Si può avere la sindrome di meniere se si ha già una sordità genetica o congenita? Idrope?

Buongiorno, in breve dopo anni di perdita uditiva "stabile" (con variazioni entro i 5 db), scoperta a 7 anni e classificata moderata (con un netto peggioramento oltre i 1000 hz) ritenuta di origine genetica o congenita (con le poche informazioni possibili - causa adozione) e con utilizzo massiccio di protesi acustiche - in questi mesi mi sono accorta di molte più difficoltà nel seguire il parlato (elemento fondamentale allìuniversità) e varie audiometrie hanno confermato un peggioramento consistente (tra i 15 db ai 25 db su ciascuna frequenza, con un valore PTA di 75 dB), e poi la presenza di tanti acufeni.
La nuova regolazione delle protesi acustiche aiuta un po', ma sono aumentati di molti i fischi.
Per la prima volta mi è stato suggerito di svolgere una risonanza e una tac all'orecchio.
L'esito parla di una deiscenza focale nel canale semicircolare posteriore, presente solo nell'orecchio destro e di bulbo della giugulare deiscente in entrambi - con il consiglio di tenere controllato in futuro questo elemento (non so bene cosa indichino questi termini tecnici).
Presi in visione questi esami, l'audiologo che mi ha seguito in questi anni in maniera sintetica ha scritto che gli esami non sono in grado di spiegare questa situazione e si sospetta "peggioramento da causa idropica" e ha prescittto una cura con Betaistina (16 mg) - affermando poi "è tipo la Sindrome di Meniere".
Ecco, quindi qui chiedo qualche spiegazione in più.
Non ho capito bene cosa si intenda per idrope.
Inoltre non ho capito se si tratta di qualcosa di definitivo o temporaneo.
In realtà non so bene cosa aspettarmi?! Avendo dalla nascita una perdita uditiva, può comunque verificarsi una situazione simile alla Sindrome di Meniere?
Poi un elemento che aggiungo per meglio comprendere è che vivo con la sensazione di essere perennemente stanca, a livello mentale - quello che viene definito "brain fog" e non so se può ricollegarsi a questa situazione.
Grazie.
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Dr. Edoardo Bernkopf Dentista, Gnatologo, Esperto in medicina del sonno 6.5k 211 29
Gentile Paziente, l ipotesi formulata è Sindrome di Meniere, che è una patologia ancora in gran parte oscura, definita dalla presenza di 4 sintomi: ipoacusia inizialmente fluttuante, senso di pienezza auricolare, acufeni, crisi vertiginose. Se manca uno di questi sintomi, non si può parlare di Sindrome di Manière, ma lo riterrei un problema secondario: al paziente non interessa molto conoscere il nome della propria malattia, ma uscire dallo stato di invalidità che anche un quadro incompleto può configurare. L' eziopatogenesi della SdM è incerta: l’idrope è la teoria più accreditata, ma rimane una teoria. Su questa teoria si basano le terapie proposte: betaistina (microser, vertiserc), diuretico ecc,) che però sono tutte state ridimensionate quanto a validità dalla revisione Cochrane (autorevolissimo istituto scientifico internazionale di revisione in campo medico) , in quanto mancano di certezza scientifica di efficacia, ad eccezione della gentamicina intratimpanica, intervento peraltro demolitivo, per il quale si riscontra (non sempre) una certa efficacia nella remissione delle crisi vertiginose gravi, ma anche un rischio collaterale di perdita dell’udito. Da tempo mi sono interessato ad alcune esperienze scientifiche pubblicate su riviste internazionali, ma poco recepite dagli specialisti di settore, che prendono in considerazione un legame della Malattia di Meniere con i disturbi dell’Articolazione Temporo Mandibolare (ATM). Interazioni fisiopatologiche fra il l’organo della masticazione (e quindi in particolare con l’ATM) e l’orecchio sono state descritte da vari autori. L’esatto meccanismo fisiopatologico attraverso il quale una disfunzione dell’ATM può causare sintomi all’Orecchio fino a poter costituire importante elemento patogenetico