Tumore al cervello

In sintesi:
Mio padre (80 anni) e' deceduto il 15/03/2014,a seguito di complicazioni, nate dopo un intervento per la rimozione di una neoformazione cerebellare, sita in fossa cranica posteriore. A seguito di esame istologico (risultato avuto, proprio il giorno della sua morte), abbiamo scoperto che si trattava di un emangioblastoma di circa cm. 4.
Mio padre e' stato operato al Policlinico di Messina. L'intervento era riuscito, ma causa le complicate condizioni preoperatorie, dopo circa 15 giorni e' deceduto.

Vi chiedo:
sia il Policlinico e sia il Papardo di Messina, hanno ritenuto, in assenza di esame istologico, causa l'impossibilita' di esecuzione dello stesso, viste le condizioni di mio padre ( codice anestesiologico ASA 4 ), che la soluzione chirurgica, rappresentava l'unica opzione, al fine di tentare di salvare mio padre, soltanto che al Policlinico hanno ritenuto di intervenire, mentre al Papardo, non se la sono sentita, senza proporre alternative.
Senza sapere il tipo della lesione, quindi senza un istologico, era possibile pianificare un intervento e/o cure radioterapiche, alternative a quello chirurgico, piu' invasivo? e cosa avremmo concluso?
Qualcuno (qualche oncologo) ci ha detto che la radioterapia poteva servire a ridurre la massa tumorale e quindi rendere il successivo intervento chirurgico, meno demolitivo, sara' vero?
Insomma potevano, al Policlinico, in assenza di esame istologico, essere piu' prudenti e quindi optare per soluzioni meno traumatiche (cyber knife- radioterapia..ecc..)?
Insomma abbiamo fatto la scelta giusta, noi figli, per tentare di salvare mio padre?
Saluti e grazie della risposta
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Dr. Francesco Diana Radiologo, Neuroradiologo 87 3 3
Salve,
la sua domanda è tanto delicata, quanto giusta. Merita pertanto un'analisi medica e non. Le parlo da medico che collabora con un reparto di Neurochirurgia.

"abbiamo fatto la scelta giusta, noi figli, per tentare di salvare mio padre?"
Non c'è mai errore quando si cerca di aiutare una persona, soprattutto se è un familiare. Anche se le cose non vanno come sperato.

"Senza sapere il tipo della lesione, quindi senza un istologico, era possibile pianificare un intervento e/o cure radioterapiche, alternative a quello chirurgico, piu' invasivo? e cosa avremmo concluso? Qualcuno (qualche oncologo ) ci ha detto, che la radioterapia, poteva servire a ridurre la massa tumorale e quindi rendere il successivo intervento chirurgico, meno demolitivo, sara' vero? Insomma potevano, al Policlinico, in assenza di esame istologico, essere piu' prudenti equindi optare per soluzioni meno traumatiche ( cyber knife- radioterapia..ecc..)?"
Le premetto che la medicina non è una scienza esatta, non esistono protocolli universalmente giusti, nè da seguire obbligatoriamente. Esiste, però, l'esperienza. Casi su casi, visti e rivisti che permettono di seguire una linea terapeutica piuttosto che un'altra. La neurochirurgia è un campo particolarmente delicato, in quanto la valutazione di un approccio terapeutico non si basa solo sulla specifica malattia, ma sulla probabile comparsa di deficit neurologici associati. Per essere chiaro, non importa che un tumore sia benigno o maligno se c'è una situazione neurologica che necessita di intervento.
Non conosco la situazione clinica di suo padre, ma le posso dire che, laddove possibile, si cerca sempre di rimuovere un processo espansivo intracranico chirurgicamente. Poi naturalmente ci sono chirurghi che, in situazioni critiche, si prendono la briga di rischiare, altri che preferiscono non farlo, ma questo è sempre legato all'esperienza personale.
Le voglio dare comunque delle informazioni tecniche sulla base dei dati istologici: ad oggi, da letteratura internazionale, l'emangioblastoma ha come terapia d'elezione la rimozione chirurgica. Si può eseguire una chemioterapia adiuvante (cioè dopo il trattamento chirurgico) se ci sono dei residui tumorali. La radioterapia è riservata ai casi di incompleta rimozione o alle recidive.

Cordiali saluti.

Francesco Diana, M.D.
Neuroradiologo Interventista,
A.O.U. San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona,
Università di Salerno
Salerno, Italia

[#2]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Dottore, innanzitutto la ringrazio per la celerità' con cui mi ha risposto.
Credo di aver capito che, dinnanzi ad un emangioblastoma - cervelletto, le alternative all'intervento chirurgico, siano poche o nulle. L'alternativa, forse per noi figli, ancora oggi straziati dal dolore, era quella di non farlo operare e magari risparmiargli, le sofferenze patite - post intervento ( non sappiamo quali in caso di non intervento...).
Ho solo una ultima domanda da fargli, come di già' accennato :
senza un istologico, e' possibile pianificare una terapia oncologica ( radioterapica - chemioterapica ..ecc..) ?
Gli ospedali interessati, hanno sempre negato la fattibilità'.

