Masturbazione infantile cosa fare.

Masturbazione infantile

carlamariabrunialti
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo

Mio figlio si tocca continuamente il pisellino. È normale? 

La mia bambina si strofina sui braccioli del divano, sui bordi della sedia. Che fare?

La masturbazione infantile è un comportamento che frequentemente viene  trattato con imbarazzo, con una visione moralistica, o semplicemente con superficialità. E invece è una manifestazione che, se osservata in prospettiva psicologica, può rivelare molto

  • sullo sviluppo psicofisico del bambino
  • sulle dinamiche familiari e sociali che lo accompagnano.

Come per altre forme di esplorazione corporea, la scoperta della manipolazione infantile dei genitali che si verifica perlopiù tra i due e i sette anni, può essere vista come una tappa naturale nella scoperta di sé e del proprio corpo. Non è tanto un comportamento di sessualità consapevole; quanto piuttosto una fase di sviluppo in cui il bambino sperimenta sensazioni di piacere corporeo derivanti dai genitali.

Moltissimi i consulti su tale comportamento, tra i quali:

L'esplorazione corporea e la scoperta del piacere 

Fin dai primi anni di vita, i bambini esplorano il proprio corpo come parte del loro processo di sviluppo. La scoperta di sensazioni di piacere coinvolge innanzi tutto parti del corpo come la bocca, le mani e altre zone erogene. Il succhiare il seno materno, il dito o il ciuccio, l'alluce, è un comportamento che non sorprende le persone adulte; eppure quando il bambino comincia a esplorare o stimolare le proprie zone genitali la reazione degli adulti può essere molto differente.

In realtà, la stimolazione genitale in età infantile è semplicemente un'estensione di quella stessa curiosità e piacere che il bambino prova per altre parti del corpo.

Tra i due e i cinque anni, i genitali diventano la "nuova frontiera" della scoperta del piacere. Ciò avviene per lo più in modo spontaneo e casuale. Fin da piccolissimi i bambini e le bambine possono iniziare a strusciare contro il pannolino o avvertire stimoli piacevoli in quella zona, senza necessariamente aver visto o compreso contenuti sessuali.

Non si tratta di un comportamento "sessuale" come lo intendiamo noi adulti, ma di una fase esplorativa che fa parte del naturale processo di conoscenza del corpo e delle sue sensazioni. Resta il fatto che tale manipolazione esplorativa produce un piacere interessante per il bambino (come del resto anche per l'adulto), ed è questo il motivo per cui viene nuovamente ricercato; e talvolta con insistenza.

Quando la scoperta si trasforma in abitudine o compulsione

Come per altre forme di esplorazione corporea, la manipolazione e la masturbazione infantile possono rappresentare una fase transitoria, destinate ad esaurirsi quando il bambino e la bambina sviluppano altre forme piacere:

  • di gioco e di interazione con i coetanei,
  • di esplorazione dell'ambiente.

Per chi ama e educa la persona bambina è fondamentale riuscire a distinguere la differenza che intercorre tra una fase di scoperta e la fissazione di una abitudine quale unica forma di risposta ad una certa situazione di disagio: situazione di origine interna o esterna.

Il comportamento di scoperta può infatti trasformarsi in un’abitudine masturbatoria ripetitiva e talvolta compulsiva, soprattutto se il bambino e la bambina vivono situazioni prolungate e ripetute di noia, trascuratezza, frustrazione o stress; e quando da parte del/la familiare non vengono offerti adeguati

  • spazi
  • tempi
  • occasioni stimolanti
  • proposte attrattive di gioco, di interazione con l'adulto e di rilassamento.

Il bambino potrebbe allora ricorrere alla masturbazione come unico mezzo che ha, che conosce e che è sempre disponibile, per consolarsi o per far fronte ad emozioni ingombranti. Non a caso lo osserviamo anche negli anziani in casa di riposo!

👉🏻L'esperto risponde: Masturbazione in classe

 

In altre parole, la masturbazione può diventare una sorta di "meccanismo di coping" per gestire stati d'animo o situazioni di disagio quando il/la piccola non possiede (o non gli vengono offerte) altre modalità per affrontare la noia o le emozioni intense; come nel caso del distacco dai genitori durante il periodo di inserimento al nido, oppure nella fase di stanchezza al rientro dalla scuola materna.

Qui, il bambino e la bambina potrebbero scoprire che toccarsi o stimolarsi è una forma di auto-conforto. Auto-conforto che risulta assai riduttivo quando è l'unico modo, quando mamma o papà li piazzano da soli davanti ai cartoni. L'atto autoerotico denuncia allora una forma di abbandono o di incuria genitoriale, peraltro involontarie, che evocano l'assenza della gioia nel reincontro dopo una giornata trascorsi distanti.

