La mezza compressa sostituendola

Gentili dottori, sono una donna di 36 anni felicemente sposata e madre di una splendida bimba di quasi 3 anni. Purtroppo sono sempre stata una persona ansiosa ma questo non mi ha impedito (a volte aiutata da valeriana)di superare le difficoltà della vita: una laurea in chimica industriale, il cancro al seno di mia mamma, di mia nonna, il cancro di mio padre e ora di mio zio, la difficoltà a concepire un figlio per infertilità,un anno di mobbing in un'azienda che voleva in questo modo ridurre il personale, il licenziamento, ma quello che mi ha messo veramente in ginocchio è stata la morte di mio padre 4 giorni prima della nascita di mia figlia a livello emotivo e a livello fisico le continue interruzioni di sonno in quanto mia figlia pur riposandosi non ha ancora fatto una notte intera da quando è nata e la fatica di accudire (quasi in maniera esclusiva...)una bimba molto impegnativa in quanto curiosissima e particolamente intelligente. Il colpo di grazia l'ho avuto a Natale 2007 quando ho avuto un aborto alla 5a settimana (scambiato dalla ginecologa per stress) e successivamente varie patologie gastrointestinali di mia figlia che ho curato mediante rieducazione alimentare che ho dovuto seguire anch'io perchè la bimba se mi vedeva mangiare qualcosa la voleva pure lei. Sono quindi dimagrita di 5-6 Kg ed ero debilitata fisicamente e ho iniziato a lavorare. Dopo 2 settimane ho avuto un attacco di panico vero e proprio. Mi alzavo alla mattina ed ero già in ansia, continua diarrea e nausea, vertigini e tutto il corollario. La mia dottoressa mi ha prescritto 2 scatole di Samyr, Sereupin e Alprazig. Ho passato le 2 settimane più brutte della mia vita! L'alprazig l'ho poi gradualmente smesso nel giro di 3 mesi e anche il Sereupin l'ho ridotto da una compressa a mezza compressa dopo 3 mesi.Ora, dopo altri 3 mesi stavo riducendo la mezza compressa sostituendola con le gocce di Dapagut, ma qui ho iniziato a manifestare nuovamente forte ansia generalizzata. La dottoressa mi ha fatto aumentare il Sereupin a una compressa nuovamente fino alla fine di gennaio. Ho cercato di resistere, ma mi sono dovuta arrendere all'evidenza, d'altra parte non posso permettermi di non essere efficiente.
Volevo e desidero ardentemente liberarmi da questo farmaco che mi crea comunque non pochi problemi, soprattutto un quasi annullamento della libido e un aumento considerevole di peso, che hanno ulteriormente minato la mia autostima e dulcis in fundo desidererei un altro figlio. Insomma non sono più io sia fisicamente (ero veramente una bella ragazza) che psicologicamente (mi sento estremamente fragile e vulnerabile e un tempo ero allegra e solare nonostante le avversità).
Ho anche avuto una parentesi di terapia psicologica che mi ha aiutato a superare il dolore della scomparsa di mio padre, ma non ho avuto apprezzabili benefici relativamente alla mia patologia.
Cosa posso fare per tornare ad essere la persona di prima? Ritornerò ad esserlo dopo la sospensione del Sereupin? E' sconsigliabile cercare un altro figlio nelle mie condizioni? In sintesi: si guarisce da questa patologia? COME?
Scusate se sono stata prolissa, ma desideravo inquadrare brevemente la situazione.
Grazie infinite per l'attenzione che desidererete dedicarmi.
Cordiali saluti e buon lavoro
Alessia bianchini
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile Alessia
Non c'è che dire, quello che lei ha con efficacia delineato è proprio un bel quadretto. Le sue parole trasudano ansia e preoccupazione da ogni capoverso, rendendo bene l'idea della persona sempre disposta a farsi carico della propria sofferenza e di quella delle persone che le sono vicine.

È comprensibile che tutte queste cose che le sono capitate possano aver peggiorato il quadro complessivo di una persona già portata all'ansia. Tenga tuttavia presente che è soprattutto la nostra reazione individuale che permette agli avvenimenti di rovinarci o meno la vita, prima ancora della loro gravità effettiva: reagire male sul momento a un evento difficile è normale; permettere allo stesso evento di avere effetti deleteri sul lungo periodo lo è un po' meno.

Ritengo che potrebbe certamente beneficiarsi di un trattamento psicologico/psicoterapeutico adeguato, ma questo dovrebbe essere stabilito primariamente attraverso un primo colloquio specialistico di persona. Dovrebbe ricercare a questo proposito un professionista esperto in disturbi d'ansia, perché i disturbi d'ansia devono essere trattati in modo specifico.

I farmaci potranno aiutarla soprattutto a lenire il disagio nei momenti acuti, ma è il suo atteggiamento nei confronti di ciò che le succede a dover cambiare prima di tutto. Una volta ottenuto ciò, anche l'opportunità dell'uso dei farmaci potrà essere rivista.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie mille per la Sua risposta, volevo solo sapere una cosa: da questa malattia si guarisce o si deve imparare a conviverci?
Cordiali saluti
Alessia Bianchini
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile Alessia
Sono possibili entrambe le cose ma non è detto che l'una debba per forza essere più desiderabile dell'altra. L'ansia di per sé non è una cosa negativa ma anzi, entro certi limiti, è del tutto funzionale. Si tratta solo d'imparare a non lasciarsene sopraffare.

Supponiamo che lei debba trasportare dei libri da una libreria in una stanza a un'altra libreria che sta in un'altra stanza. Comincia a caricarsi uno, due, tre, quattro libri sulle braccia. Poi, quando si rende conto che sono troppi, fa un viaggio e poi ripete il ciclo sino ad aver terminato.

Lei invece si sta caricando tutti i libri della libreria in una volta sola, credendo di far bene. È questo che la danneggia, non il trasporto dei libri in sé.

Cordiali saluti
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dopo
Utente
Utente
Gentile Dottore, la ringrazio infinitamente delle sue risposte, da parte mia proverò a fare di tutto per guarire e tornare ad essere la persona di prima.
Grazie ancora e buon lavoro!
Alessia Bianchini
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