Radioterapia o ricanalizzazione
Egregio dottore. Ho un dubbio che da ieri mi dilania. Le spiego la situazione.Il 26 giugno mio papà 68 anni viene operato: prostatectomia radicale e linfoadenectomia pelvica con PSA pre operazione di 11,2. Durante l intervento purtroppo c e stata una complicanza che ha portato al confezionamento di una colostomia temporanea. L urologo che l ha operato ha detto che la prostata era attaccata al retto che si é poi lacerato. Dopo un mese dall intervento abbiamo fatto il primo PSA che era a 0,07. Stessa cosa il mese successivo. Ieri finalmente è arrivato l esame istologico:1 Adenocarcinoma acinare prostatico score 7 sec. Gleason 3+4 grado gruppo 2, multifocale, interessante entrambi i lobi, intraparenchimale. Presenza di infiltrazione neoplastica perineurale. Non evidenza di angioinvasione. vescicole seminali indenni. parenchima prostatico circostante con focolai di PIN di alto grado. margini di resezione chirurgica indenni. 2 isolati 5 linfonodi esenti da infiltrazione neoplastica. 3 tessuto fibro adiposo esente da infiltr neoplastica. 4 frammenti di tessuto prostatico sede di Adenocarcinoma prostatico score 7 sec. Gleason3+4, gruppo 2, esteso ai bordi dei frammenti su tessuto cauterizzato. 5 non evidenza di infiltrazione neoplastica. pT2c pN0 R1. Da ciò l urologo che ha operato mio papà ha consigliato la radioterapia ma essendo che adesso non c era posto in quell ospedale ha optato per fare l intervento di ricanalizzazione. Parlando con il medico curante ci ha consigliato vivamente di fare prima la radioterapia laddove c era disponibilità, per evitare delle complicanze di vario tipo durante e dopo l intervento di ricanalizzazione , dato che la radioterapia adiuvante sarebbe efficace prima dei sei mesi dall intervento alla prostata ed evitare di arrivarci in extremis a causa di probabili complicanze varie. Pertanto gradirei un suo parere in merito. Fare prima la radioterapia o la ricanalizzazione? e quali sono i pro e i contro di ciascuna opzione? Se si opta per la radioterapia dopo quanto si può fare la ricanalizzazione?può provocare qualche complicanze sia durante che dopo l intervento? Quale decisione prendere? Mi scuso se mi sono dilungata ma sono molto confusa. In attesa di un suo riscontro che possa chiarirmi le idee la ringrazio immensamente.
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Gent.mo utente,
la scelta sulla tempistica di un'eventuale ricanalizzazione, in un intervento come questo, non si porrebbe ovviamente se non ci fosse la necessità di eseguire un trattamento adiuvante.
Prima di procedere ad ogni considerazione però, sarebbe importante capire se la colostomia confezionata sia terminale o su bacchetta: questo modificherebbe di molto il tipo di intervento e conseguentemente i rischi.
Ad ogni buon conto non ci sono vere e proprie ragioni mediche ma solo di buon senso: se il paziente ha già avuto una complicanza in corso di intervento il rischio è che se dovessero andar male le cose, perderemmo l'opportunità di fare il trattamento che veramente serve.
Se io fossi il paziente preferirei aspettare la ricanalizzazione dopo aver eseguito la radioterapia
la scelta sulla tempistica di un'eventuale ricanalizzazione, in un intervento come questo, non si porrebbe ovviamente se non ci fosse la necessità di eseguire un trattamento adiuvante.
Prima di procedere ad ogni considerazione però, sarebbe importante capire se la colostomia confezionata sia terminale o su bacchetta: questo modificherebbe di molto il tipo di intervento e conseguentemente i rischi.
Ad ogni buon conto non ci sono vere e proprie ragioni mediche ma solo di buon senso: se il paziente ha già avuto una complicanza in corso di intervento il rischio è che se dovessero andar male le cose, perderemmo l'opportunità di fare il trattamento che veramente serve.
Se io fossi il paziente preferirei aspettare la ricanalizzazione dopo aver eseguito la radioterapia
Dr. alberto vannelli
http://www.albertovannelli.it
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Ex utente
Gentilissimo dottore,
Innanzitutto la ringrazio vivamente per la tempestività della risposta. Dunque nella cartella delle dimissioni viene riportato solo confezionamento di colostomia secondo hartmman. Penso pertanto sia terminale. Purtroppo per me questo è un mondo tutto nuovo dunque mi scusi per la mia ignoranza.
