Morte di mia madre

Entrò in sala operatoria verso le 9.
Nel primo pomeriggio vengo a sapere telefonicamente ( non ero presente in città ) che l'operazione, seppure sia stato
necessario l'ausilio di sacche di sangue supplementari per sopperire a una emorragia, era andata chirurgicamente bene.
La placca e le relative viti reggenti, a detta del chirurgo operante erano state inserite correttamente
e l'operazione era "chirurgicamente riuscita".

Non ero particolarmente teso in quanto operazioni del genere hanno un basso rischio e, nel peggiore dei casi,
Rosa avrebbe più o meno continuato a camminare come prima.
Attorno le 17.30 ricevo una nuova telefonata e vengo a sapere che c'è stata una complicazione.
Non so perchè ma quando la ricevetti capii che non avrei mai più rivisto Rosa.

Era stata portata d'urgenza in chirurgia cardiovascolare in condizioni critiche.
Attorno le 19.30 la notizia che inconsciamente già conoscevo: Rosa se ne era andata.
Non si era più risvegliata da quella sua ultima anestesia totale.
Non sarebbe più tornata a camminare regolarmente.
Non avrebbe più fatto ritorno a casa, viva, da quell'Azienda Ospedaliera.

Il giorno dopo, recatomi presso l'ospedale, mi è stato detto da una dottoressa che era meglio per me non vedere il cadavere ma "ricordarla di quando era in vita".
Successivamente, assieme ai risultati autoptici, ho avuto modo di intravedere alcune fotografie del corpo indescrivibilmente straziato di Rosa.

La cartella clinica e, soprattutto, il referto autoptico hanno evidenziato che:
- Alla paziente, durante l'operazione di immissione di una nuova placca, era stata recisa una arteria, provocandone una emorragia.
- Nonostante vi fosse una emorragia di tipo arterioso ( quindi ben più evidente di una di tipo venoso ), il chirurgo,
sotto il consiglio dell'anestesista, non è intervenuto alla ricerca della causa della stessa ma ha preferito chiudere la paziente.
- Una vite è stata trovata sporgente per circa 3,5 mm. Errore gravissimo che non avrebbe portato, secondo l'autopsia, alcun tipo di beneficio alla paziente.
- Sono passate almeno due ore prima della entrata di Rosa in chirurgia cardiovascolare e nessun medico o infermiere ha notato evidenti dati "sballati" derivanti da una emorragia in corso.
- Nel conto finale delle garze utilizzate, una mancava.
- Il chirurgo ha detto ai giornalisti ( ovviamente la notizia è finita sui giornali ) che "l'operazione
era chirurgicamente riuscita".
- Il chirurgo seppure sapesse che Rosa avesse due figli e che solo uno era presente in ospedale
durante la tragedia, non ha chiamato per le condoglianze l'altro figlio.
- La possibilità di rimanere paralizzato in una operazione del genere era inferiore al 4%
- La possibilità di morte in una operazione del genere non è contemplata.

Come può essere accaduta una cosa simile?
Ringrazio chiunque mi risponderà...
[#1]
Prof. Alessandro Caruso Ortopedico, Medico fisiatra, Medico dello sport, Medico osteopata 4.2k 135 1
Egregio signore anzitutto la mia partecipazione al suo dolore per la morte della sua cara madre.
Comprendiamo benissimo il suo umano sfogo!
Circa l'aspetto tecnico della questione che lei riferisce è impossibile darle valide risposte poichè non abbiamo dei dati netti e chiari ne sui fatti nè su ogni dettaglio clinico.
Diagnosi, tipo di intervento chirurgico, età e condizioni generali cliniche della paziente e tutti gli aspetti clinici del caso in esame, i parametri cardio-respiratori, gli esami radiografici e l'esame autoptico, la cartella clinica e quella anestesiologica ecc.ecc.
Ma cosa hanno stabilito i consulenti tecnici ? Che risvolti medico-legali ha avuto questa storia?
Una cosa sola voglio dirle circa la sua asserzione " La possibilità di morte in una operazione del genere non è contemplata".
A parte il fatto che non esiste mai " una operazione del genere " << intesa come banale o di poca importanza o scevra da rischi e complicanze >>>> specie qui che doveva essere di certo un intervento chirugico di un certo impegno; e poi essendo stata eseguita una anestesia generale " una qualsiasi complicanza o una imprevedibile anomalo decorso delle cose " sono sempre possibili anche se non frequenti.
Cordiali saluti





