Spondilolistesi L4L5
Buongiorno,
Ho spesso letto su questo sito della possibilità di intervenire con tecnica mininvasiva e materiale operatorio RIASSORBIBILE per la stabilizzazione della colonna.
Non riesco altrove a trovare nessuna informazione a riguardo.
Dove potrei approfondire tale tecnica?
Nel mio caso specifico, ho 51 anni e fisico molto allenato e flessibile.
A causa di dolori lombari e sciatalgia sono passata dalla corsa (10km /giorno) alla camminata alla palestra (aerobica/pilates).
Un confronto tra risonanza del 2019 (protrusioni e 2 dischi disidratati) e 2025 ha mostrato una spondilolistesi di 1-2 grado L4 su L5.
le protrusioni sembrano anche migliorate ma il disco L4L5 è MOLTO degenerato e assottigliato.
Dolore lombare a tratti e sopportabile.
Sciatalgia gamba sinistra che compare con la posizione eretta che posso controllare con la posizione sdraiata, l'esercizio fisico ed evitando la posizione eretta prolungata.
Chiaramente la vita è purtroppo diventata uno slalom di precauzioni per evitare il dolore.
RX dinamica non mostra una particolare instabilità.
Ozonoterapia perivertebrale non sembra dare miglioramento.
Fatto una prima infiltrazione radioguidata e ridotto l'attività fisica a pochi esercizi mirati. La sintomatologia è diminuita e ridotta alle ore serali (solo formicolii gamba/piede e dolore tipo morsa al polpaccio)
Se riuscissi a controllare il dolore in altro modo, dovrei comunque prendere in esame l'intervento di artrodesi al fine di non peggiorare la situazione?
O potrebbe addirittura essere controproducente in quanto sovraccarica le vertebre adiacenti?
Ho spesso letto su questo sito della possibilità di intervenire con tecnica mininvasiva e materiale operatorio RIASSORBIBILE per la stabilizzazione della colonna.
Non riesco altrove a trovare nessuna informazione a riguardo.
Dove potrei approfondire tale tecnica?
Nel mio caso specifico, ho 51 anni e fisico molto allenato e flessibile.
A causa di dolori lombari e sciatalgia sono passata dalla corsa (10km /giorno) alla camminata alla palestra (aerobica/pilates).
Un confronto tra risonanza del 2019 (protrusioni e 2 dischi disidratati) e 2025 ha mostrato una spondilolistesi di 1-2 grado L4 su L5.
le protrusioni sembrano anche migliorate ma il disco L4L5 è MOLTO degenerato e assottigliato.
Dolore lombare a tratti e sopportabile.
Sciatalgia gamba sinistra che compare con la posizione eretta che posso controllare con la posizione sdraiata, l'esercizio fisico ed evitando la posizione eretta prolungata.
Chiaramente la vita è purtroppo diventata uno slalom di precauzioni per evitare il dolore.
RX dinamica non mostra una particolare instabilità.
Ozonoterapia perivertebrale non sembra dare miglioramento.
Fatto una prima infiltrazione radioguidata e ridotto l'attività fisica a pochi esercizi mirati. La sintomatologia è diminuita e ridotta alle ore serali (solo formicolii gamba/piede e dolore tipo morsa al polpaccio)
Se riuscissi a controllare il dolore in altro modo, dovrei comunque prendere in esame l'intervento di artrodesi al fine di non peggiorare la situazione?
O potrebbe addirittura essere controproducente in quanto sovraccarica le vertebre adiacenti?
Pur non conoscendo la Sua situazione clinica e strumentale, mi sento di dare qualche delucidazione ai quesito da Lei proposti e che potrebbero interessare anche altri pazienti con disturbi similari ed aspetti anatomici pressoché sovrapponibili.
Allorché ci si trova in presenza di una sintomatologia significativa, che riconosca una etiologia di spondilolistesi, occorre tenere in considerazione l'età del paziente ed il suo stato di salute (condizioni generali), il grado di spostamento di una vertebra sull'altra, l'eventuale presenza di spondilolisi (mono o bilaterale), la stabilità (o meno) dello spostamento nelle radiografie in massima flessione confrontate con quella in massima estensione ed in posizione normalmente eretta.
