Gli procura forti dolori alla gamba

Gentili Dottori,
nostro padre ha 71 anni e deve essere operato di ernia inguinale poiché questa gli procura forti dolori alla gamba e non deambula più. Purtroppo contemporaneamente soffre di altre patologie abbastanza severe: vasculopatia cronica, scompenso diabetico,insufficienza renale cronica, prolasso intestinale.
Cinque anni fa ha subito una colostomia per un cancro al colon.
Siamo stati in vari ospedali ma nessuno ha voluto operarlo, dicono che l’anestesia per lui può essere pericolosa, ci hanno detto che possono farlo solo se si presenta l’urgenza (occlusione intestinale).
Cari Dottori, nostro padre si rifiuta di vivere in queste condizioni,ha grosse piaghe da decubito, spesso non mangia perché dice di voler morire, vuole assolutamente farsi operare anche sapendo i rischi che corre. Cosa possiamo fare? Può farsi operare anche contro il parere dei medici?
Grazie.
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Dr. Francesco Nardacchione Chirurgo generale 2.2k 69
Gentile signora,
l'indicazione ad un intervento chirurgico la stabilisce in genere il chirurgo, che poi ha anche l'obbligo di impegnarsi per raggiungere il risultato sperato.
Per questo motivo non si può costringere nessuno a compiere un gesto traumatico su altre persone, contro la propria volontà. Inoltre le condizioni di base del paziente non permettono di garantire i risultati sperati, per cui l'atto chirurgico stesso potrebbe portare più nocumento che giovamento. A distanza e senza aver visitato il paziente non è possibile esprimere altre valutazioni, ma credo che il consiglio dato dai colleghi sia più che corretto. Nel frattempo perchè non provare ad usare uno slip contenitivo per ernia inguinale, da cui potrebbe trovare un minimo giovamento per ricominciare a deambulare ?

Cordiali saluti

Dr. F. Nardacchione
NB: qualunque sia il consulto la visita medica rimane imprescindibile

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Utente
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Purtroppo non credo che i dolori atroci che ha mio padre sono dovuti solo all'ernia inguinale, qualche mese fa ha subito uno svuotamento con drenaggio alla gamba, ancora oggi dalla ferita, che non è del tutto guarita, fuoriesce una grossa quantità di pus e dopo otto mesi di ospedalizzazione non sappiamo ancora la causa.
Alcuni medici ci hanno detto che si è formato una fistola all'intestino e probabilmente il materiale fecale arriva fino dentro la gamba e il muscolo è stato compromesso in modo irreversibile, e purtroppo le feci li abbiamo trovate anche nel sacchetto delle urine.
Oggi mio padre si presenta con una grossa protuberanza, molto dolorante, intorno alla colostomia e forti dolori a tutto l'arto destro fino alla natica.
Capisco che nelle sue condizioni una operazione può essere pericolosa, ma sentirlo gridare per i forti dolori senza poter fare niente è una grossa sofferenza anche per noi.
Lei è stato molto gentile a rispondermi subito, per questo la ringrazio e le porgo i miei saluti.
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Dr. Francesco Nardacchione Chirurgo generale 2.2k 69
Gentile signora,
innanzitutto mi dispiace per quello che racconta, ma per capire qualcosa di più sarebbe necessario visitare suo padre e capire meglio che tipo di intervento ha subito, con quali complicanze.
Nel frattempo la invito a rivolgersi al suo ospedale di zona per chiedere se vi siano medici (in genere anestesisti) che si occupano della terapia del dolore. E' una terapia controllata in cui si somministrano al paziente in condizioni defedate farmaci anche a base di oppio (come ad esempio la morfina) per ridurre al minimo le inutili sofferenze legate ad una malattia.
Nella speranza di esserle stato un po' più utile la saluto cordialmente.
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Sono otto mesi che giriamo per ospedali e lei è stato uno dei pochi medici ad essere così cordiale e gentile, io la ringrazio infinitamente.
Avevo già pensato a questa soluzione, visto che non ci sono altre alternative, ne parlerò con mia madre e seguirò il suo consiglio.
La saluto con immensa stima.
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Dr. Francesco Nardacchione Chirurgo generale 2.2k 69
Gentile signora,
ricambio il suo saluto con profonda partecipazione, avendo non molto tempo fa attraversato un problema analogo con il mio papà. Le sono vicino.