Alessandro Caruso
Specialista Ortopedia - Traumat.//Medicina dello Sport
Specialista Medicina Fisica e Riabilitazione -Messina -

[#2]
Dr. Roberto Leo Ortopedico 3.8k 176
Gentile utente,
ho letto e riletto piu’ di una volta la sua lettera che mi ha molto colpito prima di tutto come chirurgo e poi come figlio (ho perso mia madre 6 anni or sono e mio padre, per mesi, ha continuato ad affermare che in ospedale avevano sbagliato, ma questa e’ un’altra vicenda).
Il dolore per la perdita di una madre e’ enorme , grandissimo insanabile e devo immaginare possa essere ancora piu’ grande ed insopportabile se tale perdita avviene improvvisa dopo un intervento chirurgico che veniva considerato a “basso rischio”.
In realta’, da chirurgo, le dico che il rischio, pur se basso, non e’ mai uguale a zero.
Il punto e’ sempre cercare di capire se sia successo qualcosa di imponderabile di imprevedibile oppure se vi sia una diretta responsabilita’ professionale della equipe che ha eseguito l’intervento.
Tale giudizio spetta evidentemente solo alla magistratura dopo una approfondita e regolare indagine volta a chiarire nella maniera piu’ precisa possibile e, al di fuori di ogni ragionevole dubbio, se durante l’intervento siano stati commessi atti riconducibili a negligenza imprudenza od imperizia.
Cio’ detto il mio unico commento tecnico possibile e’ che una vite che sporge 3 mm oltre il confine osseo sia un fatto non raro dopo un intervento ortopedico. Mi riesce difficile pensare che tale sporgenza sia stata causa unica e determinate la perforazione di una arteria cosi’ come mi riesce difficile pensare che un chirurgo, di fronte ad un sanguinamento importante (cosi’ come si verifica in caso di lesione arteriosa) abbia preferito chiudere il paziente senza pensare ad individuare la fonte del sanguinamento.
Le faccio le mie sincere condoglianze per il grave lutto che la ha colpita.
Roberto LEO.
[#3]
dopo
Utente
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Riporto alcuni passi del controesame autoptico redatta dal Prof. XXX

"La fuoriuscita dalla corticale anteriore del sacro è definita dal prof. XXXX come "tecnica consolidata". La letteratura consultata e già riportata parla viceversa di opportuna, in taluni casi, penetrazione corticale anteriore per 1-2 mm. Tale indicazione pare al sottoscritto non concorde con quanto affermato da XXX che indica viceversa la possibilità di fuoriuscita dell'apice della vita di due spire ( 2-4 mm) oltre il piano osseo. Va inoltre ribadito che per quanto riguarda tutte le altre viti, non era mai stato superato il piano osseo"

"La vite peduncolare impiegata per tali tipi di intervento, seppure dotata di punta relativamente smussa, è perfettamente in grado di provocare danneggiamento alle strutture nervose e vascolari" ... "La vite infatti, seppure come detto appaia relativamente smussa, possiede spire sui lati dotate di margini acuti, è infissa con movimento rotatorio e con avanzamento e potenziale compressione di delicate strutture neurovascolari..."

"La memoria difensiva redatta da XXX non allega possibili alternative che hanno potuto condurra la sig.ra XXXX al decesso, in sostanza si propone si escludere la sussistenza di un nesso causale tra la manovra di infissione della vite peduncolare e il decesso della signora."

Grazie ai medici che hanno risposto...apprezzo molto le loro condoglianze ( cosa che il chirurgo responsabile dell'operazione non si è degnato di farmi personalmente...).