Sonno ed anedonia

Buongiorno, 1 mese fa mi sono deciso a fare una nuova visita psichiatrica per i miei problemi di depressione maggiore con componente ansiosa (diagnosi anno 1991).
Soprattutto per il fatto che il sonno non era molto riposante e durante la giornata necessitavo di fare dei piccoli sonnellini per stare bene.
La terapia, data dal precedente psichiatra era:
Al mattino: EFEXOR 150 mg R.
P.; ABILIFY 5 mg, 1/2 cpr
Alla sera: EFEXOR 37, 5 mg R.
P.; TRITTICO 50 mg; LAROXYL 10 mg; ZOLPIDEM 10 mg 1/2 cpr
Il nuovo psichiatra me l'ha modificata spostando EFEXOR tutto al mattino e sostituendo ABILIFY con OLANZAPINA 2, 5 mg (alla sera).

Ho notato subito un miglioramento nella qualità del sonno, sentendomi finalmente riposato al mattino.
Problema risolto.

Registro però anche una certa mancanza di piacere nel fare le cose, anedonia che forse era già iniziata prima della visita.
Può essere dovuta al cambio di terapia?
Magari ABILIFY era leggermente attivante mentre OLANZAPINA non lo è (tutt'altro, direi)?

Durante la visita di ieri, essendo ansia e sonno sotto controllo, mi ha detto che posso cominciare a togliere, se me la sento, i 10 mg di LAROXYL, non avendo più, a questo punto, nessuna funzione, ed aumentato EFEXOR a 225 mg.
Vorrei chiedere anche se la sospensione di un antidepressivo con effetto sedativo/ansiolitico come LAROXYL possa avere un effetto attivante e migliorare l'umore, oppure al contrario, possa peggiorarlo, essendo comunque un antidepressivo che viene a mancare.

Vi ringrazio
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.2k 1k 63
Sono ragionamenti completamente avulsi dal trattamento.

Se ha dei sintomi viene stabilita una variazione specifica che deve dare determinati risultati che si vedranno nel tempo.

Tutti questi ragionamenti su "attivanti" "sedativi" "ansiolitici" sono al di fuori della logica di trattamento.

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

[#2]
dopo
Utente
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Grazie.
Ho parlato di anedonia, ma vorrei spiegare meglio. E' come se una parte di me che non volesse accettare di provare piacere nel fare le cose. Lo sento e lo vivo come fosse una specie di pensiero ossessivo, una domanda che continuamente mi tempesta. Mi è già successo in passato e capita spesso quando cambio terapia come in questo caso, si innesca questo processo di autocontrollo in cui mi chiedo se sto bene e mi rispondo di no. E' come un pensiero che dipende solo in parte dal tono dell'umore. Però so che quando l'umore è ottimo scompare, ma adesso evidentemente non lo è (ma è comunque buono). Può essere questo considerato un tratto ossessivo? al nuovo psichiatra non ho ancora avuto modo di spiegarlo e vorrei aiutarlo ad aiutarmi nella prossima visita.
Grazie