Emorragia cerebrale estesa quasi all'encefalo
Buonasera,
Vi scrivo con la disperazione di chi ha il padre in terapia intensiva.
Mio padre, 75 anni, è stato soccorso domenica 6 agosto dal 118 per una grave crisi respiratoria (apice di altre crisi precedenti che per mancanza di spazio magari vi spiego nel dettaglio successivamente), tale dal farlo finire in "precoma" già nell'ambulanza e dal dover essere intubato immediatamente dall'elisoccorso. Giunto al San Carlo di Potenza parlai con un'anestesista che mi parlò chiaramente di come la situazione clinica di mio padre fosse molto grave, con diagnosi embolia polmonare; fu trasferito a Villa d'Agri per mancanza di posti in terapia intensiva. Qui mi tranquillizzarono subito sul fatto che si era ristabilito, il secondo giorno mi venne detto che sembrava trattarsi solamente di edema polmonare e i medici sembravano alquanto fiduciosi, dalla tac fatta a potenza stesso domenica non risultava alcun danno al cervello. Martedì volevano fare il primo tentativo di estubazione ma mio padre non respirava bene allora evitarono, nel frattempo aspirarono dai polmoni liquido giallastro e da successivi esami diagnosticarono una polmonia interstiziale di origine probabilmente batterica. Portarono avanti la terapia antibiotica sotto sedazione, il giovedì seguente avevano progettato un altro tentativo di estubazione ma desistettero perchè trovarono mio padre con la febbre a 39 che però, con l'aggiunta di un altro antibiotico, venne subito riportata a valori normali. Domenica mattina mio padre (fino ad allora abbastanza stabile) iniziò ad avere delle aritmie molto forti con battiti sui 150, che non dava segno di abbassarsi neanche dopo le prime medicine somministrategli di conseguenza, nonostante un rialzo momentaneo, dalla domenica pomeriggio questi valori tornarono alla normalità. Gli vennero tolti i sedativi ma lui non dava segnali di risveglio. Questo ha indotto i medici lunedì mattina ad eseguire una nuova tac, la quale ha evidenziato un edema cerebrale con emorragia che ha interessato l'intero cervello comprese aree interne, la quale si starebbe inesorabilmente avvicinando all'encefalo, dovuta ad un capillare. Il neurochirurgo ha detto con molta franchezza che un intervento è impossibile e che la situazione è troppo compromessa, dicendo che il paziente si sta avvicinando verso la morte encefalitica.
Io ho 23 anni e ho perso già mia madre all'età di 9, sono ormai rassegnato a questa sofferenza atroce di perdere anche mio padre, non credo nei miracoli, credo nella natura e non perderò l'ultima speranza finchè il cuore di mio padre batterà. I medici dicono che non risponde neanche agli stimoli della luce e del dolore, cosa che è avvenuta negli ultimi giorni perchè prima sembrava dare qualche segnale. Io sono convinto che lui possa sentirmi, Vi chiedo gentilmente, alla luce dei dati che vi ho scritto, cosa pensate.
Con gratitudine.
Domenico
Vi scrivo con la disperazione di chi ha il padre in terapia intensiva.
Mio padre, 75 anni, è stato soccorso domenica 6 agosto dal 118 per una grave crisi respiratoria (apice di altre crisi precedenti che per mancanza di spazio magari vi spiego nel dettaglio successivamente), tale dal farlo finire in "precoma" già nell'ambulanza e dal dover essere intubato immediatamente dall'elisoccorso. Giunto al San Carlo di Potenza parlai con un'anestesista che mi parlò chiaramente di come la situazione clinica di mio padre fosse molto grave, con diagnosi embolia polmonare; fu trasferito a Villa d'Agri per mancanza di posti in terapia intensiva. Qui mi tranquillizzarono subito sul fatto che si era ristabilito, il secondo giorno mi venne detto che sembrava trattarsi solamente di edema polmonare e i medici sembravano alquanto fiduciosi, dalla tac fatta a potenza stesso domenica non risultava alcun danno al cervello. Martedì volevano fare il primo tentativo di estubazione ma mio padre non respirava bene allora evitarono, nel frattempo aspirarono dai polmoni liquido giallastro e da successivi esami diagnosticarono una polmonia interstiziale di origine probabilmente batterica. Portarono avanti la terapia antibiotica sotto sedazione, il giovedì seguente avevano progettato un altro tentativo di estubazione ma desistettero perchè trovarono mio padre con la febbre a 39 che però, con l'aggiunta di un altro antibiotico, venne subito riportata a valori normali. Domenica mattina mio padre (fino ad allora abbastanza stabile) iniziò ad avere delle aritmie molto forti con battiti sui 150, che non dava segno di abbassarsi neanche dopo le prime medicine somministrategli di conseguenza, nonostante un rialzo momentaneo, dalla domenica pomeriggio questi valori tornarono alla normalità. Gli vennero tolti i sedativi ma lui non dava segnali di risveglio. Questo ha indotto i medici lunedì mattina ad eseguire una nuova tac, la quale ha evidenziato un edema cerebrale con emorragia che ha interessato l'intero cervello comprese aree interne, la quale si starebbe inesorabilmente avvicinando all'encefalo, dovuta ad un capillare. Il neurochirurgo ha detto con molta franchezza che un intervento è impossibile e che la situazione è troppo compromessa, dicendo che il paziente si sta avvicinando verso la morte encefalitica.
