Acido folico vitamina b9.

La vitamina B9 può contribuire all'efficacia delle terapie per la depressione

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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo

Vladimir Maletic, professore di psichiatria e di scienze comportamentali all’Università di Greenville, South Carolina (USA), ha pubblicato il 9 Maggio 2023 su Journal of Clinical Psychiatry un’analisi sugli effetti relativi all’utilizzo dell’acido folico aggiunto al trattamento del disturbo depressivo maggiore (DDM) nei pazienti che presentano una risposta inadeguata ai farmaci antidepressivi.

L’acido folico o vitamina B9 fa parte del gruppo delle vitamine idrosolubili ed è fondamentale per la sintesi delle proteine e del DNA nonché per la formazione dell’emoglobina.

Il fabbisogno giornaliero di acido folico è di circa 0,2 mg ed è disponibile in molte forme. Quello dietetico e quello sintetico non attraversano la barriera emato-encefalica, ossia la struttura funzionale interposta fra sangue e parenchima nervoso e che regola selettivamente il passaggio di sostanze chimiche dal sangue verso il cervello, mentre il metabolita ridotto L-metilfolato (LMF) penetra direttamente nel cervello.

Maletic, per comprendere il potenziale ruolo esercitato dal LMF nel trattamento di pazienti affetti da DDM con insufficiente risposta alle terapie antidepressive, ha analizzato precedenti studi costituiti da:

  • due trial multicentrici, randomizzati a doppio cieco con pazienti trattati con inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) di cui 148 con LMF e 75 con placebo.
  • Una estensione di 12 mesi di un trial “open-label” in cui i 68 partecipanti erano cioè a conoscenza del trattamento somministrato.
  • Una analisi di coorte retrospettiva per valutare complessivi 554 pazienti cui era stato in precedenza prescritto LMF stratificando i pazienti in base a specifici marker biologici.

L’endpoint primario era costituito dal miglioramento alle scale di valutazione della depressione Hamilton (HDRS-17) o al questionario PHQ-9. In tutti i trial i pazienti erano trattati con 7.5 mg o con 15 mg di LMF. Ambedue le coorti sono state suddivise in fasi di 30 giorni, con rivalutazione dei pazienti ogni 10 giorni. La risposta è stata definita come una riduzione ≥ 50% del valore rilevato in precedenza al HDRS-17 o come un valore finale di ≤ 7.

I pazienti che hanno ricevuto 7.5 mg di LMF non hanno ottenuto un miglioramento superiore a quello conseguito assumendo il placebo, mentre quelli che hanno ricevuto una dose quotidiana di 15 mg al giorno di LMF per 30 giorni consecutivi hanno mostrato una riduzione significativa nei valori dell’Hamilton (HDRS-17): (-5.6 vs -3.0, P =. 05, rispettivamente).

Nella estensione a 12 mesi del trial il 61% dei pazienti trattati con 15 mg hanno mostrato remissione ad ogni punto e il 38% ha raggiunto miglioramento. Tra coloro che non hanno risposto immediatamente, comunque vi è stata alla fine una remissione clinica.

Dall’analisi è emerso che l’effetto benefico esercitato dalla vitamina B9 nel trattamento della depressione è più significativo nei soggetti obesi con alto BMI e con elevati indici biologici di tipo infiammatorio.

Infatti, questi risultati indicano che i pazienti con BMI <30 non hanno avuto una significativa variazione dal baseline col trattamento con LMF in contrasto con quelli con BMI ≥ 30 [95% CI, -7.22 to -1.98]. I valori sopra la media degli indici infiammatori (PCR, leptina, interleuchina-8) hanno contribuito, unitamente ad un alto BMI, ad un maggior effetto terapeutico.

La sinergia di questi fattori suggerisce che essi interagiscono nell’influenzare la risposta all’aggiunta di LMF alla terapia antidepressiva.

Il meccanismo ipotizzato è legato alla sintesi delle monoamine dei neurotrasmettitori (serotonina, nor-epinefrina e dopamina) coinvolti nel disturbo depressivo maggiore.

Alti livelli degli indici infiammatori, spesso collegati all’obesità, causando stress ossidativo inibiscono la sintesi di questi neurotrasmettitori che decadono rapidamente, condizione che sarebbe bloccata da LMF aumentando in tal modo la risposta all’azione degli anti-depressivi.

Inoltre è apparso che i pazienti che rispondono rapidamente e bene è verosimile che mantengono nel tempo la risposta nell’anno successivo mentre coloro che non hanno avuto risposta immediata possono conseguirla a seguito di un trattamento long-term con LMF.

Fonte

A Review of L-Methylfolate as Adjunctive Therapy in the Treatment of Major Depressive Disorder https://doi.org/10.4088/PCC.22nr03361

Data pubblicazione: 26 giugno 2023

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