci, direi che è sempre stato un rapporto di rispetto ma poca effettiva complicità. Spesso, durante le discussioni varie, specialmente in età adolescenziale, c'è sempre stato poco dialogo e molta imposizione da parte sua, "mazza e panell fann i figghj bell " per intenderci. ... Io non so cosa significhi essere genitore, posso anche capire che si possa perdere la pazienza ma con lui non c'è mai stato uno scontro "costruttivo" anzi cercavo in tutti i modi di evitare di indispettirlo, con molta complicità di mia madre che spesso mitigava o mi "copriva" , sicuramente marachelle ne ho fatte , non sono perfetta e non la passavo liscia neanche con mamma che non faceva capire nulla a mio padre, ma poi me la dovevo vedere con lei. Ora sono cresciuta ovviamente e quella paura in me non esiste più, anche perché il periodo critico della crescita Grazie a Dio è passato senza danni, ma ora è forse peggio perché il Silenzio fa molto più male. Penso di aver risposto anche all' altra Sua domanda sulla condivisione della sofferenza per la perdita.
Ho pianto mia madre dopo 2 anni dalla sua morte, non credevo fosse reale. Mi ero talmente dedicata alla gestione di ciò che lei aveva lasciato che non riuscivo a concentrarmi sulla perdita e poi dopo 2 anni circa è successo che ho pianto, da sola e da quel momento non è più capitato. La sento tanto viva in tutto ciò che faccio ed è come se non l'avessi persa realmente anche se La voglio rassicurare Dottore che ho ben capito che lei ormai non è più in questo mondo. I miei pensieri però a volte sono del tipo che semmai un giorno dovesse capitarmi qualcosa non sarebbe un male, mai autoinflitta perché è una cavolata farsi del male fisico, sono più pensieri legati ad incidenti,malattie e questa cosa di pensare ad una mia fine con serenità non mi piace e dentro di me lo riconduco al fatto che probabilmente avrei voluto avere qualcuno vicino quando avevo bisogno di sostegno, ma ho pensato di essere io QUELLA FORTE e che toccava a me tirare e tirarmi su. Ad oggi con mio padre vivo tra guerre lampo, silenzi stampa e attimi di tregua in cui discutiamo sul nuovo governo di maio -salvini e su cosa cucinare per domenica a pranzo ecc...
A me è mancato l'amore e l'affetto, le attenzioni , la complicità, le liti di cuore e le RIAPPACIFICAZIONI importantissime! Tutto ciò mi sta facendo cambiare ma non so se in bene, in male o in peggio. Vorrei conoscere un modo ... Grazie ancora.
Cordiali saluti.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Gli stimoli legati alla sua narrazione sono talmente tanti, che non è semplice parlarne online, anche perché i pensieri e le emozioni che comunica sono toccanti ed estremamente delicati.

Provo comunque a lasciarle alcune suggestioni in questa sede, per quanto posso.
Intanto mi sento di dirle che ci testimonia la complessità dei vissuti di fronte alla perdita di una persona con la quale c'è un legame molto profondo e intimo. Da una parte non sembra reale, non sembra possibile, non è descrivibile. Dall'altra resta dentro di noi un ricordo "vivo" che ci fa sentire presente sia la persona sia la nostra relazione con lei. E da un'altra parte ancora viviamo la mancanza e, come lei dice quando ci racconta di avere pianto, proviamo dolore.

Inizialmente dice di non averci potuto pensare. Questo è normale per diversi motivi. Per esempio succede così quando il dolore è troppo grande. E anche per il fatto che la morte non è facilmente concepibile, non è traducibile a parole.

Immagino che per lei sia stato ed è difficile non avere più un rapporto speciale, come quello che descrive con sua madre. Parla di protezione, di complicità e intesa, anche se ogni tanto doveva fare certi conti anche con lei.

