Discopatia degenerativa

Gent.li dottori
sono un ragazzo di 35 anni nel 2002 quindi a 26 anni sono stato sottoposto ad un'intervento di microdiscectomia per una grossa ernia mediana che comprimeva la radice dx....l' intervento è andato ok e per anni ,malgrado l' intensificarsi dei periodi dolorosi, sono stato bene a tal punto che andavo ancora in moto e praticavo sport.
Ora da novembre 2008 ho avuto un peggioramento cosicchè sono andato a fare una RMN ed il referto di allora è il seguente:

"Esiti di pregresso trattamento chirurgico a livello L5-S1,a tale livello il disco è ridotto in altezza e di segnale come per alterazioni degenerative e presenta focale protrusione discale mediana-paramediana sx che contatta il sacco durale e la tasca radicolare di s1. Si associano iniziali alterazioni degenerative delle articolazioni interapofisarie tra l4 ed s1.Nei limiti della norma il diametro sagittale del canale rachideo centrale e la morfologia dell' estremo inferiore del cono midollare ed il decorso intra-durale delle radici della cauda".

A questo punto ho iniziato dei cicli fisioterapici composi da onde tens laser tecar e cicli di ginnastica posturale che ho continuato a casa assieme a nuoto e palestra e che dopo più di un' anno e mezzo mi ha permesso di stare bene e di dimenticarmi a volte della schiena ovviamente addio moto e corse.
Durante questo periodo ho anche eseguito una rmn di controllo e questo è il responso riassunto:

"rispetto all' esame precedente portato in visione si apprezza riduzione dell' aliquota di tessuto discale protruso posteriormente in sede mediana paramediana sx. Permane contatto sul versante ventrale del sacco durale senza evidenti compressioni della radice s1 sx . Nella norma i dischi adiacenti.
Poi tre mesi or sono mi sveglio la mattina con un fortissimo ed improvviso dolore a dx faccio un ciclo di voltaren e muscoril ed il forte dolore si attutisce e rifaccio immediatamente una RMN e questo è il responso:

"All' esame odierno rispetto al precedente esame portato in visione permane una minima protrusione discale paramediana sinistra che non determina tuttavia significativi effetti compressivi sul sacco durale e sulle radici nervose.
Ora praticamente stò di nuovo da capo a dodici da tre mesi ho regredito di un' anno e sono molto demoralizzato se non depresso aggiungendo a questo il fatto che ora ho dolore notturno soprattutto nei cambi di posizione, ho eseguito circa sette visite specialistiche e tutti i dottori hanno detto più o meno la stessa cosa "non ci sono segni di sofferenza neurologica non è da operare devi fare posturale e ci devi convivere, qualcuno ha anche detto che con questa schiena ci posso fare altri 70 anni ma io non stò bene, mi hanno fatto mettere anche i plantari" solo che comincio ad essere stanco del fastidiodolore generalmente non è forte ma molto molto tedioso limitandomi nella mia vita quotidiana, anche perchè si accompagna ad una rigidità lombare, vivo praticamente con il lombostato.
Grazie 1000!
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Dr. Antonio Valassina Ortopedico, Chirurgo vascolare 2k 66 47
Le indicazioni per intervento chirurgico di decompressione delle radici e rimozione dell'ernia del disco sono abbastanza chiare, ma purtroppo non vengono riportate con molta frequenza e altrettanta chiarezza ai pazienti. Si possono riassumere come segue.
A) Deficit neurologici di tipo sensitivo-motorio che non regrediscono con il riposo e la terapia medica (= condizione di danno della radice di tipo ischemico da compressione irriducibile = quadri neurologici deficitari).
B) Dolore lombare e rigidità da contrattura della muscolatura paravertebrale con irradiazione all'arto non controllabile con il riposo e con i farmaci oppure dolore intermittente con pause troppo brevi per consentire una vita normale (= condizione di danno della radice di tipo edematoso da compressione lieve o modesta o intermittente come nei casi di ernia del disco mobile = quadro neurologico di tipo irritativo). Anche il ricorso continuo a busti o tutori può essere una condizione nella quale si possa prendere in considerazione un intervento chirurgico.

A e B = Pazienti da seguire con criteri di tipo clinico

C) Instabilità vertebrale associata alla lesione discale. In questi casi l'instabilità può evolvere silenziosamente anche in assenza del deficit sensitivo-motorio o del dolore sopra citati. Ma questo è un gruppo di pazienti particolare da seguire con criteri diversi, in cui la lombalgia, la sciatalgia o i deficit (se presenti) dipendono più dall'evoluzione dell'insatbilità che non dalla patologia discale in sé e l'indicazioen chirurgica potrà prevedere un gesto chirurgico più importante caratterizzato non solo dalla decompressione, ma anche dalla stabilizzazione del segmento di movimento instabile o ipermobile.

C = pazienti da seguire con criteri di pazienti clinico e radiologico

A parte le segnalo che in alcuni casi particolari il disco è molto "molle" con una notevole variabilità della sua posizione per cui, nell'esame RMN, che viene eseguito in clinostatismo (= posizione supina) la posizione reale (e quindi la sporgenza del margine posteriore e posterolaterale) del disco rispetto al bordo del corpo vertebrale e delle radici contigue è impossibile da determinare con certezza.