Innanzitutto la ringrazio vivamente per la tempestività della risposta. Dunque nella cartella delle dimissioni viene riportato solo confezionamento di colostomia secondo hartmman. Penso pertanto sia terminale. Purtroppo per me questo è un mondo tutto nuovo dunque mi scusi per la mia ignoranza.
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Esatto, si tratta di una colostomia terminale. Ancorché eseguito in maniera esperte, la ricanalizzazione in questo caso è comunque un intervento serio e gravato da possibili complicanze. Ancora di più rispetto alla mia precedente risposta, resto convinto della necessità di iniziare prima con la radio
[#4]
Ex utente
Quali possono essere le complicanze per la ricanalizzazione in questo tipo di colostomia? Quanto dura l intervento? É pericoloso? E il post intervento? Insomma in cosa consiste? È pericoloso? Dal precedente intervento alla prostata e dalle relative complicanze che ci sono state sono alquanto preoccupata. Riguardo alla radioterapia seguirò il suo consiglio. Faremo prima questo.
[#5]
L'intervento prevede una riapertura della cavità addominale e il ricongiungimento dell'attuale stomia al moncone rettale residuo. Tenuto conto del recedente intervento è possibile che vi possano essere anche delle aderenze (cicatrici interne) che rendano il tutto un pò più complicato (da qui la difficoltà a definire un tempo preciso: in media due ore e mezza). Oltre alle normali complicanze prevedibili per tutti gli interventi di chirurgia addominale maggiore, il vero problema è la tenuta dell'anastomosi (la cucitura sull'intestino). Il rischio, ancorchè eseguito in mani esperte, è almeno del 5 %. Altri pericoli non sono previsti.
Buona serata
Buona serata
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Rischi e conseguenze degli interventi
Riporto di seguito le principali complicanze specifiche correlate all’intervento indicato.
Le ricordiamo che devono altresì essere tenuti in conto i rischi generici che possono accompagnare ogni atto chirurgico, come le complicanze cardiache, respiratorie, renali, neurologiche, la trombosi venosa o l’embolia polmonare.
• Sanguinamento: può verificarsi in corso d’intervento o nell’immediato decorso post-operatorio; per questo sono predisposte delle sacche di sangue per le emotrasfusioni che dovessero rendersi necessarie. Per evitare che si raccolga sangue nella cavità addominale, al termine dell’intervento vengono posizionati uno o più drenaggi che sono mantenuti in sede per alcuni giorni. In rari casi il sanguinamento nell’immediato post-operatorio può essere così cospicuo da rendere necessario un reintervento per effettuare l’emostasi.
• Fistola anastomotica: si realizza quando vi è fuoriuscita di contenuto intestinale dalla anastomosi chirurgica: per controllare questa evenienza, al termine dell’intervento chirurgico vengono posizionati uno o più drenaggi che sono mantenuti in sede per alcuni giorni. Le fistole modeste richiedono in genere solo un trattamento conservativo (cioè di attesa) e si risolvono spontaneamente col solo supporto nutrizionale; le fistole importanti o persistenti rendono necessario un reintervento di riparazione e la confezione di una stomia cutanea temporanea.
• Raccolta intra-peritoneale: talora il drenaggio deve rimanere in sede per più giorni perché le secrezioni che continuano a prodursi si accumulano altrimenti in cavità addominale. Talvolta tali raccolte possono infettarsi e dare un quadro febbrile o di peritonismo che in genere si risolve con antibiotico-terapia o con puntura percutanea di evacuazione. In rari casi il dolore e la febbre sono così importanti o persistenti da rendere necessario un nuovo intervento chirurgico di toilette.
• Infezione della ferita: il rischio di infezione della ferita è più alto quando si deve aprire un viscere cavo; questa complicanza ritarda la guarigione della ferita e richiede ripetute medicazioni che tuttavia non costringono generalmente a prolungare di molto la degenza: il ciclo di medicazioni viene infatti completato nell’ambulatorio chirurgico.
• Lesione delle vie urinarie: gli ureteri si trovano, nel loro decorso pelvico, in stretto contatto col retto e possono essere accidentalmente lesi durante la dissezione, rendendo necessaria, quando possibile, la loro ricostruzione; in alternativa si deve prevedere l’asportazione del rene corrispondente.
• Alterazioni dell’alvo: la ripresa della canalizzazione che avviene in genere in 2a-3a giornata può essere ritardata anche di diversi giorni, in tal caso è necessario continuare con la nutrizione parenterale per tutto il tempo necessario prima di riprendere l’alimentazione per bocca. In rari casi si determina un’occlusione intestinale precoce che richiede un reintervento.
• Disturbi urologici: sono possibili ritenzione urinaria, incontinenza, disuria imputabili spesso a prostatismo già presente e che l’intervento accentua od evidenzia.
