Emorragia talamica: quali reali possibilità di ripresa?
Buongiorno dottori vi illustro brevemente e per quanto mi è possibile (data la mia ignoranza in materia) la situazione di mio padre (65 anni)
Il 21 novembre si è presentata un'emorragia talamica (non dovuta ad evento traumatico) per la quale è stato ricoverato nella terapia intensiva del Moscati dove gli hanno fatto tracheotomia e PEG.
Quando hanno provato ad interrompere il coma farmacologico non ha dato segni di coscienza se non apertura degli occhi, risposta a stimoli dolorosi e, nei giorni successivi, ha stretto la mano destra (il lato sinistro non ha mostrato nessuna reazione).
Il 16 dicembre è stato trasferito alla Neuromed a Pozzilli e la situazione risulta pressoché invariata.
Ci è stato detto che data la zona dell'emorragia non si può intervenire chirurgicamente ma solo aspettare e sperare che si riassorba da sola.
È possibile una, seppur minima, ripresa o le possibilità sono mille?
Il 21 novembre si è presentata un'emorragia talamica (non dovuta ad evento traumatico) per la quale è stato ricoverato nella terapia intensiva del Moscati dove gli hanno fatto tracheotomia e PEG.
Quando hanno provato ad interrompere il coma farmacologico non ha dato segni di coscienza se non apertura degli occhi, risposta a stimoli dolorosi e, nei giorni successivi, ha stretto la mano destra (il lato sinistro non ha mostrato nessuna reazione).
Il 16 dicembre è stato trasferito alla Neuromed a Pozzilli e la situazione risulta pressoché invariata.
Ci è stato detto che data la zona dell'emorragia non si può intervenire chirurgicamente ma solo aspettare e sperare che si riassorba da sola.
È possibile una, seppur minima, ripresa o le possibilità sono mille?
Gentile Utente,
capisco profondamente la sua preoccupazione e il bisogno di avere una risposta chiara in una situazione così difficile.
L’emorragia talamica è purtroppo un evento neurologico grave, non traumatico, che coinvolge una regione profonda e delicata del cervello, deputata a funzioni fondamentali di integrazione e di stato di coscienza. Per questo motivo, come le è stato correttamente spiegato dai colleghi, non esistono indicazioni chirurgiche e la gestione è necessariamente conservativa, basata sull’attesa e sul supporto delle funzioni vitali. I segni che descrive (apertura degli occhi, risposta agli stimoli dolorosi, movimenti volontari limitati a un lato) indicano uno stato di coscienza gravemente compromessa, ma non di assenza totale di reattività. In neurologia, soprattutto dopo un’emorragia profonda, l’evoluzione è spesso lenta e imprevedibile, e non può essere valutata in termini di tutto o nulla .
Per rispondere alla sua domanda con onestà una ripresa è possibile, ma non è possibile oggi definirne né l’entità né i tempi e le probabilità variano molto da persona a persona.
Il trasferimento in un centro specializzato come il Neuromed indica che ora la fase è quella dell’osservazione evolutiva e della stabilizzazione, durante la quale piccoli cambiamenti possono avvenire anche a distanza di settimane o mesi.
È importante sapere che, in questi casi, il tempo è una variabile fondamentale, e che i primi mesi sono quelli in cui può emergere un margine di recupero, seppur parziale. Allo stesso tempo è giusto prepararsi all’idea che gli esiti possano essere importanti, soprattutto sul piano motorio e dell’autonomia.
Capisco quanto sia doloroso vivere nell’incertezza, ma sulla base di quanto riferisce non si può escludere a priori alcuna possibilità, né positiva né negativa. L’unica strada corretta, ora, è continuare a seguire con fiducia il percorso indicato dai colleghi che hanno in cura suo padre.
Le sono vicino come medico e come persona.
Cordialmente
capisco profondamente la sua preoccupazione e il bisogno di avere una risposta chiara in una situazione così difficile.