della SdM non sono chiari: sono stati chiamati in causa riflessi neurogeni, sinergie muscolari, comuni rapporti con altre patologie oscure, come l’Emicrania e l'Apnea nel Sonno. Poco considerata risulta invece la possibile componente meccanica. In una ATM normale, i condili di entrambi i lati sono in rapporto con la parete antero-superiore della cavità che li ospita (Cavità Glenoide). Per vari motivi, in parte legati all’ATM stessa, ma più spesso al non corretto allineamento dei denti e alla cattiva postura della mandibola , accade però che i condili possano dislocarsi in una zona più arretrata, entrando in rapporto con le superfici più distali delle cavità glenoidi. Tali superfici sono in intimo rapporto con l'orecchio. In questo caso, assai comune, ogni qualvolta l'individuo deglutisce (e ciò avviene circa duemila volte al giorno a prescindere dalla volontà e dallo stato di sonno e veglia) i condili percuotono l'orecchio con più o meno violenza, come può essere facilmente riscontrato con la palpazione endo auricolare (infilando i mignoli nell’orecchio con i polpastrelli rivolti in avanti e muovendo la mandibola). L’interessamento dell’orecchio potrebbe in questi casi essere mediato anche dalla Tuba di Eustachio , sommando la disfunzione tubarica ai meccanismi muscolari e ai riflessi nervosi da vari autori ipotizzati. Appare evidente come, se da un lato il movimento di apertura della bocca viene comunemente sfruttato per il ripristino, dell'equilibrio pressorio sule due superfici del timpano alterato ad esempio per sbalzi di quota, dall'altro un cronico dislocamento posteriore di uno o entrambi i condili e lo squilibrio dei muscoli della masticazione e della deglutizione, possono dar luogo ad una ipofunzionalità tubarica e, al limite, ad una stenosi, sostenendo così, oltre a varie patologie dell’Orecchio che alle disfunzioni tubariche sono legate, anche la sintomatologia menierica. Il rapporto fra condilo mandibolare e orecchio potrebbe spiegare anche la monolateralità e/o la bilateralità della sintomatologia: una mandibola laterodeviata favorisce una sintomatologia otologica omolaterale alla deviazione , una mandibola biretrusa favorisce una sintomatologia bilaterale (anche se solitamente un lato prevale).
Trova altre notizie su questo argomento visitando il mio sito internet alla pagina "Patologie trattate-patologie dell'Orecchio", e leggendo gli articoli che si aprono con i link qui sotto: se si riconosce nelle problematiche trattate, eventualmente mi faccia sapere. Cordiali saluti ed auguri.
https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/745-malattia-di-meniere-e-disfunzioni-dell-articolazione-temporo-mandibolare.html
https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/1348-acufeni-disfunzioni-articolazione-temporo-mandibolare-atm.html
https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/1408-vertigine-pertinenza-odontoiatrica.html
Relativamente alla stanchezza diurna, mi domando se relativamente a questo problema si è indagato sulla qualità del suo sonno. In particolare sarebbe importante sapere se lei nel sonno russa e il suo respiro si arresta per alcuni secondi (Apnea). Un primo orientamento diagnostico si ottiene con semplici domande al paziente e ai famigliari: il paziente russa abitualmente? arresta il suo respiro anche per una decina di secondi almeno? riferisce bruschi risvegli notturni? al mattino si alza stanco? di giorno é stanco e sonnolento? E’ indispensabile coinvolgere i famigliari in questi quesiti, perché chi russa spesso non ne è consapevole. In caso di risposte positive il quadro va approfondito per la conferma diagnostica e per la scelta della più adeguata terapia. Anche su questo argomento trova notizie nel mio sito.
Cordiali saluti d auguri.

Dr. Edoardo Bernkopf-Roma-Vicenza-Parma
Spec. in Odontoiatria, Gnatologo- Ortodontista
edber@studiober.com - www.studiober.com

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