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Gentile Dr. scusi se approfitto ancora del suo tempo e della sua cortesia, ma purtroppo ci sono delle nuove ipotesi sulla malattia di mio padre. Parlo d’ipotesi perché, come le dicevo dopo otto mesi, non abbiamo ancora avuto una risposta certa da parte dei medici. Pensi che nel giugno scorso pur di fargli continuare le terapie e gli esami clinici siamo stati costretti a presentare le opposizioni alle dimissioni, e dopo un lungo iter burocratico siamo riusciti ad avere altri sessanta giorni di ricovero. Dopo l’hanno dimesso con una cartella clinica incomprensibile naturalmente per noi ma soprattutto per gli altri medici che l’hanno riesaminata. Questa mattina è venuta a casa una commissione dell’USL per concederci l’assistenza sanitaria a domicilio; il medico dopo aver letto una montagna di cartelle cliniche dice di non capire la diagnosi finale, si sofferma poi su una radiografia fatta qualche mese fa alla gamba sinistra (quella che non riesce più a muovere e gli fa tanto male) e nota una lesione sulla testa del femore, più una protuberanza abbastanza evidente, con referto che dice: probabile frattura patologica. A questo esame seguono: TAC, risonanza magnetica e scintigrafia total - body; tutte negative. Ci consiglia quindi un nuovo ricovero per una biopsia ossea con relativo esame istologico. Ora capisco che voi tutti consigliate di sostenere sempre esami specifici per avere una diagnosi precisa ma nel caso specifico di mio padre cosa ci consiglia di fare? Una nuova operazione o chemioterapia è assolutamente impossibile, anche molti farmaci gli sono proibiti, quando non si riesce a venire a capo della matassa, è bene arrendersi o insistere? Una biopsia ossea è un esame troppo invasivo per lui, può compromettere ancora di più le condizioni generali? Come sempre la ringrazio moltissimo e la saluto cordialmente.
Imma
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PS
Mi dispiace molto per il suo papà e la ringrazio per le sue parole.
Imma
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Dr. Francesco Nardacchione Chirurgo generale 2.2k 69
Gentile Imma,
di quale compito mi investe !
Già non è facile fare il medico, dare poi consigli senza aver visto il malato diventa quasi proibitivo. Da un lato infatti c'è la necessità di noi figli di non lasciare nulla di intentato per chi ci ha voluto al mondo, per cui saremmo disposti a tutto, e dall'altro c'è l'aspetto umano filiale che vorrebbe non veder soffrire ancora la persona cara. In queste condizioni ci si aggrappa a tutto anche ad uno sconosciuto che scrive su un computer da un'altra città. Ed allora vestendo i panni del figlio le dico come mi comporterei al suo posto. Senza nulla togliere all'esperienza del collega della ASL prima di muovere una persona così sofferente, farei valutare le radiografie ad uno specialista ortopedico che in caso di necessità, e buona volontà potrebbe (magari per sbaglio) anche venire a visitare papà ed aiutarmi nella decisione. In caso di ricovero poi potrebbe aiutarmi nella decisione migliore, oppure potrebbe escludere qualsiasi competenza medico-chirurgica. Tra le varie ipotesi purtroppo non bisogna escludere la possibilità di una ripetizione metastatica a livello osseo, indice di diffusione di malattia, per le quali si può pensare ad una terapia del dolore.
Nella speranza di esserle stato utile Vi saluto tutti con affetto
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Gentile Dr. Nardacchione,
dopo innumerevoli sofferenze, malgrado la terapia del dolore, mio padre è morto il 9 dicembre scorso.
Il 20 novembre fu di nuovo ricoverato per un blocco intestinale che si è poi risolto spontaneamente senza alcun intervento chirurgico; da una PET totale gli diagnosticarono una recidivante del cancro al colon con metastasi al femore, al coccige e al polmone destro. E' possibile che ci sono voluti dieci mesi per scoprire tutto questo? Le assicuro che sono stati dieci mesi d'inferno che non auguro a nessuno, e anche se in questo momento forse è il dolore e la rabbia che mi fanno parlare sono sicura che c'è tanta responsabilità da parte di alcuni medici che l'hanno visitato in passato. Credo che quello di mio padre sia un caso di vera e propria mala sanità, uno dei tanti soprattutto qui in Campania. So che non posso fare nomi spero però che i "Professori" che hanno visitato mio padre non possano più fare del male ad altre persone.
La ringrazio infinitamente, e le volevo dire che i suoi consigli dettati da lontano sono stati più utili di quelli ricevuti da molto più vicino.
Con infinita gratitudine Le mando i miei saluti e gli auguri di un buon Natale
Imma
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Dr. Francesco Nardacchione Chirurgo generale 2.2k 69
Gentile e cara Imma,
quello che sapevamo si è confermato.
Quello che rifiutavamo è successo. La difficoltà in quetsi momenti non è per chi ha finito di soffrire ma per chi resta e si ostina a voler cercare giustificazioni, motivi, o colpevoli per evoluzioni seppur dolorose, ma ineludibili della vita. Con il senno di poisiamo tutti bravi. Dalla prima volta che lei ha scritto nel sito vi era il dubbio di una fistola intestinale, con la possibilità di una ripresa locale di malattia e metastasi scheletriche. Era la cosa più semplice da pensare ma difficile da dire, specie quando ci si rende conto che non c'è più nulla da fare. Il compito del medico è quello di curare ed assistere ma ci sono delle malattie di fronte alle quali il medico torna ad essere semplicemente uomo e si deve arrendere. Allora subentra la rabbia dei parenti che vorrebbero l'impossibile et ultra pur di continuare ad amare quel ... quell... quell'essere che ... stravolto nel fisico dalla malattia, minato nelle forze dai dolori, che continuamente interpreta la gravità dei suoi mali semplicemente guardandoci negli occhi, quell'essere che ha perso la sua dignità di uomo ormai steso in un letto da cui sa (e sappiamo tutti) difficilmente si rialzerà ... ed allora il nostro diventa, perdoni la cattiveria, non più un atto di amore filiale ma un atto puramente egoistico, perchè non si è mai pronti a questi tremendi distacchi. Ma se la persona che io ho amato più di ogni altra cosa al mondo non c'è più, ma mi rimane solo un corpo straziato nel e dal dolore, allora i se, i ma e gli ipotetici colpevoli non servono a nulla. La malattia ha avuto ilsuo corso. Noi siamo rimasti soli. Tutto il resto non conta più. Abbiamo smesso di guardare in alto il genitore, ma adesso dobbiamo guardare di lato i nostri compagni, ed in basso verso i nostri figli per indicargli la strada da percorrere stringendoci sempre di più in questo tremendo e soffocante abbraccio.
Sono io che ringrazio Lei e Le auguro di trovare un po' di serenità in questo Natale.

Francesco