Alternativa terapica
Buongiorno la mia amica ha un tumore al seno metastatico e mi ha raccontato che, oltre alla chemioterapia che dovrà affrontare, vorrebbe sottoporsi ad una tecnica chiamata doppio trapianto che normalmente viene utilizzata in ematologia, ma che avrebbe dato degli ottimi risultati anche nel trattamento del tumore al seno metastatico. la tecnica consiste fondamentalmente nell'utilizzazione della procedura con alte dosi di chemioterapia seguita da autotrapianto e dalla procedura allotrapiantologica (se presente un donatore HLA compatibile nella fratria)con la tecnica del trapianto non mieloablativo.
In pratica, la prima procedura consiste in una terapia di mobilizzazione di cellule staminali autologhe mediante ciclofosfamide e fattore di crescita granulocitario. Dopo aver raccolto una quantità idonea di tali cellule queste vengono utilizzate come "rescue" dopo la megachemioterapia (il tutto per ovviare all'aplasia midollare indotta dalla megachemioterapia).
Dopo un periodo congruo di ripresa ematopoietica, quando la crasi ematica
periferica si è perfettamente ricomposta, si procede alla preparazione per
il trapianto allogenico con terapia prevalentemente immunosoppressiva ed
infusione nella paziente di cellule staminali prelevate dal donatore risultato HLA compatibile. Ovviamente tutta la procedura deve essere seguita con estremo rigore da un lato per ottenere l'attecchimento completo delle cellule allogeniche e dall'altro per ridurre/minimizzare la reazione trapianto versus ospite (GVHD), possibilmente senza annullarla del tutto.
Infatti, l'assenza completa di GVHD è un criterio prognostico negativo per
il successo della procedura.
Grazie alla GVHD si esplica infatti l'evento fondamentale di tutta la procedura, vale a dire la graft-versus-tumor, sostenuta da linfociti citotossici del donatore.
La mia amica è molto fiduciosa nel medico che lgli ha proposto la cosa....cosa ne pensate?
In pratica, la prima procedura consiste in una terapia di mobilizzazione di cellule staminali autologhe mediante ciclofosfamide e fattore di crescita granulocitario. Dopo aver raccolto una quantità idonea di tali cellule queste vengono utilizzate come "rescue" dopo la megachemioterapia (il tutto per ovviare all'aplasia midollare indotta dalla megachemioterapia).
Dopo un periodo congruo di ripresa ematopoietica, quando la crasi ematica
periferica si è perfettamente ricomposta, si procede alla preparazione per
il trapianto allogenico con terapia prevalentemente immunosoppressiva ed
infusione nella paziente di cellule staminali prelevate dal donatore risultato HLA compatibile. Ovviamente tutta la procedura deve essere seguita con estremo rigore da un lato per ottenere l'attecchimento completo delle cellule allogeniche e dall'altro per ridurre/minimizzare la reazione trapianto versus ospite (GVHD), possibilmente senza annullarla del tutto.
Infatti, l'assenza completa di GVHD è un criterio prognostico negativo per
il successo della procedura.
Grazie alla GVHD si esplica infatti l'evento fondamentale di tutta la procedura, vale a dire la graft-versus-tumor, sostenuta da linfociti citotossici del donatore.
La mia amica è molto fiduciosa nel medico che lgli ha proposto la cosa....cosa ne pensate?
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Guardi è una tecnica utilizzata nelle malattie ematologiche e sono in corso studi riguardo ai tumori solidi come il tumore della mammella in forma matastatica. Non essendo, però,quest'ultimo,il mio campo specifico non le sò dire di più e la invito, per questo, a postare la sua domanda anche nella sezione Senologia dove i colleghi le risponderanno
Un saluto
A. Baraldi
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2k visite dal 12/12/2008.
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