Traduzione: sotto carico o dopo una intera giornata di lavoro e di stress il disco NORMALE si abbassa di alcuni decimi di millimetro per perdita di acqua. Durante la notte il disco si reidrata e aumenta di nuovo di altezza. Questo è il motivo per cui noi al mattino possiamo essere più alti rispetto a quando siamo andati a letto la sera prima. Questo fenomeno della variazione circadiana dell'altezza del disco è un fenomeno noto da tempo, ma che rappresenta bene le sue meravigliose proprietaà biomeccaniche che lo caratterizzano come una struttra viscoelastica a comportamento variabile secondo i carichi applicati.

Nel disco PATOLOGICO questi eventi possono estremizzarsi fino a diventare critici. In certi pazienti, infatti, più che essere il nucleo centrale del disco ad erniare (= ernia del disco propiamente detta) è tutto il disco ad abbassarsi in altezza e a sporgere circonferenzialmente sul suo versante posteriore e postero-laterale provocando:
a) distensione dell'anulus fibrosus (= cercine di contenzione del disco simile al cinturato dei pneumatici)e del legamento longitudinale posteriore i quali, essendo riccamente innervati, provocano la lombalgia;
b) compressione più o meno accentuata e più o meno prolungata della radice nervosa provocando la sciatalgia (o qualsiasi altra radicolopatia a seconda del livello discale interessato).

In conclusione la RMN (o la TAC) essendo un esame statico a volte non riproduce esattamente le condizioni finali dei rapporti anatomici e quindi del conflitto disco/radice in quanto le caratteristiche biomeccaniche di quel disco ipermobile di questi particolari pazienti può creare una condizione anatomopatologica tale, durante l'esame RMN in posizione sdraiata, della compressione reale del disco sulla radice (evidente solo in poszione eretta) si vede poco o nulla.

Come facciamo a sapere queste cose?
Ebbene è semplice. In epoca pre-TAC e pre-RMN si eseguivano esami del canale vertebrale con mezzo di contrasto che veniva iniettato dal medico prima degli esami Rx. L'esame, dopo l'iniezione nello speco vertebrale del mdc, veniva eseguito sempre in 2 momenti:
a) immediatamente con paziente sdraiato
b) ripetuta con le stesse identiche proiezioni dopo averlo fatto camminare per alcuni minuti.
Con una frequenza notevole molti pazienti dimostravano ernie di dimensioni molto più grosse di quanto documentato con la prima sequenza di immagini oppure evidenziavano addirittura ernie che nella prima parte dell'esame, da sdraiati, NON si vedevano affatto.

Le racconto questa pezzo della storia della diagnostica per immagini dell'ernia del disco perchè oggi da molti viene dimenticata o non conosciuta e, comunque, per segnalarle che alla fine quello che conta è il biancio clinico più che quello delle immagini (= conoscere la storia naturale della malattia discale, i quadri anamotopatologicie e anatomofunzionali relativi).

In poche parole sul suo caso non posso esprimere pareri a distanza via internet, ma spero che quanto comunicatole comunque possa esserle utile.

Cordialità
Dr. A. Valassina

Nota:informazione web richiesta dall'Utente senza visita clinica; non ha valore di diagnosi, trattamento o prognosi che si affidano al medico curante

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dopo
Utente
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Gent.mo dott. Valassina,
vorrei innanzitutto ringraziarla per la precisa ed eloquente spiegazione che a parer mio non può che evidenziare un forte senso di attaccamento al dovere di chi esercita per passione.
Mi è chiaro il concetto ma posso dirle che personalmente non ho segni di radicopatie ne in ortostasi ne da sdraiato il mio problema è quel fastidio continuo a livello lombare che si menifesta sottoforma di dolore generalmente di non forte entita ma abbastanza tedioso o senso di calore che si irradia dietro i glutei e dietro le gambe con relativa tensione delle stesse infatti anche negli esercizi di posturale tendono a irrigidirsi o al forte senso di compressione che si ha da seduti che a volte mi preclude lo stare seduto mentre lavoro per non parlare della rigidità lombare ora tutte queste sono condizioni che limitano in primis le mie attività di sportivo alle quali ho rinunciato ma più grave nella mia vita e nel lavoro....ora sicuramente i miei fastidi derivano dal disco oramai degenerato ora mi chiedo possibile che a questa storia non ci sia una soluzione non drammatica come un' artrodesi che mi pare crei più danni che altro????
Il fatto che sono riuscito a stare bene con un determinato quadro clinico definito dalla RMN può determinare il fatto che possa tornare a stare bene non essendo il quadro clinico cambiato??? Scusatemi ma il mal di schiena cronico è veramente una cosa distruttiva per me mi stò lentamente deprimendo, sono stanco proprio in una fase della mia vita in cui più avevo bisogno di energia!
Grazie comunque
saluti a lei