Io ho 23 anni e ho perso già mia madre all'età di 9, sono ormai rassegnato a questa sofferenza atroce di perdere anche mio padre, non credo nei miracoli, credo nella natura e non perderò l'ultima speranza finchè il cuore di mio padre batterà. I medici dicono che non risponde neanche agli stimoli della luce e del dolore, cosa che è avvenuta negli ultimi giorni perchè prima sembrava dare qualche segnale. Io sono convinto che lui possa sentirmi, Vi chiedo gentilmente, alla luce dei dati che vi ho scritto, cosa pensate.
Con gratitudine.
Domenico
[#1]
Gentile ragazzo,
a distanza non è possibile capire i motivi della complicanza emorragica cerebrale. Qualunque sia la causa (tra l'altro non individuabile viste le condizioni cliniche) se il neurochirurgo non ha dato indicazioni a un eventuale intervento, credo purtroppo che la situazione sia molto seria .
Solo se le condizioni cliniche dovessero migliorare soddisfacentemente, sarà possibile eseguire degli esami per individuare la causa del sanguinamento ed eventualmente farvi fronte.
Mi dispiace sinceramente non darLe notizie più confortanti
a distanza non è possibile capire i motivi della complicanza emorragica cerebrale. Qualunque sia la causa (tra l'altro non individuabile viste le condizioni cliniche) se il neurochirurgo non ha dato indicazioni a un eventuale intervento, credo purtroppo che la situazione sia molto seria .
Solo se le condizioni cliniche dovessero migliorare soddisfacentemente, sarà possibile eseguire degli esami per individuare la causa del sanguinamento ed eventualmente farvi fronte.
Mi dispiace sinceramente non darLe notizie più confortanti
[#2]
Utente
Gentilissimo Dott. Migliaccio,
La ringrazio di vero cuore per la Sua pronta risposta, sono consapevole della drammatica situazione di mio padre e ho smesso di illudermi di una sua ripresa dopo l'esito dell'ultima TAC, ciò nonostante ricevere il parere di altri medici preparatissimi come lei mi dà una minima sensazione di aver provato a fare qualcosa in più per provare a salvare mio padre, non che non mi fidi della professionalità dei medici che lo hanno in cura, ma in questi momenti ci si aggrappa ad ogni labile speranza e si cerca di limitare ulteriori rimpianti. Volevo ChiederLe se ritiene possibile, seppur limitato a casi rarissimi, un miglioramento di condizioni cosi compromesse, con emorragia giunta alle parti interne del cervello. Volevo inoltre chiederLe se vi fosse una remota speranza che lui possa avvertire la mia presenza e sentirmi, nonostante i medici mi assicurino il contrario.
La ringrazio nuovamente.
Con stima.
Domenico
La ringrazio di vero cuore per la Sua pronta risposta, sono consapevole della drammatica situazione di mio padre e ho smesso di illudermi di una sua ripresa dopo l'esito dell'ultima TAC, ciò nonostante ricevere il parere di altri medici preparatissimi come lei mi dà una minima sensazione di aver provato a fare qualcosa in più per provare a salvare mio padre, non che non mi fidi della professionalità dei medici che lo hanno in cura, ma in questi momenti ci si aggrappa ad ogni labile speranza e si cerca di limitare ulteriori rimpianti. Volevo ChiederLe se ritiene possibile, seppur limitato a casi rarissimi, un miglioramento di condizioni cosi compromesse, con emorragia giunta alle parti interne del cervello. Volevo inoltre chiederLe se vi fosse una remota speranza che lui possa avvertire la mia presenza e sentirmi, nonostante i medici mi assicurino il contrario.
La ringrazio nuovamente.
Con stima.
Domenico
[#3]
Gentile ragazzo,
Se si è trattata di una emorragia subaracnoidea (così sembrerebbe quando la definisce "alle parti interne del cervello) forse sarebbe necessario eseguire una angiografia, ma se i medici che lo hanno in cura hanno escluso tale possibilità, evidentemente non l' hanno ritenuta utile oppure hanno ritenuto il rischio troppo alto.
Se può sentire la Sua presenza, in assenza di una valutazione clinica diretta, non so risponderLe.
Se si è trattata di una emorragia subaracnoidea (così sembrerebbe quando la definisce "alle parti interne del cervello) forse sarebbe necessario eseguire una angiografia, ma se i medici che lo hanno in cura hanno escluso tale possibilità, evidentemente non l' hanno ritenuta utile oppure hanno ritenuto il rischio troppo alto.
Se può sentire la Sua presenza, in assenza di una valutazione clinica diretta, non so risponderLe.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.7k visite dal 15/08/2017.
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