Sintomi di derealizzazione
Gentili Dottori,
sono molti anni che ho sintomi di derealizzazione, insorti a seguito di un trauma giovanile.
Da allora, questi sintomi sono la prima risposta di difesa del mio cervello in circostanze di stress e di ansia, di fronte ai grandi cambiamenti o quando vivo situazioni in cui non mi ritrovo.
Ho seguito un percorso di psicoterapia, ma senza risultati concreti.
La psicoterapia mi ha aiutata in termini di consapevolezza.
So come funziona il sintomo e so perché è insorto.
Ma essere consapevoli non significa anche guarire.
Scoraggiata dai non risultati, mi sono rivolta a uno psichiatra, che ha ritenuto non fosse necessaria una terapia farmacologica, ma solo psicologica.
Sul momento ho accolto questo parere, ma permanendo in una condizione di disagio ho chiesto un secondo parere.
Il secondo psichiatra, dopo il primo incontro, mi ha prescritto un antipsicotico a basso dosaggio.
Sono uscita da quell’incontro un po’ frastornata, data la totale diversità di approccio rispetto al primo medico.
Ho avuto paura, lo ammetto.
Non ho preso il farmaco prescritto finché, perdurando il malessere, mi sono convinta a consultare un ultimo psichiatra, che mi ha detto che non esistono farmaci specifici per trattare questi sintomi e che avremmo dovuto provare e tentare delle cure con un mix di antidepressivi e ansiolitici.
Tre approcci completamente diversi, anche in termini di diagnosi.
Un medico mi ha detto siamo a metà strada tra un disturbo di ansia e la dissociazione, un altro siamo tra il disturbo di panico e la dissociazione.
Un altro solo disturbo di ansia.
Lo so che ho sbagliato a chiedere più di un parere.
Non ho mai consultato più di un medico, ma questa volta mi sono lasciata prendere dai dubbi e ho agito in modo errato, generando in me ulteriore confusione.
Così, al momento, sono sospesa.
Non prendo alcun farmaco e non faccio alcuna terapia psicologica.
Questo è possibile perché la mia derealizzazione è un forte disagio, ma non una menomazione della mia vita sociale, familiare e lavorativa.
Nel senso che riesco a vivere, ma vorrei tanto vivere bene e vivere pienamente senza quella frequente sensazione di irrealtà e distacco.
Nella vostra esperienza professionale quale approccio ha portato realmente alla remissione di una derealizzazione di lungo corso?
Grazie.
sono molti anni che ho sintomi di derealizzazione, insorti a seguito di un trauma giovanile.
Da allora, questi sintomi sono la prima risposta di difesa del mio cervello in circostanze di stress e di ansia, di fronte ai grandi cambiamenti o quando vivo situazioni in cui non mi ritrovo.
Ho seguito un percorso di psicoterapia, ma senza risultati concreti.
La psicoterapia mi ha aiutata in termini di consapevolezza.
So come funziona il sintomo e so perché è insorto.
Ma essere consapevoli non significa anche guarire.
Scoraggiata dai non risultati, mi sono rivolta a uno psichiatra, che ha ritenuto non fosse necessaria una terapia farmacologica, ma solo psicologica.
Sul momento ho accolto questo parere, ma permanendo in una condizione di disagio ho chiesto un secondo parere.
Il secondo psichiatra, dopo il primo incontro, mi ha prescritto un antipsicotico a basso dosaggio.
Sono uscita da quell’incontro un po’ frastornata, data la totale diversità di approccio rispetto al primo medico.
Ho avuto paura, lo ammetto.
Non ho preso il farmaco prescritto finché, perdurando il malessere, mi sono convinta a consultare un ultimo psichiatra, che mi ha detto che non esistono farmaci specifici per trattare questi sintomi e che avremmo dovuto provare e tentare delle cure con un mix di antidepressivi e ansiolitici.
Tre approcci completamente diversi, anche in termini di diagnosi.
Un medico mi ha detto siamo a metà strada tra un disturbo di ansia e la dissociazione, un altro siamo tra il disturbo di panico e la dissociazione.
Un altro solo disturbo di ansia.
Lo so che ho sbagliato a chiedere più di un parere.
Non ho mai consultato più di un medico, ma questa volta mi sono lasciata prendere dai dubbi e ho agito in modo errato, generando in me ulteriore confusione.
Così, al momento, sono sospesa.
Non prendo alcun farmaco e non faccio alcuna terapia psicologica.
Questo è possibile perché la mia derealizzazione è un forte disagio, ma non una menomazione della mia vita sociale, familiare e lavorativa.
Nel senso che riesco a vivere, ma vorrei tanto vivere bene e vivere pienamente senza quella frequente sensazione di irrealtà e distacco.
Nella vostra esperienza professionale quale approccio ha portato realmente alla remissione di una derealizzazione di lungo corso?
Grazie.
Probabilmente un diverso percorso psicoterapico potrebbe essere utile.
Se c'è stato un trauma pregresso, può essere efficace un trattamento EMDR, oppure un percorso cognitivo comportamentale, che insegna come utilizzare le proprie risorse per gestire i momenti critici.
Le terapie farmacologiche proposte non sono in realtà così diverse come potrebbe sembrare, perché sono entrambe indicate per ridurre il livello di ansia: l'antipsicotico a basso dosaggio agisce da tranquillante senza rischiare assuefazione, e l'antidepressivo è indicato nei disturbi di ansia cronica, all'inizio associato con l'ansiolitico, che poi si sospende perché dà assuefazione. Comunque nel suo caso la psicoterapia è fondamentale e i farmaci possono aiutare ma non risolvere.
Se c'è stato un trauma pregresso, può essere efficace un trattamento EMDR, oppure un percorso cognitivo comportamentale, che insegna come utilizzare le proprie risorse per gestire i momenti critici.
Le terapie farmacologiche proposte non sono in realtà così diverse come potrebbe sembrare, perché sono entrambe indicate per ridurre il livello di ansia: l'antipsicotico a basso dosaggio agisce da tranquillante senza rischiare assuefazione, e l'antidepressivo è indicato nei disturbi di ansia cronica, all'inizio associato con l'ansiolitico, che poi si sospende perché dà assuefazione. Comunque nel suo caso la psicoterapia è fondamentale e i farmaci possono aiutare ma non risolvere.
Franca Scapellato
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 184 visite dal 09/02/2025.
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