Recupero piede cadente post intervento di ernia discale
Egregio dottore, è da più di quattro settimane che soffro di una parestesia al piede dx emersa dopo un episodio acuto (7 ottobre 2010) di dolore lombare e sciatico, che, trattato immediatamente con DECLOREUM (i primi 2 gg.) è cessato sin da subito, lasciando il posto al graduale intorpidimento del piede dx (piede cadente) . Ad oggi,non riesco ancora a sollevare ed a muovere verso dx il piede dx, sono impossibilitato a muovere verso l’alto le dita del piede dx ed inoltre accuso con particolare riferimento alla parte dx del citato piede – dal dorso al tallone - formicolio,insensibilità e bassa temperatura al tatto.
Fatta la RM in data 16 ottobre 2010 sono emersi :"Esiti osteocondrosici delle limitanti somatiche associata ad iniziali alterazioni spondiloartrosiche dei somi. Alterazione del segnale per quadro di degenarazione-disidratazione dei dischi intersomatici L4-L5 ed L5 S1. Tra L4 -L5 si apprezza un bulging discale posteriore ampio con associata una protrusione discale mediana, al limite con l'ernia, con conseguente impronta sul sacco durale ed impegno della porzione declive delle tasche radicolari. Tra L5-S1 minima protrusione discale focale preforaminale a destra con segnale elevato (reperto di probabile recente o sub recente insorgenza). Normale il trofismo dei muscoli paravertebrali".
Effettuata inoltre EMG in data 29 ottobre 2010 è stata prodotta la seguente diagnosi :al n. peroneo dx si osserva: latenza distale motoria aumentata, cMAP di ampiezza ridotta, vdc motoria rallentata ed onda f assente; n. peroneo sup.: SAP di normale ampiezza, vdc sensitive nella norma bilateralmente. Restanti reperti elettroneurografici nella norma. Attività volontaria massimale di densità ridotta ad ampiezza aumentata in territorio radicolare L5dx, con segni di denervazione in atto e rare fascicolazioni. CONCLUSIONI: Sofferenza neurogena, prevalentemente cronica, in territorio radicolare L5dx, con aspetti di re innervazione e segni di denervazione in atto.
In data 3 novembre sono stato sottoposto a Bologna ad intervento di microdiscectomia a livello L4-L5 con approccio bilaterale ed L5-S1 da destra. Decorso post operatorio regolare e libero da complicanze, in assenza di deficit neurologici aggiuntivi .
Vengo alla domanda. Premesso che tra un settimana, inizierò un percorso di riabilitazione con un medico fisiatra, come devo giudicare la persistenza del deficit motorio in parola? C’è la possibilità che il fattore tempo - dal verificarsi dell’evento alla decompressione del nervo – possa incidere negativamente sul recupero generale?
In altre parole, mi dovrei già aspettare qualche miglioramento nella capacità di controllare il piede oppure questo si ottiene a seguito di appropriata fisioterapia? Aggiungo che già 5 anni fa ebbi a soffrire di un ernia L4- L5 , anche allora con sindrome del piede cadente, che a seguito di terapia farmacologica conservativa (FANS) e di adeguata fisioterapia, mi permise di recuperare circa il 90% della funzionalità.
La ringrazio in anticipo e Le porgo i miei saluti.
Fatta la RM in data 16 ottobre 2010 sono emersi :"Esiti osteocondrosici delle limitanti somatiche associata ad iniziali alterazioni spondiloartrosiche dei somi. Alterazione del segnale per quadro di degenarazione-disidratazione dei dischi intersomatici L4-L5 ed L5 S1. Tra L4 -L5 si apprezza un bulging discale posteriore ampio con associata una protrusione discale mediana, al limite con l'ernia, con conseguente impronta sul sacco durale ed impegno della porzione declive delle tasche radicolari. Tra L5-S1 minima protrusione discale focale preforaminale a destra con segnale elevato (reperto di probabile recente o sub recente insorgenza). Normale il trofismo dei muscoli paravertebrali".
Effettuata inoltre EMG in data 29 ottobre 2010 è stata prodotta la seguente diagnosi :al n. peroneo dx si osserva: latenza distale motoria aumentata, cMAP di ampiezza ridotta, vdc motoria rallentata ed onda f assente; n. peroneo sup.: SAP di normale ampiezza, vdc sensitive nella norma bilateralmente. Restanti reperti elettroneurografici nella norma. Attività volontaria massimale di densità ridotta ad ampiezza aumentata in territorio radicolare L5dx, con segni di denervazione in atto e rare fascicolazioni. CONCLUSIONI: Sofferenza neurogena, prevalentemente cronica, in territorio radicolare L5dx, con aspetti di re innervazione e segni di denervazione in atto.
In data 3 novembre sono stato sottoposto a Bologna ad intervento di microdiscectomia a livello L4-L5 con approccio bilaterale ed L5-S1 da destra. Decorso post operatorio regolare e libero da complicanze, in assenza di deficit neurologici aggiuntivi .
Vengo alla domanda. Premesso che tra un settimana, inizierò un percorso di riabilitazione con un medico fisiatra, come devo giudicare la persistenza del deficit motorio in parola? C’è la possibilità che il fattore tempo - dal verificarsi dell’evento alla decompressione del nervo – possa incidere negativamente sul recupero generale?