L’emorragia talamica è purtroppo un evento neurologico grave, non traumatico, che coinvolge una regione profonda e delicata del cervello, deputata a funzioni fondamentali di integrazione e di stato di coscienza. Per questo motivo, come le è stato correttamente spiegato dai colleghi, non esistono indicazioni chirurgiche e la gestione è necessariamente conservativa, basata sull’attesa e sul supporto delle funzioni vitali. I segni che descrive (apertura degli occhi, risposta agli stimoli dolorosi, movimenti volontari limitati a un lato) indicano uno stato di coscienza gravemente compromessa, ma non di assenza totale di reattività. In neurologia, soprattutto dopo un’emorragia profonda, l’evoluzione è spesso lenta e imprevedibile, e non può essere valutata in termini di tutto o nulla .
Per rispondere alla sua domanda con onestà una ripresa è possibile, ma non è possibile oggi definirne né l’entità né i tempi e le probabilità variano molto da persona a persona.
Il trasferimento in un centro specializzato come il Neuromed indica che ora la fase è quella dell’osservazione evolutiva e della stabilizzazione, durante la quale piccoli cambiamenti possono avvenire anche a distanza di settimane o mesi.
È importante sapere che, in questi casi, il tempo è una variabile fondamentale, e che i primi mesi sono quelli in cui può emergere un margine di recupero, seppur parziale. Allo stesso tempo è giusto prepararsi all’idea che gli esiti possano essere importanti, soprattutto sul piano motorio e dell’autonomia.
Capisco quanto sia doloroso vivere nell’incertezza, ma sulla base di quanto riferisce non si può escludere a priori alcuna possibilità, né positiva né negativa. L’unica strada corretta, ora, è continuare a seguire con fiducia il percorso indicato dai colleghi che hanno in cura suo padre.
Le sono vicino come medico e come persona.
Cordialmente
Dott. Mauro Colangelo, Neurochirurgo/Neurologo
maurocolang@gmail.com
https://neurochirurgomaurocolangelo.it/
Utente
Buonasera dottore prima di tutto la ringrazio per avermi risposto soprattutto in questi giorni di festa.
Da quando le ho scritto il primo consulto papà ha mostrato un leggero movimento della testa ad indicare si e no e in alcuni casi ha dato risposte che corrispondono al vero e che mostrano,quindi, una seppur minima coscienza.
I medici ci hanno detto che finché non riuscirà a respirare autonomamente non possono procedere con una neuroriabilitazione e che il primo mese da quando è arrivato alla neuromed (18 dicembre. Arrivato dopo già un mese dall'evento) è decisivo per capire se possa esservi ripresa o no. Quali segnali dobbiamo aspettarci in questo mese per poter nutrire delle speranze?
Da quando le ho scritto il primo consulto papà ha mostrato un leggero movimento della testa ad indicare si e no e in alcuni casi ha dato risposte che corrispondono al vero e che mostrano,quindi, una seppur minima coscienza.
I medici ci hanno detto che finché non riuscirà a respirare autonomamente non possono procedere con una neuroriabilitazione e che il primo mese da quando è arrivato alla neuromed (18 dicembre. Arrivato dopo già un mese dall'evento) è decisivo per capire se possa esservi ripresa o no. Quali segnali dobbiamo aspettarci in questo mese per poter nutrire delle speranze?
Utente
Buonasera dottore prima di tutto la ringrazio per avermi risposto soprattutto in questi giorni di festa.
Da quando le ho scritto il primo consulto papà ha mostrato un leggero movimento della testa ad indicare si e no e in alcuni casi ha dato risposte che corrispondono al vero.
I medici ci hanno detto che finché non riuscirà a respirare autonomamente non possono procedere con una neuroriabilitazione
Da quando le ho scritto il primo consulto papà ha mostrato un leggero movimento della testa ad indicare si e no e in alcuni casi ha dato risposte che corrispondono al vero.
I medici ci hanno detto che finché non riuscirà a respirare autonomamente non possono procedere con una neuroriabilitazione
Gentile Utente,
la ringrazio per l’aggiornamento e capisco bene l’emozione che possono suscitare anche piccoli cambiamenti in una situazione così complessa.
