Qualità della vita dopo tracheotomia
Buongiorno,
vorrei avere alcune informazioni a proposito della qualità della vita che si può raggiungere dopo un intervento di tracheotomia. Più nello specifico, la situazione è la seguente: mio padre è stato ricoverato in rianimazione il 17 dicembre, a seguito di una crisi epilettica (tre anni fa ha subito un intervento di bypass a cui è seguita una ischemia cerebrale), causata, a dire dei medici, dalla scarsa ossigenazione del sangue, a sua volta provocata una polmonite batterica. Intubato e ventilato per le difficoltà respiratorie e per un sospetto iniziale di ischemia, ha ripreso la respirazione autonoma dopo una settimana circa. Il 27 dicembre, un giorno dopo il trasferimento al reparto di medicina d’urgenza, ha avuto un’altra crisi respiratoria concomitante ad un peggioramento della polmonite, ed è stato quindi intubato e ventilato di nuovo. Il 3 gennaio, due giorni dopo essere stato di nuovo trasferito dalla terapia intensiva a medicina, ha sofferto di una seconda crisi respiratoria, nonostante il miglioramento della polmonite. Dopo essere stato ritrasferito alla terapia intensiva, sedato e sottoposto ad una cura con cortisonici (per quanto possibile, vista l’interazione con il trattamento per il diabete) grazie ad una fibroscopia è stata osservata una tracheomalachia (immagino significhi un danneggiamento della trachea) dovuta all’intubazione, a cui è seguito un intervento di tracheotomia eseguito direttamente nel reparto di terapia intensiva, con inserimento di una cannula nella trachea per impedire altre crisi respiratorie. Ora respirazione e saturazione sono ottime, ma ciò che mi preoccupa è proprio la tracheotomia: per parlare mio padre necessita di un complicato cambio di valvole nel punto in cui si innesta la cannula, oltre ad un “palloncino”, immagino sito tra laringe e trachea, che deve essere gonfiato, e che impedisce di bere o mangiare per tutto il periodo in cui egli può parlare. C’è poi il problema delle aspirazioni nel momento in cui c’è catarro. Questa situazione sarà permanente? Inoltre, è compatibile con un rientro a casa?
Vi ringrazio per l’attenzione, e porgo distinti saluti.
vorrei avere alcune informazioni a proposito della qualità della vita che si può raggiungere dopo un intervento di tracheotomia. Più nello specifico, la situazione è la seguente: mio padre è stato ricoverato in rianimazione il 17 dicembre, a seguito di una crisi epilettica (tre anni fa ha subito un intervento di bypass a cui è seguita una ischemia cerebrale), causata, a dire dei medici, dalla scarsa ossigenazione del sangue, a sua volta provocata una polmonite batterica. Intubato e ventilato per le difficoltà respiratorie e per un sospetto iniziale di ischemia, ha ripreso la respirazione autonoma dopo una settimana circa. Il 27 dicembre, un giorno dopo il trasferimento al reparto di medicina d’urgenza, ha avuto un’altra crisi respiratoria concomitante ad un peggioramento della polmonite, ed è stato quindi intubato e ventilato di nuovo. Il 3 gennaio, due giorni dopo essere stato di nuovo trasferito dalla terapia intensiva a medicina, ha sofferto di una seconda crisi respiratoria, nonostante il miglioramento della polmonite. Dopo essere stato ritrasferito alla terapia intensiva, sedato e sottoposto ad una cura con cortisonici (per quanto possibile, vista l’interazione con il trattamento per il diabete) grazie ad una fibroscopia è stata osservata una tracheomalachia (immagino significhi un danneggiamento della trachea) dovuta all’intubazione, a cui è seguito un intervento di tracheotomia eseguito direttamente nel reparto di terapia intensiva, con inserimento di una cannula nella trachea per impedire altre crisi respiratorie. Ora respirazione e saturazione sono ottime, ma ciò che mi preoccupa è proprio la tracheotomia: per parlare mio padre necessita di un complicato cambio di valvole nel punto in cui si innesta la cannula, oltre ad un “palloncino”, immagino sito tra laringe e trachea, che deve essere gonfiato, e che impedisce di bere o mangiare per tutto il periodo in cui egli può parlare. C’è poi il problema delle aspirazioni nel momento in cui c’è catarro. Questa situazione sarà permanente? Inoltre, è compatibile con un rientro a casa?
Vi ringrazio per l’attenzione, e porgo distinti saluti.
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La risposta al suo quesito puo' essere data solamente dai Medici che conoscono il caso specifico di suo Padre (storia, condizioni generali di salute, grado della patologia in atto). Credo e spero che possa il suo Papà ritornare a casa: se cosi' non fosse, la patologia sarebbe molto grave. Certamente, a casa dovrà avere tutti quegli strumenti necessari per l'aspirazione e l'igiene. Importante, è che a casa trovi l'affetto e la pazienza de3i propri Cari. Un augurio ed un cordiale saluto
Dr. Raffaello Brunori
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 31.5k visite dal 13/01/2010.
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