In altre parole, mi dovrei già aspettare qualche miglioramento nella capacità di controllare il piede oppure questo si ottiene a seguito di appropriata fisioterapia? Aggiungo che già 5 anni fa ebbi a soffrire di un ernia L4- L5 , anche allora con sindrome del piede cadente, che a seguito di terapia farmacologica conservativa (FANS) e di adeguata fisioterapia, mi permise di recuperare circa il 90% della funzionalità.
La ringrazio in anticipo e Le porgo i miei saluti.
[#1]
Gent.mo Utente, il quesito che Lei pone è quanto mai legittimo, ma è altrettanto difficile risponderLe in termini assoluti. Il recupero può essere senza dubbio alcuno adiuvato ed implementato da un'idonea fisioterapia, ed in termini molto grossolani potrei dirLe che, in assenza di franca denervazione, i tempi di recupero variano dai 3 mesi ai 3 anni. Tuttavia, libri a parte, nella mia pratica clinica, ho visto recuperi ben più precoci, magari superiori alle aspettative, ed insperati successi tardivi. Spero con questa risposta di non averLa delusa, purtroppo "ogni nervo è un caso a parte", e l'unica cosa da farsi è armarsi di pazienza e di costanza nella riabilitazione. Cordialità, mi tenga al corrente se lo desidera.
Dr.ssa Emy Brunello
[#2]
Ex utente
Gentile dottoressa,
ho effettuata in data 18 novembre una visita presso fisiatrica a seguito dela quale è stato osservato:Al momento permane un deficit motorio di attivazione dei mm peronei ed estensori delle dita (2-3-5) tibiali, estensore dell’alluce e flessori delle dita 4/5. E’ concesso ai massimi gradi il ROM passivo ai fulcri distali.
Come valuta,come inizio di un percorso di riabilitazione,quanto mi è stato prescritto, ovvero lo svolgimento un ciclo di rieducazione motoria della gamba e della TT ( rinforzo mobilità articolare e propriocezione) ed un ciclo di elettrostimolazione COMPEX.
Che tipo di attività fisica posso iniziare a svolgere?
La ringrazio in anticipo e le porgo i migliori saluti
ho effettuata in data 18 novembre una visita presso fisiatrica a seguito dela quale è stato osservato:Al momento permane un deficit motorio di attivazione dei mm peronei ed estensori delle dita (2-3-5) tibiali, estensore dell’alluce e flessori delle dita 4/5. E’ concesso ai massimi gradi il ROM passivo ai fulcri distali.
Come valuta,come inizio di un percorso di riabilitazione,quanto mi è stato prescritto, ovvero lo svolgimento un ciclo di rieducazione motoria della gamba e della TT ( rinforzo mobilità articolare e propriocezione) ed un ciclo di elettrostimolazione COMPEX.
Che tipo di attività fisica posso iniziare a svolgere?
La ringrazio in anticipo e le porgo i migliori saluti
[#4]
Ex utente
Gentile dottoressa,
ho iniziato la terapia di riabilitazione prescrittami dal fisiatra del tipo già accennatoLe nella precedente mail, affiancandola ad una terapia fisioterapica presso la USL di appartenenza, orientata, per lo più, ad una ginnastica posturale della colonna vertebrale e della schiena in genere.
Orbene, a seguito dell' ultima seduta di quest'ultima,invero a distanza di circa 6-8 ore dall'attività, no appena sdraiatomi, ho accusato un lieve dolore lombare che mi ha, per qualche ora, fatto sudare freddo per il timore che peggiorasse bloccandomi del tutto. In realtàpoi,al mattino successivo, il dolore, pur rimanendo, è gradatamente diminuito di intensità impedendomi, comunque, di flettere la schiena più di tanto.
Come giudica l'emergere di tale dolore, a distanza di circa un mese dall'intervento? E' forse il caso di lasciar perdere la schiena e limitare la terapia riabilitativa al piede in deficit di mobilità?
Come giudica in questa fase la pratica del nuoto?
La ringrazio anticipatamente e La saluto.
ho iniziato la terapia di riabilitazione prescrittami dal fisiatra del tipo già accennatoLe nella precedente mail, affiancandola ad una terapia fisioterapica presso la USL di appartenenza, orientata, per lo più, ad una ginnastica posturale della colonna vertebrale e della schiena in genere.
Orbene, a seguito dell' ultima seduta di quest'ultima,invero a distanza di circa 6-8 ore dall'attività, no appena sdraiatomi, ho accusato un lieve dolore lombare che mi ha, per qualche ora, fatto sudare freddo per il timore che peggiorasse bloccandomi del tutto. In realtàpoi,al mattino successivo, il dolore, pur rimanendo, è gradatamente diminuito di intensità impedendomi, comunque, di flettere la schiena più di tanto.
Come giudica l'emergere di tale dolore, a distanza di circa un mese dall'intervento? E' forse il caso di lasciar perdere la schiena e limitare la terapia riabilitativa al piede in deficit di mobilità?
Come giudica in questa fase la pratica del nuoto?
La ringrazio anticipatamente e La saluto.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 54.3k visite dal 12/11/2010.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.