Tarceva e adenocarcinoma polmonare

Gentilissimi Dottori,
mi chiamo Gianluca Bitondo e scrivo da Napoli per chiedere un parere per mio padre di 64 anni a cui è stato diagnosticato a luglio 2007 un adenocarcinoma polmonare al polmone destro(Immunofenotipo CK7+, CK20 neg., TTF-1+)con presenza di piccole e multiple metastasi cerebrali.
Ricoverato presso il reparto di Medicina Generale all’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di S. Giovanni Rotondo, ha eseguito un ciclo di radioterapia panencefalica (luglio 2007) e 6 cicli di chemioterapia (cisplatino+vinorelbina) da settembre 2007 a gennaio 2008.
Ai controlli dopo il sesto ciclo, è emersa una discreta regressione della malattia sia a livello dell' encefalo che a livello polmonare.
Nel gennaio 2008,a valle dell' ultimo ciclo di chemioterapia, è stato affetto da trombosi venosa profonda seguita da embolia polmonare. Ricoverato all' ospedale Cardarelli di Napoli, trattato con eparina ha superato la fase acuta ed ai controlli eseguiti la scorsa settimana (angio tac + tac total body con e senza mdc) è emerso un netto miglioramento della situazione cerebrale, stazionarietà della malattia tumorale al polmone ed un netto miglioramento anche dell'embolia che è quasi scomparsa (continua comunque il trattamento con eparina).
A valle di tali controlli, gli oncologi hanno proposto una terapia a base di Tarceva 150 (anche se la malattia si può ritenere stabile)che dovrebbe iniziare in questi giorni. Avendo letto che il tarceva si utilizza in caso di fallimento della prima linea di chemio o di progressione della malattia, mi chiedevo se era corretto questo tipo di approccio oppure se non sarebbe il caso di attendere ancora e giocare la carta "tarceva" nel momento in cui la malattia dovesse progredire. Grazie infinite
Gianluca
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Dr. Alessandro D'Angelo Oncologo 2.8k 64 17
Diciamo che il Taeceva (erlotinib), ha come indicazione l'utilizzo nelle II linee neoplastiche polmonari; da tanti anni si stanno eseguendo studi su eventuali trattamenti di "mantenimento", con dati ad oggi un pò controversi.

Ritengo che i ragionamenti dei colleghi siano mirati a sperare di "tenere a bada" una malattia con un farmaco target, nella fase di parziale remissione (ma non di una totale scomparsa della stessa) considerando che proseguire con la precedente terapia non è consigliabile oltre i sei cicli per la possibile tossicità.

Cordiali Saluti
Dr. Alessandro D'Angelo
(email: alessandro.dangelo@grupposamed,com)

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dopo
Utente
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Spett. Dott. D'Angelo,
la ringrazio per il suo chiarimento.
Da vero profano, ho letto che il tarceva può avere effetto solo su un determinato sottogruppo di pazienti selezionabili utilizzando l'"espressione dell' EGFR".
Mi chiedo a questo punto se è corretto somministrare tale farmaco non avendo eseguito alcun esame di questo tipo.
Ancora grazie mille,
Gianluca
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Dr. Alessandro D'Angelo Oncologo 2.8k 64 17
Seppur vero nel caso delle neoplasie polmonari, considerando che la maggior parte di esse esprime EGFR, viene somministrato il farmaco senza dosare, nei tessuti tumorali, il recettore.
Le risposte dagli studi clinici sono state buone con basse tossicità.
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Utente
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Gentilissimo Dr. D'Angelo,

la sua risposta è stata molto esauriente e mi ha chiarito tanti dubbi. Mio padre ha iniziato la terapia ed ora non mi resta che sperare....ancora grazie inginite,
Gianluca
[#5]
dopo
Utente
Utente
Gentili Dottori,

dopo due mesi di terapia con il tarceva, la tac di restadiazione ha mostrato una progressione della malattia a livello polmonare. La situazione cerebrale è stazionaria mentre a livello polmonare (solo a destra) vi è interessamento anche del lobo superiore. Nessun segno di coinvolgimento agli altri organi, nè al polmone sinistro.

In ospedale ci hanno proposto un ciclo di monochemioterapia a base di Gemcitabina oppure Docetaxel......
Vorrei sapere quali sono le caratteristiche dei due prodotti, quale la loro tossicità e la loro possibile efficacia nel rallentare la malattia. Ho sentito poi parlare dell' Avastin come farmaco biologico. E' una strada percorribile??

Grazie infinite,
Gianluca Bitondo
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Dr. Alessandro D'Angelo Oncologo 2.8k 64 17
l'avastin ha dato dei risultati promettenti, ma il trattamento di suo padre non sarebbe una linea iniziale di terapia.
La monochemioterapia con i farmaci suggeriti, credo che sia la strada ad oggi percorribile per una terza linea in paziente metastatico. Gli effetti collaterali non sono dissimili da quelli del primo trattamento eseguito, ma con intensità di gran lunga inferiore (è una monoterapia con farmaci ben tollerati).
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dopo
Utente
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Gentili Dottori,
purtroppo la situazione di mio padre da qualche giorno sta andando via via peggiorando. Temo una ripresa dell'attività delle metastasi cerebrali anche se la tac di 10 giorni fa escludeva ale ipotesi. Tuttavia i segni neurologici sono molto chiari (fortissimi mal di testa, assenza di coordinazione nei movimenti, episodi di vomito). Il medico che lo segue ha instaurato una terapia che prevede 100cc di mannitolo al mattino e 100 cc la sera ed in più continua con il cortisone (soldesam 4mg mattina e sera). Contramal in caso di dolore forte e plasil per il vomito.
Vorrei sapere se a vostro modo di vedere esiste ancora qualche possibilità di cura. Sono alla disperazione e lo vedo ogni giorno spegnersi sempre di più. Sarò grato a chiunque possa darmi un aiuto o un suggerimento in questo difficile momento.
Riassumo in poche righe la sua storia clinica:
luglio 2007: scoperta di adenocarcinoma polmonare al polmone destro con metastasi cerebrali;
agosto 2007: radioterapia a bagno sull'intero encefalo;
settembre 2007-gennaio 2008: sei cicli di chemioterapia (cisplatino + vinorelbina): regressione della malattia ai controlli.
febbraio 2008: trombosi venosa profonda alla gamba sinistra seguita da embolia polmonare trattato con eparina a basso peso molecolare;
aprile 2008: stabile alla tac, riduzione dell' embolia polmonare; inizio della terapia con il tarceva;
giugno 2008: tac:peggioramento della malattia polmonare, apparentemente stabile al cervello.