Se Lei considera la colonna, ad es. nel tratto lombo-sacrale (come nel caso in ispecie), vedrà che i corpi presentano come un'articolazione/mobilità fra di loro, condizione che, se offre indubbi vantaggi per la mobilità della colonna, comporta anche l'inconveniente di usurare il disco (E.D.) o di far "allontanare" i somi dall'allineamento fisiologico in determinate circostanze. Le conseguenze cliniche sono ben note. In tali circostanze, se del caso, si procede in primo luogo con trattamenti conservativi (fino ai parachirurgici, come le infiltrazioni selettive sulle radici nervose sofferenti). In caso di insufficiente efficacia si propone il trattamento chirurgico. Fino a svariati decenni orsono, il trattamento invasivo consisteva in una foraminotomia se non addirittura in una flavectomia/laminectomia decompressiva. Constatata la scarsa efficacia del trattamento (se non addirittura la constatazione del peggioramento clinico con tali soluzioni) , si è pensato di bloccare i corpi vertebrali con delle strutture metalliche (tipo puntellare con travi e pali di ferro/acciaio un pavimento/soffitto che si "imbarca" od un muro/parete che tende ad inclinarsi). Per ottenere un effetto simile sulla colonna si è escogitato (fra gli altri) un sistema di viti che bilateralmente, cranialmente e "caudalmente". Si inseriscono nei peduncoli fino ai corpi vertebrali, quindi stando molto attenti a non sfiorare nemmeno le radici nervose che sono lì a pochi millimetri, ed unendo sia la vite superiore che quella inferiore ad una barra, metallica anche essa, e ciò bilateralmente. Ma nella consapevolezza che le viti si possono rompere (anche con conseguenze spiacevoli per il paz.) o che l'osso ad un certo punto non regga più l'apparato di supporto metallico, si inserisce una seconda protesi metallica (magari piena di polvere d'osso) fra i due corpi vertebrali in modo che questa "Cage/gabbietta" finisca per incastrarsi fra i due (nel Suo caso L4-L5) e finisca per tenere fissi e sotto stabile tensione le due vertebre (quest'ultimo risultato spesso viene riconosciuto come causa di trasmissione di disturbi discali allo spazio intersomatico superiore ed a quello inferiore.
Naturalmente, esistono trattamenti ancor più invasivi o meno invasivi, ma il principio è sempre lo stesso: ottenere una immobilità della colonna con strumentazione non biologica.
Il trattamento, ora possibile è anche un intervento mininvasivo in anestesia locale e blanda sedazione (sedo-analgesia), utilizzando materiale riassorbibile osteo-inducente sintetico. In particolare una volta tolta la compressione discale (la cosiddetta pseudo-protrusione) si cruentizza la parte inferiore della vertebra superiore e la parte superiore della vertebra inferiore (come se si creasse una mini frattura fra due capi ossei contrapposti che già di per sé sono portati a congiungersi, ma si inserisce fra questi due capi ossei una sostanza osteogenica che stimola la produzione dei predetti due capi in modo che si formi un ponte osseo/fibro-calcifico che, senza spingere sui dischi ai metameri superiore ed inferiore, blocchi i due somi (nel Suo caso L4-L5). Il tipo di questo intervento, ripeto mininvasivo in sedo-analgesia, ha maggior possibilità di successo, sicuramente in determinate circostanze (basta che i due piatti abbiano spazio per affacciarsi uno sull'altro), e offre il vantaggio, sicuramente al paziente, di non "scombinare" le strutture muscolo-ossee-ligamentose che fisiologicamente reggono la colonna vertebrale (e ciò nonostante che si sia potuto allargare, per la quantità necessaria, i forami di coniugazione). Naturalmente per poter fare tutto ciò occorre specifico strumentario chirurgico dedicato ad hoc.
Se Lei ha piacere, legga due miei articoli a carattere scientifico-divulgativo che ho scritto svariati anni fa in cui già faccio cenno (non in maniera così dettagliata ed esaustiva, come ho fatto oggi) alla predetta tecnica. Gli articoli li troverà in questo stesso sito, nella mia pagina personale (la stessa dove c'è il mio curriculum, le sedi dove esercito, le annotazioni positive di alcuni miei pazienti, tutti i consulti cui ho risposto, letteratura cui mi sono ispirato per allargare o miniaturizzare spazio di azione....).
Colgo l'occasione per augurarLe un ottimo proseguimento e La saluto cordialmente.
Spero di aver risposto (approfittando di questi giorni festivi e "pontieri") ai Suoi quesiti.
Cordialmente.
Allorché ci si trova in presenza di una sintomatologia significativa, che riconosca una etiologia di spondilolistesi, occorre tenere in considerazione l'età del paziente ed il suo stato di salute (condizioni generali), il grado di spostamento di una vertebra sull'altra, l'eventuale presenza di spondilolisi (mono o bilaterale), la stabilità (o meno) dello spostamento nelle radiografie in massima flessione confrontate con quella in massima estensione ed in posizione normalmente eretta.