Tornando a suo padre, c'è una complessità di elementi che andrebbe approfondita. Ci sono molte domande e riflessioni che si possono pensare, su cui è fondamentale soffermarsi. Voglio lasciarle soltanto un'idea qui. Mi sono chiesto che cosa provi suo padre per la perdita di sua madre. E mi sono chiesto se possono esserci due aspetti: da una parte la fatica a esprimere i suoi sentimenti, un po' come può succedere anche a lei, quando cerca di essere "quella forte". Da un'altra parte il suo dolore e il suo bisogno di esprimerlo e condividerlo.

Non so se quando lei sente estraneità, quasi fosse un "elemento di disturbo", potrebbe cogliere il sentimento di dolore e magari di smarrimento di suo padre. Mi chiedo se nonostante l'apparenza, anche lui stia cercando di affrontare come lei una perdita destabilizzante e una ferita tanto grande, anche se forse non riesce a comunicarglielo apertamente.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#4]
dopo
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Sa Dottore forse Lei ha ragione , probabilmente adesso sono talmente arrabbiata che poco mi interessa che mio padre possa manifestare il suo dolore per la perdita riversandolo su di me e SOLAMENTE su di me che con tutto il rispetto è vero che lui ha perso la moglie ma io ho perso LA MAMMA .
Sono stanca di reggere, vorrei espatriare, ma poi penso che soffrirei di più sapendo di averlo "abbandonato" perche IO NON ABBANDONO MAI, deluderei me stessa e sarebbe molto più grave, ecco perché sono confusa, triste, arrabbiata, delusa.
Comunque si, probabilmente lui esercita il suo dolore su di me e purtroppo l'importanza del rapporto con una figlia non glielo potrò insegnare io alla sua età, non capirebbe. È un qualcosa che forse col tempo accetterò e magari riuscirò a prendere le giuste distanze fisiche ma principalmente emotive da tutto questo e ad essere anche io più egoista che a volte non è un male anche se , conoscendomi un po, non è una cosa possibile , ma spero di poter imparare come si fa.
Grazie per la sua chiave di lettura che terrò sicuramente in considerazione.
Cordiali saluti .
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
La costellazione emotiva che sta vivendo è intensa, parla di tristezza, confusione, rabbia, delusione. E forse solitudine.

So che è difficile, quello che ho cercato di dirle in questa sede è che forse sia lei sia suo padre potreste stare vivendo sentimenti simili, se non gli stessi. In questo senso questo vi unisce, anche se forse non è facile comunicarlo tra voi, e purtroppo finite per allontanarvi.

Con questo voglio dirle che è importante che lei possa riconoscere ed esprimere i suoi vissuti. Il fatto che sia stanca di reggere può essere un segno positivo, emblematico del suo bisogno legittimo di una condivisione affettiva indispensabile. E comprendo che lei senta il peso di un’estraneità in casa, mentre avrebbe solo bisogno di calore e affetto.

Dalle sue parole il rapporto con suo padre non si è caratterizzato da affetto e dialogo fin da quando era piccola. Ha sentito imposizione e il timore che lui potesse indispettirsi.
La mancanza di sua madre oggi potrebbe amplificare anche questi vissuti, poiché non c’è più lei a “mitigare e a coprirla”, a proteggerla. Lei stessa afferma di sentirsi orfana anche di suo padre.

Oggi parla della necessità di prendere le distanze da suo padre, ma forse è anche vero che c’è una parte di lei che vorrebbe scoprire una forma nuova per relazionarvi e sentire vicinanza. E questo è senz’altro il mio augurio per lei, per voi.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#6]
dopo
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Utente
Sì, il motivo per cui ho scritto qui era quello di riuscire a capire come fare ma mi rendo anche conto che sia molto complicato online, sbrogliare una matassa di incomprensioni ed emozioni contrastanti.
Voglio affidarmi al tempo che possa aiutarmi lui.
Grazie mille per l'attenzione e la disponibilità,
mi è servito tanto potermi sfogare e sicuramente mi sono alleggerita un bel po.
Grazie e cordiali saluti