George Michael - eroina forse, e non sarebbe strano - i perché dell'overdose

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

George Michael parrebbe essere deceduto per overdose da eroina. Così almeno suggerisce un articolo di Repubblica.

http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2016/12/27/news/george_michael_droga-154920835/

La cosa non mi ha stupito, nonostante le prime comunicazioni ipotizzassero cause cardiache, per vari motivi. Innanzitutto la lunga lista di celebrità che negli ultimi anni sono decedute per problemi non altrimenti specificati di droga, poi rivelatesi legate agli oppiacei, o a dipendenze in generale. Secondo, perché in uno dei servizi giornalistici del giorno dopo si è fatto cenno ad un “edema polmonare”, cioè una complicazione dell’overdose da eroina piuttosto che da altre sostanze. Terzo, perché quando c’è di mezzo l’eroina c’è una sorta di reticenza e di pudore a parlarne, cosa che non accade con la cocaina, di cui tutti sembrano ansiosi di riportare.

Se come riporta il compagno, ultimamente aveva problemi di dipendenza da eroina, la cosa quindi tornerebbe. Dice una fonte del Telegraph che non sarebbe la prima overdose nel corso di questo ultimo anno. Non torna invece che l’infarto sia stato indicato come causa ultima della morte, a meno che non si intenda lo scompenso cardiaco, che è una cosa diversa. Non è vero, come si dice nell’articolo, che l’infarto è causa comune di morte nei tossicodipendenti da eroina.

La cosa che spiace di più è sapere che una persona morta per complicazioni legate all’uso di droghe debba perderne di dignità. Personalmente non la penso così, e lo ritengo qualcosa di aberrante. Le cause di morte si equivalgono, e comunque, per chi proprio voglia fare una distinzione comportamentale (non morale), la morte da droga è una cosa, e quella da tossicodipendenza è un’altra.

L’overdose è una causa di morte tipica della tossicodipendenza, e allora a questo punto diciamone qualcosa di più. La dose eccessiva non è un errore, ma una conseguenza probabile di un desiderio fuori controllo unito ad una sensibilità all’effetto delle droghe che varia. Quando si sta utilizzando da tempo in maniera massiccia, la sensibilità si riduce, e con essa anche la probabilità di overdose. Quando si è “disintossicati” (termine molto pericoloso per le aspettative e le false sicurezze che induce), la sensibilità invece è massima, pari a zero se non superiore. In queste circostanze le persone ricadono e muoiono per aver consumato quantità proporzionate al loro desiderio, ma sproporzionate alla loro tolleranza. Non è che queste persone non sappiamo del rischio, o della certezza, di overdose: semplicemente non ci possono far nulla, non possono frenare il desiderio.

A volte ci sono errori, derivati da miscugli non molto prevedibili tra alcol,tranquillanti e oppiacei di varia natura. Il rischio maggiore è di associare prodotti che arrivano lentamente, magari assunti in un momento di intensa agitazione ma senza aver chiara la dose di sicurezza. Capita poi anche che la persona, dopo aver consumato alcol e tranquillanti, trovi magari l’oppiaceo che voleva, e lo consumi “sopra” il resto delle sostanze, provocandosi un’overdose.

Per quanto riguarda le persone ricche, queste possono contare su cure di nessuna utilità, ma costosissime. Anzi, spesso sono i tossicodipendenti più ricchi a potersi permettere le cure più rischiose, a parità di inutilità. Ad esempio le disintossicazioni ultrarapide, che ti tolgono l’astinenza in pochi giorni, hanno la certezza della ricaduta (senza sapere esattamente quando avverrà) con lo svantaggio di avere la persona nelle condizioni più rischiose per l’overdose (sensibilità massima, addirittura aumentata).

Un individuo che abbia avuto overdose ripetute in un periodo di tempo breve sicuramente non ha seguito una cura metadonica o buprenorfinica a dose efficace, e molto probabilmente non era sotto cura al momento dell’overdose. Cosa che pochi sanno, l’essere assuefatti ad una determinata dose di oppiaceo terapeutico (metadone o buprenorfina) è protettivo nei confronti dell’overdose, anche in chi si cura alla meno-peggio, a maggior ragione in chi è curato con dosi efficaci.

Anche in questo caso, i tossicodipendenti ricchi possono permettersi di “non” ricorrere alle cure standard, facendosi curare in centri esclusivi, secondo le loro personali regole e esigenze. Questo, lungi dall’essere un vantaggio, è invece al contrario un handicap. La tossicodipendenza comporta anche una distorsione del modo in cui la persona prende provvedimenti sulla propria malattia: egli prenderà provvedimenti contro il malessere del momento, senza avere alcuna visione sull’esistenza di una malattia da fermare e tenere ferma. Così facendo, non potrà assolutamente guidare la propria cura, né prendere decisioni funzionali alla propria guarigione. Chi non ha risorse, dovendo per vari motivi “accettare” le cure finisce invece per trovarvi una soluzione, che non avrebbe mai deciso o scelto da solo.

In sintesi, il messaggio già detto tante volte è. Diffidare di ciò che fanno i personaggi famosi, e di quello che dicono sulle proprie condizioni mediche. Tenderanno a nascondere di essere in cura, e ad esaltare di “esserne usciti” o di “non volerci più ricadere”, cose assolutamente inutili a prevenire il decorso della tossicodipendenza, ma utili invece a negare a se stessi e agli altri che hanno questa malattia. Finché la malattia è motivo di pubblicità, ben venga, ma qui si ferma il discorso, così come nell’atteggiamento di un comune tossicodipendente che cerca di farsi riaccettare da tutti perché “ci sta provando” ma senza accettare le regole di un trattamento medico.

La dipendenza da eroina non è affatto la più grave. E’ curabile. E’ se mai grave che, essendo curabile, ci si disinteressi di curarla, o si facciano ancora gli stessi errori di approccio. Dose, durata del trattaemento, ritardo nel trattamento, assenza totale di un trattamento che non sia quello dell’astinenza, collaterale e non centrale.

Data pubblicazione: 28 dicembre 2016

Autore

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1999 presso Università di Pisa.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Pisa tesserino n° 4355.

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4 commenti

#1
Ex utente
Ex utente

Comunque sia, una perdita enorme per la cultura e la musica mondiale

#2
Ex utente
Ex utente

Buondì,
Sa credo che i pregiudizi siano uno zoccolo duro sotto cui nn si riesce a scendere ,perché molti "infetti" nn sanno di esserlo ,nn si curano e trasmettono il virus dello "scetticismo". Tempo fa ha scritto un articolo intitolato gli "alibi della dipendenza" ottimo articolo ,credo integrante con questo e utile x comprendere tante cose. Buona giornata .

#3
Utente 430XXX
Utente 430XXX

La ghettizzazione dei "dipendenti" da qualche sostanza o da qualche malattia psichiatrica è riscontrabile ovunque, dal piccolo paese alla grande città. La persona dovrebbe essere presa in quanto essere societario, e non come sempre accade in base a scelte di vita più o meno discutibili. Come sempre i suoi scritti sono interessanti ed esplicativi.

#4
Ex utente
Ex utente

A parte le cause della morte, una grande perdita per la musica internazionale

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