n.b. come già' detto, mio padre, causa le condizioni preoperatorie, non ha potuto eseguire una biopsia stereotassica, al fine di dare un nome e cognome alla lesione e magari pianificare altre soluzioni.
Anche se poi ha dovuto subire un intervento abbastanza pesante ( l'avvocato del diavolo magari direbbe: il rischio c'era sia per la biopsia e sia per l'intervento, allora perché' non fare la biopsia prima, meno rischiosa e poi magari pianificare altre soluzioni ?).
Dottore mi scusi, so' che ho messo dentro il calderone tante cose, tanti dubbi..ecc.
ma siamo straziati, a distanza di 4 mesi dalla morte, per quelo che e' accaduto a mio padre.
Saluti e grazie
[#3]
Dr. Francesco Diana Radiologo, Neuroradiologo 87 3 3
Prego, si figuri.
Devo convenire con i medici in questione e le spiego. Non ha senso cominciare una radio-chemioterapia se non si conosce la patologia in essere. Consideri che ci sono tumori non sensibili a radioterapia altri non sensibili a chemioterapia. Sarebbe una sorta di lancio della moneta; lei sceglie testa, ma c'è solo un 50% di possibilità che effettivamente esca quello che ha scelto. In medicina se non si è certi di un trattamento si evita, se non è l'unico possibile; in questo caso la chirurgia è molto più valida e potenzialmente risolutiva.
Riguardo all'alternativa tra biopsia e chirurgia, consideri che la biopsia ha comunque dei rischi elevati. Nel senso che nonostante la breccia chirurgica sia più piccola, comunque bisogna attraversare strutture nervose importanti, che potrebbero essere danneggiate. Per cui, soprattutto in un paziente di 80 anni, è preferibile direttamente l'intervento chirurgico. In più la chirurgia permette di prelevare maggior tessuto, permettendo un'analisi istologica migliore.
E nel caso di suo padre, seppure avesse fatto prima il prelievo bioptico, in seguito alla diagnosi comunque avrebbe dovuto affrontare un intervento (che come le ho detto, ad oggi, è l'unica terapia risolutiva per l'emangioblastoma).

Le rinnovo i saluti e le porgo il mio cordoglio.
[#4]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Dottore la ringrazio della disponibilita'.
Lasciare in sede un emangioblastoma, sito nella fossa cranica posteriore ( cervelletto ), quale l'evoluzione..?
Lasciarlo e magari optare per una derivazione liquorale esterna, al fine di bypassare l'ostruzione, rappresentata dalla lesione tumorale e favorire il deflusso del liquor... quali conseguenze..o quali vantaggi..?
Comunque grazie.
[#5]
Dr. Francesco Diana Radiologo, Neuroradiologo 87 3 3
L'evoluzione non è prevedibile. Può rimanere delle stesse dimensioni, crescere o sanguinare.
Le derivazioni possono essere utili per una stasi del circolo liquorale, ma non sono la soluzione al problema.
[#6]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Grazie Dottore per la risposta.
Per evoluzione ( non operare ) mi riferivo alle prospettive di vita ( quanto avrebbe vissuto..e che sofferenze avrebbe sopportato fino al decesso..e poi in termini di ipertensione endocranica... ) per mio padre, di gia' con una situazione clinica compromessa ( l'ostruzione al passaggio del liquor, aveva di gia' determinato la compromissione del sistema ventricolare, con relativa condizione di allattamento, perdita dell'autosufficienza, della parola..condizione di semi vegetale...ecc...).
Insomma dovevamo scegliere tra operare ( giocarci anche una sola possibilita' di successo e con condizioni preoperatorie precarie..) e non operare ( portare a casa mio padre, aspettando gli eventi.. ), nella considerazione che nessuna alternativa ci e' stata prospettata, alternativa all'intervento chirurgico.
Come detto, il calvario di mio padre e' stato caratterizzato da due ricoveri in due distinti ospedali ;
In uno non se la sono sentita di operare, ipotizzando una cyber-knife senza un istologico ( non si conosceva ancora il nome della lesione, anzi in ambedue gli ospedali, si ipotizzava una lesione maligna, dati i contorni irregolari, che scaturivano dagli esami radiologici ), mentre nell'altro ospedale hanno visto come unica soluzione l'intervento chirurgico. Infine la morte di mio padre e' stata preceduta, dopo l'intervento, dal contrarre di un batterio di nome aconetobacter baumanii. per cui non sappiamo se questa poi sia stata la causa determinante della morte di mio padre ( scompensi respiratori, cardiologici, polmonite ecc..).
Ringraziandola nuovamente per la disponibilita' mostrata ( mi perdoni ma ancora oggi io e le mie sorelle, siamo entrati in un vortice di dolore, dubbi sulla scelta fatta..di farlo operare..) potrebbe rispondermi a quanto contenuto nella presente ? Cordiali saluti
[#7]
Dr. Francesco Diana Radiologo, Neuroradiologo 87 3 3
L'aspettativa di vita non è prevedibile, proprio perchè, come già detto dipende da dimensioni del tumore, sanguinamento, deficit neurologici. Insomma tutti fattori aleatori.
A mio parere avete fatto bene ad optare per il trattamento chirurgico. Poi le complicanze post-operatorie sono cose che possono capitare.

Cordialità.
[#8]
Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Egr. signore,
mi permetto di intervenire visto l'argomento di interesse maggiormente neurochirurgico che radiologico, tanto è vero che le uniche risposte Le ha avute da un collega non specialista del Settore.

Le premetto che senza una valutazione della documentazione clinica è azzardato dare indicazioni sia terapeutiche che su eventuali comportamenti omissivi.

Molto genericamente si potrebbe avanzare l'ipotesi che, in considerazione dell'età,per l'alto rischio chirurgico si sarebbe potuto optare per la gamma-Knife e che la procedura stereotassica per la biopsia ha dei rischi decisamente molto bassi rispetto all'intervento chirurgico.
E' una considerazione questa del tutto personale che non può aver valore perchè scaturisce da ipotesi non oggettivamente dimostrabile.

Con cordialità