Violenza sulle donne: oltre la metà delle vittime sviluppa disturbo da stress post traumatico
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, gli ultimi dati diffusi dall’ISTAT mostrano con chiarezza la portata del fenomeno in Italia. I dati più recenti confermano che la violenza colpisce in modo trasversale, spesso all’interno della coppia e con conseguenze durature sulla salute mentale e fisica. Oltre la metà delle vittime sviluppa un disturbo da stress post-traumatico, mentre una su tre rischia di subire nuovi episodi. La ricerca EpiWE dell’Istituto Superiore di Sanità indaga le tracce biologiche lasciate dal trauma per migliorare prevenzione, diagnosi e tutela.
Indice
- Violenza sulle donne: i dati in Italia nel 2025
- La violenza lascia tracce biologiche nel tempo: lo studio EpiWE
- Le conseguenze sui minori

Violenza sulle donne: i dati in Italia nel 2025
Sono circa 6 milioni e 400 mila le donne italiane fra i 16 e i 75 anni (31,9%) che hanno subito almeno una forma di violenza fisica o sessuale nel corso della vita:
- nel 18,8% dei casi si tratta di violenza fisica, mentre il 23,4% ha subito violenza sessuale;
- il 5,7% delle donne ha subito uno stupro o un tentato stupro.
Non solo partner: il 26,5% delle donne ha subito violenza da conoscenti, colleghi, amici o sconosciuti, mentre il 12,6% l’ha subita all’interno della coppia.
La dimensione psicologica è in forte crescita: quasi una donna su cinque riferisce violenze psicologiche (17,9%) e il 6,6% dichiara di aver subito violenza economica.
Alle aggressioni fisiche e sessuali si sommano i comportamenti persecutori e lo stalking, che avvengono principalmente durante o dopo la separazione dagli ex partner (14,7%) o da altre persone al di fuori della relazione di coppia (9%). [1].
Cosa fare quando si è vittime di violenza?
👉🏻Chiamare il 1522, numero anti-violenza e stalking: gratuito, attivo 24 ore su 24, con operatrici specializzate e servizio multilingua promosso dal Dipartimento per le Pari Opportunità.
👉🏻Rivolgersi immediatamente al pronto soccorso per ricevere la prima assistenza sanitaria e attivare il percorso di tutela.
La violenza lascia tracce biologiche nel tempo: lo studio EpiWE
Accanto ai dati epidemiologici, arrivano i primi risultati del progetto EpiWE – Epigenetica per le donne, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e finanziato dal Ministero della Salute [2, 3].
Un’indagine che va oltre la documentazione clinica e psicologica, per analizzare se la violenza lasci impronte molecolari misurabili nella salute delle donne.
Dai primi 100 campioni analizzati è emerso che:
- oltre la metà delle donne vittime presenta un disturbo da stress post-traumatico (PTSD), semplice o complesso, anche a distanza di anni;
- il 23% manifesta sintomi depressivi significativi;
- il 32% risulta a rischio elevato di subire nuovamente violenza, segno di una vulnerabilità che non si esaurisce con la fine del trauma.
| Caratteristiche delle donne che hanno subito violenza | Incidenza |
|---|---|
| Donne con disturbo post traumatico da stress (PTSD) | 27% |
| Donne con PTSD complesso (C-PTSD) | 28,4% |
| Sintomi depressivi (scala CES-D) | 23% |
| Rischio di subire nuovamente violenza | 32% |
| Occupazione stabile | 34% |
| Cittadinanza italiana | 82% |
| Aggressore uomo | 97% |
| Aggressore partner/coniuge | 71% |
| Violenza ripetuta nel tempo | 90% |
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Come funziona il progetto EpiWE?
La ricerca coinvolge finora 76 vittime di violenza, mentre il resto del campione è composto da donne di controllo. Per raccogliere informazioni è stato sviluppato EpiWEAT, un questionario elettronico disponibile in cinque lingue e progettato per essere accessibile anche alle donne immigrate.
I questionari saranno successivamente integrati con analisi dei campioni biologici per individuare le cosiddette “cicatrici epigenetiche”, modifiche che non alterano la sequenza del DNA ma ne influenzano il funzionamento.
Il progetto dell'ISS permette di studiare queste modificazioni e potrà aiutare a prevedere gli effetti a lungo termine della violenza e a sviluppare interventi preventivi personalizzati prima che insorgano patologie croniche».
Il progetto EpiWE è attivo in Lazio, Lombardia, Campania, Puglia e Liguria, dove le donne possono ancora partecipare donando un campione.
Le conseguenze sui minori
L’iniziativa EpiWE non riguarda solo le donne. In collaborazione con la Regione Puglia, il progetto è stato esteso ai minori che hanno assistito a episodi di violenza domestica.
È nato così EpiCHILD, un questionario digitale somministrato finora a 26 bambini e adolescenti tra i 7 e i 17 anni, compresi otto “orfani speciali”.
I primi risultati sono allarmanti:
- quasi l’80% dei minori ha vissuto come traumatico l’aver assistito a violenze fisiche in famiglia;
- emergono diversi casi di PTSD complesso e livelli elevati di depressione;
- nel 92,3% dei casi l’aggressore è il padre;
- il 42,3% proviene da famiglie segnate da separazione o divorzio.
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Questi dati confermano l’urgenza di screening sistematici, interventi multidisciplinari che coinvolgano sanità, scuola e servizi sociali, e protocolli di prevenzione personalizzati. Lo studio continuerà con follow-up periodici per monitorare l’evoluzione dei sintomi e costruire una base dati utile per future ricerche sul trauma transgenerazionale.
I nuovi dati mettono in luce un quadro complesso: la violenza non è un evento circoscritto, ma un’esperienza che lascia segni fisici, psicologici e biologici, con ripercussioni a lungo termine sulla salute e sulla vita delle vittime e dei loro figli.
Fonti
- ISTAT - Il numero delle vittime e le forme della violenza
- Istituto Superiore di Sanità - comunicato stampa "Violenza sulle donne: un disturbo da stress post traumatico per oltre metà delle vittime, il progetto che cerca le ‘cicatrici’ sul Dna esteso ai minori"
- EpiWE - Epigenetica per le donne