Ortodonzia, necrosi asettica e responsabilità medica

Salve, da più di due anni e mezzo sono in cura per un trattamento ortodontico con apparecchio estetico; per il primo periodo è andato tutto bene, ma a circa metà trattamento un giorno ho notato che un incisivo superiore aveva assunto una colorazione grigiastra. Ricordo che avvertivo dolore un po' più intenso del solito all'intera emiarcata, ma pensavo si trattasse del normale dolore che sentivo tutte le volte che l'apparecchio veniva sistemato. Al successivo appuntamento il mio dentista ha esaminato il dente per valutare la presenza di carie ed eseguito una radiografia, ma era tutto a posto. Allora mi ha chiesto più volte di ricordare se avessi subìto traumi ma ho continuato a rispondere di no. Per lui il colore era dovuto alla rottura di un capillare e al ristagno di sangue all'interno del dente. Avrebbe risolto la discromia a fine trattamento tentando prima uno sbiancamento esterno e, in caso di insuccesso, colorandolo con del composito; ha aggiunto che si trattava di un evento insolito, che lo avrebbe monitorato e lasciato libero da sollecitazioni, non agganciandolo all'arco.
Tuttavia, perplessa dalla sua vaghezza, decisi di consultare un altro dentista il quale ha seguito la stessa procedura e in più ha praticato un test di vitalità. Da questo è emerso che il dente era morto e, escludendo carie, traumi e altri eventi, la spiegazione di questa necrosi asettica era riconducibile all'eccessiva trazione esercitata dall'apparecchio stesso. Mi ha anche elencato varie opzioni terapeutiche possibili e la necessità di controlli periodici per evitare complicanze. Non ha però emesso alcun referto poiché si trattava di un consulto gratuito e di favore.
Anche il mio dentista nei successivi appuntamenti ha ripetuto la radiografia e fatto un test di vitalità, ma nonostante si fosse accorto che il dente fosse non vitale, non ha modificato il suo atteggiamento né parlato dei rischi e dei trattamenti opportuni ma, dopo qualche mese, ha semplicemente rimesso in trazione il dente e sino ad oggi non lo ha più rivalutato né radiograficamente né in altro modo. Io non gli ho mai raccontato di aver avuto un altro consulto e una versione differente dalla sua, ma questo episodio ha minato la mia fiducia nei suoi confronti. Tuttavia sono ancora in cura presso di lui per concludere almeno il trattamento ortodontico che ho terminato di pagare già da parecchio tempo.
Intanto vorrei domandarvi se, date le circostanze, esistono le condizioni per poter avviare un'azione legale volta al riconoscimento della sua responsabilità e di eventuale risarcimento per il danno permanente ed estetico che mi ha provocato. Vorrei inoltre sapere se è legittimo e come richiedere copia della cartella clinica, inclusa un'OPT eseguita in precedenza per altri motivi e che gli ho lasciato, più le foto che ha scattato durante la prima visita, prima di iniziare il trattamento, nelle quali l'incisivo aveva ancora il suo colore naturale ed era perfettamente sano e vitale.
Grazie per l'attenzione.
[#1]
Dr. Paolo De Carli Dentista, Ortodontista 1.5k 46
In ambito privato la cartella clinica non è obbligatorio redigerla per cui potrebbe anche non esserci, le radiografie e le fotografie può richiederle senza problemi.

La medicina non è una scienza esatta e talvolta alcuni problemi non possono sempre essere preventivabili, la richieta del risarcimento, se fosse provato e dimostrato il danno, è un percorso da valutare con molta attenzione.
Sicuramente dovrà pagare la parcella all'avvocato per risultati che non potranno essere garantiti.

Dr. Paolo De Carli
Specialista in Odontostomatologia
www.studiodecarli.com

[#2]
dopo
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Egr. Dr. De Carli,
la ringrazio per la sua disponibilità e per la rapida risposta.

Per quanto riguarda la cartella clinica credo che sia presente, poiché durante i controlli noto spesso il mio dentista o le assistenti annotare su di essa le varie procedure, seppur usando semplicemente una matita.

Da quanto ha scritto sembra che avviare un contenzioso non sia la scelta migliore, dal momento che non v'è garanzia di successo.

Le chiedo allora quale possa essere, a parer suo, il comportamento più opportuno da adottare in una situazione del genere, considerando che mi sono rivolta al mio attuale odontoiatra per risolvere un problema e mi ritrovo invece ad averne uno in più, che certamente comporterà un ulteriore prolungamento dei tempi di cura e un ulteriore onere dal punto di vista fiscale.
Inoltre mi vedrò costretta a cambiare studio, in quanto il mio dottore ha sottovalutato, più o meno volontariamente, la questione e proposto di trattarla solo marginalmente, camuffando il difetto estetico della discromia e tralasciando ogni effettiva opzione terapeutica finalizzata alla prevenzione di complicanze (ascessi, granulomi etc.). Per cui da parte sua è venuta meno anche la prassi di effettuare una corretta informazione.

La ringrazio ancora per la sua attenzione.
[#3]
Dr. Paolo De Carli Dentista, Ortodontista 1.5k 46

Le suggerisco di parlarne apertamente con il suo dentista come sta facendo qui, non penso che preferisca perdere una paziente piuttosto di "aiutarla" nella soluzione del problema che può essere gestito con un po' di buona volontà.

Ovviamente, sta alla sua corretta deontologia professionale decidere di non applicarle ulteriori oneri economici (al massimo solo le spese "vive").
Salute orale

Igiene dentale, carie, afte e patologie della bocca: tutto quello che devi sapere sulla salute orale e sulla prevenzione dei disturbi di denti e mucosa boccale.

Leggi tutto