Sindrome mediastinica e trombosi della vena giugulare

Gentili Dottori,
Nel Febbraio 2010 a mia madre viene riscontarta una Leucemia Linfatica B. Da Giugno a Settembre 2011 viene trattata con immunochemioterapia (sei cicli) secondo scehma R-VEMP. Da tale terapia riceve una risposta parziale.
A fne Dicembre 2011 dopo pegioramento della dispnea le viene programmato una chemioterapia cn bendamustina. Dopo la prima terapia/ciclo presentava un episodio di tachiaritmia con frequento BEVS e tratti di fibrillazione atriale all'ECG. La terapia quindi viene sospesa. Mia madre risultava dispnotica, con edema a mantellina con evidenti circoli venosi collaterali.
Le viene riscontrato un versamento cardiaco con segni di tamponamento per la quale è stata esguita una pericardiocentesi con una furoisciuta di 600cc di liquido siero-ematico. Versamento completamente rientrato dopo 4 giorni.
Nei giorni successivi si riscontra un incremento di formazione solida (in parte necrotica) disomogenea alla base del collo che ingloba i vasi carotisei e giugulari.
L'aspetto delle masse linonoidali risulat disomogeneo a livello della biforcazione tracheale e quindi versamento pleaurico con spessore di 4 mm circa.
Successivamente e quindi il 27/1 le viene infuso mitoxandrone e dl 1/2 fino al 4/2 somministrata ciclofosfamide a scopo palliativo.
Gli episodi di dispnea rimangono altalenanenti e comunuq esenz apresenza di dolore specifico. L'esito viene definito come malattia in progressione e refrattaria alla chemioterapia. Mia madre viene dimessa e sottoposta a terapia del dolore a base di morfina. Dopo 8 giorni di ricovero a casa riscontramo ottima remissione per quanto concerne le masse linfonoidali in quanto scompare l'aspetto cianotico e i rigonfiamenti, i valori principali come pressione arteriosa, ossigenazione e battito cardaco nella norma, persiste versamento pleurico che lentamente in va di miglioramento e supportato da terapia Lasix.
Dopo una sintetica spiegazione di un quadro clinico complesso ma di per se non definito, oggi la terapia procede solo ed esclusivamente basata sulla morfina. Premetto che mia madre non ha mai lamentato dolori in precedenza come non li lamenta oggi (se si può dire in quanto inibita da morfina e sedazione). Mangia, beve, le sue funzionalità abbastanza regolari e soprattutto con i sintomi più marcati in forte ed evidente remissione.
Non riesco a trovare collaborazione e quindi supporto medico in quanto la diagnosi di dimissione riferisce una malattia in progressione.
Sono quasi certo esserci dei buoni miglioramenti in atto ma anche conscio che se non c'è adeguato supporto medico e quindi solamente con terapia antalgica, le prospettive rimangono negative.
Attualmente siamo seguiti dal nostro medico di famiglia e da consulente antalgico ma vorrei sapere cosa poter aspettarmi da una situazione tale in quanto se mia madre è stata dimessa con pochissime prospettive, oggi dimostra il contarrio.
Sarei grato per qualsiasi indicazione in merito in quanto confidente nei segnali di ripresa.
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Dr. Michele Cimminiello Ematologo 4.1k 76 4
Vista la situazione clinica che ora lei racconta (effetto tardivo del trattamento chemioterapico?) sarebbe opportuno che i Colleghi dell'Ematologia la sottopongano a rivalutazione di malattia (confronto con stato clinico precedente).
Penso che sia la cosa migliore da fare per cercar di dare una spiegazione a ciò che sta accadendo.
Cordiali saluti

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