Neurofisiologia espressioni facciali

Gent.ssimi MEDICITALIA,

Ho già postato questa richiesta di consulto nella sezione "Psichiatria" ma, non essendo certo il problema sia di esclusivo ambito psichiatrico, mi appresto a chiere parere anche a Voi neurologi.
Vi scrivo per un problema che mi rende la vita non più serena e vivibile e che sta diventando assillante. Fondamentalmente il mio è un problema concernente l'espressività facciale: in particolare l'atto motorio del sorridere. Se non erro, assunto che da un punto di vista fisiologico l'atto del sorriso concerne una maggiore espressività di un emiviso rispetto ad un altro - così mi è parso di intendere -, da metà gennaio è successo un fenomeno strano: se prima sorridevo a sinistra - ovvero la maggior espressività era concentrata nell'emiviso sinistro - ora sorrido a destra. Inoltre non solo presento un problema espressivo, ma parallelamente a ciò è presente un'alterazione della percezione: infatti, da un punto di vista visivo vi è un attivazione dell'attenzione dell'emicampo visivo destro piuttosto che nel sinistro sempre da quel giorno; in altre parole, se io voglio avere contatto oculare con una persona devo utilizzare l'emicampo visivo destro. Comprendo perfettamente che queste sensazioni psicofisiologiche dell'impulso psicofisiologico del sorriso, della percezione e del contatto oculare siano normalmente, nella popolazione sana, "sotto soglia", ma io già in precedenza, quando queste sensazioni non si erano "spostate a destra", me ne accorgevo e non ne traevo alcun disagio - evidentemente, e questo lo ammetto con franchezza, ero già nevrotico prima. Giustamente Voi, signori, Vi chiederete dove stia il problema in tutto ciò - certo per me non è un fatto puramente estetico o di immagine, la cosa è molto più complessa. Il problema è che vi è un contrasto fra movimenti volontari ed involontari, fra psicofisiologia conscia ed inconscia. Sarò più esplicito: se io voglio produrre un sorriso autentico, sincero, spontaneo - quello "extrapiramidale", "alla Duchenne", per intendersi - sono costretto a farlo " a destra", ciòè fare tutti quei movimenti volontari che accompagnano un sorriso involontario - perchè, se credo di avere inteso bene, c'è sempre un mix fra volontario ed involontario nell'espressività - all'incontrario rispetto a come lo facevo prima. Vi è quindi un contrasto fra abitudine volontaristica ed impulsi involontari che mi crea una fatica sia mentale che fisica in qualunque approccio con le persone. Non è tutto: il probelma, come prima accennato, si manifesta anche a livello di percezione visiva. Per avere un contatto oculare "empatico" devo usare l'emicampo visivo destro, creando così un contrasto fra l'abitudine e la preferenzialità dell'occhio e dell'emicampo sinistro con la pulsione involontaria dell'emicampo destro - con l'emicampo sinistro non ho quella sensazione psicofisiologica del contatto oculare, il tutto provocandomi acutissimi dolori nevralgici agli occhi.
Scusandomi in anticipo per la lunghezza della lettera che Vi invio, aggiungo che precedentemente io ero una persona molto sicura di sé stessa - pur sensa sconfinare in alcvuna megalomania - (ed in parte lo sono ancora tuttora, seppur con questo problema), riflessiva e dotata di molta resilienza. Ho consultato uno psichiatra che si espresso sul mio problema in maniera non certo delicata ("sono tutte cazzate", "bischerate", "seghe mentali", "fanta neurologia") facendomi cambiare più di una mezza decina di terapie farmacologiche che l'unica effetto che hanno avuto è stato di produrmi un'ulcera allo stomaco senza alcun giovamento - certo, si potrebbe asserire che senza questo supporto farmacologico sarei ancor più ansioso e depresso. Attualmente assumo Dominans forte 2 cp e Solian 1 cp; la diagnosi del dottore è stata di disturbo ossessivo: pretende che non ci pensi - mi piacerebbe tanto sapere come faccio a non pensare di utilizzare il campo visivo destro invece che sinistro mediante uno sforzo di volontà