Ferro endovena

Buongiorno.
Soffro di gastrite atrofica autoimmune (per la quale assumo quotidianamente Pantorc) e ho anche un'anemia di una certa importanza (ferritina a 11, nonostante diversi mesi di cura con Technofer). Il medico mi ha sottoposto ad un ciclo di ferro per endovena e a tutt'oggi ho fatto 6 flebo su 7 senza alcuna reazione particolare (a parte un po' di stanchezza nei primi giorni).
Ieri, però, si è manifestata nausea forte accompagnata da dissenteria, cosa che mi causa da sempre un preoccupante stato di prostrazione fisica.
La guardia medica mi ha praticato un'iniezione di Plasil e prescritto Peridon supposte due volte al giorno, escludendo che la reazione avuta sia da ferro per endovena.
Io non ne sono del tutto convinta. Può essere che l'effetto collaterale si menifesti dopo giorni e con nausea e dissenteria? E' opportuno sospendere le flebo?
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Dr. Antonio Valassina Ortopedico, Chirurgo vascolare 2k 66 47
Effetti collaterali e tossici indotti dal trattamento con ferro
Con frequenza variabile, già durante la somministrazione di dosi terapeutiche di ferro, si può verificare l'insorgenza di più o meno accentuati disturbi gastrointestinali (nausea, vomita, diarrea, dolori addominali, ecc.).
Questi effetti collaterali sono dovuti soprattutto all'azione lesiva del ferro sullo stato morfo-funzionale del tubo gastroenterico.
Più raramente, anche se in forma molta più grave, può insorgere la tossicosi acuta da dosi inappropriate e/o in eccesso di ferro che causano emoconcentrazione, leucocitosi, acidosi metabolica, insufficienza epatica, ecc., ed alterazioni a carico del tubo digerente (ulcerazioni, erosioni emorragiche), del fegato (necrosi epatocellulare) e del rene (congestione vascolare, degenerazione tubulare).
Clinicamente nella tossicosi acuta da ferro si osserva una fase iniziale caratterizzata da nausea, vomita, diarrea e dolori addominali, cui fanno seguita agitazione psicomotoria, pallore, sonnolenza, segni di collasso cardiovascolare e diarrea nerastra o francamente emorragica. Se non compaiono complicanze più gravi, subentra un miglioramento del quadro clinico che non è da considerarsi definitivo dal momento che possono ripresentarsi i segni del collasso cardiovascolare, accompagnati anche da fatti convulsivi. Infine, a distanza di
settimane o mesi dalla remissione del quadro tossicologico, possono insorgere manifestazioni da ostruzione intestinale dovuta alla stenosi cicatriziale prodotta dalle lesioni dello stomaco e/o dell'intestino.
Il sovraccarico di ferro da trattamento farmacologico protratto nel tempo può determinare un eccesso di deposito dello stessa (emosiderosi) soprattutto in alcuni organi ed apparati (ad es., tubo gastroenterico, fegato, milza, pancreas) a causa della incapacità del sistema reticolo-endoteliale di far fronte all'incrementato apporto esogeno di ferro. Se non si evita il prolungato uso delle preparazioni di ferro (orali e/o sistemiche) si possano instaurare i tipici quadri di insufficienza funzionale degli organi interessati. Tipici, ad esempio, i segni di insufficienza epatica evidenziati anche in laboratorio da alterazioni di GOT, GPT, GDH, LDH, LAP, gammaGT, fo
sfatasi alcalina. Per il tubo gastroenterico, inoltre, la lesività delle protratte somministrazioni orali di ferro può determinare dei gravi danneggiamenti morfo-funzionali a sviluppo tardivo rispetto al trattamento od alla sua sospensione.
Conclusioni
L'uso delle preparazioni di ferro, specie se attuata in maniera continuativa, non è scevro da effetti collaterali e tossici che possono essere potenziati dalla contemporanea somministrazione di altri medicamenti (FANS, corticosteroidi). Pertanto la terapia marziale va riservata ai pochi casi di accertata presenza di una carenza di ferro oppure di anemia sideropenica.

Ne parli con il suo medico di famiglia!...

Buon Anno
Dr. A. Valassina

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