Se Lei considera la colonna, ad es. nel tratto lombo-sacrale (come nel caso in ispecie), vedrà che i corpi presentano come un'articolazione/mobilità fra di loro, condizione che, se offre indubbi vantaggi per la mobilità della colonna, comporta anche l'inconveniente di usurare il disco (E.D.) o di far "allontanare" i somi dall'allineamento fisiologico in determinate circostanze. Le conseguenze cliniche sono ben note. In tali circostanze, se del caso, si procede in primo luogo con trattamenti conservativi (fino ai parachirurgici, come le infiltrazioni selettive sulle radici nervose sofferenti). In caso di insufficiente efficacia si propone il trattamento chirurgico. Fino a svariati decenni orsono, il trattamento invasivo consisteva in una foraminotomia se non addirittura in una flavectomia/laminectomia decompressiva. Constatata la scarsa efficacia del trattamento (se non addirittura la constatazione del peggioramento clinico con tali soluzioni) , si è pensato di bloccare i corpi vertebrali con delle strutture metalliche (tipo puntellare con travi e pali di ferro/acciaio un pavimento/soffitto che si "imbarca" od un muro/parete che tende ad inclinarsi). Per ottenere un effetto simile sulla colonna si è escogitato (fra gli altri) un sistema di viti che bilateralmente, cranialmente e "caudalmente". Si inseriscono nei peduncoli fino ai corpi vertebrali, quindi stando molto attenti a non sfiorare nemmeno le radici nervose che sono lì a pochi millimetri, ed unendo sia la vite superiore che quella inferiore ad una barra, metallica anche essa, e ciò bilateralmente. Ma nella consapevolezza che le viti si possono rompere (anche con conseguenze spiacevoli per il paz.) o che l'osso ad un certo punto non regga più l'apparato di supporto metallico, si inserisce una seconda protesi metallica (magari piena di polvere d'osso) fra i due corpi vertebrali in modo che questa "Cage/gabbietta" finisca per incastrarsi fra i due (nel Suo caso L4-L5) e finisca per tenere fissi e sotto stabile tensione le due vertebre (quest'ultimo risultato spesso viene riconosciuto come causa di trasmissione di disturbi discali allo spazio intersomatico superiore ed a quello inferiore.
Naturalmente, esistono trattamenti ancor più invasivi o meno invasivi, ma il principio è sempre lo stesso: ottenere una immobilità della colonna con strumentazione non biologica.
Il trattamento, ora possibile è anche un intervento mininvasivo in anestesia locale e blanda sedazione (sedo-analgesia), utilizzando materiale riassorbibile osteo-inducente sintetico. In particolare una volta tolta la compressione discale (la cosiddetta pseudo-protrusione) si cruentizza la parte inferiore della vertebra superiore e la parte superiore della vertebra inferiore (come se si creasse una mini frattura fra due capi ossei contrapposti che già di per sé sono portati a congiungersi, ma si inserisce fra questi due capi ossei una sostanza osteogenica che stimola la produzione dei predetti due capi in modo che si formi un ponte osseo/fibro-calcifico che, senza spingere sui dischi ai metameri superiore ed inferiore, blocchi i due somi (nel Suo caso L4-L5). Il tipo di questo intervento, ripeto mininvasivo in sedo-analgesia, ha maggior possibilità di successo, sicuramente in determinate circostanze (basta che i due piatti abbiano spazio per affacciarsi uno sull'altro), e offre il vantaggio, sicuramente al paziente, di non "scombinare" le strutture muscolo-ossee-ligamentose che fisiologicamente reggono la colonna vertebrale (e ciò nonostante che si sia potuto allargare, per la quantità necessaria, i forami di coniugazione). Naturalmente per poter fare tutto ciò occorre specifico strumentario chirurgico dedicato ad hoc.
Se Lei ha piacere, legga due miei articoli a carattere scientifico-divulgativo che ho scritto svariati anni fa in cui già faccio cenno (non in maniera così dettagliata ed esaustiva, come ho fatto oggi) alla predetta tecnica. Gli articoli li troverà in questo stesso sito, nella mia pagina personale (la stessa dove c'è il mio curriculum, le sedi dove esercito, le annotazioni positive di alcuni miei pazienti, tutti i consulti cui ho risposto, letteratura cui mi sono ispirato per allargare o miniaturizzare spazio di azione....).
Colgo l'occasione per augurarLe un ottimo proseguimento e La saluto cordialmente.
Spero di aver risposto (approfittando di questi giorni festivi e "pontieri") ai Suoi quesiti.
Cordialmente.
Dr. Della Corte: vincenzodellacortemi@libero.it
Case di Cura: La Madonnina Milano-02/50030013
Le Betulle Appiano Gentile (Co) 031/973311
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 282 visite dal 14/04/2025.
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