Psicodramma: paura, amore, farmaco e PSSD: profezia o sabotaggio?
Buongiorno, sto vivendo uno psicodramma in quanto le mie peggiori paure si sono avverate.
Ho 30 anni e poco più di un anno fa mi sono fidanzato per la prima volta.
Per me è stata una grande conquista anche perché è stato un colpo di fulmine per entrambi.
È così iniziata anche la mia vita sessuale, cosa che per me è stato un grande traguardo visto che non l'avevo mai vissuta fino a quel momento, forse anche per via di un'educazione in famiglia rigorosa a livello religioso.
Anche se tutto stava andando bene dopo qualche mese ho iniziato ad andare in para: avevo paura di perdere la mia ragazza e tutto quello che di bello vivevo con lei, inclusa la mia intimità.
Ero talmente ossessionato da questi pensieri che sono tornato dal mio psichiatra (oltre che dal mio psicologo).
Ho chiesto esplicitamente un farmaco che non desse problemi sessuali e mi ha prescritto il Brintellix.
Dopo qualche giorno di assunzione ho iniziato ad avere disturbi sessuali e quindi l'ho smesso nonostante mentalmente mi sentissi meglio.
Dopo qualche settimana però l'ho riprovato perché mentalmente mi sentivo giù: stesso esito e quindi smesso di nuovo.
Passano alcune settimane e lo riprovo, questa volta partendo da un dosaggio bassissimo con la speranza di attenuare gli effetti collaterali sessuali.
Tuttavia i problemi si presentano comunque e decido di smetterlo e non provarlo più.
E qui arriva il dramma: i disturbi permangono anche dopo la fine dell'assunzione.
Sono passati 8 mesi e ho una grave disfunzione sessuale accompagnata da anedonia.
Capisco che si tratta di PSSD, una sindrome che dà disturbi sessuali ed emotivi anche dopo la fine di assunzione di antidepressivi.
Ne avevo già sentito parlare prima di assumere il farmaco ma non pensavo minimamente potesse capitare anche dopo pochi giorni di assunzione.
Avevo una grande paura di perdere la mia ragazza e con essa la vita intima-affettiva.
Adesso mi ritrovo praticamente castrato, forse a vita (questa sindrome può essere irreversibile).
È una coincidenza un po' strana, sembra quasi che me la sia andata a cercare.
È stata una profezia che si è autoavverata?
Un autosabotaggio?
Ho 30 anni e poco più di un anno fa mi sono fidanzato per la prima volta.
Per me è stata una grande conquista anche perché è stato un colpo di fulmine per entrambi.
È così iniziata anche la mia vita sessuale, cosa che per me è stato un grande traguardo visto che non l'avevo mai vissuta fino a quel momento, forse anche per via di un'educazione in famiglia rigorosa a livello religioso.
Anche se tutto stava andando bene dopo qualche mese ho iniziato ad andare in para: avevo paura di perdere la mia ragazza e tutto quello che di bello vivevo con lei, inclusa la mia intimità.
Ero talmente ossessionato da questi pensieri che sono tornato dal mio psichiatra (oltre che dal mio psicologo).
Ho chiesto esplicitamente un farmaco che non desse problemi sessuali e mi ha prescritto il Brintellix.
Dopo qualche giorno di assunzione ho iniziato ad avere disturbi sessuali e quindi l'ho smesso nonostante mentalmente mi sentissi meglio.
Dopo qualche settimana però l'ho riprovato perché mentalmente mi sentivo giù: stesso esito e quindi smesso di nuovo.
Passano alcune settimane e lo riprovo, questa volta partendo da un dosaggio bassissimo con la speranza di attenuare gli effetti collaterali sessuali.
Tuttavia i problemi si presentano comunque e decido di smetterlo e non provarlo più.
E qui arriva il dramma: i disturbi permangono anche dopo la fine dell'assunzione.
Sono passati 8 mesi e ho una grave disfunzione sessuale accompagnata da anedonia.
Capisco che si tratta di PSSD, una sindrome che dà disturbi sessuali ed emotivi anche dopo la fine di assunzione di antidepressivi.
Ne avevo già sentito parlare prima di assumere il farmaco ma non pensavo minimamente potesse capitare anche dopo pochi giorni di assunzione.
Avevo una grande paura di perdere la mia ragazza e con essa la vita intima-affettiva.
Adesso mi ritrovo praticamente castrato, forse a vita (questa sindrome può essere irreversibile).
È una coincidenza un po' strana, sembra quasi che me la sia andata a cercare.
È stata una profezia che si è autoavverata?
Un autosabotaggio?
Buongiorno,
da quello che scrive emerge una sofferenza molto intensa, comprensibile, soprattutto perché riguarda una sfera per lei molto importante.
Un primo aspetto da chiarire riguarda le modalità di assunzione del farmaco: sospensioni, riprese e variazioni di dosaggio sono avvenute sempre in accordo con il suo psichiatra, oppure in autonomia? Questo è un punto centrale per interpretare correttamente ciò che sta accadendo.
Un altro elemento da considerare è il ruolo che possono avere le aspettative e le informazioni sui possibili effetti collaterali, che possono provenire dal bugiardino o da ciò che si legge o si sente. In alcune persone, soprattutto quando c’è molta paura e un’attenzione molto focalizzata sul corpo, questo può incidere sull’esperienza delle sensazioni fisiche e renderle più persistenti nel tempo. Questo non significa che i sintomi non siano reali.
Proprio per questo è importante che questi timori e questi sintomi vengano riportati e rielaborati insieme ai suoi curanti, che conoscono la sua storia clinica e possono aiutarla a distinguere ciò che va monitorato sul piano medico da ciò che è influenzato dallo stato emotivo e dall’allarme.
Capisco quanto possa spaventare l’idea di un danno permanente, ma evitare conclusioni definitive e mantenere un confronto costante con chi la segue resta, in questo momento, la strada più tutelante.
Un caro saluto.
da quello che scrive emerge una sofferenza molto intensa, comprensibile, soprattutto perché riguarda una sfera per lei molto importante.
Un primo aspetto da chiarire riguarda le modalità di assunzione del farmaco: sospensioni, riprese e variazioni di dosaggio sono avvenute sempre in accordo con il suo psichiatra, oppure in autonomia? Questo è un punto centrale per interpretare correttamente ciò che sta accadendo.
Un altro elemento da considerare è il ruolo che possono avere le aspettative e le informazioni sui possibili effetti collaterali, che possono provenire dal bugiardino o da ciò che si legge o si sente. In alcune persone, soprattutto quando c’è molta paura e un’attenzione molto focalizzata sul corpo, questo può incidere sull’esperienza delle sensazioni fisiche e renderle più persistenti nel tempo. Questo non significa che i sintomi non siano reali.
Proprio per questo è importante che questi timori e questi sintomi vengano riportati e rielaborati insieme ai suoi curanti, che conoscono la sua storia clinica e possono aiutarla a distinguere ciò che va monitorato sul piano medico da ciò che è influenzato dallo stato emotivo e dall’allarme.
Capisco quanto possa spaventare l’idea di un danno permanente, ma evitare conclusioni definitive e mantenere un confronto costante con chi la segue resta, in questo momento, la strada più tutelante.
Un caro saluto.
Dr. Vincenzo Capretto, psicologo.
Ricevo a Roma e on line.
vincenzocapretto.psy@icloud.com - 3356314941
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 8 visite dal 26/12/2025.
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