I segnali che descrive il movimento della testa per indicare sì o no e alcune risposte congrue sono segni positivi, perché indicano una emergenza di coscienza, seppur ancora fragile e fluttuante. In neurologia questi segni vengono considerati come prime risposte intenzionali, diverse dai semplici riflessi.
È corretto quanto le hanno detto i colleghi: la ripresa della respirazione autonoma è una condizione importante per poter avviare una neuroriabilitazione più strutturata, perché permette un maggiore coinvolgimento del paziente e una gestione più attiva.
Per rispondere alla sua domanda su cosa osservare in questo periodo, i segnali che nel tempo possono indicare un margine di recupero sono soprattutto risposte coerenti e ripetibili a semplici richieste (sì/no, stringere la mano su comando), maggiore stabilità dello stato di vigilanza (meno fluttuazioni), tentativi di comunicazione intenzionale, progressivo miglioramento del controllo respiratorio e aumento dell’interazione con l’ambiente e con i familiari
È importante però sapere che questi cambiamenti possono essere lenti, non seguono un andamento lineare e possono alternare giorni migliori e giorni di stasi.
Il periodo iniziale è certamente importante, ma non esiste una scadenza rigida oltre la quale si possa dire con certezza cosa accadrà. In alcuni casi piccoli progressi possono comparire anche oltre il primo mese di osservazione.
Capisco il bisogno di aggrapparsi ai segni positivi, ed è umano farlo, ma allo stesso tempo è giusto mantenere un atteggiamento di speranza prudente, continuando ad affidarsi all’équipe che lo sta seguendo. Il fatto che suo padre mostri ora segni di risposta intenzionale è un elemento da accogliere con attenzione e rispetto, senza forzare i tempi.
Le sono vicino in questo percorso difficile.
Cordialmente
la ringrazio per l’aggiornamento e capisco bene l’emozione che possono suscitare anche piccoli cambiamenti in una situazione così complessa.
I segnali che descrive il movimento della testa per indicare sì o no e alcune risposte congrue sono segni positivi, perché indicano una emergenza di coscienza, seppur ancora fragile e fluttuante. In neurologia questi segni vengono considerati come prime risposte intenzionali, diverse dai semplici riflessi.
È corretto quanto le hanno detto i colleghi: la ripresa della respirazione autonoma è una condizione importante per poter avviare una neuroriabilitazione più strutturata, perché permette un maggiore coinvolgimento del paziente e una gestione più attiva.
Per rispondere alla sua domanda su cosa osservare in questo periodo, i segnali che nel tempo possono indicare un margine di recupero sono soprattutto risposte coerenti e ripetibili a semplici richieste (sì/no, stringere la mano su comando), maggiore stabilità dello stato di vigilanza (meno fluttuazioni), tentativi di comunicazione intenzionale, progressivo miglioramento del controllo respiratorio e aumento dell’interazione con l’ambiente e con i familiari
È importante però sapere che questi cambiamenti possono essere lenti, non seguono un andamento lineare e possono alternare giorni migliori e giorni di stasi.
Il periodo iniziale è certamente importante, ma non esiste una scadenza rigida oltre la quale si possa dire con certezza cosa accadrà. In alcuni casi piccoli progressi possono comparire anche oltre il primo mese di osservazione.
Capisco il bisogno di aggrapparsi ai segni positivi, ed è umano farlo, ma allo stesso tempo è giusto mantenere un atteggiamento di speranza prudente, continuando ad affidarsi all’équipe che lo sta seguendo. Il fatto che suo padre mostri ora segni di risposta intenzionale è un elemento da accogliere con attenzione e rispetto, senza forzare i tempi.
Le sono vicino in questo percorso difficile.
Cordialmente
Dott. Mauro Colangelo, Neurochirurgo/Neurologo
maurocolang@gmail.com
https://neurochirurgomaurocolangelo.it/
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 40 visite dal 21/12/2025.
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