E dunque è importante per gli adulti riconoscere se il comportamento del bambino sta evolvendo da una fase di scoperta sana a una compulsione, segnale di disagio.

Quando la masturbazione diventa un atto ripetitivo, insostituibile, incontrollabile (compulsione), è necessario esplorare magari con l* Psicolog* le ragioni sottostanti, compresi i comportamenti genitoriali; e modificare le situazioni per offrire

  • nuove e creative opportunità di gioco,
  • situazioni di coccola affettiva,
  • occasioni di socializzazione,
  • strumenti di gestione delle emozioni.

La gestione sociale della sessualità: privato e pubblico

Un ulteriore aspetto essenziale riguarda il contesto in cui avviene la masturbazione infantile. Se è un comportamento lecito esplorare il proprio corpo in privato, ad es. nella propria stanza o nel lettino, lo stesso atto in pubblico può diventare problematico; sia quando compiuto da persona piccola che adulta.

Nella gran parte delle società, compresa quella italiana, i comportamenti sessuali afferiscono alla sfera privata e tale distinzione è sancita dalla legge. Questo vale anche per i bambini e per chi è responsabile di loro, cioè i genitori.

Un bambino/a che ha preso l'abitudine di toccarsi per fronteggiare le frustrazioni, lo farà anche in aula alla scuola materna, nella classe delle elementari. Dall'inizio alla fine dell'orario, con genitali escoriati e talvolta sanguinanti.

Ho avuto moltissimi di questi casi in terapia, su invio delle insegnanti o come appello da parte di genitori impotenti.

Quasi sempre la responsabilità era dei genitori che assistevano alla masturbazione pubblica casalinga(cioè in presnza dei famigliari) con un atteggiamento di lassaiz fair: "è una fase", "passerà", "sono piccoli, bisogna avere pazienza"; pensando le regole provochino i temutissimi "traumi", che sono il vero "uomo nero" del genitore di oggi.

Di conseguenza rinunciano ad un atteggiamento educativo caratterizzato dal segnalare risorse e limiti delle diverse situazioni, comprese quelle corporee e sessuali.

E dunque la fase evolutiva non evolve, ma al contrario si fissa e diventa incontrollabile anche per lo stesso/a protagonista, prolungandosi spesso fino all'età adulta.

In altre parole non avviene quel passaggio maturativo fondamentale per ogni persona

Dal principio del piacere al principio di realtà

direbbe nonno S. Freud.

La regola

Gli adulti devono essere disponibili a insegnare ai bambini e alle bambine che il corpo e le sue esplorazioni sono privati e vanno agiti in contesti appropriati.

L'insegnamento che "qui-ora non si può" è un passo importante verso la comprensione dei confini sociali e del rispetto per gli altri.

"Qui si può", nel lettino.

"Qui non si può":

  • a scuola
  • in casa di fronte a persone (anche i genitori sono persone..)
  • dai nonni
  • alla festa degli amichetti.

Prima che della scuola, è dovere del genitore insegnare la regola, in un contesto privato, amoroso, ma fermo.

In una istituzione educativa le insegnanti potrebbero trovarsi nella difficile posizione di dover richiamare o allontanare o mettere nell'ultimo banco, quando il comportamento autoerotico avviene durante le attività scolastiche distraendo così tutta la classe che ridacchia, osserva, imita.. riferisce a casa ai propri genitori. I quali il giorno dopo verranno sicuramente a protestare.

Questo può generare imbarazzo sia nei piccoli che negli adulti educanti. Se non gestito correttamente, potrebbe portare a una stigmatizzazione del bambino/a e della sua famiglia, creando confusione o vergogna.

Educare con comprensione e responsabilità

Gli adulti non si limitano a dare semplici indicazioni comportamentali ("non farlo" o "non si fa in pubblico"), ma devono cercare di capire le motivazioni profonde che spingono il bambino a esplorarsi in tempi, modi, luoghi inadeguati prima di indicare i comportamenti adatti.

L'educazione non si basa solo su regole rigide, ma sull'empatia, sull'ascolto e sulla comprensione delle dinamiche emotive del bambino, con l'obiettivo di modificare di conseguenza il proprio agire di adulto.