per avere contatto oculare ed a non pensare quando sorrido che devo fare tutti i movimenti all'incontrario. Mi ritengo una persona con una certa dose di autoscritica - che però mai è incorsa nell'autosvalutazione, essendo certo delle mie potenzialità e capacità -, ed ammetto senza problemi che certamente io ho un approccio ossessivo alla cosa ma che, al tempo stesso, corregendo l'ossessività si corregge solo l'approccio al problema e non il problema stesso: mi sembra pertanto una scorciatoia superficiale e poco seria Dopo quattro mesi di terapia fallimentare, lo psichiatra si è risolto a mandarmi da uno psicoterapeuta di sua conoscenza: inizialmente le sedute si sono svolte in maniera positiva - il dottore ascoltava pazientemente i miei sintomi, pur senza trarre da parte mia alcun giovamento - ma nelle ultime sedute si è impuntato che non devo tener conto di sorridere a destra, ma di farlo a sinistra come di mia preferenza, perchè, secondo lui, "il rimedio è peggio del sintomo". Tentato inutilmente di fargli capire che sorridendo a sinistra non sono in grado di produrre sorrisi autentici e che utilizzando il campo visivo sinistro non ho contatto oculare da parte del mio interlocutore, procedo a seguire zelantemente e diligentemente il consiglio del medico ma diversi amici e conoscenti mi hanno apostrofato chiedendomi come mai producessi delle "smorfie fasulle". Debbo aggiungere ulteriormente che non solo non ho tratto giovamento alcuno dai trattamenti psichiatrico-psicoterapeurico finora intrapresi, ma ogni seduta mi produce un profondo senso di frustrazione - sono ormai passati cinque mesi ed ho la sensazione che questi medici vaghino nelle tenebre, purtroppo sulla mia pelle ed a danno mio, tentando non di risolvere questo problema ma solo di correggere il mio approccio ( e questo lo reputo, se non truffaldino, per lo meno incompetente).
Inoltre terrei a sottolineare come questo fatto del sorriso a destra invece che a sinistra è testimoniato da varie e numerose fotografie che mostrano la differenza - non si può ritenere dunque, a mio modesto parere, che sia unicamente una percezione.
Infine l'ultima possibilità è che prendo in considerazione - mai chiudere tutte le vie - è che stia completamente delirando ma, come credo possiate capire, non è certo la più optabile.
Mi rivolgo dunque a Voi nella speranza che possiate risolvere questo mio problema: si tratta dunque di un problema ossessivo, affettivo, somatopsichico, psichiatrico, neuromotorio, neuroftalmologico, oculomotorio o cos'altro? A quale specialista od a quale istituto dovrei rivolgermi? E' possibile che torni la mia naturale prevalenza psicomotoria?
ChiedendoVi ulteriormente scusa per la lunghezza della mia mail e conscio e certo di trovare in Voi ed in tutto lo staff di MEDICITALIA onestà, gentilezza e sopratutto competenza, ed infine complimentandomi per l'efficienza ed il valore del Vostro sito, Vi invio i miei più cordiali e distinti saluti.
[#1]
Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Caro Signore,
sarò molto breve nella risposta, facendoLe subito una domanda: a parte loPsichiatra, non ha fatto alcun accertamento clinico-diagnostico?
Pur nei limiti di questo consulto, dalla descrizione dei Suoi sintomi, mi sembra di capire che ci possa essere un disturbo motorio del nervo facciale e una alterazione de campo visivo.
Oltre a una accurata visita neurologica e oculistica, Le consiglierei quanto segue:
1) NMR encefalo con m.d.c.
2) Esame del campo visivo
3) Test di Hess

ulteriori indagini potranno essere proposte con più oculatezza dal medico che la visiterà.

Cordialmente
[#2]
dopo
Attivo dal 2008 al 2008
Ex utente
Gent.ssimo Dr. Migliaccio

La ringrazio per la Sua celere risposta. Per quanto rigurda accertamenti clinico-diagnostici, ho eseguito una Risonanza magnetica all'encefalo con risultato negativo.
Come da Lei suggeritomi, procederò a farmi visitare da un neurologo.
RingraziandoLa per la disponilità dimostratami, Le invio i miei più cordiali saluti.