Difficoltà a far assumere le medicine a mio padre affetto da parkinson

Gentili Dottori buongiorno! Vi chiedo gentilmente un aiuto sul modo convincente di comportarmi con mio padre in quotidiano conflitto per l'assunzione delle nuove medicine che il neurologo che lo cura gli ha prescritto per la cura del Parkinson di cui è affetto dal 2012.
Francamente non so più a quale santo rivolgermi. Premetto che da sempre è stato contrario all'assunzione di medicine ancor quando non gli erano state diagnosticate le patologie di cui è affetto. Il motovo del rifiuto risiede nel fatto che siccome lui considera il Parkinson una malattia dalla quale purtroppo non si guarisce allora, fermo di questa convizione e per partito preso, le nuove medicine per questa malattia degenerativa non le vuole prendere! Vi chiedo pertanto di darmi una mano magari fornendomi dei suggerimenti per me, magari sono io che sbaglio nell'approcciarmi con lui, anche perchè pazienza purtroppo ne ho poca devo dire la verità!
Fiducioso di un vostro riscontro prezioso, Vi ringazio per l'attenzione porgendovi i miei più cordiali saluti.
Lorenzo
[#1]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 196 21
Capisco la sua frustrazione, lei si sente responsabile per suo padre e lui non accetta di essere dipendente da farmaci che lo aiutano a vivere meglio. Purtroppo tra i sintomi del parkinson spesso c'è anche la depressione, che peggiora il comportamento oppositivo: il paziente vede solo i fattori negativi (le medicine non fanno guarire) e non considera quelli positivi: il tremore si riduce, il movimento migliora ecc.
Le discussioni e le imposizioni, come avrà notato, sono controproducenti. La decisione riguarda suo padre, che è libero di rifiutare le cure, lei non è responsabile del suo comportamento. Se si convince di questo (e non è facile, perché vuol bene a suo padre e vorrebbe aiutarlo) riuscirà a stargli vicino con meno ansia e meno rabbia. Forse, se suo padre si sente meno pressato, potrebbe accettare la terapia, o forse no, ma se si sente messo all'angolo, se la terapia diventa una sfida, di sicuro la risposta sarà no.

Franca Scapellato

[#2]
dopo
Utente
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Dottoressa buongiorno!
Quindi mi pare di capire che tenendo un approccio da parte mia meno rigido di quello tenuto sino ad ora, chiaramente non facendo il menefreghista e tendo in considerazione massima la sua importante patologia, potrei ottenere il tanto desiderato e sperato effetto che arriverà a prendere le sue nuove medicine?Tenga presente che mio padre è anche cardiopatico e assume farmaci anche per l'aspetto cardiaco; d'altro canto posso anche capirlo che ne ha parecchie di medicine per l'una e l'altra patologia da assumere durante la giornata e che nel frattempo si sia stancato.Io gli chiesto se si sente depresso e la sua risposta è stata negativa.
Attendo il suo prezioso consiglio sul da farsi e nel frattempo La ringrazio per la disponibilità e pazienza salutandoLa cordialmente.
[#3]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 196 21
Non c'è una strategia sicura che garantisca l'esito che lei desidera, mentre ci sono comportamenti che non funzionano di sicuro, come mettere alle strette suo padre insistendo. È un equilibrio precario e delicato che non si deve trasformare in un braccio di ferro, perchè non è utile.
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