Un adulto/a che offre al bambino una varietà di esperienze e occasioni di gioco, interazione e rilassamento, riduce il rischio che il bambino faccia della masturbazione (o di altro legato al piacere, ad es. il cibo) un'abitudine compulsiva o l'unico meccanismo di auto-consolazione a disposizione. Ovviamente ciò risulta assai più impegnativo che non.. abbandonarlo da solo con il videogioco o i cartoni.

Inoltre, la persona adulta è preparata a rispondere alla situazione con calma e sensibilità, sia con le parole che con i comportamenti. Cioè tutela chi compie, ma anche chi involontariamente assiste: coetanei, ecc.

In caso di comportamento masturbatorio compulsivo da parte del bambino/a, può essere necessario consultare un* Psicolog* psicoterapeuta competente in sessuologia clinica, con l'obiettivo di:

  • esplorare con i genitori eventuali disagi psicologici o situazioni familiari che potrebbero influenzare il comportamento del bambino
  • suggerire e sperimentare assieme al/la piccol* comportamenti alternativi potenzialmente efficaci nel ridurre noia, solitudine, infelicità infantile. Si ricordi che anche i bambini possono essere molto stressati, ma ai genitori sembra impossibile
  • esplorare con i genitori modifiche dei propri comportamenti, per identificare quelli più consoni ad uno sviluppo infantile armonioso e socialmente competente.

Conclusioni

La manipolazione dei genitali e la masturbazione infantile non devono essere viste necessariamente in maniera negativo o anormale, ma come una parte del naturale sviluppo del bambino. E se

  • il comportamento è transitorio
  • avviene in privato,

generalmente non dà motivo di preoccupazione.

Invece, quando diventa ripetitivo o compulsivo, o quando avviene in situazioni socialmente inappropriate, gli adulti devono osservare e interrogarsi. E successivamente intervenire nel guidare il bambino a comprendere i propri confini e i confini sociali, e ad esplorare altre modalità di gestione emotiva.

Il compito delle persone adulte non è unicamente quello di accettare o reprimere i comportamenti dei figli e figlie. Bensì di:

  • educare comprendendo e guidando le dinamiche della crescita,
  • fornire al bambino le occasioni e gli strumenti per vivere in modo sano e equilibrato le proprie emozioni e il proprio corpo,
  • aiutarlo a rinunciare al alcune modalità di piacere immediato per vivere con piacere nella propria classe, con i compagni e le maestre nel rispetto delle regole della società in cui si vive. Ciò vale per il piacere del sesso, del cibo, del contatto corporeo con i coetanei, ed di altre modalità che provocano piacere.

Ogni tappa dello sviluppo del bambino merita un’attenzione adeguata, e la masturbazione infantile non fa eccezione. E' una fase che può essere compresa e trattata con sensibilità, evitando stigmatizzazioni o punizioni, ma promuovendo al contempo una sana educazione ai confini personali e al rispetto per gli altri.

Risulta essere una fase essenziale di quella tanto invocata "educazione sessuale", che di fatto comincia però in famiglia fin dal momento della nascita. 

Data pubblicazione: 21 dicembre 2024

Autore

carlamariabrunialti
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo

Laureata in Psicologia nel 1989 presso l'Università Cattolica, in MILANO.
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Trentino-Alto Adige tesserino n° 70.

Psicoterapeuta con oltre 30 anni di esperienza, specializzata in sessuologia clinica e psicopatologia del comportamento sessuale. Fondatrice e coordinatrice di un centro multidisciplinare a Rovereto, offre diagnosi, psicoterapia e consulenze sessuologiche individuali e di coppia. Tutor e formatrice per professionisti, con numerose pubblicazioni e attività di consulenza tecnico-giuridica e ricerca applicata in ambito psico-sessuale.

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2 commenti

#1
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Dr.ssa Anna Potenza

Cara collega, insieme agli altri elementi utili del tuo scritto fai bene a sottolineare la necessità che il genitore affettuoso, sollecito del benessere dei figli, dia delle regole. Dopotutto il/la bambin*, poi ragazzin*, poi adult*, vivrà nel mondo tra persone che l'apprezzeranno nella misura in cui rispetterà e si farà rispettare, amerà e si farà amare. I genitori che si fanno dominare dalle proprie paure invece stanno solo pensando a sé stessi. Dici bene che i temutissimi "traumi" sono il vero "uomo nero" del genitore di oggi. E pensare che un tempo erano i piccoli ad aver paura dell'Uomo Nero! Quale solidità manifestano, quale protezione possono offrire dei genitori impauriti?

#2
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Utente 312XXX

Grazie,
chiarimenti assai utili e necessari anche per i nonni che non sanno mai che pesci pigliare quando fanno i baby sitter!

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