• Disfunzioni sessuali nell’uomo: sono possibili lesioni delle delicate strutture nervose pelviche con successiva difficoltà delle funzioni sessuali.
Riporto di seguito le principali complicanze specifiche correlate all’intervento indicato.
Le ricordiamo che devono altresì essere tenuti in conto i rischi generici che possono accompagnare ogni atto chirurgico, come le complicanze cardiache, respiratorie, renali, neurologiche, la trombosi venosa o l’embolia polmonare.
• Sanguinamento: può verificarsi in corso d’intervento o nell’immediato decorso post-operatorio; per questo sono predisposte delle sacche di sangue per le emotrasfusioni che dovessero rendersi necessarie. Per evitare che si raccolga sangue nella cavità addominale, al termine dell’intervento vengono posizionati uno o più drenaggi che sono mantenuti in sede per alcuni giorni. In rari casi il sanguinamento nell’immediato post-operatorio può essere così cospicuo da rendere necessario un reintervento per effettuare l’emostasi.
• Fistola anastomotica: si realizza quando vi è fuoriuscita di contenuto intestinale dalla anastomosi chirurgica: per controllare questa evenienza, al termine dell’intervento chirurgico vengono posizionati uno o più drenaggi che sono mantenuti in sede per alcuni giorni. Le fistole modeste richiedono in genere solo un trattamento conservativo (cioè di attesa) e si risolvono spontaneamente col solo supporto nutrizionale; le fistole importanti o persistenti rendono necessario un reintervento di riparazione e la confezione di una stomia cutanea temporanea.
• Raccolta intra-peritoneale: talora il drenaggio deve rimanere in sede per più giorni perché le secrezioni che continuano a prodursi si accumulano altrimenti in cavità addominale. Talvolta tali raccolte possono infettarsi e dare un quadro febbrile o di peritonismo che in genere si risolve con antibiotico-terapia o con puntura percutanea di evacuazione. In rari casi il dolore e la febbre sono così importanti o persistenti da rendere necessario un nuovo intervento chirurgico di toilette.
• Infezione della ferita: il rischio di infezione della ferita è più alto quando si deve aprire un viscere cavo; questa complicanza ritarda la guarigione della ferita e richiede ripetute medicazioni che tuttavia non costringono generalmente a prolungare di molto la degenza: il ciclo di medicazioni viene infatti completato nell’ambulatorio chirurgico.
• Lesione delle vie urinarie: gli ureteri si trovano, nel loro decorso pelvico, in stretto contatto col retto e possono essere accidentalmente lesi durante la dissezione, rendendo necessaria, quando possibile, la loro ricostruzione; in alternativa si deve prevedere l’asportazione del rene corrispondente.
• Alterazioni dell’alvo: la ripresa della canalizzazione che avviene in genere in 2a-3a giornata può essere ritardata anche di diversi giorni, in tal caso è necessario continuare con la nutrizione parenterale per tutto il tempo necessario prima di riprendere l’alimentazione per bocca. In rari casi si determina un’occlusione intestinale precoce che richiede un reintervento.
• Disturbi urologici: sono possibili ritenzione urinaria, incontinenza, disuria imputabili spesso a prostatismo già presente e che l’intervento accentua od evidenzia.
• Disfunzioni sessuali nell’uomo: sono possibili lesioni delle delicate strutture nervose pelviche con successiva difficoltà delle funzioni sessuali.
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Ex utente
Salve dottore
La ricontatto nuovamente. Stamattina abbiamo fatto la visita preliminare radioterapica. il radioterapista ci ha consigliato di fare prima la ricanalizzazione poiché la radioterapia potrebbe restringere il retto e di conseguenza rendere difficoltoso se non impossibile l intervento. Adesso sono molto più confusa. Che ne pensa?
La ricontatto nuovamente. Stamattina abbiamo fatto la visita preliminare radioterapica. il radioterapista ci ha consigliato di fare prima la ricanalizzazione poiché la radioterapia potrebbe restringere il retto e di conseguenza rendere difficoltoso se non impossibile l intervento. Adesso sono molto più confusa. Che ne pensa?
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Come spesso succede troppi consigli non aiutano!
Resto fermamente convinto che con l'intervento fatto dal papà valga la pena fare la radioterapia subito; il problema evidenziato dal collega è vero ma vale anche nel caso in cui facesse subito la ricanalizzazione
Resto fermamente convinto che con l'intervento fatto dal papà valga la pena fare la radioterapia subito; il problema evidenziato dal collega è vero ma vale anche nel caso in cui facesse subito la ricanalizzazione
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 4.4k visite dal 13/09/2017.
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