Brachiterapia quando utilizzarla

Mi scuso fin d'ora per il disturbo arrecato con la mia email, ma gradirei avere un serie di pareri illuminati relativamente alla situazione di mia moglie che è stata recentemente colpita da adenocarcinoma endometriale e di conseguenza scegliere la migliore terapia adiuvante possibile, se necessaria. E' una donna di 45 anni di età. Nell'estate del 2007 si accorse di avere frequenti perdite di sangue dalla vagina. Dopo una serie di analisi si decise il giorno 29-11-2007 di fare un primo intervento con l'asportazione resettoscopica multipla di polipi endometriali irregolari. L'esame dei polipi confermò purtroppo l'ipotesi maligna della malattia: 1) Polipo fibro-epiteliale del canale cervicale. 2) Iperplasia ghiandolare atipica e focolai di adenocarcino endometrio ide ben differenziato, dell'endometrio. Successivamente in data 8-1-2008 e sulla base di quest'ultima diagnosi ha fatto una seconda operazione di Laparoisterectomia totale, biannessiectomia e washing peritoneale. Dall'esame istologico è risultato: adenocarcinoma endometriale dell'endometrio, mediamente differenziato (G2) inizialmente infiltrante il miometrio (metà interna, neoplasia pT1B). I linfonodi pelvici non sono stati interessati. Abbiamo sentito diversi pareri, anche discordanti, relativamente alla necessità di effettuare terapie adiuvanti, nella fattispecie brachiterapia. Ma nel caso di mia moglie è realmente necessario, secondo Voi, fare tre sedute di brachiterapia endovaginale pensando ad eventuali recidive, o è meglio fare solo un semplice e serrato follow-up ? Chiedo scusa per il disturbo e ringrazio fin d'ora quanti di voi risponderanno.
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Dr. Marco Carnelli Ginecologo 92 3
Buonasera, il quesito che pone è estremamente delicato, troppo direi, per essere esposto in questa sede.
Le chiedo: dice che nell'istologico i linfonodi pelvici non sono interessati, ma nell'intervento sono stati asportati? quanti? in quali stazioni? Se fossero stati asportati in maniera adeguata e sistematica (penso impossibile da definire in un forum on line),sua moglie potrebbe non fare nessun tipo di terapia adiuvante, altrimenti sarebbe raccomandato effettuarla, ma più che con la brachiterapia endocavitaria, con radioterapia pelvica esterna.
Direi che deve farsi seguire in un centro di riferimento oncologico ed attenersi alle loro indicazioni.
Circa la domanda brachiterapia quando? In caso di tumori avanzati inoperabili per cercare di ottenere un controllo locale della malattia...non mi sembra proprio il caso di sua moglie.
Cordiali saluti

Dr. MARCO CARNELLI
Specialista in Ginecologia e Ostetricia
Dirigente Medico Ospedale Papa Giovanni XXIII Bergamo

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dopo
Utente
Utente
Intanto La ringrazio per la risposta. Riferendomi al suo quesito relativo all'asportazione o meno in sede chirurgica dei linfonodi pelveci, Le confermo che il chirurgo, sulla base dell'esame estemporaneo fatto a ventre aperto da parte dell'anatomo patologo, ha ritenuto di non dover asportare alcun linfonodo.

C'è stato quindi consigliato una brachiterapia preventiva sulla cupola vaginale di tre sedute oltre al normale follow-up che si segue in questi casi, escludendo la radioterapia a fasci esterni.

Il problema è capire se la brachiterapia comporta nel tempo problemi tipici delle radiazioni e di che tipo considerando che nessuno ci ha ancora chiarito tali dubbi se non il fatto di una sicura stenosi vaginale.

Cordiali saluti

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